Che bello questo post di Maghella che mi ero perso e che invito chiunque abbia tempo e voglia a rileggere. Per puro caso, partendo da una canzone, approdando a un film e ai contenuti extra di FilmTv sono arrivato a questo post ed è stato un fulmine a ciel sereno, uno di quei momenti in cui leggi delle parole e scopri, con sorpresa, che ti arrivano dritte nella mente e nel cuore. Mi va di riprendere in una playlist il tema che Maghella ha affrontato, perché il corpo in tantissimi film è protagonista. Forse non era sua intenzione divagare, mentre io subito ho cominciato a ritrovare nelle sue frasi scene di film che mi avevano in qualche modo segnato e rivedevo in esse esempi per me importanti, per quel cinema formativo che mi ha plasmato e porto dentro. Come dice il suo incipit, il corpo è un limite da superare. Mi vengono in mente molte scene di film, la prima è stata quella di
nella scena in cui Forrest corre rompendo il tutore delle gambe. E' una scena che ho sempre trovato molto evocativa per la forza dell'immagine che a mio parere fa decisamente centro. Col tutore si spezzano le catene che limitano la libertà di movimento di Forrest: quella libertà che improvvisamente lo fa correre e quasi volare riempie la scena. La trovo così bella che riporto qui di seguito lo spezzone del film
A ogni modo, riprendendo il post di Maghella, lei ci parla del rapporto di convivenza tra ciò che siamo mentalmente e il nostro corpo, una convivenza obbligata, un conflitto tra ciò che si vorrebbe gestire e il modo in cui il corpo decide di reagire. Confrontandomi con mia moglie lei mi ha suggerito la storia di
Nat non riesce a leggere la formula magica anche se vorrebbe e solo quando sarà veramente costretto a farlo riuscirà a piegare alla propria volontà la propria mente. E' il momento in cui la forza della determinazione riesce a farti fare cose che mai avresti pensato di potere fare.
Poi c'è un tema credo costante nella vita contemporanea. Ingrassare e dimagrire, il rapporto con il corpo passa attraverso la fonte primaria di energia che dà forma al nostro modo di essere, il cibo. E il rapporto tra l'uomo e il cibo è istintivo, ma troppo spesso nel nostro tempo sintomatico e malato. Non serve ricordare la locuzione "mens sana in corpore sano" per capire quanto il rapporto tra la psiche e il corpo sia in una continua ricerca di equilibrio, un'analisi radicata nell'uomo da sempre. E parlando di grassezza e magrezza, ovviamente viene in mente l'anoressia, una piaga di quest'epoca, che ricordo con il film bellissimo di Garrone,
che è stato alla prima visione un pugno nello stomaco per il ricatto fame-amore, per la violenza psicofisica che sta alla base del digiuno forzato da terzi o in primis da noi stessi, per la frustrazione di non potere fare niente, di dovere solo attendere che la protagonista o decida di rinunciare a se stessa per sempre o ritrova la dignità e l'amore per se stessa e ristabilisca il proprio diritto a essere se stessa. Ma anche il film
mi viene in mente, perché in prima battuta c'è l'autolesionismo di Mattia, poi sul finale la magrezza esagerata di Alba Rohrwacher, entrambi i personaggi con il proprio corpo espressione di un malessere interiore. E forse perché tante volte è capitato anche a me (e credo che sia capitato a tutti almeno una volta nella vita) di far passare attraverso il mio corpo il dolore interiore, psichico, anche se non volontariamente.
Anche quando Maghella ci racconta di quando vorremmo parlare e invece reagiamo con violenza incontrollata, quando abbiamo bisogno di sentire il dolore per espiare il nostro senso di colpa o per sottolineare una fine in maniera indelebile. Mi viene in mente la mia scena preferita di
quando Jake prende a testate e pugni il muro, con rabbia e delusione, liberando tutta la frustrazione che ha interiorizzato nei fallimenti della vita. E' un'altra scena per me memorabile che mi va di riportare qui di seguito, un piccolo tatuaggio che il cinema ha lasciato nella mia mente.
E poi c'è il corpo nella malattia, il rapporto che si può avere con esso su questo tema si trova in tantissimi film. Come nel caso di
una scelta scontata probabilmente, con i segni che sempre più si evidenziano dell'AIDS, come a firmare la condanna a morte che si appropria della corporeità umana; il corpo che si indebolisce, l'uomo che si prepara all'addio.
dove Anna vuole affermare la proprietà e il diritto di scegliere del proprio corpo quando viene chiamata a donare un rene per salvare la sorella.
E infine mi viene in mente il corpo espressione della bellezza imperturbabile e ideale. Mi viene in mente, solo perché l'ho visto per ultimo in ordine di tempo, sul tema
perché quella bellezza fisica idealizzata viene stuprata dalla vita e ridotta a uno straccio dopo il linciaggio psicologico e fisico a cui viene sottoposta. E solo per il forte contrasto che raggiunge Tornatore su questo corpo che sembra dividersi in due corpi diversi mi va di aggiungerlo a questa play. Proprio perché il corpo è espressione della mente.
Vabbé, mi è piaciuto così tanto il post della Maghella che volevo riprenderlo e approfondirlo perché nelle parole dell'autrice ritrovo molto della vita quotidiana e del mio rapporto con il mio corpo, ma anche perché, ovviamente, per il corpo passano la vita e la morte.
Ma forse non sono davvero in grado di scrivere questa play e di rendere il giusto omaggio al post che gli ha dato origine, per competenza e conoscenze. L'ho iniziata a scrivere con l'idea di fissare per un momento un'emozione che ho raccolto per caso su questo sito e poterla ritrovare in qualsiasi momento.
Ora la lascio qui aperta agli stimoli e ai contributi, nella ricerca di un cinema che sappia parlare, anche meglio di quello che ho scelto io, di questo eterno e indissolubile legame che è il mezzo e il fil rouge della nostra vita.
Mente e corpo devastati da un senso di colpa che agisce in modo sotterraneo scavando sotto il livello della coscienza e della consapevolezza dei fatti che l’hanno determinato.
Gran bella play che scopro solo ora, meglio tardi che mai.
Ho scelto questa commedia che ironizza sul corpo, sul concetto di bellezza legato ad esso, esteriore e interiore, e quindi sull'amore che 'vede e sente' il corpo con altri occhi.
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