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Quel genio (?!?) di Ben Wheatley
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Quel genio (?!?) di Ben Wheatley

Esploso con “Kill list” del 2011 Ben Wheatley è diventato, in pochissimo tempo, il talento sicuro su cui la critica specializzata, sempre alla ricerca ossessiva di nomi nuovi, ha puntato tutte le sue speranze (la rivista Nocturno gli ha dedicato il numero 130 di giugno 2013 con tanto di copertina riservata a “Killer in viaggio”, usando per il nostro la parola “genio”). Così di lui scrive Sergio Baldini: “Inventa a partire dai suoi ricordi cinefili e dalla cultura popolare del suo paese forme nuove con stile, un uso sorprendente della musica e un talento visivo eccitante, con qualcosa di sperimentale e inedito che lo rende passionale e con una follia e una visione nascosta della vita che appartengono solo a lui.” 4 titoli e mezzo (ha girato anche l’episodio “U is for unearthed” del collettivo “The ABCs of death”), dopo tanta televisione, Wheatley, “l’apparizione più divina del cinema britannico da alcuni lustri” (Sergio Baldini) si fa conoscere con “Down terrace” (2009), storia di una famiglia criminale alle prese con una brutale resa dei conti. Il suo stile è già tutto qui: si parte da premesse realistiche, alla Mike Leigh o Ken Loach, per poi percorrere altre, imprevedibili, direzioni. Humor nero contaminato con fiammate di violenza durissima, persino insostenibile, attenzione particolare al lato oscuro ed enigmatico dell’uomo. Il suo esordio resta, a oggi, per chi scrive, la sua opera più onesta e compatta. Poi arriva il fenomeno “Kill list” che, a suon di martellate, conquista un agguerrito e nutrito fan club. Sicuramente d’impatto e per palati forti, a tratti compiaciuto e programmatico, inevitabilmente derivativo (ai più ha richiamato il per me inedito “A serbian film”), sembra perfetto per mandare in sollucchero chi ama prodotti che sappiano far parlare di sé più però per singoli momenti disturbanti e sgradevoli che per veri meriti artistici. Il suo primo lavoro ad arrivare nelle sale italiane (“Kill list” è comunque stato trasmesso su Rai 4 nel gennaio 2014) è “Killer in viaggio” definito dal regista il lato comico di “Kill list” o ancora “una commedia romantica con omicidi”. Black comedy scorretta e esagerata, è priva “del sarcasmo necessario a renderla divertente e macabra al tempo stesso, restando perennemente in bilico sui registri di un tragicomico sostanzialmente inconsistente.” (Chiara Pani) Del 2013 è “A field in England”, girato in un bianco e nero abbagliante, su sceneggiatura della fidata moglie Amy Jump, è un’allucinazione perversa di indiscutibile e dirompente forza visiva ma, a conti fatti, estenuante e sterile. Wheatley ha una visionarietà non comune, è abile nel giocare all’interno dei generi ribaltandone le regole e spiazzando di continuo le aspettative dello spettatore, si diverte a creare atmosfere ambigue, criptiche e cariche di mistero, tra magia, esoterismo e follia, ma nel suo cinema, complici anche sceneggiature piuttosto ridondanti e approssimative, c’è sempre un sospetto di compiacimento, di ricercata sgradevolezza, di enfatico esibizionismo, di ostentata provocazione e di calcolata furbizia che (mi) lasciano comunque un senso di fastidiosa ed irritante insoddisfazione. Ora è alle prese con “High rise” dal celebre romanzo di James Ballard pubblicato in Italia con il titolo “Il condominio” con protagonista Tom Hiddleston.

Playlist film

Down Terrace

  • Commedia
  • Gran Bretagna
  • durata 89'

Titolo originale Down Terrace

Regia di Ben Wheatley

Con Robin Hill, Robert Hill, Julia Deakin, David Schaal, Kerry Peacock, Tony Way

Down Terrace

Non sono le decisioni ad essere difficili, sono le azioni.
Bill e Karl, padre e figlio, ritornano a casa, dopo alcuni mesi passati in prigione, decisi a scoprire chi del loro gruppo ha tradito. In un clima solo all’apparenza amichevole e fraterno, ma in realtà pieno di sospetti, risentimenti, diffidenze e tradimenti, la resa dei conti è inevitabile. Il primo film resta il migliore di Wheatley, parere del tutto personale. Non perfetto, penalizzato da qualche isterismo di troppo e da un’eccessiva verbosità nella prima parte, il suo gruppo di famiglia in un interno si risolve in una tragedia, velata di humor (impagabile l’episodio della nonna gettata per strada al passaggio dell’auto), dagli echi quasi shakespeariani. Girato con sole seimila sterline, scandito dai tredici giorni in cui si sviluppa la vicenda, ambientato quasi tutto nell’appartamento dei protagonisti (di proprietà di Robert Hill, l’attore che interpreta Bill), con rare escursioni esterne omicide, diviso tra una prima parte proletaria e una seconda con brusche e impulsive fiammate di odio, con una macchina a mano quasi sempre addosso ai suoi protagonisti. Con episodi di innegabile efficacia, (c’è una lenta e spietata morte per avvelenamento), un’apprezzabile ambiguità di fondo, uno spaccato sociale amaro e desolante, un colpo di scena finale, magari esagerato e sensazionalistico, ma funzionale. Compare già un martello come arma del delitto. Il comunque più potente “Animal kingdom” gli deve molto, soprattutto nella definizione di personaggi dalla perversa e affilata crudeltà, tra cui spicca la glaciale e diabolica madre di famiglia, qui interpretata da una fenomenale Julia Deakin.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Kill List

  • Horror
  • Gran Bretagna
  • durata 95'

Titolo originale Kill List

Regia di Ben Wheatley

Con Neil Maskell, MyAnna Buring, Harry Simpson, Michael Smiley, Emma Fryer, Struan Rodger

Kill List

In streaming su Apple TV

vedi tutti

“Qui è un cimitero e questi sono i nostri vicini di tomba.”
Si parte come un dramma familiare con particolare attenzione alle dinamiche di una coppia in grosse difficoltà economiche, perché il marito, ex militare e ora killer di professione, da 8 mesi non porta a casa un soldo. Prosegue come un thriller/gangster-noir d’azione con l’incarico, sulla carta piuttosto facile, che i due protagonisti devono portare a termine (la kill list del titolo, le cui vittime vengono annunciate da una scritta che divide il film in capitoli – il prete, il bibliotecario, il deputato). Si arricchisce con una parentesi di cinema d’assedio per far fronte a nemici invisibili e molto aggressivi. Si chiude nel più delirante degli horror. Una delle migliori sequenze (l’ansimante fuga claustrofobica nel tunnel dei due protagonisti) personalmente mi ha ricordato troppo la parte conclusiva di “Them”, la parentesi nel bosco non può non richiamare alla memoria “The blair witch project”, il finale è puro ricalco. “Un film poco sicuro di sé, molto piatto e confuso. La narrazione non tiene veramente mai, nemmeno quando esplode la violenza.” (Gianluigi Perrone) Se lo si paragona a robaccia tipo “Il prescelto” fa il suo figurino, ma personalmente preferisco tenermi strette le suggestioni e le inquietudini del ben più fascinoso, enigmatico e sinistro “The wicker man”, capace, senza ricorrere ad eccessi esasperati o a soluzioni raccapriccianti, di trasmettere molti più brividi, paure ed angosce rispetto ad un solo fotogramma di questo minestrone riscaldato. Il regista, tra i suoi riferimenti, snobba il cult di Robin Hardy e menziona “Và e uccidi” e “Perché un assassino”, oltre a “In corsa con il diavolo” con Peter Fonda, piccolo cult che gli resta comunque nettamente superiore, senza stare a scomodare i classici inarrivabili di Frankenheimer e Pakula. Comunque 6 nominations ai British Independent Film Awards.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Killer in viaggio

  • Commedia
  • Gran Bretagna
  • durata 89'

Titolo originale Sightseers

Regia di Ben Wheatley

Con Alice Lowe, Steve Oram, Eileen Davies, Monica Dolan, Jonathan Aris, Kenneth Hadley

Killer in viaggio

In streaming su Apple TV

vedi tutti

“Non puoi fare delle cose così. Ci rovinerà la vacanza!”
Lui, Chris, disoccupato ed aspirante scrittore, è in cerca di un possibile riscatto, perché a scuola “non ero niente, ero invisibile”. Lei, Tina, trentaquattrenne complessata, petulante e sciatta, succube di una madre apprensiva, è pronta a liberarsi dalla presenza ingombrante del genitore per diventare la musa dell’amante. Insieme in vacanza in camper per una “erotica odissea” alla scoperta delle Midlands. Come il precedente lavoro del regista, “Killer in viaggio” è un accumulo freddo e frammentario di situazioni limite, portate all’esasperazione fino alla saturazione, sospeso tra la risata grottesca e beffarda, ai limiti del paradosso e l’efferatezza di una violenza inaudita. L’uso originale ed intrigante, ma anche enfatico, di alcune canzoni (su tutte “Power of love” nel finale) ed alcuni innegabili pezzi di bravura un po’ fini a se stessi (per esempio la suggestiva, ma a conti fatti pretestuosa parentesi onirico vampiresca o la notevole sequenza, dal montaggio frenetico e serrato, del delitto sulla collina), non sono sufficienti a rivitalizzare una storia scontata e dal fiato corto, con personaggi che più antipatici non si potrebbe (a parte il cane). Cinismo e cattiveria sono di riporto, troppe le cadute di gusto. Il vero momento shock è la biancheria intima di lana rosa lavorata a maglia dalla protagonista. Wheatley, nel genere, non ha il talento naturale, sulfureo ed irresistibile né di un Landis né di un Waters. Decisamente lontana l’inquietudine disturbante de “I killers della luna di miele”. Vincitore del Noir in Festival di Courmayeur, miglior sceneggiatura ai British Independent Film Awards, presentato a Cannes 2012 nella sezione Quinzaine des Réalizateurs. Per Lorenzo Del Porto di “Nocturno” la black comedy dell’anno, se non del decennio. De gustibus…

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

I disertori - A Field in England

  • Horror
  • Gran Bretagna
  • durata 90'

Titolo originale A Field in England

Regia di Ben Wheatley

Con Julian Barratt, Michael Smiley, Reece Shearsmith, Peter Ferdinando, Ryan Pope

I disertori - A Field in England

Mentre noi viviamo con la paura dell’inferno, ci siamo dentro!
Durante la guerra civile inglese, quattro disertori, fuggiti da una violenta battaglia, incontrano il sinistro ed enigmatico alchimista O’Neil. Sperduti in un campo senza confini, soggiogati e “stregati” dal diabolico O’Neil, i quattro si mettono sulle tracce di un misterioso tesoro. Tentare di dare una spiegazione logica e razionale al quarto lavoro di Ben Wheatley è impresa ardua quasi quanto la ricerca del tesoro da parte dei cinque protagonisti. Il Terrence Malick di “La sottile linea rossa” incontra il Ken Russell di “Stati di allucinazione”, passando per le “Strade perdute” di lynchiana memoria. Forse troppo per un film solo. Se l’ambientazione in un campo “eterno”, dalle inquietanti e non controllabili energie malefiche può inizialmente risultare suggestiva ed intrigante, grazie anche ad un bianco e nero dall’impatto folgorante, con il passare dei minuti la vicenda diventa faticosa, ed incespica in svolte surreali e deliranti non proprio entusiasmanti, complici i funghi allucinogeni di cui è disseminato il campo stesso che però non possono giustificare qualsiasi acrobazia narrativa (una scelta di comodo che il regista sembra sfruttare con programmatico compiacimento). A tre quarti di film Wheatley “regala” uno scatenato trip visionario e psichedelico di alcuni minuti che, a seconda dei gusti, può mandare in sollucchero o irritare oltre misura per lo sfacciato e fastidioso esibizionismo (c’è chi ha parlato di entusiasmante sperimentalismo). Wheatley, ancora una volta, gioca sporco, al pari del suo alchimista: il presunto coraggio di un’operazione deliberatamente di nicchia (12 giorni di riprese, 350.000 sterline di budget) diventa l’espediente per ostentare il proprio “sorprendente” eclettismo e incrementare il proprio mito. Il senso vero del film è però già tutto espresso in un dialogo tra due dei suoi protagonisti, prima di entrare nell’immenso ed arcano campo: “Che vedi amico?” “Solo ombre.” C’è chi ne rimane ipnotizzato, agli altri, purtroppo, resta solo la noia.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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