All'espressione "film corali" dovrebbe venire in mente immediatamente, istintivamente, senza pensarci, il grande Robert Altman, autore di Gosford Park, Radio America e molte altre opere in cui non c'è un protagonista in particolare e tanti (o tantissimi) personaggi stanno allo stesso livello, senza prevalere gli uni sugli altri, generando un caos "ordinato" su cui è possibile ragionare. Il conferire equilibrio a questo caos ha dato origine a film più o meno belli, e di certuni ne va apprezzata la composizione, ma l'incredibile attenzione a tutti i caratteri senza che si cadesse nella serialità televisiva. E' bene però fare una differenza fra film "a episodi" e film "corali", poiché i primi prevedono nuclei narrativi scissi e indipendenti, possono essere episodi incastrati fra loro (Viaggi di nozze) e concorrenti magari a un solo messaggio ma con conseguenze tutte differenti, che non convergono verso un solo nucleo narrativo. La grande libertà espressiva di molti film fa sì però che questa differenza sia spesso labile, quindi prima di rischiare di stabilire altre regole che portino solo a ulteriori contraddizioni, elencherò i film corali a mio parere più riusciti.
Altman al suo meglio, l'America più varia, umana e crudele che si sia mai vista, fra stupende canzoni e un finale da brividi, che distrugge le certezze della nostra moderna cultura di massa.
Tutti ci hanno trovato difetti, ma è, probabilmente, un capolavoro, capace di fondere numerosissimi personaggi, svariate storie, e di rifare il punto della situazione in esplosioni onirico-catastrofiche (dal canto di Wise Up di Aimee Mann fino alla pioggia di rospi). Di una lunghezza mastodontica e necessaria.
Con Pierre Arditi, Sabine Azéma, André Dussolier, Agnès Jaoui, Jean-Pierre Bacri
Con piglio allegro e privo di seriosità (casualmente, come i precedenti due film, con qualche canzoncina qua e là), una grande girandola di personaggi squinternati, sull'orlo di una crisi di nervi, innamorati, spaventosamente delusi. Trasmette una gioia contagiosa e una dilagante malinconia.
Nel genere delle "commedie leggere", ha un suo perché, nella costruzione di trame intrecciate e convergenti verso lieti fini prevedibili ma ad alto tasso di ilarità. Per chi è capace di lasciarsi andare da una serie attori in formissima, due ore di intrattenimento abbastanza intelligente ma certo non folgorante.
Con John Barrymore, Wallace Beery, Jean Harlow, Lionel Barrymore
Un Altman (o un Solondz) ante litteram, di una crudeltà atroce ma ancora in grado di trovare barlumi di umanità nello sbrilluccichìo di parvenze eleganti. Cukor raramente ha fatto di meglio.
L'esplosione della finzione cinematografica, tante macchiette assai interessanti, forse i personaggi da cui Fellini ha voluto tenersi a maggiore distanza, maschere sul mare di cartapesta anche più estremo di quello del Casanova: qui siamo proprio nello studio cinematografico.
Bellocchio fa l'equidistante, non giudica, osserva, commosso e mai tedioso, problematico, e i suoi personaggi cercano salvezza sotto l'ala oscura della Morte.
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