Infinite, straordinarie vie dell'Universo-Rete. Capita che saltabecchi pigro tra bella gente e circoli interni del nero metallo e ninfette canterine che gliene canteresti quattro, quando magari t'imbatti allegro in incroci a prima vista (ma anche a seconda, a terza, e così via) bizzarri, fantasiosi, fantastici e fanatici, per certi versi. Tizietti e caiette che, ditina fulminee nell'obbedire a pensieri mostruosamente fecondi e trasferirli danzanti su tastiere fumanti, giocano al dottore. Genetisti, per precisione. Un po' geni un po' artisti un po' estetisti che ibridano specie diverse, associando liberamente immagini a suoni, fotogrammi a dolci folli melodie, frammenti filmici a brani musicali (non compresi nelle ost, s'intende). L'essenza del cinema, se vogliamo. Secondo una logica, un sentire, un magma di desideri e perversioni e tentativi, che apparterranno ai loro garruli ideatori, novelli creatori di immortali frankenstein virtuali. A volte l'unione ha un senso, talvolta ne ha più d'uno, altre ancora ti perplime (perché non capisci, oppure perché capisci che è solo il frutto di banali trastullamenti), per non parlare di parti così porcini che manco Quelo potrebbe avere risposte (sbagliate). Ad ogni modo, grazie.
Partendo da una (strepitosa) cover realizzata da Marilyn Manson [beh, che v'immaginavate? La rumorosa registrazione audio-video delle sue venerabili attività fecali nella reverenda tazza del cesso?!], ecco una selezione delle più interessanti tra quelle che, come un cane da tartufo senza olfatto senza vista e senza una zampa ho trovato nelle fertili terre del web.
[unica avvertenza: le canzoni selezionate sono indiscutibilmente stupefacenti]
Con Werner Krauss, Conrad Veidt, Lil Dagover, Friedrich Feher, Hans Heinrich von Twardowski
I put a spell on you, nella versione malatissima, ossessiva, fantasmagorica (nonché la migliore possibile, di sempre e per sempre) del Reverendo Marilyn Manson, era già presente - per quei pochi disgraziati che non lo sapessero - nella colonna sonora dell'immortale Strade Perdute di David Lynch [la scena: https://www.youtube.com/watch?v=JH3jJv_3yYU - ché fa sempre bene all'animo assumerne la delirante essenza]. Qui viene usata per il classicissimo Il gabinetto del dottor Caligari: anche a non averlo mai visto (si può sempre recuperare, mi raccomando), le note tetre e i toni melodici progressivamente paranoici e disturbanti come in una danza macabra in stato di alterazione, inducono nel mood giusto per affrontare la pellicola - la sua atmosfera torbida, l'architettura visiva sconvolgente (ancor oggi), le scenografie lisergiche e sinistre, i personaggi sui generis, l'orrorifica atmosfera angosciosa -, opera fondamentale (datata 1920!) considerata l'esempio più celebre del cinema espressionistico tedesco.
Connubio alquanto semplice, immediatamente intuibile. Sta nel nome, di uno dei brani più noti dei mai troppo celebrati Alice in Chains: Them Bones (dal capolavoro Dirt), su un estratto da Gli Argonauti, ovverosia l'illustre battaglia con gli scheletri animata dal genio di Ray Harryhausen. Forse stride un po' la levatura aggressiva e oscura della canzone (con quell'attacco formdidabile, poi, da brividi, dell'immenso Layne Staley ... R.I.P.) rispetto al sorriso che il film e quella scena in particolare suscitano (del resto, sono passati più di cinquanta anni), ma rimane comunque un'esperienza divertente, da vedere e ascoltare.
I feel so alone, gonna end up a / Big ole pile of them bones...
Titolo originale Vampyr, l'etrange aventure de David Gray
Regia di Carl Theodor Dreyer
Con Julian West, Henriette Gérard, Jan Hieronimko, Maurice Schutz
Angel dei Massive Attack è stato utilizzato pressoché ovunque (spot, servizi tv, recentemente nella colonna sonora di Diaz), e d'altronde il suo splendido enigmatico incedere - tappeto sonoro avvolgente e ipnotico, melodico e inquietante, dolce e tormentoso - ben si presta a molteplici associazioni; a fare da sostegno "pensante" su più livelli di lettura e di percezione. Percepibile l'oscura armonia - per virtuosismi tecnici, dimensione onirica, atmosfera dilatata, forza espressiva, e per un progressivo senso dell'ignoto che sembra rivolgersi al nostro inconscio - generata con un estratto potentissimo (la nota, archepitica sequenza della sepoltura) dal capolavoro di Carl Theodor Dryer, Vampyr. Straordinario.
Con David Kaye, Jan Skorzewski, Kevin Tyell, Andy Parkin, Lynn Pendleton, Gary Slater
Sull'incipit (in bianco e nero) della stramba gustosa horror-comedy zombesca Fido (2006), in forma di falso doc [giusto tre minuti: pensare che c'è gente che ci fa interi film così. Basta!!!] che descrive la venuta dei morti viventi, risuonano le note veloci voraci coriacee e le liriche maleducate di All my friends are dead, frutto (marcio) di Hank von Helvete e dei (furono) suoi Turbonegro, grandiosa orgasmica band seminale inseminata dai divini fluidi del deathpunk. L'irriverenza è un pezzetto di strada (magari sudicia, piena di buche e tappezzata di profilattici usati) in comune. E magari cominciata assieme ai fidi amici. Peccato che ... siano tutti morti.
What? What? Where're my friends? / All my friends are dead. / All my friends are dead. / They got kicked in the head, / All my friends are dead.
Affinità notturno-gotiche tra l'iconico Underworld di Len Wiseman (laddove l'icona è la supersexy eroina vampirella incarnata dall'indimenticabile Kate Beckinsale) e l'elaborazione sonora in perfetto stile symphonic metal di Meridian composto dalla band norvegese Sirenia (gli scandinavi sono maestri del genere). La struttura complessa del brano veste divinamente - come la tutina in latex nero aderisce divinamente al corpo ultraterreno di Selene/Kate - quella del film: dall'aggressivo al dolce, dal moderno al classico, dal duro al sognante (come non sognare Lei che ti morde sul collo?!).
Thou art eternal darkness / Thou art eternal heresy / Thou art day and night / Thou art the flame inside / I'll make my misery thy saturnine
Titolo originale Nosferatu, eine Symphonie des Grauens
Regia di Friedrich W. Murnau
Con Max Schreck, Gustav von Vangenheim, Greta Schroeder
Una litania ammaliante e angosciosa, teneramente funerea, accompagna il celeberrimo Nosferatu, il vampiro di Murnau - anno di grazia 1922 (e non ha certo bisogno di presentazioni) -: è Night of the Shape, tratto da Let Us Prey, degli inglesi Electric Wizard. Gruppo che, normalmente, produce un sound oscuro pesantissimo e granitico, erigendo muri sonori inscalfibili che scuotono le interiora della terra, a causa di riff mastodontici assassini, linee di basso ossessive e ossessivamente cupe, cadenze lentissime e malvagie, voci ed effetti vocali lancinanti che paiono rivenire dall'oltretomba. Posto cui appartiene quel meraviglioso figuro terrorizzante - crogiolo (in)umano di paure ancestrali e immondi supplizi - di Nosferatu/Max Schreck (o Schreck/Nosferatu: si "legge" in entrambi i sensi). L'abbinamento (oltretutto per un film muto) è perfetto, non lasciatevi pregare; e, se guardate questo video di notte (e quando, altrimenti?), fate attenzione alla nera ombra dietro le spalle. Ora. Troppo tardi.
Fuori dal circuito (più o meno) horror, ecco l'ultracitato, ultranoto, ultracorpo (pluri)espressionista anticipatore di molta letteratura (non solo) cinematografica che ne ha successivamente fagocitato temi e visioni e idee e facce: Metropolis, di Fritz Lang (come se ci fosse bisogno di precisarlo). Un componimento fantascientifico classico e moderno dalla forza innovativa, fenomenale ode lirica (de)formata da versi romantici e lugubri, dall'atmosfera allucinante e straniante, folle studio in (con)figurazione spettrale, di costruzioni e paesaggi opprimenti, gravi, irregolari fino all'iperrealismo. Un'atmosfera decadente quanto mai congeniale a quei due pazzoidi che si celano dietro ai Lacrimosa (lui tedesco di Germania, lei finlandese di Finlandia; ma l'attitudine e le scelte musicali-estetiche sono di indubbia matrice germanica). Il percorso da loro intrapreso, un'evoluzione in direzione sinfonica, orchestrale (senza abbandonare però le caratteristiche sonorità metal ed elettriche) è ben rappresentata in Fassade - 1. Satz (dal notevolissimo album Fassade), primo movimento di una composizione in tre atti che riflette e (si) pone domande sui mali del sistema e della società "civile" moderna. In questo video, inoltre, ci sono i versi tradotti in spagnolo: sensazionale l'accostamento di parole a immagini.
Ribollono sangue, dolore e misticismo, esplodono silenzi e viscere di colori, trascende violenza e (odore di) morte in un oscuro, arcano e dogmatico linguaggio immaginifico: è Valhalla Rising, opera suggestiva, visionaria (ok, aggettivo straabusato. Non qui) come poche, vero capolavoro di Refn per il sottoscritto. Al quale sono accostabili una marea - minacciosa, brutale, impetuosa, poetica - di componimenti musicali "emozionali" - dal post-rock allo shoegaze, dal viking metal (ovviamente) al symphonic black metal al folk metal, e via "sottogenerizzando" [leggete qui come il buon Bradipo ebbe già l'idea di pensare al/il film attraverso commenti musicali appropriati]. In questo caso, partitura assai conforme all'anima dell'opera refniana è Djákninn dei bravissimi islandesi Sólstafir, lunga cavalcata spettacolare da mandare in loop con i brandelli filmici scelti: autentica esperienza (multi)sensoriale.
Con Caleb Landry Jones, Sarah Gadon, Malcolm McDowell, Douglas Smith, Joe Pingue
Clamorosa scoperta proprio grazie ad un film [At the End of the Day di Cosimò Alemà, esordio cinematografico dopo centinaia di videoclip girati per "star" nostrane; poi per la colonna sonora giustamente opta per altro ...] nel quale due sue pezzi mi fecero impazzire e di conseguenza approfondirne la conoscenza: sto parlando di un puro talento, Anja Plaschg, giovanissima austriaca (è del 1990) che, con il progetto Soap&Skin (sì, il nome non è granché; solo quello, però), ha finora partorito due fantastici album di una musica che contiene molteplici sfumature compositive. Fragile, dolcissima e conturbante, evocativa, intensa, umorale, malinconica, aliena, magica: il paesaggio sonoro che dipinge - con tutti gli strumenti, voce compresa - stordisce, inquieta, mesmerizza. La sua perla - una delle tante - Thanatos, accompagna frammenti del poco noto (nonché - tanto per cambiare - ancora inedito sul suolo italico) Antiviral di Brandon Cronenberg (figlio del dio David), disturbante ritratto di un mondo e di un vivere (con sfondo un futuro che palesemente guarda al presente), preda di manie e patologie sempre più deliranti, nell'ottica grottescamente reale delle ossessioni per le celebrities. Memorabili, il magnificamente cronenberghiano portatore e incubatore di virus Caleb Landry Jones, e quell'angelo di donna chiamata Sarah Gadon, presenza familiare di casa Cronenberg [prima o poi bisognerà pure parlare di lei con la dovuta cura, caspita].
Glaucoma on your eye / Plague to weather / Until they run dry / Ages of delirium / Curse of my oblivion ...
[p.s.: sempre dalla stessa artista, da non perdere Fall Foliage su una scena - quella del ponte col cavallo sospeso - tratta da Ottobre di Ėjzenštejn : https://www.youtube.com/watch?v=qrGqDHE6TkI ]
La magia delle immagini di Picnic ad Hanging Rock abbinata al magnifico brano degli Hawkwind, Master of the Universe (anni ’70 sia il film che il gruppo musicale). L’accostamento di space rock e leggiadre fanciulle in fiore ha un suo fascino misterioso.
https://www.youtube.com/watch?v=gPyms4BKDY4
Le immagini del film di Sean Penn si abbinano in maniera straordinaria alla musica di Devin Townsend
http://www.dailymotion.com/video/x4t4gy_into-the-wild-clip-devin-townsend_creation
Cults - ''Most Wanted'' mixato a "Memorias del Subdesarrollo", un meraviglioso film cubano ( che non sono ancora riuscito a vedere completo ) in bilico tra due scelte politiche e tra il (ovviamente, trattandosi di Cuba anni'50-'70 ) documentario e la nouvelle vague-free cinema-neorealismo.
https://www.youtube.com/watch?v=q0WqCV8E3n4
Ancora i Cults (abbonanti a questo genere di 'esperimento') che mixano la loro "We've Got It" con un Brass seconda maniera, tra "Ça ira" e "Dropout". L'effetto è galvanizzante.
https://www.youtube.com/watch?v=6lzpjQqogzg
Sono sicuro di commettere peccato mortale, in terra di death / heavy metal, ma sono altrettanto 'sicuro' che l'amico Gregorio mi perdonerà se, al posto degli Aborted e dei Dying Fetus, cito i 'soliti' Baustelle ( ''il Futuro'', da 'Fantasma' ), ma il presente videoclip per me è un piccolo, piccolo gioiellino. https://www.youtube.com/watch?v=jc-hWAbJWhg
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Commento (opzionale)