Esistono i film preferiti (cinque, sette, dieci che dir si voglia), esistono i film che più si detestano (vedi sopra), esistono i film che fanno cordiale antipatia ma non si può non ammettere siano importanti (Piccolo Buddha, per dirne uno), esistono i film a cui si è affezionati fin dall'infanzia (Corto circuito, per dirne uno), esistono le proprie passioni segrete (molti mockumentary, per dirne tanti), esistono i film passeggeri che si dimenticano e magari sono pure dignitosi, e, infine, esistono i film di cui ci si innamora, a prescindere dal voto e a prescindere da qualunque possibile misura. I film che mettono in seria difficoltà i critici e gli appassionati recensori, non tanto le passioni segrete, ché quelle sono segrete perché altri non le devono conoscere, ma quei film che scindono in profondità l'anima dell'aspirante recensore (o del recensore ufficiale, probabilmente), che si rende conto di alcuni fattori: 1. il film vale, sì, non è un capolavoro, ma ha una sua valenza cinematografica; 2. il film ha avuto un ascendente incredibile su di te, a prescindere dalle tue considerazioni razionali sull'argomento; 3. il film ti ha influenzato più di quanto tu possa mai essere in grado di scrivere, secondo emozioni che le parole faticano a descrivere e che magari non sono state neanche decodificate dalla lingua umana; 4. il film non è un capolavoro, non sarà mai il tuo film preferito, ma avrà il suo posticino nel cuore, per fare gli smielati; 5. il film è inclassificabile, si prenderà un voto ufficiale medio, o magari una forzatissima cinquina, ma sarà sempre superiore agli altri; 6. il film ha pari dignità dei tuoi film preferiti: solo, è stato più sfortunato e non è riuscito a corrispondere alle capacità delle parole e del pensiero, ed è andato a colpire l'emozione nella maniera più dubbiosa, intrigante, assurda. E così si creano quelle attrazioni imponderabili che i voti e neanche moltissime parole sapranno spiegare. Neanche il linguaggio più pazzo potrà. E neanche il farle vedere a qualcun'altro, perché l'ascendente l'hanno avuto su di te e qui siamo nel terreno della più fertile soggettività (ben lontani dal de gustibus, è chiaro). Non resta che sperare che anche gli altri abbiano una loro classifica simile, che non corrisponda a nessun tipo di nome, di categoria, di sostanza concettuale, ma comprenda film che stiano lì, evanescenti, ad essere serenamente contemplati. Insomma, come quando ci affezioniamo a un film come l'avessimo visto da bambini, ma bambini non siamo.
Il primo che viene in mente. Non è solo la morte di uno degli attori protagonisti subito dopo la fine delle riprese a rendere questo grandioso film russo suggestivo, ma anche il rapporto familiare che viene raccontato, lo stile con cui viene raccontato, il finale assolutamente spiazzante. Eppure non supererà mai le quattro stelle.
Con Marcello Mastroianni, Maria Schell, Jean Marais, Clara Calamai
In streaming su Rai Play
Mastroianni dopo tre anni avrebbe fatto l'attraente giornalista sconsolato de La dolce vita, ma ora si presta a Visconti nelle vesti del povero giovane amato ma non ricambiato, in una storia che forse si avvicina troppo alle esperienze personali di ognuno per lasciare davvero freddi. Qui le cinque stelle sono sicure, ma non saranno mai piene.
Con Elodie Bouchez, Natacha Régnier, Gregoire Colin, Agnes Godart
Delicatezza, cinema français all'ennesima potenza, e i titoli francesi si consumerebbero (Tutti i battiti del mio cuore, L'inferno di Chabrol, l'immortale Nelly e Monsiuer Arnaud, Gocce d'acqua su pietre roventi, Parole parole paroleoltre ai vari Truffaut minori), ma saranno mai veri capolavori? No, perché sono troppi!
Qui userò pure la prima persona, il mio Allen preferito. Senza nevrosi, senza panico, per il puro gusto di guardare e di entrare nelle immagini del Cinema.
Immensi affreschi paesaggistici, un ritmo ondivago puramente ipnotico, una splendida storia al rallenti sincopata e spirituale, una goduria per l'anima. Ma quanto è dispersivo?
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