Stanno arrivando.... Non riesco ancora a scorgerli ma io lo sò che sono là fuori da qualche parte.... Presto mi troveranno e allora per me non ci sarà più scampo! Del resto non si può sfuggire al proprio destino ed il mio fù segnato irrimediabilmente dal momento che incontrai Giulia; eppure come mi appaiono lontani i tempi in cui pensavo a lei come a una benedizione mandatami da un qualche Dio misericordioso a lenire la mia oscura e solitaria esistenza... Adesso sò che quello fù solo l'inizio di un incubo angoscioso il cui unico risveglio sarà la morte.
Mi chiamo Lawrence Darker e per vivere mi occupo di libri antichi, il ché per lo più si traduce nel cercare testi rari per clienti facoltosi o fornire valutazioni e stime grazie alla fama acquisita in anni di studi e ricerche nelle biblioteche di mezzo mondo. In particolare mi specializzai nel settore dei testi esoterici in virtù del grande fascino e della forte attrazione che le tematiche macabre hanno sempre esercitato su di me fin da piccolo e che mi hanno di fatto causato un progressivo isolamento dal resto delle persone, in genere spaventate da quanto invece io sentivo così affine al mio spirito malinconico. Passavo gran parte del mio tempo immerso in quelle pagine antiche piene di sapere e avevo ormai tagliato i ponti definitivamente con il mondo esterno quando ricevetti una richiesta di consulenza da parte della Biblioteca comunale di Urhban in merito ad un ritrovamento di materiale insolito ed inspiegabile; ero risoluto ad ignorare quella come tutte le altre proposte che mi arrivavano in quel periodo se non fosse stato per la copia allegata di un antico documento nella quale scorsi specificatamente il termine "non-morto". Pungolato nel vivo decisi di accettare e in poco tempo partii alla volta di quella cittadina medievale adagiata tra le colline nella regione del basso Felt Mountain e gemella della vicina e più famosa Città Ideale che fù dei Duchi BadHead e Von Rohver.
Giunto sul posto entrai in contatto con il Direttore della Biblioteca che mi mise subito al corrente dei fatti accaduti per i quali avevano voluto avvalersi della mia esperienza: qualche mese prima effettuando dei lavori di smottamento nella zona retrostante una delle Chiese del borgo erano venuti alla luce una serie di cadaveri mummificati perfettamente conservati, non sapevano come abbiano potuto mantenersi in quello stato sepolti com'erano nella nuda terra né a chi appartenessero quei corpi finché tempo dopo non trovarono una cassetta in legno con dentro delle pergamene manoscritte molto antiche. Stimolato da un racconto così anomalo volli subito vedere quei documenti, perciò ci recammo in Biblioteca e una volta dentro fù lì che la vidi per la prima volta: in fondo al salone del Palazzo Ducale un'esile figura era ricurva su delle antiche carte posate in un tavolo, con la fluente chioma corvina riversa sul ripiano ad occultarne del tutto il viso. Giunti di fronte a lei il Direttore disse: "Giulia, questo è il signor Darker che ti affiancherà nello studio dei manoscritti inerenti le mummie, spero che insieme possiate giungere quanto prima ad una soluzione dell'enigma", detto ciò quella figura si tirò sù ed io mi ritrovai davanti a un viso di un pallore diafano intarsiato da due perle d'ebano che mi penetrarono a fondo mettendomi a disagio. Annuì senza proferire parola e così fece per il resto della giornata durante la quale ebbi modo di dare una prima vista ai documenti ritrovati nella cassetta rendendomi subito conto della difficoltà del mio compito in quanto le pergamene, visibilmente molto datate, erano scritte in corsivo in una lingua arcaica a me sconosciuta che però presentava alcune analogie con l'antico etrusco, inoltre c'era tutta una serie di postille a margine in latino di natura chiaramente posteriore.
Il giorno seguente ci ritrovammo presto per andare a visionare insieme le mummie all'interno della Chiesa nel cui terreno erano state rinvenute e una volta giunti all'ingresso scoprii con mio grande stupore che si chiamava Chiesa dei Morti, e già da ben prima di quello strano ritrovamento; questa aveva le fattezze di una piccola chiesa in stile gotico incastonata tra una fila di palazzi antichi, l'interno era di un'inusitata brevità per dare spazio ad una cripta posta dietro l'altare maggiore ben più ampia accessibile tramite una porticina, la superammo e dopo un breve corridoio quel che ci si parò davanti agli occhi fù uno spettacolo di morte di rara potenza: all'interno di nicchie in legno disposte in verticale a semicerchio una serie impressionante di corpi mummificati ci fissava sinistramente con un ghigno beffardo attraverso il vetro che sembrava essere l'unica ragione per cui se ne stavano immobili tanto erano vividi, avevano organi e apparati interni in vista essiccati, stracci logori di varia natura e in alcuni casi occhi, unghie e parti di barba e capelli, c'erano anche dei bambini e addirittura una donna in stato di gravidanza. A quella vista la giovane che mi accompagnava ruppe il silenzio tenuto fino allora che mi aveva indotto a dubitare seriamente sulla sua reale capacità di interloquire e sibilò con voce profonda "Finalmente!". Poi dopo aver passato in rassegna scrupolosamente tutte le teche ed il loro inquietante contenuto, mi si rivolse soppesandomi come se si fosse accorta solo allora della mia esistenza: "Perdoni il mio scarso grado di socialità, non sono solita lavorare con altre persone... Mi chiamo Giulia C****** e sono specializzata nella ricerca e studio di resti umani, sono arrivata solo ieri quì ad Urhban ma da quel che vedo dovrò restarci ancora per diverso tempo, lei di cosa si occupa specificatamente signor Darker?" Quella voce aveva un ché di arcano la cui cadenza mi ricordava certe inflessioni tradizionali dell'entroterra, "Sono un esperto di testi antichi e generalmente anch'io lavoro da solo ma a quanto pare stavolta dovremo avvalerci delle nostre reciproche conoscenze per venire a capo di questo mistero". "Sembrerebbe di si.... se comunque lei si occuperà del suo lavoro e mi farà fare il mio non vedo alcun problema, e sono anzi convinta che alla fine la nostra si rivelerà una collaborazione proficua per entrambi". E così fù.
I giorni seguenti lavorammo io sui documenti in Biblioteca e lei sulle mummie nella Chiesa la mattina per poi trovarci al pomeriggio a confrontare le nostre reciproche scoperte per tracciare un resoconto quotidiano, e dopo un primo periodo di diffidenza nei miei confronti con il passare delle settimane il nostro rapporto divenne più stretto e confidenziale tanto che, nonostante l'enorme interesse suscitatomi dallo studio dei manoscritti, la mia mente era costantemente assorbita dal pensiero di rivederla e attendevo con ansia sempre maggiore il momento del nostro incontro pomeridiano; ero attratto in particolare dall'estrema vitalità che un corpo così esile emanava suo malgrado e dal biancore stordente di quella pelle, simile alla porcellana di certe bambole vittoriane, che strideva con il nero pece dei capelli e degli occhi. Anche lei nonostante una radicata ritrosìa a parlare di sé si mostrava molto a suo agio in mia presenza, la vedevo affascinata dalle mie conoscenze esoteriche e spesso rimanevamo a parlare di antichi riti e leggende millenarie narrate in testi dimenticati nel tempo fino a notte inoltrata. Una tale armonia ben presto sfociò in una forte attrazione reciproca e senza neanche accorgercene ci trovammo avvinti da una passione incendiaria; ogni giorno era come vivere in un sogno ad occhi aperti ed io credetti di aver finalmente trovato un'anima affine con la quale poter condividere ogni mia più recondita gioia e paura.
Procedevamo spediti anche nello svolgimento del nostro compito, le carte che stavo analizzando erano di difficile interpretazione tuttavia grazia alla mia abilità etimologica avevano evidenziato l'esistenza di un'antichissima civiltà antecedente quella etrusca, dalla quale poi questi mutuarono una certa assonanza linguistica, che eseguiva una particolare ritualità per consacrare i morti e accompagnarli nella loro futura vita dopo il trapasso; c'erano poi menzionate tutta una serie di formule per agevolare una tale pratica liturgica e a margine di alcuni termini di cui ignoravo totalmente il significato, delle postille in latino che il più delle volte si riferivano a nomi di piante o di elementi chimici ma in qualche caso riportavano la dicitura "non-morto" che avevo già notato al mio ricevimento di alcune delle copie, o il termine francofono "revenant". Giulia dal canto suo in seguito ad un'approfondita analisi sui corpi mummificati era riuscita ad effettuare una loro datazione significativamente precisa che li collocava come vissuti alla fine del XIV° secolo, inoltre era pervenuta alla conclusione che la causa del decesso comune era da attribuirsi ad asfissìa da terra per via della sua presenza in grandi quantità nelle vie respiratorie di ognuno che in pratica stabiliva al di fuori di ogni dubbio che essi fossero stati sepolti vivi! Questo spiegava il ghigno sardonico presente nella loro espressione che altro non era se non il ghigno del terrore e della pazzia di chi è vittima di una morte così atroce ma lasciava irrisolta la questione sulla loro identità nonché le motivazioni e i responsabili di una tale aberrante fine. Secondo Giulia la chiave di tutto era racchiusa in quelle antiche pergamene perciò mi esortava ad impegnarmi nel portare a termine la traduzione chiedendomi di venire immediatamente aggiornata di ogni mio progresso, in particolare la vedevo molto interessata alla parte rituale e ad alcuni termini specifici ed io facevo del mio meglio pur di farle risplendere quella scintilla di eccitazione che le si accendeva negli occhi ogni qual volta riuscivo a svelare nuove parole. Una volta in un momento di intimità seguito a una mia nuova scoperta, si lasciò trasportare da un'euforia estatica e nell'abbandonarsi completamente tra le mie braccia le scorsi dietro la base del collo tre G tatuate che non le avevo mai visto prima nascoste com'erano dalla folta capigliatura, quando le chiesi cosa significassero la sentii irrigidirsi di colpo e mi rispose vaga che era un tatuaggio senza senso con l'iniziale ripetuta del suo nome.
Le settimane scorrevano veloci ed io avevo ormai praticamente terminato di tradurre gli scritti delle pergamene ma nonostante la presenza di Giulia ad allietare le mie giornate ero ossessionato da quei corpi parzialmente conservati e dal loro ghigno che sprigionava un ché di malefico e sentivo che sarei dovuto andare fino in fondo alla verità sulla loro natura, così decisi di intraprendere una ricerca tra le carte dell'Archivio storico cittadino partendo dal periodo a cui le mummie risalivano per scovare delle notizie che potessero in qualche modo essere messe in loro correlazione. Sfortunatamente l'Archivio non aveva un ordine cronologico ed io fui costretto a passare al setaccio tutti gli scaffali per diversi giorni, durante i quali notai che Giulia non si fece più vedere alle nostre riunioni serali ma non me ne rammaricai più di tanto considerando che così non avrei avuto alcuna distrazione seppur piacevole a rallentare la mia ricerca. Al settimo giorno di tentativi andati a vuoto però un senso di scoramento prese a pervadermi, tanto che cominciai a disperare di poter giungere a qualcosa di rilevante; ero ormai sul punto di desistere quando la mia attenzione fù attirata da dei segni tracciati a mano a me molto familiari che spuntavano da sotto un monte di fascicoli ancora da visionare e che riconobbi immediatamente: erano le punte di una stella pentacolare inserita in un cerchio universalmente nota come il simbolo di Satana. Trafelato scansai tutti gli incartamenti che la occultavano ed estrassi la cartella nella cui sommità adesso era ben visibile il famoso marchio diabolico vergato in un inchiostro molto ossidato, chiaro segno di una stesura tutt'altro che recente, sciolsi i laccetti che la chiudevano e all'interno trovai quello che con tanto accanimento avevo cercato.
In una serie di carte datate 1380 si narrava di una congregazione chiamata Confraternita della Buona Morte che a quel tempo operava ad Urhban con lo scopo di provvedere al trasporto e alla sepoltura dei cadaveri, ma che in seguito a degli insoliti accadimenti venne additata come la sola responsabile: sembra infatti che girassero voci su delle strane pratiche che si compievano all'interno della stessa Confraternita e c'era più di qualcuno disposto a giurare di aver visto delle persone che erano morte vagare di notte per le strade della città. Quando le dicerie divennero insistenti un manipolo di uomini tra i più rappresentativi della cittadinanza decisero di compiere una spedizione nella sede della Confraternita atta a far cessare per sempre quelle macabre illazioni ma una volta lì gli eventi presero una piega del tutto inaspettata: nessuno dei partecipanti alla spedizione volle mai dire in seguito quello che videro lì dentro quella notte ma il risultato fù che tutti i membri della Confraternita della Buona Morte vennero tacciati di essere imparentati con il diavolo e pertanto marchiati a fuoco con il 666 che è il numero della Bestia per poi essere uccisi brutalmente e seppelliti in terra sconsacrata, facendovi erigere davanti una Chiesa che fù chiamata dei Morti in memoria di quello sterminio. Le carte terminavano con un monito affinché in futuro non si abbia mai a disturbare il sonno di quei morti lasciando che la suddetta Chiesa faccia da custode in eterno a quelle anime dannate. Scosso dalle rivelazioni di quel racconto iniziai a ragionare sul fatto che finalmente si era riusciti a dare un'identità seppur non nominale a quei defunti ma restava un mistero come abbiano potuto conservarsi per così tanto tempo e che cosa aveva indotto la popolazione locale ad agire con tanta veemenza nei loro riguardi, inoltre sapevamo che essi erano morti in seguito alla loro sepoltura e non prima. Rilessi più volte quel resoconto cercando di comporre un quadro generale di quanto scoperto fino allora ma sentivo che qualcosa mi sfuggiva, c'era un dettaglio che mi girava in testa ma che non riuscivo a mettere a fuoco, se almeno avessi avuto Giulia al mio fianco a supportarmi con la sua presenza, a distendere i miei nervi tesi con quella pelle candida che solo quello strano tatuaggio senza senso violava nella sua purezza come fosse un marchio di...... NO!!! Mio Dio NO! Non può essere..... Non Lei! Con le tempie che mi pulsavano e la morte nel cuore uscii in strada e di corsa raggiunsi la Chiesa dei Morti, vi entrai trafelato e superata la porticina mi precipitai nella cripta dove una cosa mi lascio di sasso: le teche dove erano stipate le mummie ora risultavano completamente vuote, con i vetri che le chiudevano totalmente spalancati!
Eppure nonostante ciò sentivo di non esser solo lì dentro, avvertivo come la presenza di qualcuno che mi fissava, così mi voltai e vidi emergere dall'oscurità una spettrale figura avvolta in una vestale bianca che a stento riconobbi essere la giovane donna cui negli ultimi mesi avevo fatto dono del mio cuore. "Che cosa ci fai tu quì?" mi chiese Giulia con un'espressione ostile che non le avevo mai visto prima. "Dove sono finite le mummie? E perchè tu sei vestita in quel modo?" La sua presenza immobile con quella specie di tunica aveva un ché di funebre e minaccioso allo stesso tempo. "Quello che faccio quì dentro non deve riguardarti", In un altro momento questa affermazione mi sarebbe bastata e non avrei chiesto oltre ma non ora, non dopo quanto sapevo; ero stato cieco, obnubilato dall'amore che non mi aveva fatto vedere ciò che era così palesemente sotto i miei occhi, "Che cosa sono quei segni che hai sul collo?" Un lampo le si accese in quelle orbite profonde come laghi oscuri. "Giulia, quelle non sono le iniziali del tuo nome, sono tre 6 marchiati a fuoco che tu hai mascherato con un tatuaggio facendoli diventare tre G..." Un senso di scoramento e di disperazione mi attanagliava mentre lei rimaneva in silenzio a fissarmi, mi sentivo come tradito nel profondo. "Chi sei tu veramente?"
La sua voce come proveniente dall'oltretomba iniziò a parlare. "Non dovevi spingerti così in avanti... Avresti dovuto limitarti a tradurre le pergamene, l'unico lascito di quella nobile e antichissima civiltà cui lo stesso nome è precipitato nell'oblìo del tempo, io le ho cercate per un tempo infinito ma anche adesso che finalmente le avevo trovate non sarei riuscita a decifrarle senza il tuo aiuto, per questo quando ho capito che tu avresti potuto farlo ho sfruttato l'ascendente che avevo su di te per guadagnarmi la tua fiducia". Un turbine vorticoso di pensieri si stava agitando nella mia testa. "Ma come sapevi dell'esistenza dei manoscritti? E perchè hai quel marchio infame sulla pelle?" Un ghigno malefico le comparve in viso. "Ancora non hai capito? Bene, soddisferò la tua bramosìa di verità che ti ha condotto fino a quì, in un certo senso te lo devo... Tanto tempo fà una setta di alchimisti in fuga da alcune remote zone dell'interno con l'accusa di stregoneria, decise di stanziarsi in quella che all'epoca era Urhban assumendo il nome di Confraternita della Buona Morte allo scopo di provvedere alla sepoltura dei morti ma in realtà per poter accedere ad essi liberamente e proseguire indisturbati i loro esperimenti segreti. Essi infatti erano riusciti a decifrare delle antiche pergamene di cui erano entrati misteriosamente in possesso dove una remota civiltà descriveva dettagliatamente con particolari riti e formule come infondere nuova vita nei defunti iniettando nei loro corpi un preparato alchemico a base di sostanze vegetali e minerali e così dopo numerosi tentativi riuscirono a rianimare un numero limitato di persone morte, solo quelle che avevano una forte motivazione per tornare dall'aldilà, ma quei bifolchi dei locali cominciarono a insospettirsi e in un'azione a sorpresa trovarono i membri della Confraternita assieme ad alcuni dei loro estinti VIVI! Credendo fosse opera di Satana quegli ignoranti sterminarono gli alchimisti e marchiarono a fuoco con il triplo 6 i non-morti, e non potendo ucciderli una seconda volta in quanto già morti, per esser sicuri che non ritornassero più li seppellirono assieme alle pergamene sotto un'enorme quantità di terra e lì rimasero, coscienti giorno dopo giorno per secoli, consumati dalla terra e dai vermi ma non del tutto per via del preparato che scorreva nelle loro vene che li preservò seppur parzialmente. Ed oggi sono riemersi tutti dal loro letto di eterna agonia, tutti tranne uno, l'unico dei non-morti che riuscì a scappare miracolosamente a quella barbarie e che per tutto questo tempo ha cercato la maniera di poter rianimare nuovamente i defunti e vendicarsi così di coloro che lo hanno costretto ad una non-vita solitaria passata a dover nascondere la sua vera natura di mostro e questo simbolo maledetto". A quelle parole la sua mano pallida scostò i lunghi capelli neri e nel chiarore tremolante delle candele apparvero nitidi i tre 6 incisi nella sua pelle.
Un senso di nausea e di vertigine mi colse sul baratro di quell'abisso di orrore che si stava aprendo di fronte a me e nonostante la mia mente si sforzasse di negarlo sentii la mia bocca dire "Ma allora tu sei..... MORTA!!!" Una risata macabra salì dal fondo di quell'abisso riecheggiando nell'angusto spazio della cripta. "Ecco chi è colei che fino ad oggi dicevi di amare e che con tanto trasporto baciavi e possedevi carnalmente.... nient'altro che un morto!" "Ma tutto ciò non è..... possibile!!!" "Oh si.... lo è stato tempo fà e grazie a te tornerà ad esserlo di nuovo... E finalmente non sarò più sola! Con quelle formule riporterò in vita un esercito di non-morti, così presto anche tutti voi sperimenterete cosa significa dover trascorrere un'esistenza costantemente nel gelido abbraccio della morte senza poter mai sentire neanche per un momento il calore umano scorrerti nelle vene... I morti sono cattivi perchè sono invidiosi dei vivi! Uccidetelo!!! Non dovrà mai raccontare a nessuno quello che ha scoperto!"
Di colpo dall'oscurità dietro di lei iniziarono a materializzarsi i corpi tumefatti delle mummie che con dei movimenti innaturali a scatti stavano avanzando verso di me. Rimasi immobile come ipnotizzato dal procedere meccanico di quegli abominevoli simulacri di umanità e quando mi furono davanti e potei vedere l'odio sprigionarsi da quelle orbite vuote e sentire le loro falangi filamentose strisciarmi addosso, l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio costringendomi ad evadere con tutte le mie forze da quella stretta mortale e nel cercare la via di fuga, incrociai per l'ultima volta lo sguardo di colei che col suo fascino macabro mi aveva soggiogato e vidi che non vi era rimasto ormai più nulla di umano dietro a quegli occhi profondi come voragini dall'oltretomba.
Scappai a perdifiato da quella follia delirante cercando di mettere più distanza possibile tra me e quei mostri inumani, feci perdere le mie tracce a tutti rifugiandomi in un posto segreto e lì mi sono nascosto fino ad oggi sperando di poter restare celato alla loro sete di morte ma invano, ormai stanno venendo a prendermi e già mi sembra di sentire lo scricchiolìo delle loro ossa e di scorgere le loro sagome traballanti.......... sono quì............. sono dappertutto............ non toccatemi................ andate viaaaaa......................................................................... Aaaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!!
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