Playlist film (aperta ai contributi)

Con "The Lords od Salem" Rob Zombie raggiunge la maturità artistica, realizzando un incubo visivo nel contempo elegante e kitsch, dove immagini quasi gratuitamente blasfeme e volgari si alternano a quadri sublimi, come l'indimenticabile visione di Wendy (interpretata da Sheri Moon, ovvero la magnifica moglie dell'autore) che, da Madonna satanica, sta in piedi sopra una pila di cadaveri. Forse il Capolavoro Horror del decennio.

Con "The Lords od Salem" Rob Zombie raggiunge la maturità artistica, realizzando un incubo visivo nel contempo elegante e kitsch, dove immagini quasi gratuitamente blasfeme e volgari si alternano a quadri sublimi, come l'indimenticabile visione di Wendy (interpretata da Sheri Moon, ovvero la magnifica moglie dell'autore) che, da Madonna satanica, sta in piedi sopra una pila di cadaveri. Forse il Capolavoro Horror del decennio.

Maestoso film di Malick. L'assoluta non-linearità della trama risalta la straordinaria bellezza delle immagini, ricolme di poeticità. La presenza, tipica dei film di Malick, della voce fuori campo dei protagonisti non è proprio di mio gradimento (secondo me, infatti, rischia di "banalizzare" le tematiche trattate, e inoltre distrae lo spettatore dalle straordinarie immagini), ma la maestria e l'intelligenza dell'autore si sentono eccome. "The Tree of Life" è un film innegabilmente difficile da decifrare e per certi versi anche da vedere (io stesso finora sono riuscito a vederlo una sola volta), ma sicuramente merita di essere visto e discusso.

Tratto dallo straordinario fumetto di Mark Millar, "Kick-Ass" è uno dei cinecomic più interessanti e originali degli ultimi anni, caratterizzato da una violenza piuttosto calcata rispetto alla media di questo sottogenere (anche se è sempre meno violento del fumetto originario). L'immagine del Superore viene qui totalmente spogliato dalla sua aurea eroica per essere presentato per ciò che realmente sarebbe nella vita reale, ovvero uno sfigato nerd vestito a carnevale (e che viene massacrato alla sua prima azione "eroica"). Non è sicuramente un capolavoro, ma per me è stato un film piuttosto importante, anche per la crescita della mia limitata cultura sui fumetti.

«I think this just might be my masterpiece.» (Questo potrebbe essere il mio capolavoro!) Questa è la frase che conclude "Inglorious Basterds", penultimo film di Quentin Tarantino e forse il suo Capolavoro (anche se la 'concorrenza' è durissima). L'opera presenta una vasta scelta di protagonisti, tutti estremamente grandiosi e nel contempo bastardi, e alla fine la Storia con la maiuscola viene piegata alle necessità della vicenda (o, meglio, delle vicende) raccontate nella pellicola, e sono gli emarginati (in particolare donne ed ebrei) a compiere la sanguinaria ed esplosiva Vendetta, regalando uno dei più memorabili e sentiti omaggi del regista al Cinema.  Da vedere assolutamente in lingua originale, poiché nella versione doppiata si perde il multilinguismo che sostiene la pellicola.

Poetico film targato Pixar. Una fiaba ecologista piena di scene memorabili per la loro poeticità, come la danza nello spazio tra il tenero protagonista e l'amata Eve, il bagno in piscina di due umani 'risvegliati' e le notevoli sequenze iniziali sulla Terra desolata. L'avvertimento contro il pericolo di alienazione cibernetica (e obesità) che la nostra società corre è posto in modo esplicito ma non per questo banale, indirizzato tanto ai bambini quanto agli adulti. Secondo me uno dei Capolavori più elevati realizzati dalla casa di Toy Story.

Ispirato ad una storia vera, con "Into the Wild" Sean Penn sembra sfiorare il Capolavoro, realizzando un road movie dove la Poesia della Letteratura e della Natura si intreccia col tema esistenziale della Libertà. Christopher "Alexander Supertramp" McCandless è un Rivoluzionario, un giovane che compie una scelta drastica e radicale. Si può (e si deve) dscutere riguardo al senso di questa scelta, ma non si può negare il coraggio (o l'audacia) di questo taglio netto. Il protagonista non si accontenta della noia della vita borghese, 'normale': desidera con tutto il cuore la Libertà vera, senza compromessi, estranea alla futilità del denaro, e nel finale, superata la paura, accetta la Morte come conseguenza inevitabile della sua decisione. La natura anarchica del personaggio e la sublime bellezza delle immagini hanno contribuito a rendere quest'opera uno dei tasselli fondamentali della mia crescita come Persona.

Scorsese riprende il soggetto di un film di Honk Kong ("Infernal Affairs", che ancora devo vedere) e dirige "The Departed", film straordinario e perfettamente in linea con lo stile e le tematiche del Maestro italo-americano. I personaggi sono tutti negativi, e il gioco sporco delle talpe contribuisce ulteriormente a scavare nel marcio e nella follia dei protagonisti. La morte, come spesso accade con Scorsese, colpisce tutti in modo brutale e imprevisto, certe volte scioccando lo spettatore. Il finale è tragico, inevitabile vista la natura degli individui coinvolti, dai due protagonisti Billy (la spia della polizia) e Colin (la talpa della malavita), interpretati rispettivamente da Leonardo Di Caprio e Matt Damon, al leggendario Frank Costello dello straordinario Jack Nicholson. Probabilmente la mancata visione del film originale ha distorto in positivo la mia opinione sul film, ma per me quest'opera resta una delle migliori opere dell'anno. 

Tra i film Horror che hanno inciso maggiormente la mia crescita cinematografica. Rob Zombie costruisce un road movie violento che svela il volto marcio della provincia americana. I 'mostri' non sono dei demoni malvagi sbucati dall'inferno, ma esseri umani legati alla concezione di famiglia, e la loro violenza è in fin dei conti un prodotto dell'ipocrisia della società, incarnata nella figura spietata dello sceriffo. In "The Devil's Rejects" la violenza e la volgarità (che però non ha nulla a che vedere con la volgarità demente e qualunquista dei cinepanettoni) si alternano alla maestria di Rob Zombie nella messa in scena e nell'accostamento musicale, il cui apice è raggiunto nella indimenticabile scena finale sulle note di "Free Birds".

Il secondo capitolo del dittico di "Kill Bill" supera nettamente la qualità raggiunta col primo, distaccandosi notevolmente anche nei toni: se il primo volume era caratterizzato da un'atmosfera agitata e sfacciatamente action, il questa seconda metà i tempi sono più dilatati, quasi leoniani, e le scene di violenza si riducono nel numero (e nella quantità di morti). I temi della maternità, della (ri)nascita, della diversità/specialità e della Morte, già presenti nel primo volume, vengono qui approfonditi. Numerose le scene cult, come l'emersione della Sposa dalla tomba, la sequenza flashback dell'addestramento con Pai Mei, il dialogo tra Bill e Budd, il duello tra la Sposa e Elle Driver e il grandioso dialogo/resa dei conti finale tra Bill e la protagonista.

Opera particolare e assai personale del geniale Tim Burton, "Big Fish" è un'apologia dell'Arte del Racconto. La narrazione si muove tra due linee temporali che si configurano come due mondi diversi: da un lato abbiamo il presente reale e doloroso, segnato dall'agonia del padre e dalla ricerca della cruda verità da parte del figlio, e dall'altro abbiamo il passato fiabesco, che però altro non è che il passato vero reso più colorato, più autentico dall'aurea leggendaria e favolistica costruita dal padre narratore. Burton affronta, come sempre, una nuova sfida, ma la sua poetica resta: infatti il Gotico di Burton altro non è che la riproposizione fedele della natura delle Fiabe, e quest'opera è appunto una Fiaba semi-reale sull'Arte. Per me è uno dei lavori migliori di Burton.

La fobia di inizio millennio verso il pericolo di una pandemia virale viene trattato in "28 Days Later" in modo spettacolare e brutale. Prendendo moltissimi spunti dall'irraggiungibile trilogia zombiesca di Romero, Boyle mette in scena la desolazione portata dall'infezione con grandissima maestria, analizzando nel contempo la natura umana, che nei momenti di crisi è capace sia di compiere gesti di eccezionale altruismo e socialità, sia di cedere all'egoismo più brutale e violento, specialmente se l'individuo proviene da un'ambiente duro e spietato come quello militare. Forse non è un Capolavoro, ma in ogni caso ci troviamo di fronte ad una delle opere più importanti nel Genere Horror degli ultimi tempi.

Un'opera sublime dove Bellezza e Orrore convivono in Armonia. Il film di Miyazaki (in lingua originale "Sen to Chihiro no Kamikakushi", letteralmente "La sparizione causata dai kami di Sen e Chihiro") è un'autentica Opera d'Arte ricca di sequenze indimenticabili come la sconvolgente trasformazione dei genitori di Chihiro in maiali, la prima apparizione della città, l'incontro con l'uomo della fornace, il viaggio a bordo del drago/Haku. Il mondo portato in scena è popolato di personaggi e creature straordinarie e affascinanti, dotate però di sentimenti e atteggiamenti completamente umani, tanto nel bene quanto nel male. Impossibile non amarlo, almeno secondo la mia umile opinione.

Primo film che ho visto dei fratelli Coen, "O Brother, Where Art Thou?" riprende il racconto omerico dell'Odissea adattandola allo scenario 'stravagante' del sud degli USA negli anni '30. Il poema epico di Omero riecheggia fortemente nel corso dell'opera, sia nei personaggi che i tre protagonisti incontrano (tra tutti spicca il monoculare venditore di bibbie interpretato dal mitico John Goodman) che nelle situazioni (come nella scena delle ammaliatrici nel lago, reinterpretazione del canto delle sirene). Il protagonista stesso, egregiamente interpretato da George Clooney, è una sorta di Odisseo 'in minore', desideroso di tornare dall'amata Penny e dalle sue figlie. I Coen tratteggiano i vari personaggi con il solito stile ironico e caricaturale sempre rispettoso, però, dell'umanità che li contraddistingue. Numerose scene cult, come l'indimenticabile sequenza coreografica del Ku Klux Klan.

Squisita fiaba africana realizzata dal francese Ocelot, garanzia di qualità per quanto riguarda il Cinema d'Animazione, "Kirikou et la Sorcière" conquista completamente l'animo dello spettatore con la maestosa bellezza dei paesaggi e della musica dell'Africa. Dalla sua memorabile entrata in scena (in cui, dopo aver parlato con la madre, decide spontaneamente di nascere), Kirikù si presenta come l'incarnazione della Saggezza dei bambini, che rifiutano di sottostare al giogo insensato della superstizione e dei pregiudizi opponendo la lucida ragione della Curiosità infantile. Un'opera indimenticabile, adatta ai più piccoli ma che conserva il suo fascino anche per gli adulti.

Imperdibile opera di Peter Weir (autore anche del giustamente cult "Dead Poets Society"), "The Truman Show" utilizza l'immagine contemporanea del reality show per costruire una pellicola dal sapore orwelliano. Truman rappresenta l'individuo libero, il 'sognatore' imprigionato nelle menzogne e nella finzione della società consumista. Il protagonista avverte il vuoto della sua vita costruita e irreale, e ne soffre: il suo desiderio di fuggire è frustrato dai meccanismi dello show, e alla fine la sua brama di Libertà lo porterà inevitabilmente a scontrarsi con il suo "creatore": solo dopo aver sfidato la versione terrena di dio e averne svelato la sua falsità e impotenza il nostro eroe potrà finalmente raggiungere la sua meta, cioè la Vita.

<p>Sicuramente non &egrave; la migliore pellicola italiana di tutti i tempi, ma&nbsp;<strong>"La Vit&agrave; &egrave; Bella"&nbsp;</strong>di Benigni resta in ogni caso una delle migliori opere cinematografiche realizzate nel nostro paese&nbsp;in questi&nbsp;ultimi venti anni, e non solo per le statue vinte. La regia del comico toscano&nbsp;&egrave; essenziale ma ottima nel valorizzare la poeticit&agrave; voluta dall'autore, e il suo personaggio riesce a non mettere in secondo piano la bellezza delle immagini. Il film riesce a far sorridere e commuovere senza ricorrere a trucchetti facili n&eacute; scadere nel melenso. Il passaggio dalla prima parte, dove si mostra l'Amore del protagonista per la sua 'principessa', alla seconda, dove invece abbiamo l'Amore di un padre verso il suo figlio, &egrave; netto ma riesce a lasciare integra l'unit&agrave; del film. Un film da vedere.</p>

Un film 'noir' dominato dal bianco della neve, un bianco che sa di morte e di desolazione. In "Fargo", ennesimo capolavoro dei fratelli Coen, l'immancabile ironia macabra (presente in particolar modo nel personaggio di Buscemi) è messa in secondo piano rispetto ad un tono decisamente più tragico e drammatico. L'insensatezza della violenza è mostrata senza patina romantica e/o eroica, lo spettatore è pervaso da una sensazione di amarezza per quasi tutta la pellicola. La falsità della didascalia iniziale, dove viene affermata l'autenticità dei fatti narrati, non compromette la realtà dell'umanità rappresentata.

Sicuramente tra le migliori opere dei fratelli cineasti, nonché uno dei migliori film a sfondo criminale realizzati negli anni '90.

Capolavoro di Carpenter dalle atmosfere fortemente lovecraftiane, "In the Mouth of Madness" (qui datato '94, sui wikipedia invece datato '95) è un incubo visivo che pervade lo spettatore catturandolo con sequenze surreali sbalorditive. Il tema del potere della Letteratura (e del Cinema) viene trattato dal Maestro con grande bravura e inventiva. La visione dell'autore è profondamente pessimistica: la Follia è inevitabile, e avviene per mezzo di un espediente metacinematografico di notevole impatto. Un film indimenticabile, un Horror imperdibile per ogni appassionato del Regista, del Genere e del Cinema in generale.

La scelta del titolo per quest'anno è stata assai difficile, tra "Forrest Gump" che mi accompagna dall'infanzia e "Natural Born Killers" che mi ha conquistato da molto meno tempo ma in maniera altrettanto profonda, ma alla fine ho optato per "Pulp Fiction", Capolavoro di Quentin Tarantino e punto di non ritorno per la Storia del Cinema. La sua struttura spezzettata e circolare fa sì che lo spettatore si concentri su un tassello alla volta, gustandosi la musicalità dei dialoghi (da sentire in lingua originale per apprezzarne meglio la grandiosità) e la magnificenza delle immagini, curate nel minimo dettaglio. E' praticamente impossibile individure alcune scene Cult, perché di fatto ogni singolo momento di questo Capolavoro è indimenticabile. Giusto per citarne alcune: l'incipit nel bar col dialogo tra Pumpkin e Honey Bunny (seguito dai titoli di coda sulle note di "Misirlou"), la citazione di Ezekiel 21:17, il ballo di Mia e Vincent, l'overdose di Mia, il flashback con Christopher Walken che narra la storia dell'orologio, la scena di sodomia e vendetta con Zed, la pulizia dell'auto dal sangue di Marvin, il discorso finale che il redento Jules rivolge a Pumpkin...

Un film imperdibile, più che degno di 'rappresentare' il mio anno di nascita in questa playlist.