Se confrontiamo il programma delle uscite di questa settimana con quello di una qualsiasi settimana di qualche anno fa ci accorgiamo che in fondo qualcosa è cambiato. I distributori hanno forse capito che alla fine chi al cinema ci va comunque è un certo tipo di pubblico: inutile tentare la carta con i gli scarti di Hollywood. Meglio provarci con altri "scarti" (brutta parola, ma passateci il senso) che almeno forse qualcuno può apprezzare.
Prendete queste dieci uscite: niente horror di serie C, nessuna commediola (be' una sì, ma diamine che cast) e invece diversi film che sono stati selezionati per festival importanti e molti documentari. Certo nessun titolo di richiamo. Ma ci sono Garrel e De Oliveira. E non è poco. E c'è Quel che sapeva Maisie con Julianne Moore. L'unico guaio è che sono film di uno o due anni fa: non che questo tolga loro valore, ma magari chi proprio voleva vederli un modo se lo è già trovato, magari ritenendo che non ve ne sarebbe stato un altro.
Certo, questa è un'estate particolare: ci sono i mondiali e il pubblico generalista (italia o no) si suppone stia a casa a vedere le partite. In più la risposta - almeno a guardare l'esito ai botteghini di altri titoli interessanti usciti settimana scorsa - è assai modesta. Ma la strada è buona e come abbiamo detto e ridetto, non c'è altro modo di tener vivo il cinema se non andandoci. Prendete in considerazione l'ipotesi di farci un salto questa settimana, scegliendo con cura uno dei titoli qui sotto. Potreste rischiare di passare una buona serata.
Questo oggetto filmico non identificato è, nelle parole di Fornasiero "tra le operazioni più improbabili e dunque più irresistibili della storia del cinema". Perché immaginare un vortice temporale che proietta un architetto di terme dell'antica Roma direttamente nel mondo dei bagni termali del Giappone moderno è operazione lisergica, un cortocircuito idrico-temporale. E per di più di discreto successo: quello che stiamo per vedere è infatti il film del 2012, cui ha già fatto seguito un sequel e cui probabilmente ne farà seguito anche un altro. Immergersi per credere
Con Michael Lonsdale, Claudia Cardinale, Jeanne Moreau, Ricardo Trêpa, Leonor Silveira
Dal maestro del cinema portoghese, che nel prossimo dicembre compirà 106 anni, un film ispirato dal dramma in 4 atti O gebo e a sombra, di Raul Brandao. Presentato a Venezia nel 2012 (il film ha infatti già due anni ed è già stato trasmesso in tv da Fuori Orario, su Rai 3 il 10 settembre 2012) il lavoro di De Oliveira è un'opera minimalista, ambientata per lo più in una sola stanza, che riflette in chiave metaforica sulla attuale situazione europea e sulla società capitalista.
Anche il film di Garrel padre (e con Garrel figlio) è un recupero dal concorso di Venezia: quello dell'anno scorso, vinto da Sacro Gra, dove questa opera "famigliare" anche perché fortemente autobiografica (Louis Garrel - il figlio - interpreta infatti in realtà il padre del regista) non ha vinto alcun premio. Si presenta tuttavia forte di buone recensioni e con un alto voto medio.
Con Enzo della Volpe, Fabio Rippa, Adele Serra, Silvana Sorbetti
Non arrendersi. Nonostante tutto e soprattutto nonostante la disillusione. È con questa cifra che va visto il documentario di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno su Napoli, che rimbalza tra il 1999 e oggi, mettendo a confronto lo sguardo di quelli che allora erano bambini che vedevano Napoli cambiare e che oggi, da giovani adulti, fanno i conti con quelle aspettative.
Che cosa sapeva Maisie? Lo scopriamo anche in questo caso a due anni dall'uscita del film di Scott McGehee e David Siegel, sempre che uno non si sia letto il romanzo di Henry James da cui il loro lavoro è tratto (già portato sul grande schermo ben due volte e messo anche in scena, tra l'altro, da Ronconi una decina di anni fa). Il film tuttavia adatta il testo, trasponendolo nei nostri tempi, e la piccola Maisie è diventata figlia di una cantante rock in declino - una come sempre ottima Julianne Moore - e di un mercante d'arte (Alexander Skarsgård). È nei confronti di questi genitori, incessantemente in litigio, che la piccola Maisie esercita il suo sguardo ingenuo e saggio.
Sarah Polley, attrice e autrice di due notevoli film di fiction sul rapporto conflittuale tra sentimento del presente e sedimenti del passato - Away from Her e Take This Waltz - convoca di fronte alla macchina da presa il padre Michael, i 4 fratelli, gli amici e conoscenti di Diane (sua madre, defunta quando lei aveva 11 anni), per ripercorrerne i passi. Ne esce "Un album sui segreti di famiglia, un ritratto in absentia, la prolissa elaborazione pubblica - narcisistica e tenera, sadica e ingenua - di un trauma privato" (Giulio Sangiorgio).
Grande cast, si potrebbe dire. Ma che la storia sia un po' sterotipa lo si capisce subito. E se poi si vanno a leggere le prime recensioni, allora si capisce come anche con un cast così possa venirne fuori una commedia "stracca" ovvero, come dice Sangiorgio, "una farsa che semina possibili conflitti e eventuali sviluppi ma non sa creare nessuna tensione narrativa".
Con Piera Degli Esposti, Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino, Paolo Taviani, Vittorio Taviani
La piera del titolo è Piera degli Esposti: un monumento del teatro italiano (e non solo). Il titolo del resto fa il verso a quel Storia di Piera, romanzo autobiografico scritto a quattro mani da Piera insieme a Dacia Maraini, da cui Ferreri trasse il suo film omonimo.
E Piera sulla tomba di Ferreri un salto ce lo fa, in questo documentario che interroga molti testimoni della sua arte e restituisce "i volti molteplici e spigolosi di una personalità magnetica e urticante, autrice anche quando “solo” attrice" (Ilaria Feole).
Con Mohamed Zouaoui, Tania Angelosanto, Patrizia Bernardini, Valentina Carnelutti
Tre storie di marginalità (due delle quali relative a extracomunitari) si intrecciano sullo sfondo di un fatto di cronaca nera. È l'opera seconda di Andres Arce Maldonado , regista colombiano che da tempo vive e lavora in Italia, accolta con positivo interesse dalla recsnione di Chiara Bruno.
Erano "bambini irrequieti o difficili". Oggi sono malati e li si cura con farmaci che hanno controindicazioni forti, micidiali. Il diagnosticare, classificare e curare della medicina occidentale trova nomi e rimedi anche ai disturbi della personalità. Può essere rassicurante (per i genitori, per gli insegnanti, per la società), ma può anche essere letale. Ben venga quindi questo documentario che fa il punto sulla sindrome da deficit dell'attenzione, anche se, come sottolinea Claudio Bartolino, il suo valore informativo e didattico sarebbe meglio messo in luce se il film, anziché nelle sale, andasse direttamente e semplicemente in tv o online.
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