I film di fantascienza (i migliori) ci mostrano come siamo legati alle nostre certezze, ma come queste siano insufficienti per "conoscere" in maniera completa e assoluta. Nonostante l'ignoto che circonda la Terra, noi ci facciamo bastare noi stessi, talvolta la nostra Terra, non perché oggettivamente sia una consolazione efficace, ma perché non abbiamo altro. Nei film horror l'ignoto non è tanto lontano, sta dietro l'angolo (anche di casa), ma se non la Terra, rimaniamo noi (se non parliamo di certi horror particolari). Nel J-horror l'operazione è ancora più profonda, non ha solo distrutto la certezza di noi stessi (in maniera ben più profonda degli americani The Sixth Sense o The Others, per esempio), ma ha distrutto le nostre prercezioni: tradizioni, spazio, tempo, esistenza, vita e morte. C'è una dimensione metafisica palpabile nei classici J-Horror, compresi in quelli meno riusciti (da Into the mirror a The Red Shoes, dal bello Dark Water al mediocre ma inquietante Audition, dai primi due film della trilogia di The Eye al coreano Two Sisters), perché i giapponesi ce l'hanno nell'anima, il contrasto fra spiritualismo e freddezza metropolitana (anche se non c'era bisogno dell'horror per capirlo), e lo ricordano a noi occidentali, che rielaboriamo i loro horror nel disperato tentativo di fare paura, senza capire che nei J-horror c'è ben altro, c'è un masochismo non fine a sé stesso, ma assai eversivo e apocalittico, che noi possiamo solo intuire. Per il resto, c'è l'angoscia (d'esistere).
Con Michiyo Aratama, Misako Watanabe, Rentaro Mikuni, Tatsuya Nakadai, Keiko Kishi
Kwaidan è una storia mitica di fantasmi, di spiriti, di vita e di morte, una sinfonia crudele e visivamente appagante dei misteri atavici dell'esistenza, sontuosamente sconvolgente. E' un po' l'antenato dei J-horror moderni, e ha aperto la strada a moltissimo cinema più recente: peccato che in pochi lo conoscono. Kobayashi è infatti più conosciuto per Harakiri, l'altro suo capolavoro che non è certo horror, ma ha la sua alta dose di inquietudine.
Con Koji Takusho, Anna Nakagawa, Tsuyoshi Ujiki, Masato Hagiwara
Uscita in Italia: 3 apr 2025
Kyoshi Kurosawa, cinema ipnotico, crolliamo noi, crollano le nostre certezze, crolla tutto a livelli incredibili. E l'irrazionale che ci sostituisce è un abisso inimmaginabile di terrore. Ipnotico.
Con Nanako Matsushima, Hiroyuki Sanada, Miki Nakatani, Hitomi Sato
Ringu, non confondiamolo con il verbinskiano The Ring, lì è tutto metallizzato e volto allo spavento più banale. Nel film di Hideo Nakata c'è invece una consapevolezza più distruttiva, ci costruiamo da soli le nostre paure e le nostre certezze artificiali. I capelli neri, però, non se li è inventati Nakata: guardate a Kwaidan al primo posto, per quelli.
Con Shin'Ichi Tsutsumi, Kou Shibasaki, Kazue Fukiishi, Atsushi Ida, Anna Nagata
La qualità cinematografica di questo film di Miike è dubbia, ma, sulla scia di Ringu è tra le imitazioni più riuscite. Disturbante, fastidioso, di un'oscurità insidiosa e barocca. Dannatamente silenzioso.
Con Haruhiko Katô, Kumiko Aso, Koyuki, Kurume Arisaka, Masatoshi Matsuo
Come non metterlo? Una delle più belle Apocalissi silenziose del nostro cinema (per certi versi associabile a Il cavallo di Torino). Ci stiamo disperdendo e astraendo nel Web, le nostre ombre cercano disperate risposte. E tutto diventa più buio e ignoto.
Mai stato un fan del J-horror...non è la mia tazza del tè...certo che una play così ben fatta potrebbe farmi riavvicinare al genere in questione...al momento ho visto pochi film, fra cui Into the mirror, Two sisters, Ringu e ovviamente lo splendido (anche se da te poco apprezzato) Audition, un vertiginoso incubo erotico che mi ricorda tanto Strade Perdute di Lynch, un rompicapo sulla crisi dell'identità, del desiderio, della percezione stessa della realtà...Indimenticabile. E con una protagonista davvero conturbante...Ciao, 8,5! :-)
Non credo che Audition sia mediocre, anzi... credo che sia uno di quei film che abbia colto il meglio del genere j-horror... che viaggiano sempre sul filo del rasoio tra il noioso e l'interessante. Per quanto mi riguarda preferisco l'horror classico, ma alcuni titoli li trovo buoni...ma non mi divertono particolarmente.
Credo di essermi fatto abbastanza nemici con il commento ad "Audition", spero questo non mi tacci a vita! @ed wood e @maghella, come tutti gli altri, lo rivedrò, ma credo che comunque "Audition" e Miike in generale siano molto più carnali e corporali rispetto all'astrazione abituale dei j-horror..l'ho inserito perché il confine è molto labile..ciò però non toglie che mi è sembrato, rispetto a molti altri film del genere, abbastanza morboso, molto MA MOLTO inquietante, ma personalmente dimenticabile. E se non ci sono torture corporali Miike non è contento, e questo mi dà un po' fastidio. Ciao!
...beh, le torture corporali sarebbero veramente fini a sé stesse se non fossero accompagnate da quella cantilena "più giù, più giù..." mentre vengono conficcati gli aghi enormi nelle carni. Il "forte" di quel film sta proprio in tutta la preparazione alle ultime scene al limite del sopportabile. Non ti "taccio" a vita ovviamente :D ma difendo sempre quello che mi è piaciuto molto... sorry, un saluto... ciao ;)
Fai bene a difendere ciò che ti è piaciuto, allo stesso modo infatti io difendo i miei gusti! Comunque mi è ben comprensibile il motivo per cui "Audition" piaccia a tutti, e questo mi impone in futuro una seconda visione! Ciao!
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Mai stato un fan del J-horror...non è la mia tazza del tè...certo che una play così ben fatta potrebbe farmi riavvicinare al genere in questione...al momento ho visto pochi film, fra cui Into the mirror, Two sisters, Ringu e ovviamente lo splendido (anche se da te poco apprezzato) Audition, un vertiginoso incubo erotico che mi ricorda tanto Strade Perdute di Lynch, un rompicapo sulla crisi dell'identità, del desiderio, della percezione stessa della realtà...Indimenticabile. E con una protagonista davvero conturbante...Ciao, 8,5! :-)
Non credo che Audition sia mediocre, anzi... credo che sia uno di quei film che abbia colto il meglio del genere j-horror... che viaggiano sempre sul filo del rasoio tra il noioso e l'interessante. Per quanto mi riguarda preferisco l'horror classico, ma alcuni titoli li trovo buoni...ma non mi divertono particolarmente.
Credo di essermi fatto abbastanza nemici con il commento ad "Audition", spero questo non mi tacci a vita! @ed wood e @maghella, come tutti gli altri, lo rivedrò, ma credo che comunque "Audition" e Miike in generale siano molto più carnali e corporali rispetto all'astrazione abituale dei j-horror..l'ho inserito perché il confine è molto labile..ciò però non toglie che mi è sembrato, rispetto a molti altri film del genere, abbastanza morboso, molto MA MOLTO inquietante, ma personalmente dimenticabile. E se non ci sono torture corporali Miike non è contento, e questo mi dà un po' fastidio. Ciao!
...beh, le torture corporali sarebbero veramente fini a sé stesse se non fossero accompagnate da quella cantilena "più giù, più giù..." mentre vengono conficcati gli aghi enormi nelle carni. Il "forte" di quel film sta proprio in tutta la preparazione alle ultime scene al limite del sopportabile. Non ti "taccio" a vita ovviamente :D ma difendo sempre quello che mi è piaciuto molto... sorry, un saluto... ciao ;)
Fai bene a difendere ciò che ti è piaciuto, allo stesso modo infatti io difendo i miei gusti! Comunque mi è ben comprensibile il motivo per cui "Audition" piaccia a tutti, e questo mi impone in futuro una seconda visione! Ciao!
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