Relazione primaria, assoluta: parlare del rapporto, nel cinema come ovunque, tra il padre e il figlio maschio (o i figli se più di uno) significa aprire un elenco sterminato. Abbiamo atteso a lungo prima di affrontare questa relazione fondante in una taglist. Farlo richiedeva un lungo allenamento e un'eccellente preparazione: chi la compilerà saprà perfettamente che qui occorre che la relazione sia centrale nel film citato, altrimenti si spara nel mucchio e si becca sempre un padre o un figlio. E inoltre, il buon contributore, sa che è molto bello se il breve testo d'accompagnamento qualifica il tipo di relazione di cui si parla: per chi un giorno userà questa taglist come strumento di ricerca quelle poche righe saranno magari una guida fondamentale. A voi la parola
il figlio che non ha mai capito, forse senza tutti i torti, la passione del padre che abbandona la famiglia per la speleologia del quale ne ha fatto la sua unica fonte di vita. Ma conoscendosi più a fondo in un momento difficile, saprà capire che nel cuore di suo padre c'è sempre stato spazio anche per lui, tanto che gli chiede di fare forse la cosa più difficile per il mondo intero ma forse anche di più per un figlio. Condurlo alla morte.
i McClane si ritrovano dopo anni che non si parlano. Si divertono un mondo a spaccare tutto e a uccidere i cattivi.
"Che cosa non si fa per un figlio....Yippie ki-yay, figlio di puttana"
Un padre alcolizzato e violento, due figli che lo hanno rifiutato. Dopo 17 anni si reincontrano ad un torneo di MMA, sport a cui il vecchio li aveva allenati da ragazzi. Anni di violenza soffocata riesplodono, ma i tre riescono a riunirsi.
Un truffatore cambia vita per il monello del titolo, suo figlio adottivo, con cui il rapporto è molto intenso (alla faccia del "se-non-ha-i-miei-geni-non-è-figlio-mio").
Un bambino abbandonato per disperazione, un pezzente che lo raccoglie e lo cresce. Gli assistenti sociali, manco a dirlo, glielo vorrebbero togliere. La madre, pentita, lo rivorrebbe indietro. Non credo che vedrò mai più un film più commovente di questo (e anche molto divertente, è Chaplin il regista!)
Un padre, una moltitudine di figli, la guerra, che se ne porta via diversi. Gli sguardi di James Stewart bastano a capire cosa dovrebbe essere essere padri/genitori: avere (sempre se si è in grado emotivamente) il rapporto umano più profondo possibile.
I rapporti di una famiglia conflittuale rivissuti attraverso lo sguardo del figlio maggiore Jack nel suo viaggio personale di riconciliazione soprattutto con il padre e nei confronti della contrapposizione conflittuale che ha avuto a segnare la sua esistenza.
La vita di due fratelli è sconvolta all'improvviso dall'arrivo inatteso del padre che aveva lasciato la famiglia undici anni prima e che li porta in giro sul lago Ladoga. Ne nasce un rapporto conflittuale dagli esiti decisamente drammatici.
La storia (vera) di Gavino Ledda e della sua ribellione contro un padre padrone che non intende "lasciarlo libero di andare". Uno scontro feroce anche culturale che vedrà però uscire vincitore proprio Gavino.
Storia del cadetto Aleksei che vive con il padre, un militare di carriera in procinto di andare in pensione, rimasto vedovo, dividendo un piccolo appartamento. Un rapporto inteso morboso e competitivo quello che li lega in un percorso di crescita verso l'autonomia e l'affrancamento da una dipendenza affettiva.
il difficile viaggio di consapevolezza cosciente verso la paternità. Il primo gesto di responsabilità di un cinico ladruncolo di periferia che prima vende il bambino appena nato a dei criminali che fanno da tramite per le adozioni clndestine, ma poche ore dopo ci ripensa e se lo riprende, accettando anche la conseguenza di una carcerazione.
Due padri: il primo è Michael Sullivan, un sicario irlandese al servizio della malavita americana; il secondo è John Rooney, il suo boss. E due figli, però, a far da contraltare: il tredicenne figlio di Sullivan e il figlio depravato e ladro di Rooney. Sanguinoso itinerario di vendetta e perdizione che avrà alla fine come unico superstite soltanto il piccolo Sullivan.
Un uomo scopre che il padre si è arricchito vendendo aerei difettosi al governo durante la guerra e che proprio su uno di questi aerei può essere morto un suo amico... scoppia così prepotente il conflitto con tutti i problemi etici e di coscienza che ne conseguono e che determinano tensioni e incomprensioni.
Junny Piersall viene cresciuto dal padre con il prioritario obiettivo di farlo diventare un campione di baseball. Sarà dunque il gioco la ragione (ma anche l'incubo) della sua vita. Un potenziale campione dunque, ma con il sistema nervoso fatto a pezzi dal dispotismo paterno.
Un quindicenne, figlio di un apprezzato docente universitario e laico intellettuale di sinistra scopre che un terrorista ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia è un ex allievo e amico del padre. Va alla polizia e racconta tutto ciò che sa. Il rapporto già conflittuale esistente fra i due, diventa così un insostenibile scontro anche ideologico
La discesa agli inferi di uno stimato professionista che scopre la tossicodipendenza del figlio, Inizialmente sconvolto dalla rivelazione, diviso fra brutalità e comprensione, alla fine deciderà coscientemente di seguire fino in fondo il dramma del figlio.
Gli scontri feroci fra un figlio ventenne aspirante scrittore e un padre operaio angosciato dalla morte della moglie e dalla perdita del posto di lavoro
Un film sulla difficoltà di comunicazione fra due generazioni: quella dei padri e quella dei figli attraverso la cronaca di una giornata nella vita di un attempato avvocato romano a Civitavecchia per andare a far visita al figlio che è lì per il servizio militare
Un dramma tutto giocato fra le quattro mura di una casa. Un poliziotto di una piccola città del New Hampshire da sempre in conflitto con tutto ciò che lo circonda, la sua ex moglie... il suo violento padre....
Versione riveduta e corretta della biblica storia di Caino e Abele e dei tesi rapporti di Caino (Cal nella finzione cinematografica) con il padre dal quale si sente trascurato visto che da sempre questi gli preferisce la candida bontà di suo fratello Aron... Scontro titanico anche fra attori e le loro differenti tecniche di recitazione: da una parte il nuovo astro nascente James Dean qui al suo debutto come protagonista perfetto nella parte dell'adolescente tormentato e ipersensibile... dall'altra la brusca irruenza di Raymond Massey che indossa con altrettanto vigore le vesti del padre puritano che vede nel figlio la proiezione del male ereditato da colei che lo ha messo al mondo
Rievocato attraverso i percorsi frammentati della memoria, il percorso formativo di un bambino e della sua famiglia a Liverpool prima, durante e dopo la guerra, dove - centrali - sono i travagliati e tragici rapporti del ragazzo con un padre troppo violento
Riscoprire il rapporto col padre dopo la sua morte da parte di un figlio che proprio confrontandosi con il genitore defunto troverà la maniera di rimettere in sesto anche la sua vita e di ricominciare
Ma a chi e che cosa potrà essere attribuita la disturbata struttura mentale del nostro protagonista? Certamente all'aver assistito da ragazzo al suicidio cruento della madre, ma anche e soprattuto alla prepotente prevaricazione paterna alla quale non riesce a sottrarsi, quasi a volerlo emulare anche nella sofferenza derivante da una tragica vedovanza priva di veri e propri sensi di colpa
qui il rapporto è indotto, nel senso che c'è un figlio alla ricerca delle sue radici e del padre che non ha mai conosciuto con il suo ritorno nella terra di origine e il tema è centrale perchè per sapere chi siamo, una conoscenza più profonda ricercata ad ogni costo di chi ci ha messo al mondo, più che fondamentale, è imprescindibile.
In unfilm dove i temi sono molteplici, c'è anche quello primario e ben sviluppato delle incomprensioni di un padre e di un figlio determinatesi a seguito della prematura morte della madre, che dopo un percorso ardito e un pò mieloso
Hank Grotowski, guardia carceraria del braccio della morte, condivide con il padre la stessa intolleranza e lo stesso razzismo che cerca invano di inculcare al più sensibile figlio Sonny che pur di non sottostare alle ferre regole imposte dal genitore, compie un gesto disperato ed estremo capace forse di ncidere insieme ad altri eventi sulle momolitiche certezze dell'uomo
Un padre immaturo e incapace di esercitare il ruolo, può spingere a volte un figlio a "cercare" altrove la comprensione ai sui problemi che non riesce a trovare nella sua famiglia
Tom Hanks in questo film è il padre perfetto, è stato detto. Un padre che muore e lascia un lutto enorme, terribile. Ma anche le tracce per ricomporre quel puzzle che è la scomparsa della persona cara - in questo caso la più cara.
Ali e il piccolo Sam. Un rapporto di ghaccio tra un padre ancora troppo giovane e il suo bambino. Un rapporto che ri-nascerà solo spezzando il ghiaccio.
La difficoltà di essere padre confrontata con la difficoltà di essere figlio. Un rapporto di ossessioni ed occasioni mancate splendidamente rappresentato da un Nicolas Cage al suo vertice ed un Michael Caine da urlo. (e non stiamo sparando nel mucchio... )
Drammatica esperienza carceraria servirà a far avvicinare un padre ed un figlio molto diversi. Sullo sfondo la storia del terrorismo in Irlanda negli anni Settanta.
Carlton è un atleta, suo padre Kyle un famoso campione di baseball. Non si parlano da anni, ma la malattia della loro madre e moglie offre l'occasione per riprendere il dialogo.
Vent'anni fa, quando era ancora un adolescente, Gabriel, dopo un litigio col padre Henry, è scappato di casa, facendo perdere le sue tracce. Adesso, dovendo essere operato per un tumore cerebrale, decide di riprendere i contatti con i suoi genitori. Durante la lunga terapia di riabilitazione, Henry e Gabriel riusciranno a superare le incomprensioni di allora, scoprendosi intimamente legati dalla stessa volontà di sconfiggere il male e di dare valore al tempo trascorso insieme.
Un padre, dopo molti anni, decide di incontrare il figlio disabile, ormai adolescente, che aveva abbandonato subito dopo la nascita. La storia di un rapporto che, improvvisamente, si scopre non solo possibile, ma anche estremamente profondo e coinvolgente. Un film ispirato al romanzo "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia.
Jonathan e Nicholas Flynn: padre e figlio. Due scrittori alla ricerca di se stessi. Due anime che si incontrano per caso, dopo anni di separazione, che non si intendono eppure si scoprono profondamente simili. Due cacciatori dell'inesistente, che è il frutto virtuale di un talento ribelle, troppo ebbro di libertà per accettare il duro contatto con il mondo reale. Dall'opera autobiografica "Un'altra notte di cazzate in questo schifo di città" di N. Flynn.
Magnus e NIkolaj: nella Norvegia del 1978, un padre e un figlio uniti dalla voglia di cambiare il mondo, vivendo in maniera libera e diversa. L'improvvisa perdita della loro moglie e madre li ha avvicinati, rendendo il loro legame profondo e indissolubile. Ma il salto generazionale continua a dividerli, anche nel comune spirito rivoluzionario, che ognuno dei due interpreta secondo le mode della propria epoca.
Il vecchio Evaristo, giunto ormai al tramonto, decide di incontrare i due figli che non ha mai conosciuto. Sono MIguel e Nero, che vivono rispettivamente in Spagna e in Sicilia, ed ognuno dei quali ignora l'esistenza dell'altro. Riuscirà il legame del sangue a far sì che quei tre uomini, completamente estranei, recuperino il tempo perduto, e formino, in extremis, una famiglia?
Padre, figlio e nipote si ritrovano dopo tanti anni, rispolverando vecchi contrasti e riscoprendo le loro differenze. Una bicicletta dimenticata in cantina saprà portare in luce ciò che, profondamente, li unisce.
Tomasz cerca di ristabilire un rapporto col padre, malato di schizofrenia, che da anni vive nell'isolamento. Scoprirà di avere in comune con lui più di quanto vorrebbe.
Il padre a volte è assente, ma la sua aura è presente. A volte è presente solo formalmente. A volte è un dannato bugiardo. Ma almeno alimenta l'immaginazione. Ammesso che si riesca a non odiarlo.
Si può sopravvivere ad un figlio ? E se sì, come ? Rifiutando la propria vita, certo. Mettendo in dubbio la propria esistenza stessa. O, semplicemente, scegliere di essere quel figlio. E rinchiudersi nella stanza che egli ha abitato. E che solo adesso possiamo scoprire con le nostre paure.
Quando un regista decide di mettere le mani su di un film una seconda volta, avrà le sue ragioni: la pellicola è lunga, statica, montata male. E l'accorcia, tagliandone una decina di minuti, normalmente. Ma se quel regista decide di metterci le mani per la terza volta, significa che la pellicola è necessaria: e per capirla deve parlare il linguaggio di oggi. Che, in fondo è lo stesso di ieri. Semplicemente, più veloce, più concitato. Bastano altri dieci minuti di potatura. Ma il nome del padre è indimenticabile.
Un uomo rimasto vedovo con due bambini maschi,non ha la capacità di instaurare un rapporto sereno col maggiore.Film strappalacrime per eccellenza ma trattato con grande delicatezza verso l'infanzia.
“Ho desiderato per tutta la vita di vivere con mio padre, e ora che è morto questo sogno si è infranto. Ma sono contento di essere visssuto con lui una settimana. E’ stata la settimana più bella della mia vita. E’ stato un padre eccezionale”.Ryhoei, ora adulto e sposo felice,ricorda così quel padre dolce e premuroso, ma severo e irremovibile sulla necessità di studiare per crearsi un lavoro di cui essere degni.
Il giovane Shinkichi, figlio di Kilhachi, è un brillante studente che si distingue dalla massa analfabeta del paese e nulla sa del padre, credendo che Kilhachi, assiduo della casa, sia uno zio. Tra i due c’è un bella intesa, Kilhachi ha finanziato le spese per i suoi studi raschiando fino in fondo le magre risorse della sua attività di girovago, il ragazzo è il suo orgoglio,ma lui é un attore e vorrebbe nasconderlo al figlio, per pudore.
Con evidente richiamo autobiografico, Ozu dà alle figure del padre e dei due bambini e alla loro interazione costante una presenza scenica magnifica per leggerezza di rappresentazione e verità di contenuti.
Kihachi è un superficiale, un simpatico sconclusionato, non ha idea di cosa significhi allevare un figlio, gli dà soldi che gli procurano un’enterite acuta che quasi muore, perché il ragazzino li ha spesi tutti in dolci e frittelle, ma di fronte all’impegno scolastico di Tomio, alla sua bravura in classe, al prof che viene a visitare il malatino disteso con la buffa borsa del ghiaccio in testa, non ha tentennamenti, è felice.
Due fratellini, otto e dieci anni, vivono la loro infanzia (scuola, compagni, vita col padre e la madre) misurando il mondo con i loro occhi.
Il padre per loro è una figura di riferimento, severa e comprensiva in giusta misura, a lui idealmente si affidano per cercare protezione contro i compagni schierati intorno al leader bulletto (un piccolo mastino alto tutta la testa più del gruppo) che li ha presi di mira, anche se per le soluzioni pratiche del problema, come “bruciare” a scuola e andar per prati o trovare alleati più alti e muscolosi del bulletto, trovano in se stessi le risorse giuste.
Un padre famoso e un figlio ancor di più: i Mozart.Estate 1770, è il primo dei tre viaggi di Mozart in Italia. Ospiti a Bologna del conte Pallavicini, il quattordicenne Amadè e il padre Leopold arrivano nella villa patrizia fuori Porta San Vitale.
Un esame di contrappunto all'Accademia dei Filarmonici dovrà consacrarlo compositore, l’attesa del severo Leopold è alta, Amadé la vive con dolcezza svagata e ubbidiente.
Povero Leopold, sembra suggerire Avati, Amadé vorrebbe “solo pensare la musica” e vivere la vita semplice di tutti i ragazzi.
Il tema famigliare, di netta ascendenza nipponica, tende qui a virare in alcuni momenti al mélo, soprattutto nel finale e nella figura del padre, rifiutato dal figlio, che lui ha tentato di uccidere, proprio quando diventa consapevole della sua abiezione.
Chi assiste a questo dialogo fra padre e figlio ha la sensazione di far parte di un coro che segue muto l’epilogo sulla scena di un dramma antico ed eterno, il vecchio eroe che muore e consegna al giovane i beni che la vita gli ha donato e di cui si è rivelato degno.
Un ragazzo di diciassette anni in un villaggio islandese, oltre il confine solo la calotta polare, bianco e gelo ovunque. Il padre alcoolizzato c’è e non c’è, alla cura del figlio preferisce il karaoke in birreria, e così il ragazzo si rifugia nella botola scavata nel pavimento di casa, e lì passa il tempo a fumare e a guardare nel suo strano occhialetto, un visore di plastica per diapositive, spiagge esotiche, mari del sud e palme da dépliant turistico.
Yussuf col padre parlava e leggeva sicuro e a scuola balbettava. Quel padre é stato il maestro sereno che si piegava su di lui a suggerirgli il nome dei fiori, che beveva quel latte che a lui non piaceva perché la madre non lo rimproverasse e gli parlava a bassa voce, in quel loro dialogo sussurrato che li univa in una complicità che escludeva il resto del mondo.
Dalla terrazza che avvolge il minareto risuona, puntuale, il richiamo ad Allah e alla sua grandezza.
E' la voce dell'imam (Bulent Yarar) l’ottuso e pretenzioso padre di Omer, il più lucido e disincantato dei tre ragazzi del film, cinico per difesa quanto basta per desiderare costantemente di uccidere il padre.
Salvatore è un ragazzino di 12 anni con una passione divorante per il cinema, appena può fa cinque km in bici per correre di nascosto nel paese vicino dove danno l’ultimo di Maciste, ma se il padre se ne accorge sono guai!
L’uomo è un contadino di provata fede comunista e gli consegna fiero la tessera del partito, ma Salvatore pensa solo a quel proiettore 16mm di seconda mano in vendita, e al suo sogno proibito che sta per avverarsi: un cinema parrocchiale in paese.
Renzo era l’unico dei tre ad avere la macchina (quella del padre). Gli esami di maturità erano vicini, ma lui preferiva la chitarra, e poi stava per scoppiare il golpe, lo diceva il Masi! E così quel papà brontolone dovette andare a prelevarlo in Austria, in cella, con gli altri due. Uno spaccato indimenticabile del c.d. “conflitto generazionale”. E il golpe? Si erano sbagliati!
La guerra civile ha ferito profondamente Nikita nello spirito, nulla riesce più a legarlo alla vita, ma il padre malato, solo e povero, avrà per lui ancora una carezza mentre gli dice “Dormi”.
Eccellente fu nella formazione del giovane Blaise il peso di Etienne, magistrato e amministratore reale, padre amorevole che capì e sostenne la grande intelligenza del figlio, aprendogli la strada degli studi e incoraggiandolo nelle sue ricerche. La sua morte lasciò un vuoto incolmabile nella vita del grande filosofo e scienziato.
Il padre, Eyup, è in carcere; Ismael, il figlio, va a trovarlo, ma le parole per dire quello che ognuno ha dentro non ci sono, la solitudine resta la loro condanna nell’ inutile e dolorosa giovinezza dell’uno e nella grigia esistenza dell’altro
Nella bidonville di Tokio (Horie-cho), fra vite underground che s’intrecciano disordinate in uno spazio claustrofobico, si può anche non avere neppure una baracca e dormire nella carcassa di una macchina da cui sognare la casa in collina con piscina, e vederla crescere fantasticamente ogni giorno, a partire dal cancello stile inglese, o forse liberty, fino al porticato, dove il bambino potrà giocare o sostare a leggere.?Stupefacente il linguaggio colto del padre, homeless di raffinata cultura, e ancor più la dolcezza comprensiva e diligente del bambino. La piscina, unico intervento del piccolo sulla fantasia del padre (maschera espressionista di rara efficacia) sarà la fossa dove verrà deposta la piccola urna bianca con le sue ceneri.
Basri vive solo e aspetta, da diciotto anni, di avere notizie del figlio, mandato a studiare a Istanbul e sparito al terzo anno di corso, messo dentro per attività antigovernative, e da allora nessuna traccia.La speranza che il figlio sia vivo è minima ma sopravvive, come ogni speranza, il bisogno di dargli sepoltura, se è morto, è forte, comunque non accetta che si perda nel vento e nel ricordo.
Tommy Lee Jones indaga sull'omicidio del figlio,soldato in congedo dall'iraq.Scoprirà su di lui verità che solo l'amore di un padre è in grado ad accettare.
Un Verdone e Sordi "minori",un viaggio edipico in salsa da commedia italica,tra un figlio ecologista e imbranato e un padre donnaiolo.......Riciclato.....
Il padre è Nino Manfredi versione lercio ed ubriacone,patriarca di una famiglia di baraccati della Roma periferica,i figli una decina in tutto,di cui i maschi dediti a borseggi,"travestimenti" e furti di proprieta' paterne.....Un ritratto grottesco e sarcastico di un popolo che non esiste piu'.Il rapporto padre e figlio analizzato secondo regole di convivenza "coatta" e sopravvivenza "animale"....
Costretto dal padre a fare pugilato, scopre in realtà una grande passione per la danza, scontrandosi con i pregiudizi dell'epoca (gli anni '80) che vedono nella danza maschile una pratica omosessuale, e nell'essere omosessuali una colpa.
Padre e figlio, vivono in una desolata provincia del nord Italia. Rino è disoccupato e mantiene sé stesso e suo figlio come può. Il ragazzo frequenta le scuole medie ed è molto legato al padre che lo sta educando secondo violenti principi razzisti, maschilisti.
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