Si sa quanto possa essere sbagliato e ingenuo provare a classificare certi film, iscriverli all'interno di un genere. Potrebbe voler dire abolire quelle sfumature che rendono proprio il film grande, anche perché ogni grande film è riuscito o a stabilire le premesse per un genere, o è riuscito ad andare oltre il genere e a diventare un unicum. Quando non sappiamo come classificare un film particolarmente strano ed ermetico, bizzarro, non necessariamente veloce e spiazzante, ma anche lento e vago, ecco che abbiamo di fronte quallo che potremmo definire "sperimentale", da "INLAND EMPIRE" di David Lynch a qualche esperimento di Cronenberg, sia dentro che fuori il suo cinema più conosciuto (dal noto "Pasto nudo" fino a "Macchina italiana"). Certo, certe volte viene da chiamare questi film grotteschi: ma piuttosto che concentrarsi sul loro genere, o, ancora peggio, cercarvi significati razionali, sarebbe meglio lasciarsi andare ai loro significati prettamente emozionali, a ciò che ci fanno provare, ammettere, come si fa di fronte a certe opere post-moderne, che non è mai stato fatto niente di simile, né è pensabile che qualcun'altro riesca a ripensarlo. Spero vogliate illuminarmi con qualche altra chicca assente da questa lista e che non conosco! Per lo spazio ho omesso "Nocturne" di von Trier, "Tombée de la nuit sur Shanghai" della Akerman e "Les nuits electriques" di Deslaw.
di Dziga Vertov - E' l'esperimento cinematografico per eccellenza, la prima scoperta metacinematografica della storia, in cui il nostro sguardo e quello di Vertov si dimenano per uscire da cardini che già all'interno del cinema muto si facevano strettini e limitanti. Così gli effetti speciali di questo film diventano qualcosa che ancora spiazza e sconvolge.
di Luis Bunuel - Con Salvador Dalì, Bunuel dà inizio alla sua carriera cinematografica con un capolavoro immortale, un'impressionante viaggio breve e istantaneo nei sogni dell'essere umano, nell'inconscio. Dopo che si è venuti a sapere, da ricerche scientifiche, che i sogni che avvengono nella fase R.E.M. e che ci sembra durino ore e ore e invece si svolgono in pochi minuti, il fatto che questo film risulti un cortometraggio non sembra casuale, specie i nostri sogni ci pongono davanti accostamenti gli uni legati agli altri, ma senza alcun tipo di senso logico, con salti temporali e spaziali, a sconvolgere le nostre coordinate di vita. Grandioso e, ancora oggi, nella scena del taglio dell'occhio, considerabile come film "maledetto".
Titolo originale Inauguration of the Pleasure Dome
Regia di Kenneth Anger
Con Sampson De Brier, Marjorie Cameron, Joan Whitney, Kathy Kadell, Renate Druks, Anaïs Nin
di Kenneth Anger - Anger proveniva dal mondo underground, e realizza il capolavoro di questo tipo di cinema: un esperimento di grande impatto visivo, confusionario e coloratissimo, in cui sfilate di personaggi uno più strano e insolito dell'altro si sovrappongono in una giostra di puro movimento cerebrale. L'immagine fluttua e ci ipnotizza. Da ricordare anche "Rabbit's Moon", "Fireworks" e "Scorpio Rising". Altre sue opere sono alquanto sopravvalutate.
di Piero Bargellini - Assai sconosciuto e presentato in qualche festival, un film sull'immagine per eccellenza, in tutte le sue accezioni artistiche e in tutte le sue potenzialità, dall'astrattismo all'oscenità, dal documentario alla finzione cinematografica. Il discorso continua in altri corti del regista, da "Fractions of Temporary Periods" a "Un ottofilm di PierFrancesco Bargellini" fino a "Questo film è dedicato a David Reisman e si intitolerà Capolavoro". Il riferimento a Van Gogh riguarda ormai l'accostamento dell'arte cinematografica all'arte in generale, ma perchè prendersela col povero orecchio? C'è qualcosa di inquietante in questa immagine, una morbosità non intelligibile, che il film riesce a ricostruire destabilizzando moltissimo.
di Chris Marker - Ci immergiamo nel calderone che fonde la nostra mente con tutte le sue crudeltà, la storia e alla fine il nostro corpo. E' il destino di una civiltà cybernetica. Quasi un anticipo di "Cosmopolis" di Cronenberg, meno spettacolare e più riflessivo (e per questo molto pesante), ma, a prescindere dalla qualità, merita una visione.
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