Omaggio in tre puntate a un attore che, fin dai primordi della sua carriera, ha sempre saputo qualcosa che proprio non si insegna: qual è il momento culminante del ruolo, oltre a cosa occorre enfatizzare o minimizzare, il "ritmo" drammatico interno senza il quale un personaggio è incoerente e suona fasullo. Aggiungerei un'altra caratteristica notevole: saper magistralmente trasmettere due (o più) sentimenti allo stesso tempo, oppure una progressione di emozioni contrastanti (e perfettamente conseguenti) - in questo molto simile a un altro Leonardo, la stella del muto Lon Chaney. Due assi nella manica ben rappresentati nei film che seguono (e per il resto del suo arsenale artistico, rimando all'opinione generale che, Oscar o non Oscar, sarà scritta comunque; anzi, ancor più di buona voglia). A proposito di domenica prossima... spero che il mio triduo funzioni! :-)))
Circondato da "perdenti" e ben consapevole di rischiare la stessa sorte, deride spietatamente se stesso e loro. La sua risata amara, una volta fuori dalla portata degli sguardi, si trasforma in maschera tragica. Ancora leggermente acerbo nel dire le battute, ma già con un istinto a prova di bomba.
Un adolescente gravemente ritardato scopre il cadavere della madre e non si capacita di quel che vede: la prende a colpetti sulla spalla pensando che scherzi, si gratta con una smorfia di sconcerto, piega la testa da una parte per riprendere poi a scuoterla. Una prova meravigliosa, fortunatamente molto conosciuta.
Un giovanissimo pistolero sbruffone, che tutto ha tentato per farsi riconoscere dal padre, viene colpito a morte proprio da lui: sul suo viso si dipingono struggentissime vulnerabilità, stupore e disperazione assolute. Il gioco è finito, la mano che si tende verso il padre degenere ricadrà senza aver stretto nulla. Un ruolo ottenuto grazie alla lungimiranza della star e produttrice Sharon Stone (complimenti).
Con Leonardo DiCaprio, Lorraine Bracco, Juliette Lewis, Bruno Kirby
Una crisi d'astinenza terribile e l'ultimo folle assedio alla porta della madre, con un tono (paradossalmente?) spento. Un film mediocre all'epoca molto di moda e "di culto": DiCaprio è la sua unica ragion d'essere (insieme a Jim Carroll, lo scrittore che interpreta, se si è suoi fan).
Il dialogo alla taverna, un caleidoscopio di emozioni tutte riflesse nel viso prima di esplicitarsi nelle battute, e il magnifico culmine (l'accoltellamento). All'epoca mi colpì molto anche il primo bacio dato a David Thewlis, molto naturale (ai tempi gli attori erano spesso dei baccalà). Tutto ciò nei panni nientemeno che del poeta maledetto par excellence, Arthur Rimbaud (ruolo ereditato da River Phoenix).
Titolo originale William Shakespeare's Romeo + Juliet
Regia di Baz Luhrmann
Con Leonardo DiCaprio, Claire Danes, John Leguizamo, Pete Postlethwaite, Paul Sorvino
Falsi presentimenti di gioia (e di morte), una notizia devastante, lo shock, e in ginocchio l'urlo "Then I defy you, stars!", la sfida disperata, dolorosissima e rabbiosa al destino, e l'assoluta consapevolezza dell' "I will lie with thee tonight", "giacerò con te stasera" nella morte. Un Romeo dell'altro mondo, vivo, reale, perfettamente delineato in tutto - amore, amicizia, furia, tenerezza, ironia - nonostante all'attore non importi un fico del pentametro giambico :-)))
"You're so stupid, Rose!..." Commozione, stupore, amore e dolore in un colpo solo nel vedere la donna amata preferire la morte al suo fianco a una vita del tutto fasulla. Nemmeno lontanamente la sua interpretazione migliore, in quello che - alla faccia dei detrattori - è un capolavoro :-).
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