Il filone cinematografico comunemente noto come "Commedia all'italiana" rappresenta la più logica prosecuzione del "Neorealismo". Ciò che accomuna le due poetiche è certamente il modo di usare lo strumento cinema per descrivere le sorti del paese delineandone gli aspetti identitari maggiormente peculiari, di aderire alle vicende particolari di uomini adeguatamente tipizzati per indurre a comprendere un quadro storico più generale. Ciò che le divide, invece, è quella che definirei la tensione morale che ne permea l'origine concettuale, quella cosa cioè che può vestire di forme stilistiche diverse identici contenuti intellettuali. Se con il cinema "neorealista" ci si confronta con una gravità dei toni che non consente mai di sottrarre l'attenzione dall'incidenza del dramma, con la "commedia" si oscilla ripetutamente tra il serio e il faceto, ammantando di sagace ironia il sottofondo sempre tragico che aleggia lungo un paese in via di continue e profonde trasformazioni socio-culturali. Nella cosiddetta "Commedia all'italiana", ad essere analizzata è l'Italia degli anni radiosi del boom economico e ad essere caratterizzato è il tipo d'autore orbitante soprattutto nella media e piccola borghesia di provincia. Ciò che se ne ricava è un quadro d'insieme dove ad essere messo a nudo è la condizione morale di un intero popolo : vizi e virtù, pregi e difetti, ipocrisia e sincerità, furbizia e altruismo, il diritto scambiato per piacere e l'onestà come sintomo di debolezza, il sottobosco neofascista e gli ideali traditi, il sistema delle raccomandazioni e l'arte di arrangiarsi, le legittime aspirazioni piccolo borghesi di quanti si ritrovano ubriacati dal miracolo economico e l'opportunismo doppiogiochista di scaltri arrampicatori sociali. Tutto è passato al vaglio dell'occhio clinico dell'arte cinematografica, svincolatosi dalle turbe perbeniste della censura moralizzatrice questa volta (e si ricordi su tutti l'esempio della celebre invettiva andreottiana dei "panni sporchi da lavare in famiglia", lanciata contro il cinema Neorealista) : perchè con la commedia si può essere cattivi fino a rasentare il grottesco, padroneggiare la farsa nel mentre è architettato il sottofondo drammatico, essere seri dando l'impressione di non prendersi troppo sul serio. In effetti, credo che la forza di questa poetica, l'aspetto che più contribuisce a farla resistere dignitosamente all'usura del tempo, risiede nel suo sapersi muovere nel solco tracciato dall'antica e nobile tradizione della "Commedia dell'arte", nel fare degli attori delle maschere emblematiche in cui potersi riconoscere, buffoni di se stessi e per gli altri. In definitiva, si può pensare a questo filone cinematografico come al mezzo attraverso cui si è giunti ad offrire un esauriente quadro d'insieme del paese e che, seppur riferito ad un periodo storico ormai lontano, mantiene valida la qualifica di attualità. Perchè in questo cinema è sedimentato il carattere di una nazione, il germe identitario di ciò che è oggi l'Italia, nel bene e nel male. Molti sono i film che si fanno convenzionalmente rientrare nella cosiddetta "commedia all'italiana" (diversi ritengo siano degli autentici capolavori), come tanti sono sono i registi , gli attori e gli sceneggiatori (mai così centrale la loro presenza come in questa stagione cinematografica) che li hanno animati. Ricordarli tutti, film, registi, attori, sceneggiatori, sarebbe impossibile ; menzionare solo i più celebri risulterebbe ingiusto nei confronti di quanti, seppur come caratteristi (e che caratteristi si sono avuti !), hanno contribuito a rendere grande una stagione irripetibile del cinema italiano.
P.S. Per quanto riguarda la scelta dei film, io rimango affezionato al numero sette e per una mia convenzione ne scelgo solo uno per regista. Tanto, adesso che si può, possono essere anche altri ad aggiungerne ancora.
Con Claudia Cardinale, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò, Carlo Pisacane
In streaming su Rai Play
Le gesta tragicomiche di cinque aspiranti ladri sullo sfondo di un paese che proprio in quel momento stava iniziando ad ubriacarsi di speranze. La banda rispecchia appieno la secolare tendenza ad arrangiarsi secondo i modi e gli strumenti messi a disposizione dal milieu d'appartenenza. Si rasenta la perfezione.
Assolutamente centrale è il ruolo della Lancia Aurelia B24, che simboleggia l'adesioe acritica ad un particolare modo di procedere nella vita, che guarda più alla forma che alla sostanza, più all'apparire che all'essere, sorpassando chi ti sta davanti senza il benchè minimo rispetto delle regole. Lo spazio e il tempo vengono ridotti a brandelli. Capolavoro.
Adriana Ascarelli cerca di far fortuna nel mondo dello spattacolo. Riesce solo a collezionare di delusioni in un mondo che giggioneggia con l'effimero. Una ragazza come ce ne sono tante al giorno d'oggi. Io la conosco bene.
Con Virna Lisi, Gastone Moschin, Nora Ricci, Alberto Lionello, Olga Villi
Provincia veneta, vizi privati e pubbliche virtù. Meschinità, tradimenti, pettegolezzi, ipocrisie. I tavolini dei bar sanno tutte le verità. La cattiveria dei ben pensanti non ha limite. Poderoso ritratto d'ambiente.
Con Nino Manfredi, Paolo Turco, Ugo D'Alessio, Tano Cimarosa, Johnny Dorelli, Anna Karina
In Svizzera c'è lavoro e in Italia no, la Svizzere è civile e l'Italia no, in Svizzera non parla nessuno e l'italiano soffre a starsene in silenzio. Ci si adegua per sopravvivere, come sempre. Riflessione amara sull'emigrazione, una delle migliori che il cinema abbia mai prodotto.
Trent'anni di storia italiana, da quando l'amicizia tra Nicola, Gianni ed Antonio nasce e cresce durante l'esperienza eroica della resistenza, a quando si ritrovano a fare una ricognizione sulle proprie vite e scoprire che quel mondo che intendevono cambiare ha finito per cambiare loro. Un apologo politico di struggente attualità. Memorabile.
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