Si allungò sulla sedia. Aprì il cassetto e vi ripose la pistola e il tesserino. Prese la fiaschetta di bourbon e tirò una gollata.
Dalla finestra aperta non entrava un filo d'aria. Si alzò e guardò fuori, verso la Valley. Poteva quasi vederlo, il caldo che si adagiava come una coperta umida e pesante sulla valle, su su fino ai canyons. Quasi come un'inutile sottolineatura un rivolo di sudore gli scese sulla fronte.
"Anche oggi non succederà niente" pensò. Tanto valeva uscire e cercare di rifugiarsi da qualche parte, magari infilarsi nel buio di un cinema e non pensare più a niente. Tanto meno a lei.
Ne aveva abbastanza. Nell'ultimo mese gli erano solo capitati quei casi da cui in genere si teneva alla larga: un'anziana madre che gli aveva chiesto di ritrovare il figlio che non le scriveva da mesi, un pedinamento commissionatogli da un lurido impiegato che temeva che la moglie lo tradisse. Cose così.
Si meglio, andare al cinema. Già, ma cosa davano al cinema?
Riaprì il cassetto. Guardò la fiaschetta, poi ci ripensò e lo richiuse. Si alzò, si infilò il cappello, prese le chiavi della Dodge e uscì.
I film sulle disabilità, sulle malattie, sulle diversità e sui disturbi in genere sono sempre "roba che scotta". Qui la regista canadese Louise Archambault si confronta con una patologia rara - la sindrome di Williams - che genera vari problemi ma anche persone dal carattere specialmente estroverso e gioioso (le chiamano anche personalità da "cocktail party"). Il risultato è un film delicato e empatico, una love story con una meravigliosa protagonista (realmente affetta dalla sindrome), anche se forse troppo trattenuto, quasi intimidito di fronte all'emozione. Premio del pubblico a Locarno.
Con Paride Benassai, Salvo Piparo, Roberta Murgia, Lollo Franco, Valentina Gebbia
L'opera prima di Giuseppe Gigliorosso, presentata con successo al Festival di Taormina 2013, arriva nelle sale in una trentina di copie in tutto il territorio nazionale: un piccolo miracolo produttivo (che ha visto regista, cast a troupe partecipare al fundrising) e che racconta la storia di tre solitudini – quelle di un angelo e di due innamorati per caso - destinate, grazie alla forza di volontà e alla motivazione, a rivedere i principi cardini delle loro esistenze e delle leggi universali.
Il terzo capitolo delle avventure dei protagonisti di L'appartamento spagnolo, dopo Barcellona e Parigi ci porta a New York. Il cast di all stars francesi (la Tatou, Cècile de France e Durais) che segue Klapish dal (già) lontano 2002 non molla, ma avanza con l'età, e affronta nuovi intrecci e nuovi problemi. È la commedia francese nelle lezione di Klapish, alle volte sopravvalutata: se ne conoscono pregi (godibilità e gradevolezza) e difetti (esilità e poco ambizione).
Il capitalismo è una brutta bestia, lo diceva sempre il Carletto. Anche nei Paesi dell'ex-Urss se ne accorgono. E ci mandano film come questo thriller drammatico - che arriva dalla Lituania - a raccontarci in via di metafora quel che qui sappiamo già. Che la religione del denaro e dell'accumulo contamina, dilaga e ottunde: altro che risveglio delle coscienze, caro Carletto.
Bambini in vacanza 1 - tratto dal romanzo del pronipote di Frank Baum, un film d'animazione che si qualifica come un ideale seguito del romanzo Il meraviglioso mago di Oz, scritto da Braum zio e più volte riadattato per il grande schermo (a partire dal classico Il mago di Oz di Victor Fleming del 1939).
Bambini in vacanza 2 - per i più piccoli un film d'animazione che viene dalla Svezia: mele, vermiciattoli simpatici, altri frutti e altri animaletti. Niente aggressività in Svezia.
Per molti anni Ari Folman, autore del bel Waltz with Bashir, ha covato la sua prossima mossa. Ora eccola qui. Un mix di animazione e live action, liberamente tratto dal romanzo Il congresso di futurologia, di Stanislaw Lem, già autore di Solaris e con Robin Wright nella parte di se stessa. Molti temi etici in ballo e tanta animazione votata all'eccesso.
L'horror! È estate come poteva mancare l'horror? Un giorno qualcuno ci spiegherà perché mai vi sia questa usanza, quasi una tradizione, di programmare d'estate i film horror. Intanto eccovi il primo. Non un esordio con il botto a giudicare dalle prime recensioni.
Poteva sembrare un operazione "cool" (che in italiano si traduce con furbetta). Un documentario su ragazze che manifestano in topless può funzionare, lo sanno bene i boxettini morbosi dei quotidiani online che a quelle azioni non mancano mai di dare risalto. Ma la recensione di Fabrizio Tassi (che non manca di cogliere le non poche contraddizioni) dice che il lavoro di Kitty Green non si ferma al fenomeno ma lo abita e lo racconta dal di dentro.
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