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Misoginia cinematografica, vera o presunta?
di steno79 ultimo aggiornamento
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Misoginia cinematografica, vera o presunta?

Misoginia: odio o avversione verso le donne, generalmente da parte di uomini, concetto spesso usato come sinonimo o rafforzativo del maschilismo.
La misoginia è un sentimento distorto, che nasce spesso dall’ignoranza o da una visione retrograda e deformata del rapporto tra i sessi. Tuttavia, se il concetto di misoginia è naturalmente da condannare “in toto”, è pur vero che talvolta, soprattutto in ambito cinematografico, la misoginia può assumere forme e contorni più ambigui e sfuggenti, in cui alcuni registi non arrivano certo a proporre una visione delle donne come “esseri inferiori” (sarebbe pura follia del resto), ma ci propongono comunque una velata misoginia, dove la donna diventa un essere segretamente pericoloso, talvolta da temere, o talvolta da rifuggire per il maschio, al fine di mantenere un equilibrio comunque instabile. Ecco alcuni film dove entra in gioco questa visione, ma state attenti: la misoginia non è (quasi) mai dichiarata, è più apparente e di facciata, dunque è aperto il dibattito per stabilire se si tratti o meno di film impregnati di misoginia. Chiunque può intervenire, magari proponendo altri titoli sul tema, “condannandoli” o “assolvendoli”, e sarebbe gradito anche l’intervento delle utenti donne.

Playlist film

Antichrist

  • Drammatico
  • Danimarca, Germania, Francia, Svezia, Italia, Polonia
  • durata 100'

Titolo originale Antichrist

Regia di Lars von Trier

Con Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg

Antichrist

Sul film mi sono già espresso in sede critica con una recensione sfavorevole, ma non è questo il punto: più importante sarebbe capire se davvero il regista danese proponga una visione in qualche modo “misogina”. Io non credo che lo faccia di proposito, però rimane una voluta ambiguità su questo tema nei suoi film: ne “Le onde del destino” la povera Bess deve sopportare un degradante calvario di abusi sessuali e percosse che la condurrà alla morte per soddisfare le fantasie di un marito in sedia a rotelle che non può più godere; in “Dancer in the dark” Selma va incontro alla pena di morte innocente, ma almeno lo fa in nome dell’amore materno; in “Dogville” Grace viene sfruttata e umiliata da un’intera comunità che sfoga su di lei la sua perfidia, ma nel finale li ripagherà con la stessa moneta; in “Antichrist” il personaggio di Charlotte Gainsbourg, dopo la perdita dolorosa di un figlio piccolo durante un furioso amplesso col marito, viene curata dal marito stesso psicanalista in una casa situata in un bosco chiamato Eden, ma il riemergere di pulsioni ferine e stregonesche la porta a seviziare sempre più il marito, prima di un tragico finale. Che ne dite, è misoginia autentica o solo un’abile provocazione di un regista che ha sempre giocato sulla provocazione stessa?

Rilevanza: -1. Per te? No

Dillinger è morto

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 95'

Regia di Marco Ferreri

Con Michel Piccoli, Anita Pallenberg, Gigi Lavagetto, Annie Girardot

Dillinger è morto

IN TV Rai 3

canale 3 HD 503 vedi tutti

Marco Ferreri non dovrebbe, a rigore, rientrare fra i registi “misogini” perché in molti suoi film ha propugnato una sorta di “naturale superiorità” della donna rispetto al maschio in crisi, soprattutto ne “L’ultima donna”, “Ciao maschio”, “Il futuro è donna” (quale titolo più femminista di questo?). Tuttavia, in alcuni film della sua prima fase ci sono evidenti tracce di misoginia: in “L’ape regina” la bella Regina, interpretata da Marina Vlady, sposa il mite Ugo Tognazzi ma, dopo essersi assicurata la discendenza, lo prosciuga gradualmente di tutte le sue energie fino a portarlo alla morte; in “Dillinger è morto” l’ingegner Glauco, vittima dell’alienazione contemporanea, per uscire da una condizione opprimente e iniziare una nuova vita deve uccidere una moglie che sta sempre a letto, già simile a un cadavere pur essendo interpretata dall’attraente Anita Pallenberg, e in una scena fa perfino un giochino sadico e vagamente erotico con un finto serpente di plastica sulla moglie dormente, dove ci trovo una misoginia abbastanza scoperta.

Rilevanza: -1. Per te? No

Nella società degli uomini

  • Drammatico
  • USA
  • durata 93'

Titolo originale In the Company of the Man

Regia di Neil LaBute

Con Aaron Eckhart, Stacy Edwards, Matt Malloy

Nella società degli uomini

Film passato piuttosto inosservato in Italia, diretto dal teatrante Neil LaBute e interpretato dal belloccio Aaron Eckart, premiato al Sundance Film Festival di Robert Redford. “In un periodo di frustrazione sentimentale e professionale, due yuppie trentenni predispongono un piano malvagio: fare la corte in due, e separatamente, a una ragazza carina, sorda, vulnerabile, portarla al punto giusto di cottura sentimentale e abbandonarla "per ridere di lei sino alla fine dei nostri giorni". Impietosa analisi del machismo e della misoginia dell'"homo americanus" di classe media negli anni '90, è una velenosa commedia di impianto teatrale, trainata dai dialoghi, che ha il suo limite in una certa schematicità dimostrativa” (tratta dal Dizionario dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

American Psycho

  • Thriller
  • USA
  • durata 102'

Titolo originale American Psycho

Regia di Mary Harron

Con Christian Bale, Willem Dafoe, Jared Leto, Reese Witherspoon

American Psycho

In streaming su Netflix

vedi tutti

Tratto dal celebre romanzo di Bret Easton Ellis. Anche qui abbiamo a che fare con uno yuppie rampante che di giorno lavora nell’ambiente di Wall Street e di notte si trasforma in un pericoloso serial killer. Il protagonista Patrick Bateman è interpretato da un giovane e già bravo Christian Bale. A proposito di misoginia, c’è un dialogo abbastanza “spinto” di Patrick con alcuni colleghi di lavoro. Ecco l’indirizzo youtube della scena: http://www.youtube.com/watch?v=D3C1M0eNDd4 Fra le perle inanellate da Patrick e dai suoi amici “Non esistono donne che hanno personalità… La personalità per una donna consiste in un bel corpicino sodo che soddisfi ogni esigenza sessuale… senza però essere troppo puttana… e che tiene chiusa quella cazzo di bocca” oppure “Le uniche donne che hanno personalità, che sono in gamba o magari spiritose, o dotate di talento o quasi intelligenti, sono degli ultracessi… e questo perché devono in qualche modo compensare il fatto di essere dei cessi”.

Rilevanza: 2. Per te? No

Arancia meccanica

  • Grottesco
  • Gran Bretagna
  • durata 137'

Titolo originale A Clockwork Orange

Regia di Stanley Kubrick

Con Malcolm McDowell, Patrick Magee, Michael Bates, Warren Clarke, John Clive

Arancia meccanica

In streaming su Now TV

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Premetto che considero “A clockwork orange” uno dei più grandi capolavori del sommo Stanley Kubrick e non condivido le accuse di misoginia che sono state fatte al film e al regista stesso. Leggo su un Blog che addirittura si è scomodato un intellettuale e scrittore come Andrea De Carlo in tal senso, sostenendo che “Kubrick avrebbe rappresentato lo stupro come un atto divertente e sexy”. Anche se si può parlare di una voluta “estetizzazione della violenza” con la coreografia e l’esecuzione di “Singin’ in the rain” nella scena cruciale dello stupro, io non ho trovato tracce di compiacimento sadico nella scena in questione, e non credo davvero che Kubrick volesse assolvere il comportamento criminale di Alex… anche se magari una sotterranea fascinazione dello spettatore con le gesta dei drughi scatta, ma io non ci trovo misoginia e sadismo. Chi vuole esprimere altri punti di vista, faccia pure.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

L'angelo azzurro

  • Drammatico
  • Germania
  • durata 107'

Titolo originale Der Blaue Engel

Regia di Josef Von Sternberg

Con Marlene Dietrich, Emil Jannings, Kurt Gerron, Hans Albers, Rosa Valetti, Reinhold Bernt

L'angelo azzurro

Misogino Josef von Sternberg, il grande regista che creò il mito di Marlene Dietrich? Sternberg modellò un’icona e le diede un potere di fascinazione davvero unico per la sua epoca… tuttavia, nel loro primo e più famoso film “L’angelo azzurro” si potrebbero trovare tracce di misoginia nel ritratto di Lola-Lola, una femme fatale che sposa quasi per capriccio lo stimato professor Rath e poi sembra assistere con un’enigmatica indifferenza al suo degrado morale e professionale e alla sua rovina finale. La misoginia del regista sembra emergere soprattutto nella scena in cui il professore fa la sua dichiarazione a Lola e lei l’accoglie con una risata di scherno grossolana, ma poi gli dice ugualmente di sì.

Rilevanza: -1. Per te? No

La donna che visse due volte

  • Thriller
  • USA
  • durata 128'

Titolo originale Vertigo

Regia di Alfred Hitchcock

Con James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Henry Jones, Tom Helmore, Raymond Bailey

La donna che visse due volte

In streaming su Now TV

vedi tutti

Infine Alfred Hitchcock, altro genio della settima arte considerato talvolta misogino per una rappresentazione ricorrente delle donne- soprattutto la tipologia della “bionda di ghiaccio”- come esseri distanti, sessualmente frigide, talvolta calcolatrici o doppiogiochiste (ad esempio la protagonista di “Intrigo internazionale”). Anche la sorte infausta che riserva ad alcune di queste eroine, come il suicidio dal campanile della Madeleine di “La donna che visse due volte”, la morte sotto la doccia della protagonista di “Psycho”, o la tortura da parte dei pennuti della protagonista de “Gli uccelli”, avvalorerebbero questa tesi. Ma in realtà, anche qui credo si tratti di un luogo comune da sfatare, secondo me Hitchcock era segretamente affascinato dalle sue eroine tormentate…

Rilevanza: 1. Per te? No
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