Si è spento il 29 aprile all’età di 71 anni per una polmonite l’attore Bob Hoskins, già ritiratosi dalle scene nel 2012, dopo aver scoperto di avere il morbo di Parkinson. Nato il 26 ottobre 1942 nel Suffolk (Inghilterra) dopo una lunga carriera teatrale iniziata, come spesso capita, quasi per caso, accompagnando un amico ad un provino, e parecchia televisione, si segnala al cinema con la potente figura del boss Harold Sand nel pregevole gangster movie “Quel lungo venerdì santo” (1979), per la regia di john MacKenzie che poi ritroverà ne “Il console onorario” (1983), faticosa trasposizione dall’omonimo romanzo di Graham Greene, a fianco di Richard Gere e un gigantesco Michael Caine con cui girerà anche la simpatica e riuscita commedia metacinematografica “Sweet liberty” (1986), divertente presa in giro del mondo di Hollywood. Negli anni ottanta lavora per Alan Parker (il cult “Pink Floyd- The wall” del 1982), Coppola (“Cotton Club” del 1984), Gilliam (“Brazil” 1985), e Neil Jordan per cui interpreta lo splendido noir “Mona Lisa” (1986), ancora a fianco di Michael Caine (lo ritroverà anche nel 2002 nel malinconico "L'ultimo bicchiere") e per cui vince, tra gli altri, Golden Globe, Bafta e il premio per la migliore interpretazione maschile al festival di Cannes, oltre ad ottenere una candidatura ai premi Oscar (vinse il Paul Newman de “Il colore dei soldi”). La fama imperitura arriva però con il cult assoluto “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (1988) di Robert Zemeckis. Il successo clamoroso di quel film però non gli porta ruoli altrettanto efficaci negli anni successivi in cui si deve accontentare di commedie di scarso peso (“Un fantasma per amico” a fianco di Denzel Washington) o moderatamente riuscite (“Sirene” in cui corteggia Cher), thriller fascinosi ma irrisolti (“Prova schiacciante” di Wolfgang Petersen), fallimentari trasposizioni da videogiochi (“Super Mario bros.”). Riesce comunque a lavorare con Spielberg (“Hook”), già produttore di Roger Rabbit, Konchalovskiy (“Il proiezionista”), Stone (“Nixon – Gli intrighi del potere” dove interpreta il personaggio di Edgar Hoover). E’ nella sua Inghilterra però che ritrova il suo ruolo migliore con il meraviglioso bianco e nero di “Ventiquattrosette” di Shane Meadows in cui interpreta un ex pugile che tenta di aiutare i ragazzi sbandati del quartiere aprendo una palestra. Così di lui scrive il Mereghetti: “Hoskins è di una bravura commovente ed è memorabile la scena in cui balla il valzer con l’anziana zia.” Nel 1999 Atom Egoyan gli offre l’ultimo grande ruolo della carriera con l’ambiguo protagonista del superlativo “Il viaggio di Felicia”, con “Il dolce domani”, uno dei vertici del suo autore. Poi negli anni duemila, molta Tv, anche in Italia dove interpreta “Il Papa Buono” per la regia di Ricky Tognazzi, ma nessun ruolo veramente significativo se si esclude il protagonista di “Lady Henderson presenta” per Stephen Frears. Tra i suoi titoli meno noti mi piace ricordarlo nel toccante “La passione segreta di Judith Hearne” finissimo ed elegante melò a fianco di una superlativa Maggie Smith, diretto dal dimenticato Jack Clayton, già autore della più bella trasposizione da Henry James con “Suspense”. Tra i ruoli mancati, infine, celebre l’Al Capone de “Gli intoccabili” di De Palma, dove venne sostituito dall’altro Bob (il gigantesco De Niro), peraltro amicone del regista. Così riporta wikipedia: “Quando De Niro accettò la parte, il regista Brian De Palma spedì a Hoskins un assegno di 20,000 sterline con l'appunto "Thank You", e Hoskins rispose immediatamente, scrivendo a De Palma di chiamarlo sempre nei film in cui non voleva la sua presenza.” L’ironia brillante e l'umiltà gentile di un grande attore.