Cinema cannibale, che si nutre di se stesso. Cinema che racconta il cinema, che mostra il cinema, che mostra il farsi del cinema. Storie contenute dentro a storie che parlano di storie che si riferiscono a storie.... Quante volte il cinema ha girato l'obiettivo di 180* e ha guardato se stesso? Quante volte è divenuto "metacinema" o cinema al quadrato, documentando, questionando, indagando il suo stesso fare? Talvolta sono stati sguardi nostalgici, alla volte tecnici, il più delle volte invece polemici e critici (la riflessione sulla crisi e la morte del cinema è spesso in agguato...): ma sempre, necessariamente innamorati. Una cosa è certa, con il vostro aiuto sarà una grande lista. Ne siamo certi. Ma fate attenzione, non basta un piccola troupe che si intravede nell'angolo in alto a destra di un fotogramma... cerchiamo di stare stretti sul tema, che già è grande.
Sguardo corale e sarcastico sul lato oscuro della "fabbrica dei sogni" con protagonisti un produttore ricattato, uno sceneggiatore in crisi, una segretaria-amante e una strampalata coppia di soggettisti, il tutto reso più gustoso da apparizioni speciali di attori nei panni di se stessi: Burt Reynolds che discute col suo agente su come rilanciare la propria carriera, Anjelica Huston e John Cusack che dopo l'ottima prova in The Grifters propongono di recitare ancora insieme, Malcolm e Andie McDowell che gironzolano nello stesso albergo, Julia Roberts e Bruce Willis rispettivamente nei panni dell'eroe e dell'eroina della nuova super-produzione, in cui lavorano a fianco di Peter Falk e Susan Sarandon.
Una coppia di attori sta girando un film che narra di un amore infelice ed ostinato, questo sentimento riesce a superare i limiti della finzione per entrare prepotentemente nella vita reale.
Una piccola troupe alle prese con un film di fantascienza sille coste del Portogallo... i soldi che nona rrivano più e tutto ciò che "riesce" a metterci dentro il Wim Wenders dei tempi migliori
Il cinema o almeno quello di serie A non è proprio centrale ( semmai è un altro genere che viene citato) ma è il tema portante per la discesa verso il basso di una attrice non più giovanissima magnificamente interpretata dalla Schneider
Le vicende private dei protagonisti della storia, si intrecciano con quelle di Hitchcok che sta girando a Quebec "Io confesso"... e ne scopriremo davvero delle belle...
In pratica l'otto e mezzo di Woody Allen. Un film che rivolge continaumente al regista e agli altri, la domanda sulla validità di un cinema fatto per divertire la gente mentre il mondo intero è sconvolto dalla sofferenza
lui è un proiezionista... ma il cinema che si rispecchia in se stesso è l'elemento portante ("nel mondo magico del fil - che è poi quello del sogno - le due cose coincidono spesso e questo accade anche ne La palla n. 13")
A in regista di Hollywood dei nostri giorni che si chiama Mel. viene l'idea di girare un film completamente muto... e il produttore è disponibilissimo all'impresa purchè ci partecipino grossi nomi dello settacolo.... E' evidente fino da questo che la trama di "Silent Movie" (questo il titolo originale ha tutta l'aria di voler ricalcare grottescamente la vera storia della alvorazione di un film - o meglio di "questo" film)
Registi, stuntman, controfigure e attori, e la voglia di riprendere in diretta la morte per rendere più agghiacciante l'impressione di realtà del film che si sta girando (e le ossessioni della "messa ins cena" sono alla fine le vere protagoniste della pellicola)
Qui si scandagli la Hollywood del primo sonoro (e la galleria dei personaggi tipici del cinema di quel periodo è daverro completa: il regista nevrotico, il produttore un pò fuori di testa, le comparse e i cascatori.....
E' l'ultimo romanzo (incompiuto di Fitzgerald) quello che sta alla base del film di Kazan che ci mostra un ritratto amaro ma non piagnucoloso della meccea del cinema (e di ciò che lì veniva prodotto fra set e strategie produttive) degli anni '30, con gli ultimi produttori-creatori (in questo caso il riferimento è a Irvin Thalberg) soppiantati dalle ragioni dell'industria.
A mio avviso se si analizza bene il capolvaro di Bellocchio, questo titolo rientra prepotentemente nelal tematica: il discorso è più "traslato" evidentemente, ma potente ed efficace
Fra travestitismo e icone trash, più che una pellicola sul cinema, la chiamerei una pellicola "sul mito del cinema" realizzata (almeno per quel poco che ci è stato lasciato) attraverso un grottesco e un pò polemico discorso che utilizza proprio il cinema in prima persona, come elemento portante della narrazione
Veicolati dal successo del best seller popolare di Harold Robbinsm Howard Hughes, Jean Harlow etc etc interpreti di un melodramma turgido e avvincente che mette in mostra (attraverso il cinema)n la Hollywood degli anni venti
... e giusto che ci siamo, non poteva mancare la presenza "dell'altra faccia della medaglia" (discorso riferito in rapporto al titolo che immadiatamente precede nella lista quest apellicola del 1965)
"perfetta" commedia con una inaspettata svolta drammatica che perora la causa del cosiddetto cinema leggero capace invece (secondo il regista e il teorema che dimostra raccontando la storia di un regista immaginario come Sullivan) di divertire lo spettatore facendolo anche riflettere sul mondo che lo circonda (ovviamente quando è fatto bene e dimostra di avere delle idee).
Il "cinema" nel cinema secondo Almodovar, che rilegge a suo modo il rapporto con l'occhio rappresentato dalla macchian da presa o più in generale da tutto ciò "che ferma l'immagine" partendo proprio dall'Occhio che uccide di Powell
E' da qui che traggono orgine tutte le successive versioni di "E' nata una stella": uk fukm è un piccolo quadro al vetriolo di una realtà troppo idealizzata quella che girava nei ruggenti anni venti, introno alla mecca del cinema e ai suoi miti in costruzione.
Storia di una star in declino (grande interpretazione della Davis anche se il soggetto era stato originariamente pensato per la Crawford) che cerca invano di riconquistare la popolarità perduta. Da non perdere la scena del provino)
...nel romanzo di Ellroy (e nel film che ne è stato ricavato) c'è tutta la Hollywood che è necessario conoscere (fuori e dentro) con i suoi intrighi, le dive, le starlette gli scandali, gli inganni, la corruzione , la droga e le smodate ambizioni. Se non è metacinema questo!!!!!
Una buografia romanzata (ma non troppo) che mette in primo piano il problema della solitudine in un mondo popolato dal denaro e dalla corsa al successo ad ogni costo
Fra "cinema" e commedia, la ricostruzione di una "spensierata" modalità di rappresentare la realtà molto educorata della vita attravero il filtro della produzione cinematografica, perfetto specchio dell'era del fascismo
.. Luisa Ferida e Valenti.. ma c'è anche un personaggio di "fantasia" (si fa per dire) nel quale è facilissimo vedere più di un riflesso di Visconti...Fra "storia e finzione cinematografica insomma
La vera storia del misterioso omicidio del grande produttore e padre del western Thomas H. Ince che mette in scena tutti gli ospiti illustri presenti sullo yacht di W. R. Hearst teatro dell'evento delittuoso (Marion Davis, Charlie Chaplin, e così via)
Una pellicola insolita, che di cinema ne ha visto tanto e che ad esso spesso si riferisce. Il protagonista è un cascatore, il suo affabulare è anche un parlare di cinema e nel finale c'è una grande carrellata di scene epiche del cinema muto.
Il cinema come giocattolo crudele:non il film migliore di Minnelli,ma utile per come viene espressa una dichiarazione d'amore al cinema sotto forma di denuncia del mezzo cinematografico come costruttore e distruttore di miserie e fortune.
Un film sul cinema dove la pratica del cinema non si vede mai,ma la finzione cui Maria Vargas si ribella e poi soccombe fa parte del lungo ciak al quale nessun regista può dare lo stop.Gioiello di Mankiewicz in cui Ava Gardner raggiunge il grado massimo di sofferenza al quale la sua bellezza poteva portarla.
Il cinema,o l'aspirazione ad esso,visto nel suo significato più disonesto,i cui protagonisti frustrati sono vittime e carnefici allo stesso tempo.Il capolavoro di Pietrangeli inseime con "La visita",con il cameo di un inarrivabile Tognazzi e lo splendore prepotente,non solo fisico,della diciannovene Sandrelli.
Max Parry fotografo di matrimoni decide di fare un esperimento. Gira un film in cui, con l'aiuto di un assistente, uccide le persone. Mettendo il film in una videoteca non solo trova la sua prossima vittima ma cerca le reazioni di chi lo guarda lanciando anche delle riflessioni sulla natura umana.
Il film inizia con Zelda Rubistein che domina telepaticamente il figlio, inducendolo ad uccidere. Poi si scopre in realtà che ciò che si stava guardando era un film proiettato in un cinema: un film nel film. Uno degli spettatori (che ha visto più volte il film), ispirandosi a ciò che ha visto tenta di fare un massacro nel cinema.
Melanie Griffith viene rapita da Cecil B. Demented e dalla sua combriccola. Lo scopo far recitare la diva in un loro film verità contro l'industria cinematografica hollywoodiana, contro il bigottismo e i multisala. La Griffith dopo i primi dubbi s'immolerà per la causa diventando una terrorista cinematografica.
Beh, ricordiamo solo il finale in cui il protagonista John Trent si ritrova in un cinema deserto a vedere Il seme della follia di John Carpenter, mentre fuori impazza l'apocalisse...
Un film inchiesta su Cinecittà, sull'arte di Fellini, e, in definitiva sull'enorme, ingombrante macchina che produce l'illusione del grande schermo e che rende il "fare cinema" un'impresa da veri combattenti.
La crisi creativa ed esistenziale di un regista getta una luce sinistra sul rapporto tra la settima arte e la moderna società dei consumi e dei mezzi di comunicazione di massa.
Il "dietro le quinte" del Festival di Taormina (edizione 1988) fa da sfondo ad un giallo maturato nell'ambiente dei registi, degli attori, dei tecnici della cinematografia.
Il cineoperatore riprende se stesso mentre riprende il mondo: il dinamismo del film è la copia fedele del movimento che agita il cosmo e che trasforma la professione del documentarista in un eterno, frenetico viaggio all'inseguimento di una vita che scorre via veloce.
Tutto inizia con il progetto di realizzare un documentario sul precariato nel mondo del cinema, e finisce con la storia, filmata in diretta, della fine di un rapporto di coppia.
Titolo intenazionale: "The pornographers". E' la storia di un uomo che, nel Giappone del dopoguerra, cerca di sbarcare il lunario producendo film erotici destinati alla distribuzione clandestina.
Il mito del cinema, a volte, è una favola truffaldina, buona per i ciarlatani e gli imbonitori. A tale risma appartiene certamente Joe Morelli che, spacciandosi per un famoso regista, semina, tra la popolazione della campagna siciliana dell'immediato dopoguerra, l'illusione di una carriera hollywoodiana.
Il mito del cinema inizia, per una sposina di provincia, tra le pagine delle riviste illustrate; e durante la luna di miele il suo sogno, per magia, si trasforma improvvisamente in realtà.
Saggio di cinema "discrepante": le immagini fanno da "colonna visiva" ai suoni, in un film in cui la storia non è quella che si vede, bensì quella che si sente.
Gli "snuff movies": film horror in cui le violenze, le torture e gli omicidi sono veri. Una volgare leggenda metropolitana, oppure un'agghiacciante realtà?
Cosa accadrebbe se le copie di tutti i film esistenti venissero improvvisamente distrutte? I proprietari di un videonoleggio ne danno, nel loro piccolo, una grottesca dimostrazione.
Edward Wood jr. il peggior regista di tutti i tempi? Guardando alla sua vita ed alla sua opera da dietro le quinte ci convinciamo che, probabilmente, non è vero.
Takeshi Kitano riflette retrospettivamente su se stesso ed il proprio cinema, confrontando la sua attuale posizione di regista ed attore con i suoi esordi da clown.
Una troupe cinematografica vuole girare un film sulla carestia che, nel 1943, colpì l'India orientale. Ma la popolazione locale non capisce e non collabora.
Il cinema può diventare assassino. Quando chi ha in mano la macchina da presa non si accontenta di catturare le immagini, ma vuole possedere per sempre il soggetto filmato. E quando chi dirige gli attori, non si accontenta che fingano di odiarsi, ma vuole che spargano davvero il loro sangue.
La storia di Ferdinand Marian, l'attore tedesco costretto, suo malgrado, a interpretare il ruolo del protagonista in un film antisemita voluto da Joseph Goebbels. Una vicenda emblematica degli insidiosi rapporti tra politica e cinema nei regimi autoritari.
Con quest'opera, il regista Apichatpong Weerasethakul intende rievocare i quattro anni di lavorazione del film "Tropical Malady" ed, in particolare, le riprese effettuate nella giungla thailandese.
Un film nel film nel film: finzione e realtà sono davvero separabili? Si può pensare di realizzare un film dimenticando il mondo che gli gira intorno? L'arte cinematografica può rinchiudersi in se stessa ed isolarsi dal contesto?
Un regista coreano in crisi creativa, ritiratosi in provincia, ritorna a Seoul. Qui incontra le persone del suo vecchio ambiente e, chiacchierando con loro, ripercorre il senso della propria storia di uomo e di artista.
Marylin Monroe è in Inghilterra per le riprese del film "Il principe e la ballerina", diretto ed interpretato da Sir Laurence Olivier. Il giovane Colin Clark è impegnato sul set come assistente. Un giorno diventerà un importante produttore cinematografico e ricorderà per sempre quella straordinaria esperienza, vissuta a stretto contatto con una intramontabile leggenda di Hollywood.
Una piccola troupe di cineasti giovani e inesperti vuole girare un film sulla vita di una donna nei sobborghi di Manila. Le idee sono tante, i mezzi pochi.
La vita è come il cinema? E com'è la vita senza il cinema?
Jorge, dopo la chiusura della cineteca presso la quale ha lavorato per tanti anni, cerca di dare una risposta a queste domande.
Jafar Panahi, il regista iraniano condannato per le sue posizioni antigovernative, riflette sulla sua condizione di artista a cui è stato impedito di esprimersi. Una testimonianza filmata realizzata di nascosto, nella sua abitazione di Teheran, e fatta arrivare clandestinamente in Europa, poco prima dell'apertura del Festival di Cannes 2011.
Un film per riflettere hitchcockianamente sul nostro modo di vedere la realtà, che è sempre un po' distorto, come se fosse filtrato dall'occhio di una macchina da presa. Una storia ambientata nel mondo del cinema che spinge a riflettere sul rapporto tra osservatore e osservato.
Altro film sul rapporto fra cinema e spettatore. Le emozioni che il film veicola non sono qualcosa di freddo che finisce quando iniziano i titoli di coda, ma diventano parte di noi e ci accompagnano anche quando usciamo dalla sala. Penso che, in fondo, tutti noi abbiamo sognato almeno una volta di incontrare il nostro eroe e passare un po' del nostro tempo con lui/lei...
La storia prende corpo attorno alla ricerca di un film forse andato peduto, ma non un film qualsiasi: un film maledetto, foriero di morte. Secondo me, il miglior Master of Horror.
David Mamet sceneggia e dirige un'opera che svela, con toni beffardi e arguti (ed, evidentemente, con conoscenza ...), i meccanismi che stanno dietro alla realizzazione di un film: una storia d'amore con sfondo un vecchio mulino, ma il mulino non c'è ... toccherà allo sceneggiatore (il grande Philip Seymour Hoffman) "inventarsi" qualcosa ... Scene e battute geniali a ripetizione, e un Alec Baldwin impagabile ...
Due scalpellini italiani ad Hollywood vengono ingaggiati da Griffith e realizzano i due elefanti del film "Intolerance" ; durante le riprese avranno una vita caotica.
Un omaggio nostrano a Rossellini : il film descrive le vicissitudini della realizzazione di "Roma città aperta" con un'accurata e spesso divertente ricostruzione : i problemi finanziari, il reperimento delle pellicole presso il vaticano, le comparse ecc.ecc.
Non dura molto rispetto alla lunghezza del film, ma la scena in cui viene riprodotto il set de "La Dolce Vita" a Fontana de'Trevi merita di essere citato.
Un regista in crisi smette la lavorazione del film e si rifugia a sud da un amico fotografo che lo invita a filmare cinematograficamente il matrimonio della figlia.
La pellicola è un susseguirsi di situazioni ail limite dell'assurdo e del non sense: il tutto è causato dall'improvvisa passione dell'operatore di sala per una donna e la conseguente confusione nelle pizze da proiettare.Il film usa una sorta di campionario di tutti gli errori e le trasgressioni possibili alle regole base del cinema narrativo classico: fermo immagine, spezzoni proiettati a marcia indietro e capovolti, sguardi in camera, attori che parlano con gli spettatori e addirittura l'ombra di un ragazzino nell'ipotetica sala cinematografica che si alza perché viene richiamato a casa, sua madre lo cerca, è Stinky Miller.
Michele Apicella è un giovane regista romano frustrato dall'incomprensione cui va incontro il suo lavoro. Il film segue percorsi molteplici e intersecati su un piano onirico à la Buñuel: vediamo così sovrapporsi le riprese del film "La mamma di Freud", la monotonia quotidiana all'insegna della convivenza con la madre ("non voglio superare il mio complesso edipico"), dei cine-forum (in cui puntualmente lo si accusa di essere un regista intellettualista e "principino"), dell'ambiente della casa di produzione, e l'isteria sessuofobica degli agitati incubi ("sogni d'oro") del regista.
Targets ( Bersagli, del 1968) costruisce parallelamente diversi discorsi utilizzando tutte le relazioni possibili che possono instaurarsi all'interno della macchina cinematografica: quelli tra attori, registi, produttori e sceneggiatori, non esula dall'imbastire un discorso più ampio e nostalgico su un certo tipo di cinema di cui già alla fine degli anni Sessanta si iniziava a sentire la mancanza.
Queste piccole curiosità sul film dovrebbero bastare:
Nel finto speciale televisivo su John Malkovich appaiono, in piccoli camei, nella parte di loro stessi anche Sean Penn e Brad Pitt. David Fincher interpreta il ruolo di un intervistato. Nelle immagini di repertorio compaiono anche Winona Ryder, Andy Dick e gli Hanson tra il pubblico degli MTV Video Music Awards del 1998.
Altro "cammeo" importante è quello fatto a Otto e mezzo di Federico Fellini. Il "settimo piano e mezzo" è un evidente omaggio al capolavoro del regista romagnolo.
Il brano che John Malkovich legge ad alta voce e registra è tratto da Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov.
Charlie Kaufman spedì la sceneggiatura a Francis Ford Coppola il quale la apprezzò molto e la fece vedere a Spike Jonze, all'epoca fidanzato con Sofia Coppola.
Ne Il ladro di orchidee del 2002, il successivo film di Spike Jonze e Charlie Kaufman, è presente un finto "dietro le quinte" di Essere John Malkovich.
Nel film John Malkovich prende il nome di "John Horatio Malkovich" mentre il suo vero secondo nome è "Gavin".
Sempre Spike Jonze, lanciatissimo negli anni Duemila, vero e proprio calderone di Metacinema. A tale proposito aggiungo che parlando di tarantino non si può propriamente parlare di metacinema in senso stretto, ma tutta la sua filmografia è comunque un "omaggio" se non una citazione postmodernista dei grandi del cinema che abbiamo già visto e vissuto.
Lynch parla di una giovane attrice catapultata nel mondo di Hollywood, di un regista inseguito dalla mala perché la protagonista del suo prossimo film deve essere "la ragazza". Parla di sogni e incubi, in definitiva parla di cinema col cinema e lo fa in maniera GENIALE!!!
Ancor più di Mulholland Drive nell'ultimo film di Lynch il cinema/le immagini è al centro della scena quasi costanmtemente, film nel film nel film nel film nel film nel film...correte a vederlo/rivederlo
Barton supera il blocco dello scrittore (per un film sul wrestling!!!) ma non prima di una notte d'amore, un cadavere, un serial killer, due poliziotti morti ed un incendio
I fratelli Coen, what else??
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