Ovvero un’addizione alla cinediscoteca di Filmtv.it, seguendo le tracce dell’eroe verniano Phileas Fogg (con annesso detour e un clandestino a bordo però...); un invito, che rivolgo prima di tutto a me stessa, a “viaggiare” di più e un omaggio all’arte che preferisco di larghissima misura, qui in combutta con il cinema :-).
P. S.: Spero scuseranno i miei giudizi da profana i/le musicisti/e professionisti/e e gli/le studiosi/e l’uso di traslitterazioni fonetiche francesi e inglesi per lingue che non ho studiato.
Con Errol Flynn, Flora Robson, Claude Rains, Donald Crisp
Partenza: Londra. (Anche se l’Inghilterra qui è lo studio californiano della Warner Brothers :-))). La regina Elisabetta e un corsaro alla Francis Drake (l’incomparabile Errol Flynn) in lotta contro un tiranno “continentale” sulle note della vivacissima, splendidamente avventurosa colonna sonora di Erich Wolfgang Korngold (1897 - 1957), compositore classico viennese prestato a Hollywood (dove si può dire abbia creato uno stile).
Con Simone Signoret, Alain Delon, Ottavia Piccolo, Monique Chaumette, Jean Tissier
Transito: Francia. Philippe Sarde (1948), altro compositore classico - incerto fino all’ultimo se fare il musicista o il regista - e le sue malinconiche melodie, per la triste storia della simenoniana vedova Couderc (la grandiosa Simone Signoret) e di un anarchico fuggitivo (Alain Delon in tutto il suo splendore)... E vada per i tremendi arrangiamenti anni Settanta!!! :-))).
Transito: Italia. Un misto ben calibrato (e di grande coerenza tematica, tra disfacimento, smarrimento e nostalgia, per una perfetta cornice all’immobilismo italico) tra la partitura di Lele Marchitelli e pezzi di provenienza molto disparata. Una scelta fra tante: “My Heart's in the Highlands” di Arvo Pärt (1935, compositore classico estone), su testo del poeta settecentesco scozzese Robert Burns -
Con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Luca Zingaretti, Luca Barbareschi, Toni Servillo
Il clandestino: il retaggio musicale italiano (la disprezzatissima e quanto mai incompresa opera lirica in particolare), unico accompagnamento possibile all’amara epopea risorgimentale di un Paese sempre pronto al compromesso e alla degradazione (pure musicale, appunto, dall’Unità a questa parte): “Tu che le vanità” dal “Don Carlo” di Giuseppe Verdi (1813 - 1901) (Maria Callas, soprano, Nicola Rescigno, direttore, London Philharmonic Orchestra), sui titoli di testa:
Con Nour El Cherif, Laila Eloui, Mahmoud Hemeida, Safia El Emary
Tappa: Suez. La lotta per un Islam tollerante, il multiculturalismo e l’esercizio del libero pensiero nella vicenda umana del filosofo arabo-spagnolo Averroè (diretta dal regista egiziano Youssef Chahine). Musiche irresistibili di Yehia El Mougy e Kamal El Tawil (1922 - 2003), con la canzone “Alli Soutak”, interpretata da Mohamed Mounir, simbolo del protagonista e della sua piccola corte internazionale di amici, parenti, pensatori e artisti: “Se vorranno piegarti, ergiti come la fiera palma nel deserto!”:
Una piccola deviazione all’interno dell’Africa, con i contagiosi ritmi delle canzoni ugandesi anni Settanta: “Nakawunde” dei Percussion Discussion Afrika invita - letteralmente (e ingannevolmente) - alla festa lo stoltissimo e ignorantissimo occidentale (e già che ci siamo: cosa ci perdiamo, ci siamo persi e ci perderemo ancora?)
India: da Bombay (o Mumbai) a Calcutta (o Kolkata :-)). Un giornalista della radio di Stato percorre il Paese in occasione del cinquantenario dell’indipendenza. Sarà un viaggio dagli sviluppi e dalla destinazione per lui totalmente inaspettati. Partitura-capolavoro del compositore A.R. Rahman (1967), che firma sia le canzoni che la musica di sottofondo (all’epoca una scelta inconsueta) con il suo stile fenomenale, a cavallo di tre tradizioni musicali: la musica classica indiana, il qawwali sufi musulmano e l’Occidente (sia classico che... tutto il resto!!!). La difficilissima scelta è caduta sul numero cinematograficamente più stupefacente, “Satrangi Re”, canzone dell’ossessione e del presagio di morte negli incredibili paesaggi del Ladakh, ma tutto il resto meriterebbe (cito solo “Chayya Chayya”, l’inizio del viaggio dopo l’incontro fatale, a bordo di un simbolico treno (qui, come altrove, bellissimi e persino filosofici testi del poeta Gulzar).
Tappe: Hong Kong e Shanghai. Nell’inferno dello “Stupro di Nanchino” (dicembre 1937), un gruppo di studentesse cinesi di un collegio cattolico, un becchino statunitense e una dozzina di prostitute locali devono prendere drammaticamente posizione. La doppia natura culturale del gruppo, cinese e occidentale, nella partitura di un compositore classico sino-francese, Qigang Chen (1951). Il tema delle vittime, “They are at peace II (Brutality)”, è eseguito dallo splendido coro svedese Allmänna Sången -
Tappa: Yokohama. Prigionieri di guerra, delle differenze culturali, del proprio passato e degli interdetti della società. La colonna sonora di Ryuichi Sakamoto (1952), in bilico tra musica giapponese ed elettronica occidentale, segue da vicino i contrastanti sentimenti dei personaggi (e dipinge minuziosamente le situazioni, si veda la scena dell’uscita forzata dei malati dall’ospedale). Tema principale:
Tappa: San Francisco. La discesa nell’illusione e nel delirio inizia dagli evocativi titoli di testa di Saul Bass, dominati dal simbolo della spirale e ancor prima dalle note meravigliose del compositore classico statunitense Bernard Herrmann (1911 - 1975), autore della mia partitura da film preferita:
Tappa: New York. L’ultima stazione della follia (vera o presunta?) e una colonna sonora che è un patchwork perfettamente riuscito (assemblato da Robbie Robertson) di pezzi classici novecenteschi e indie: “On the nature of daylight” di Max Richter (1966), compositore britannico allievo di Luciano Berio e collaboratore di Arvo Pärt -
Con Vanessa Redgrave, Oliver Reed, Dudley Sutton, Max Adrian, Gemma Jones, Murray Melvin
Arrivo: Londra. Negli studi cittadini di Pinewood, viene ricreata, in uno creativo mélange di passato e presente, la Francia del Re Sole (con in primo piano la piccola ma importante cittadina di Loudun), dilaniata da lotte di religione - o di potere, se si preferisce. Musica il tutto, con una partitura disturbante, il futuro baronetto Peter Maxwell Davies (1934). Aggiunge un tocco d’epoca il grande specialista David Munrow, riarrangiando ed eseguendo alcune melodie medioevali con il suo Early Music Consort. P. S. Un sentito ringraziamento a End User che mi ha indicato il link giusto :-)
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta