Commedie e rock, commedie e rock. È un po' il mantra di quest'estate. Ma le commedia sono un po' bollite e il rock - che spesso appare per un solo giorno (è il caso del rockumentary sulla banda The National, in sala solo stasera) - alle volte è senza ritmo.
Tanto che il film che sulla carta ha la presentazione migliore è un'action thriller: Anarchia - La notte del giudizio. E pensare che il documentario sui Duran Duran (che non si fregia qui di una buona recensione) porta addirittura la firma di David Lynch...
Forte dell'ottimo recente successo ai botteghini USA, arriva anche da noi Anarchiaah i monty phy - La notte del giudizio, a un solo anno di distanza dal film che lo precedeva (e che si intitolava solo La notte del giudizio). Dirige sempre James De Monaco ma si rinnova il cast. E se prima la struttura era quella dell'assedio, ora si sostuisce quella della spedizione in territorio ostile: un po' I guerrieri della notte, un po' 1977, Fuga da New York, l'action thriller rivela risvolti politici e aspetti di critica sociale feroce. E i primi giudizi sono decisamente positivi.
La commedia buddy-buddy nella sua versione "giovanilista". Il film è il seguito di 21 Jump Street: invariati i due registi, immutati i protagonisti Channing Tatum e Jonah Hill. Il primo fu affossato dalla critica, il secondo non promette di meglio.
Action-thriller fantascientifico che accoppia la regia dell'italiano Alessandro Capone, che he diretto soprattutto per la tv, e un cast di vecchie star hollywoodiane: Danny Glover, Daryl Hannah, Michael Madsen, Stephen Baldwin e Rutger Hauer.
Un plot, se non ricorrente, quanto meno già (appena) visto caratterizza Delivery Man, con Vince Vaughn. Il film è infatti il remake del canadese Starbuck - 533 figlie non saperlo, di soli tre anni fa. Il confronto operato dalla critica USA dice che in Canada avevano saputo fare di meglio: se non avete visto l'originale, certo la storia - per altro tratta da un fatto di cronaca - può divertire.
Inseminazione 2. Ma mentre in Delivery Man i figli della provetta sono anche troppi qui ne basterebbe uno solo ai protagonisti, una giovane, affiatata e scanzonata coppia E poiché quello non arriva ecco che scatta l'idea: derubare la banca del seme dove lui, anni prima, aveva donato il suo. Siamo dalle parti della commedia "apatowiana", ma per Chiara Bruno, nonostante gli sforzi, la sufficienza non viene raggiunta.
Un documentario firmato da David Lynch e per di più dedicato alla reunion della storica band degli anni '80, attorniata da molte altre star, sembra un'occasione più che ghiotta, soprattutto considerato che Lynch è "cinematograficamente" fermo dai tempi di Inland Empire (ovvero da otto anni). Ma il prodotto delude Sangiorgio, che chiude così la sua recensione: "Lynch deforma irrealisticamente il live con il b/n, e come un vj che si vuole protagonista dissolve le immagini del concerto in una frusta palette della sua maniera, riuscendo solo ad ammorbare - e mai a esaltare - l’evento."
Con Claudia Ruza Djordjevic, Marco Bocci, Lorenza Indovina, Antun Blazevic, Dijana Pavlovic
In streaming su Rai Play
Se ne è occupata un po' tutta la stampa nazionale - in un momento in cui sul cinema non si ha molto da dire. Chiaramente il fatto che la giovane regista sia una rom incuriosisce e attrae. Peccato che il giudizio di Giulio Sangiorgio per FilmTv rivista non sia tenero con questa commedia sentimentale che gioca con gli stereotipi (un riferimento è per esempio Il mio grosso grasso matrimonio greco). Ma qualche speranza viene comunque lasciata.
Con Tom Berninger, Matt Berninger, Bryan Devendorf, Scott Devendorf, Aaron Dessner
La presentazione è a scadenza. Il rockumentary sui The National - band di successo della scenza rock indie - sarà in sala solo il 24 luglio. Per i fan e in genere per tutti gli appassionati di rock un'occasione decisamente da non perdere visto che il film è girato dal fratello minore del leader del gruppo, Tom Berninger, e che vibra di freschezza, tramutandosi non in un'operazione agiografica, ma semmai in un'interessante riflessione sul successo e la notorietà oltre che in uno spaccato sul rapporto tra i due fratelli.
Tutto in una notte, da leonessa. Che per di più è giallovestita: non l'ideale per aggirarsi nei bassifondi di LA, dove la protagonista - anchor-woman in carriera - si trova intrappolata per destino avvers, affrontando situazioni estreme. La recensione di Bartolini avverte, e lo fa senza pietà: da questo film è meglio stare alla larga.
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