Anime solitarie I personaggi che popolano i film di Tim Burton vivono sovente una vita solitaria ed avulsa da qualsiasi rapporto sociale. L'integerrimità del piccolo Charlie de “La fabbrica di cioccolato” crea solo una delle tante anime solitarie che affollano i film del regista: la pervicacia di Ed Wood, l’originalità di Pee-wee Herman, Batman nella sua caverna e pinguino nelle fogne…
Danny Elfman Connubio indissolubile (a parte in un paio d’occasioni), dal 1985 ogni film di Burton è stato accompagnato dalla colonna sonora dell’istrionico compositore: un film di Burton senza Elfman è come una torta di compleanno senza candeline…
Cimiteri e scheletri Una costante. Che il film lo richieda (come ne “Il mistero di Sleepy Hollow” o “La sposa cadavere”) o che questo non lo richieda esplicitamente (“Vincent”, “Batman – Il ritorno” o “Big fish” ) una ripresa al camposanto o un teschio a campeggiare da qualche parte è inevitabile per Burton…
Prospettive distorte Corpi, costruzioni ed ombre dalla silhouette atipica, troppo filiforme o eccessivamente goffa, sono un altro marchio distintivo. Le architetture gotiche e la filosofia propria dell’espressionismo tedesco, in questo senso sono retaggi particolarmente ingombranti nella formazione dell’autore. E quando non ci riesce con il trucco (le varie trasformazioni di Depp) o con le ricostruzioni in studio (la grotta dei due film dedicati all’uomo pipistrello), Burton ricorre al mondo dell’animazione, che in passato ha vistolo stesso regista disegnare i personaggi.
Titolo originale Vincent: The Life and Death of Vincent Van Gogh
Regia di Paul Cox
Feticci Quasi impossibile non citare il suo rapporto strettissimo sul piano professionale con Johnny Depp, l’attore che si è espresso al meglio nelle mille trasformazioni propostegli da Burton: non importa che siano ceroni, capigliature bizzarre, cappelli originali… Ma un rapporto viscerale, quasi di devozione è verso Vincent Price, a cui Burton dedica il corto “Vincent” e che culmina nella partecipazione di quest’ultimo in “Edward mani di forbice”.
La diversità Tema cardine della cinematografia burtoniana, la diversità non viene espressa tout court, ma si palesa soprattutto all’atto del suo impatto con la società circostante: Edward, dotato di forbici al posto delle mani è solo un esempio (si potrebbero prendere in esame anche il “Pinguino” di Batman Returns, o Charlie, il protagonista de “La fabbrica di cioccolata”, diverso nel suo essere educato e rispettoso delle regole…).
Anima dark Banale, ma necessario, il riferimento allo stile dark del regista (perfino alcune scene di “The planet of the apes” lo sono). Forse il tocco più caratteristico ed immediatamente riconoscibile da un solo fotogramma del cinema di Burton. Si pensi alla Gotham city del dittico su Batman o alle ambientazioni de “Il mistero di Sleepy Hollow”. Lo stesso dicasi dei suoi protagonisti: da “Beetlejuice” (primo personaggio totalmente gotico del suo cinema) fino al Barnabas Collins di “Dark shadows” il suo tocco ha reso personaggi ed ambientazioni che ne hanno definito, banalmente ma inequivocabilmente la cifra stilistica più evidente sul piano estetico.
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