Prendendo spunto da una bella playlist di Peppe Comune proviamo a rilanciare il tema "urbanistico" delle periferie nel cinema. Ma attenzione: periferia non è provincia. Per avere una periferia ci vuole una città, una città grande: è solo in relazione al centro che si definisce l'altrove, è solo nella differenza dal luogo dove la vita pulsa che si stabiliscono il silenzio, il degrado, la rarefazione (anche e soprattutto economica).
La risposta dal di dentro all'"Odio" di Kassovitz: Richet si getta nella mischia e gira furiosamente. Ma è una furia molto meno cieca di quanto sembri, il suo cineteppismo colpisce i punti critici: segregazione scolastica e poliziesca, territorializzazione del disagio. Banlieue in fiamme.
Di nuovo Richet, di nuovo un'immersione nella periferia, ma con un film tra mélo e "rape and revenge". La rappresentazione della" zone pavillonaire" dispiega una spazialità che vive e respira coi personaggi.
Ancora uno spazio chiuso - il cerchio - come immagine emblematica della vita nella banlieue. La docufiction del gruppo "La Brigade" è ingenua ma coinvolgente: spezzare il cerchio dell'odio significa "dare spazio" alle voci più eterogenee. La banlieue grida a tempo di rap.
La spettacolarizzazione ludico-atletica della banlieue. Il film di Morel mostra le pratiche di assimilazione dello spazio da parte della società dello spettacolo. La cité si riduce a palestra di parkour per le evoluzioni ginniche del traceur David Bell.
"Loin du 16e", episodio di Walter Salles. Il rovescio di "Banlieue 13", ovvero l'appropriazione dello spazio da parte del cinema malamente politicizzato. La cité è visivamente accennata, a darle senso bastano gli stereotipi culturali. Abominevole.
1995 - Richet e il cosceneggiatore Patrick Dell'Isola realizzano il film a partire dai loro sussidi di disoccupazione. Un agit-prop-rap che demolisce i cliché dell'emarginazione con un montaggio alla Ejzenštein. L'"Ottobre" della banlieue.
In mezzo alle favelas di Rio De Janeiro, in mezzo ai loro anfratti, ma specialmente in mezzo alla polizia corrotta. Ci porta in giro una nervosa camera a mano "a bordo" dei mitra del BOPE (teste di cuoio brasiliane).
Un esordio memorabile questo di Iñárritu. Durissimo e al tempo stesso emozionante come pochi altri. Il tutto giocato con intrecci temporali manovrati alla perfezione.
Una banda criminale cresciuta nei sobborghi e poi impadronitasi, con le cattive ma anche con le buone, delle leve giuste per giungere ai salotti buoni. Una tragedia elisabettiana delle periferie romane.
Ancora la banlieu parigina, la più tetra e desolata, come luogo dell'incursione del vecchio criminale ritiratosi a vita privata (Yves Montand) nel territorio del giovane sbandato che ha sconvolto il suo buen ritiro (Gerard Depardieu).
... una rivisitazione tutt'altro che nostaglica di una periferia ormai inglobata nel cuore pulsante della città: quella tanto cara a Pasolini immortalata proprio in Accattone
In fondo, come ha detto qualcuno, il soggetto del titolo è Parigi, con le sue immense periferie in via di costruzione, le sue strade ad alto scorrimento che portano verso il centro, i suoi palazzi moderni e alienati.
La periferia americana come sinonimo di vita comoda, mediocre, vuota. La famiglia media americana vive in periferia e pensa in modo periferico. Persino i Simpson sono ambientati in periferia!
Nelle periferie operaie la disoccupazione si fa sentire in maniera ancora più devastante. Fernando Leòn de Aranoa disintegra lo stereotipo della Spagna tutta movida e tapas e ci consegna un'istantanea di un paese dalle tinte grigiastre che ricordano quelle zone dimenticate di loachana memoria
La Finlandia dell'ordine e della disciplina si dissolvenella periferia della sua capitale, Helsinki, Sopravvivere è cosa ardua, ma in mezzo a questo caso metropolitano alcune persone riescono ancora a regalare qualche barlume di umanità.
Periferia di L.A., distretto 13: in altre parole, il far west, con gli Indiani che assediano gli sceriffi e i fuorilegge. Uno scenario desolante e degratato, uno spazio con una legge a se stante che non coincide con quella ufficiale, ma che è dettata dagli universi di valori dei due gruppi che si affrontano. Capolavoro del primo Carpenter.
Quasi un remake di Distretto 13 questo semisconosciuto western metropolitano di Walter Hill: la periferia è il territorio di una legge spietata, quella del più forte. Gangsters del ghetto, vigili del fuoco, forgottern men: tutti sono sciacalli pronti a tradirsi per un bottino.
L'EUR diviene un perfetto scenario apocalittico nelle mani di Ragona. La distopia a basso budget utilizza il presente per farne l'immagine di una realtà futuribile. Ancora una volta, periferia e frontiera si assomigliano: entrambe sono un luogo di conquista dove vige solo la legge del più forte.
Roma si espande, ma i nuovi quartieri sono solo enormi distese di terra deserta su cui sorgono improbabili cattedrali di cemento. La poesia della città eterna rimane al di là di un grigio orizzonte.
Secondigliano, quartiere alla periferia nord di Napoli, è la capitale del regno sommerso della criminalità organizzata, che si propone come un mondo parallelo a quello governato dalle istituzioni, con le proprie leggi, una propria economia e, soprattutto, un proprio, autonomo, apparato di potere.
Film denuncia sulle condizioni di vita di un'adolescente, appartenente ad una famiglia di emigranti, in un quartiere degradato della periferia di Torino.
Dall'episodio "In vespa": "Spinaceto. Quartiere costruito di recente. Viene sempre inserito nei discorsi per parlarne male (qui mica siamo a Spinaceto, ma dove abiti, a Spinaceto?). Poi mi ricordo che un giorno ho letto anche un soggetto che si chiamava "Fuga da Spinaceto". Parlava di un ragazzo che scappava da quel quartiere, scappava di casa, e non tornava mai più. E allora, andiamo a vedere Spinaceto... Beh, Spinaceto, ... pensavo peggio... non è per niente male!"
Dall'omonimo romanzo di Dominique Lapierre, l'orrore, la povertà, la malattia ed i soprusi di cui sono vittime le migliaia di "senza voce" che popolano le immense bidonville alla periferia di Calcutta.
Macu e Jaiminho sono cresciuti insieme, in un sobborgo popolare di San Paolo del Brasile. Uno dei due è riuscito a far fortuna altrove, mentre per l'altro, che è rimasto in quel luogo ai margini del mondo, nulla è cambiato.
Tre giovani cineasti alle prime armi progettano di girare un film tra le baracche di un sobborgo popolare di Manila. Non riescono però a chiarirsi le idee sul registro espressivo da utilizzare per meglio rappresentare il disagio sociale che caratterizza quel luogo.
Una coppia di benestanti si sposta senza soluzione di continuità dal Rockfeller Center, dove abita, al Bronx, dove spaccia droga. Dal quartiere ricco all'anima nera della grande mela.
Periferia di Vienna: l'orrore può avere le fattezze di villette a schiera e ipermercati extralusso. Luoghi amorfi che ricevono freddezza e restituiscono vuoti esistenziali da riempire.
Nell'opulento Belgio, l'asetticità e l'aridità dei luoghi suburbani può portare all'inaridimento delle emozioni e alla perdita delle coordinate affettive.
Dopo "Mery per sempre" Risi porta i giovani palermitani fuori dalle gabbie,nel degrado periferico di Palermo,senza speranza di riscatto....un pugno nello stomaco.
L'Intervallo di Veronica e Salvatore,adolescenti della periferia al puzzo di camorra,un piccolo pezzo di cinema italico,delicato,intenso ed emotivo.....
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