I duellanti
- Drammatico
- Gran Bretagna
- durata 100'
Titolo originale The Duellists
Regia di Ridley Scott
Con Keith Carradine, Harvey Keitel, Cristina Raines, Albert Finney
Il nuovo numero di duellanti (l’85)uscito ieri in edicola (ma che porta la data di “dicembre 2013”, si apre con questo mesto editoriale di Marco Toscano:
“Un compleanno reca sempre con sé un misto di sentimenti contrastanti, orgoglio e vacuità, buonumore e tristezza. Perché oltre che il momento degli auguri è anche quello dei bilanci , dei fantasmi, a volte degli addii. Il rintocco che sancisce il tempo perduto, la carrellata all’indietro che obbliga a rimettere tutto in prospettiva . Nel caso del decennale di duellanti, qualcosa finisce per davvero.
La cooperativa che lo ha voluto e animato termina il suo accidentato percorso. Non sempre la conclusione di un ciclo deve abbandonarsi al rimpianto: talvolta a prevalere possono essere la gratitudine er il contributo apportato e una rinnovata fiducia verso il domani. Non sono però sicuro che sia questo il caso.
Di recente, uno dei soci mi ha domandato a bruciapelo: «Hai deciso cosa farai da grande?». Sono rimasto senza fiato. Perché io da grande vorrei fare questo, e pensavo di farlo già da un po’. Prigioniero e complice di una magnifica ossessione. Dunque, festeggiamo. Come in una perenne dissolvenza incrociata. La lieta coincidenza del trionfo agli Oscar di La grande bellezza, film di rovine da amare oltre la sua imperfezione (o forse proprio in virtù di questa). O la sovrapposizione con I sogni segreti di Walter Mitty, storia di pura emozione che ci riguarda. Salutiamo l’ultima stoccata, quella che finisce nel sangue. E altri dieci anni di ferite, visioni, derive. Come in un rewind vorticoso di immagini, o un Super 8 d’infanzia sul quale far scorrere i titoli di coda. Gli occhi e i nomi di coloro che – nonostante tutto da piccoli o da grandi - duellanti l’hanno fatto, scrivendo e leggendo, lodando e criticando. E le parole che tempo fa, su invito di l’Espresso, Martin Scorsese (uno dei protagonisti di questo numero, col suo strepitoso The Wolf of Wall Street) indirizzava alla figlia: «Sapevamo che avremmo dovuto lavorare duramente per proteggere ciò che amavamo. E credo che avessimo anche intuito che sarebbe arrivato il giorno in cui qualunque elemento scomodo del fare cinema sarebbe stato ridotto al minimo, forse addirittura soppresso. Quello più imprevedibile di tutti? Lo stesso cinema». Il futuro, in ogni caso, è luminoso” che ho interpretato (e ho sicuramente ragione a preoccuparmi) come un vero e proprio necrologio tutt’altro che preventivo scritto davvero con il groppo in gola, che sancisce la fine di un’epoca e di una rivista meritevole come questa (almeno nella forma – provo ad essere ottimista anche se non ci credo troppo - in cui l’abbiamo conosciuta e amata fino ad ora)
E’ pur vero che poi si annuncia, lasciando un minimo margine alla speranza (ma temo che si sia trattato dell’impossibilità materiale di apportare in tempo correzioni a un numero già pronto per essere distribuito) che “nel prossimo numero si parlerà di Nymph()maniac di Lars von Trier, 12 anni schiavo di Steve McQueen, Lei di Spike Jonse, Ida di Pawl Pawlikowski e di The Zero Theorem di Terry Gilliam”, labile messaggio insufficiente a rassicurarmi, perché già da quale tempo verificando l’intermittenza progressiva delle uscite di questa ormai storica testata, avevo temuto il peggio (e la notizia non mi ha purtroppo colto).
Non resta dunque altro da fare che rassegnarsi a questa ulteriore “perdita” (paragonabile alla scomparsa di un amico fidato sulla cui preziosa presenza sapevi di poter contare, che ci priva di una guida tanto imprescindibile come è stata per me la rivista in tutti questi anni)? Ritengo proprio di sì perchè anche la sua presenza su facebook risulta al momento disconnessa e il rammarico è grande.
Vorrei tanto sbagliarmi ma non credo che esistano margini possibili per una soluzione in positivo di questa ennesima “crisi” editoriale. Appartengo purtroppo a una generazione che ha dovuto imparate a confrontarsi suo malgrado con altre piattaforme digitali facendo di necessità virtù, ma almeno per quel che mi riguarda (non voglio certo generalizzare) rimane ancora prioritario il “bisogno” quasi tattile della carta stampata del cui supporto non riesco a fare a meno: mi piace l’odore , lo sgualcirsi delle pagine per le troppe consultazioni, l’archivio minuzioso dei numeri che insieme ai troppi libri, riducono pesantemente il limitato spazio della mi abitazione,ma mi ci trovo così bene dentro, quasi protetto, che nulla al mondo, almeno per il momento, può farmi cambiare idea e abitudini.
Non mi resta allora a questo punto che salutare la redazione della rivista, il direttore e tutta la nitrita compagni dei collaboratori: ad maiora!!!!
Titolo originale The Duellists
Regia di Ridley Scott
Con Keith Carradine, Harvey Keitel, Cristina Raines, Albert Finney
Titolo originale Another You
Regia di Maurice Phillips
Con Gene Wilder, Richard Pryor, Mercedes Ruehl, Stephen Lang, Vincent Schiavelli
Titolo originale The End of the Affair
Regia di Edward Dmytryk
Con Deborah Kerr, Van Johnson, John Mills, Peter Cushing, Michael Goodliffe
Regia di Francesco Rosi
Con Rupert Everett, Ornella Muti, Gian Maria Volonté, Irene Papas
Regia di Roberto Benigni, Massimo Troisi
Con Roberto Benigni, Massimo Troisi, Amanda Sandrelli, Paolo Bonacelli, Iris Peynado
Titolo originale Orphans
Regia di Peter Mullan
Con Douglas Henshall, Gary Lewis, Stephen McCole, Rosemarie Stevenson
Titolo originale Dead Reckoning
Regia di John Cromwell
Con Humphrey Bogart, Lizabeth Scott, Morris Carnovsky, Charles Cane
Titolo originale We Live Again
Regia di Rouben Mamoulian
Con Ann Sten, Fredric March, Sam Jaffe, C. Aubrey Smith, Jane Baxter
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