Il pittore statunitense Edward Hopper è noto soprattutto per la sua attenzione verso la solitudine come condizione esistenziale dell'America contemporanea. Immagini urbane o contadine accomunate da una straniante atmosfera e intrise di un silenzio quasi metafisico. Scene spesso deserte illuminate da luci fredde e artificiali e permeate di una palpabile incomunicabilità. I registi che più o meno consapevolmente si sono ispirati, in alcune loro pellicole, alla sua pittura sono molti e di grande peso nella storia del cinema: da Ridley Scott a Terrence Malick, da Wim Wenders a Robert Altman, da Quentin Tarantino a Dario Argento. E ancora Todd Solondz e David Lynch, James Gray e Francis Ford Coppola. E molti, molti altri. Un lavoro imponente che una memoria collettiva come quella della nostra community può cercare di rendere navigabile alimentando questa Taglist. I commenti sono fondamentali. Buon lavoro!
La via di periferia dove i due detective Bleicheirt e Blanchard si appostano in ricerca di Junor Nash e dove nei paraggi viene rinvenuto il cadavere mutilato della "Dalia Nera", mi ha ricordato il dipinto "Sunday Morning"
Ho sentito in radio il curatore della rassegna cinematografica legata alla mostra su Hopper citare "Il grande sonno" come primo film della serie. Probabilmente per la casa del generale.
Gli scorci notturni di Boston - soprattutto delle strade deserte e della tavola calda di Tony Pino - sono dichiaratamente ispirati alla pittura di Hopper, ed in particolare ai suoi dipinti sull'America della Depressione.
Lynch ritaglia i dipinti di Hopper e offre suggestioni iconografiche improvvise. La pompa di benzina di Ed riporta alla mente il dipinto "Gas Station". Lynch cita Hopper e lo carica di unheimliche.
Nel quadro - Automat -1927- C'è una donna seduta ad un tavolino di un bar , è sola : alle sue spalle dietro la vetrata ,la notte buia , la solitudine , l'isolamento. La protagonista ha ispirato sicuramente Clint Eastwood quando ha diretto Angelina Jolie : le stesse labbra rosse tornite , gli stessi vestiti ,compreso il cappello .
Carver e Hopper, pur se mediante due codici espressivi diversi, riescono spesso a creare le stesse atmosfere e ad affrontare i medesimi temi. Questo capolavoro di Altman, tratto da alcuni racconti di Carver, è a mio avviso uno dei film più hopperiani immaginabili.
...è in una tavola calda alla Edward Hopper ( di notte) che Humphrey Bogart provoca l'attenzione do un poliziotto. Chiede infatti di leggere un giornale e... pronucia la parola sbagliata. Ecco allora che per quel semplice errorre, avanza dal fondo dell'inquadratura verso la macchina da presa, l'unico avventorw del locale che si rivelerà un poliziotto.....
... qui le suggestioni pittoriche di riferimento... sono molteplici, si muovono in differenti direzioni (c'è persino Magritte di mezzo)... ma anche Hopper è presente... eccome se si avverte!!!!
C'è una scena, prima del corteggiamento dell'aereo, quando Daria esce dal bar inseguita dai ragazzini con l'intenro del locale ripreso dalla vetrqata esterna, che è esattamente "come un quandro di Hopper
Hopperiano sia per tematiche che per figuratività (vedere Nighthawks in primis, e Automat). Kaurismaki è tra gli autori che più si sono ispirati alla pittura del grande artista statunitense.
Gli interni spogli e vivacemente colorati di alcune delle stanze (vedi anche Velluto blu), come alcune vedute delle strade riprese da una finestra, sono figurativamente una summa dell'iperrealismo pittorico americano, e di Hopper in particolare.
Sguardi attraverso vetrine (e vetri nascosti), il microcosmo di una strada, donne immobili ed assorte, spiagge deserte. Il realismo di Hopper si respira quasi ovunque, come uno sfondo al profondo "dolore della carne" di Kim Ki-Duk.
In questo film Wenders sembra assumere il punto di vista del pittore americano per raccontare la storia di un uomo alla ricerca del tempo perduto: l'estetica hopperiana, presente in ogni fotogramma, diventa il canto del cigno della "Nuova frontiera".
La villa degli Addams, ripresa dalle illustrazioni originali di Charles Addams, pare ispirata alla "House by the railroad" (casa sulla ferrovia) di Edward Hopper.
E' un film sui militanti del Fronte di Liberazione Nazionale algerino, oppure sui gangster made in USA? I colori e le luci sono gli stessi, Parigi è come Chicago.
Film iraniano che ama le architetture anonime e squadrate, e gli interni vasti e luminosi che ospitano, tra colori freddi e contrasti cromatici, solitarie figure umane.
Un lembo di provincia americana trapiantato in Porto Rico: dell'arte di Edward Hopper ci sono le marine, gli interni, le finestre, le tonalità pastello infiammate da singoli dettagli sgargianti. Come un aeroplano rosso che sorvola l'oceano.
Con i magnifici colori hopperiani della splendida fotografia di Robbie Muller, Wenders compone un' amara riflessione sull' arte, la vita e la morte che incombe minacciosa sulle nostre esistenze.
Molto difficile essere precisi con questa taglist, comunque questo film mi sembra calzante per l'ambientazione nei bar come nei quadri di Hopper. E la solitudine.
Tra i soggetti preferiti di Hopper, le case
“New England Style”, quelle severe e decadenti
come la magione degli Usher. Abitazioni impressionanti per l’assoluta mancanza di rumori di fondo, per l’inquietudine che traspare dalle ombre. La casa di Norman Bates è il ritratto fedele di quella
di La casa sulla ferrovia, dipinta nel 1925.
Guardate bene. Anche se ha i capelli rossicci,
la dark lady di Nighthawks è Ava Gardner. Hopper,
come noto, si ispirò per il suo quadro al racconto
I Killers di Ernest Hemingway, divenuto
poi I gangsters e Contratto per uccidere (Siegel,
1964) al cinema. Siodmak a sua volta
si ispira al pittore per la solitudine
del protagonista, Burt Lancaster.
Il film più hopperiano della storia del cinema è
un melodramma con William Holden e Kim Novak,
tratto da un testo di William Inge che vinse
il Pulitzer. Il direttore della fotografia James
Howe Wong (un genio totale) per ogni
inquadratura si ispirò a un diverso quadro
del pittore. L’utilizzo del Cinemascope,
di cui il regista Logan era pioniere, rende il film
un capolavoro. Ahinoi, dimenticato da tutti.
Un altro fotografo geniale, Conrad L. Hall, alle prese con la luce hopperiana. La scena finale, quando Jude Law raggiunge finalmente Tom Hanks in quella casa sul mare, è esplicitamente ispirata ad alcuni dipinti, in particolare al celeberrimo Cape Code Sunset, del 1934.
Ancora Nighthawks nel finale del film, magnifico.
Altman non pensa solo alle forme di Hopper, ma agli stati d’animo, alla paura della morte, alla panacea dell’alcol e della resistenza di gruppo.
Charlotte Rampling al bar, di notte, rimorchia Ciarán Hinds, appena uscito di prigione. I due fanno l’amore, poi lui cerca di derubarla. Lei resta a letto, con la sua solitudine cosmica. È il momento immediatamente antecedente a quello catturato da Hopper nel dipinto "A Woman in the Sun (1961)". Guardate il film (era a Venezia
2009, prossimamente nelle nostre sale), poi cercate il quadro: vi accorgerete che la Rampling è la “donna del ritratto”, con le stesse sensazioni e la stessa sigaretta in mano.
«La resa sospesa e immobile della provincia americana,
irrigidita in un’attesa che rimane sul posto, sull’orlo di una rivelazione che tarda a sopraggiungere. [...] Hopper è il termine di riferimento per la ricostruzione degli interni domestici e dello scenario di provincia (si veda
in particolare Domenica mattina presto, 1930) e ha un ruolo non secondario nella rappresentazione delle Badlands. La rabbia giovane mutua da Hopper il senso dello svuotamento, dello spopolamento e dell’immobilità,
nonché l’uso di una luce algida e geometrica, che ipostatizza e decontestualizza le cose». Francesco Cattaneo, monografia su Malick (edizioni Cineforum).
Qui è ancora più evidente il rapporto tra i due: la casa al centro della tenuta, intorno alla quale ruota tutto il film, è quasi una replica di "La casa sulla ferrovia" (1925) opera già evocata da Hitchcock per casa Bates in Psyco. Hopper gioca qui con la prospettiva, stacca l’abitazione dal suolo “appoggiandola” appena sopra le rotaie, problematizzando il rapporto tra l’architettura tradizionale americana e il progresso che si sostituisce alla natura.
Siccome non lo fa Marlucche (ciao, cara!), fidandomene, taglisto questo film in totale inconsapevolezza e artatamente indotto all'azione da mr. Database ('sera, dotto'!).
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