Non c'è bisogno di parlare di musical per ricordarsi di film in cui improvvisamente qualche membro del cast, in un assolo o in un coro, inizia a cantare, conferendo a quella data scena un attimo di reale e commovente onirismo. Partendo dal presupposto che apprezzo moltissimo i musical (West Side Story su tutti, ma anche Cantando sotto la pioggia e il più recente Hair), ho sempre ritenuto il canto (e il ballo assortito, qualche volta) come una delle espressioni massime dell'immagine cinematografica, perché inserisce in un contesto assolutamente altro, commovente o esilarante, che alternativamente può creare le sensazioni più disparate, anche per sfatare il mito per cui "la musica messa in un film musical costringe a orientare dispoticamente le emozioni dello spettatore". Il musical apre il cinema (o la televisione) al surreale, interrompendo il realismo, creando alternative (non necessariamente positive), inspirando una gioia che non ha paragoni nemmeno con le commedie più allegre o romantiche che ormai ci attaccano da qualche anno in continuazione come mitragliatrici, e accumulando sempre più detrattori, che limitano al termine "smielato" l'irruzione magica del canto, all'improvviso, che esprime i sentimenti dei personaggi (ma anche molto altro) e permette un approccio fiabesco o anche semplicemente macchiettistico (a volte ci vuole) a una storia che perdurerebbe nella quiescente normalità. Ripeto, non c'è bisogno di parlare necessariamente di musical (Un americano a Parigi, Cappello a cilindro, The Rocky Horror Picture Show, Grease, i pessimi High SchoolMusical, The Blues Brothers, lo splendido E' nata una stella di Cukor, Nashville [anche se qui andiamo ben oltre il musical: capolavoro immortale della storia del cinema], Moulin Rouge!, Les misérables, La sposa cadavere di Tim Burton (con Nightmare before Christmas e tutte le canzoni dei cartoni animati, a tratti qui realmente fastidiose, ma non certo in Nightmare before Christmas), i film di Jacques Demy, SweeneyTodd, fino al recente fenomeno Glee, simpatica operetta abbastanza autoironica fino a metà della seconda stagione, da quando è scivolata via nel ridicolo sempre più involontario, comunque con scelte musicali abbastanza commerciali), esistono pellicole molto divertenti o interessanti, dove la musica diventa ventata improvvisa e gioiosa, trovata satirica, piccolla scorrettezza stilistica o splendida malinconia. A voi le aggiunte!
Con Pierre Arditi, Sabine Azéma, André Dussolier, Agnès Jaoui, Jean-Pierre Bacri
Non cantano i protagonisti, in questa splendida commedia corale di Alain Resnais, ma cantano le voci dei più celebri cantanti europei, e gli attori si limitano a mimare la voce, in improvvisi sprazzi di leggerezza che nulla tolgono alla profonda malinconia di fondo di tutte le commedie di Resnais.
Con Marianne Denicourt, Nathalie Richard, Anna Karina, Laurence Cote, André Marcon
A tratti, simpatiche scene cantate, ballate nei luoghi più inverosimili, rendono Haut, bas, fragile di Rivette uno dei suoi gioielli (un bel po' sopravvalutati), e certo non si tratta di un musical.
Tra i migliori film di Kevin Smith, una riproposizione di Clerks anche più graffiante del primo episodio, cult per lo stile al limite con l'underground ma che era meno in grado di far affezionare a personaggi che non si limitano ad essere solo maschere, e se lo sono, sono maschere veramente geniali e indimenticabili (come scordare proprio Silent Bob?). La scena in cui si comincia improvvisamente a cantare e ballare ABC è esilarante e coreografata splendidamente.
Rupert Everett lancia il La, e tutti (ma proprio tutti) partono con I say a little prayer. Il risultato è esilarante, uno dei pochi motivi per cui il film di P.J. Hogan merita un posto d'onore nelle commedie americane di scuola anni '90.
Con Björk, Catherine Deneuve, Peter Stormare, David Morse
Non arriverei mai a definirlo musical, non posso, perché si va ben oltre il semplice schema 'scena parlata-scena cantata' alla Vincente Minnelli, ma ci si concentra sul singolo personaggio, conferendo al canto un ruolo catartico e confortante in un realtà in cui, cinematograficamente parlando, la telecamera si muove in fastidiosi balzi. Terribile, tra i migliori film di von Trier.
Incompreso nella sua struttura metaforica in grado di non prendersi sul serio, Gli amanti passeggeri è la storia della vita dell'uomo, condannata fin dall'inizio alla Morte e che deve cercare delle consolazioni che siano anche dei passatempi. I nostri stewards (hostess?) ci intrattengono con I'm so excited, in una scena esilarante e davvero sulle corde di Almodòvar, prima che l'aereo si "salvi" sulle nuvole del Paradiso.
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