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In nome del "cinema" italiano
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In nome del "cinema" italiano

Una moda del nostro presente è ripetere e ribadire alla prima occasione: "il cinema italiano è finito, non è più quello di una volta". Siccome conformarsi alle mode è un altro grande errore del nostro presente, ricordare che in Italia, nonostante la svalutazione della cultura negli ultimi vent'anni, ancora escono dei grandi capolavori, che non sono più quelli "di una volta" perché siamo cambiati noi, è cambiato il nostro Paese, sono cambiate le nostre esigenze, è una rinfrescata che non fa mai male. L'arte risponde a pieni polmoni.

P.S. Il numero sette è limitativo per fare la lista dei capolavori del cinema italiano degli ultimi anni, perché la realtà è che ce ne sono tanti, e chissà quanti ce ne sono nascosti e sconosciuti..per cui saranno esclusi i film più ovvi a favore di altri film magari dello stesso regista, perché un capolavoro non è necessariamente tale perché parla dell'Italia nella sua mediocrità, ma perché continua a parlare dell'uomo e della vita.

Playlist film

Habemus Papam

  • Grottesco
  • Italia, Francia
  • durata 100'

Regia di Nanni Moretti

Con Michel Piccoli, Nanni Moretti, Margherita Buy, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa

Habemus Papam

In streaming su MUBI

vedi tutti

Dopo i capolavori dello scorso millennio. Geniale, illuminante. Sul grande distacco fra umanità e divinità, sulla necessità di maggiore umiltà.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Primo amore

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 100'

Regia di Matteo Garrone

Con Michela Cescon, Vitaliano Trevisan

Primo amore

In streaming su MUBI Amazon Channel

vedi tutti

Prima di "Gomorra", la morbosità del sentimento più puro e incontaminato. Una messa in scena tetra e inquietante.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Le conseguenze dell'amore

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 100'

Regia di Paolo Sorrentino

Con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Angela Goodwin, Raffaele Pisu

Le conseguenze dell'amore

In streaming su Netflix

vedi tutti

Prima de "Il divo" e de "La grande bellezza". Sulla solitudine e il sacrificio.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. Marcello del Campo
    di Marcello del Campo

    Periodicamente ritornano generose playlist che fanno la respirazione bocca a bocca al cinema italiano. Si salvano alcuni registi una spanna migliori di altri che hanno ucciso e stanno uccidendo il cinema italiano da un quarantennio, dopo i grandi exploit degli anni dal Quarantacinque alla fine dei Settanta. Il grande cinema italiano, a differenza del cinema degli altri paesi, non ha eredi, tutti i nuovi registi ‘nascono imparati’ – e si vede!, anzi se gli si dice che il loro povero cinema somiglia a Fellini, De Sica, ecc, prendono il complimento come un’offesa. Nel cinema francese, al contrario è sempre visibile l’eredità dei maestri: non è un cinema grandissimo, come da molte parti si vuole far credere, ma è un cinema di grande dignità, soprattutto nel genere noir. Il cinema italiano ha seguito le sorti della politica Il cinema del periodo fascio-berlusconiano è di marca televisiva, è un cinema brutto, senza idee, senza impegno, asservito alla propaganda di regime: anche registi e attori che si proclamano di sinistra bivaccano nei serial di regime. Il cinema di regime è piatto, noioso, familistico, omphalopatico, non ambisce ad accendere passioni ma a spegnere definitivamente ogni ansia di cambiamento. Il cinema italiano toglie l’aria, ti spinge a uscire dalla sala. Gli eroi del cinema italiano sono preti, poliziotti, figli pentiti del ’68. Il cinema italiano è un cinema del ‘pentimento’. “… conformarsi alle mode è un altro grande errore del nostro presente”, scrive Eight&half ma è meno in errore chi critica il cinema italiano di chi ne accetta passivamente la deriva, contentandosi di quattro gatto-registi che non colmano il vuoto pneumatico di una società che ha in tasca il certificato di morte consegnatogli dai media di un governo parafascista. "La svalutazione della cultura italiana" nell'era del berlusconismo è il punto di arrivo di un distacco dalla matrice: all'origine c’è la 'morte del padre', l'abbandono del Novecento, un radicale distacco dal cinema dei Maestri che ha inizio con la contestazione sessantottina (è un mio discutibile parere) che, mentre altrove (Francia, Inghilterra, America), mirava a colpire il "Sistema", senza bruciare le radici, in Italia bruciava queste e colpiva obiettivi (ricordiamoci quelli delle Brigate Rosse!) sbagliati, consegnandoci integro il sistema di potere che da allora, in nome della 'sicurezza' e di un anticomunismo di comodo ha affondato i denti nella carne molle del Paese e non vuole lasciare ancora la presa. Certo, la play e i commenti che seguono inducono a pensare che qualcosa stia cambiando. Di ciò non posso che rallegrarmi. Ciao.

  3. EightAndHalf
    di EightAndHalf

    Non è accontentarsi, quello di trovare il buono che c'è nel cinema italiano, né sono arrivato a dire che attualmente siamo ai livelli di una volta, ma ritengo solo che un certo tipo di atteggiamento nei confronti del nostro cinema, un atteggiamento di incoraggiamento, possa essere utile a un miglioramento, per un cinema che, a essere ben esplorato, in realtà offre moltissimi stimoli, che inneggiano al cambiamento, e non tendono assolutamente a "spegnere definitivamente ogni ansia di cambiamento". Il nuovo Sorrentino, "La grande bellezza", è assolutamente un inno al cambiamento, e si riferisce a un'Italia che ha smesso di capire l'arte e la bellezza (la cultura, dunque), e che un film del genere abbia fatto il giro di Italia incompreso in questo modo è segno di tempi non certo buoni, ma è anche segno di un cinema che cerca un riscatto, seriamente e sinceramente, guardando anche al passato (che c'è di più felliniana della regia di Sorrentino?). E questo era un film a caso. Il mio riferimento alle mode è l'indicazione che è sbagliato fare di tutta l'erba un fascio, e non generalizzare all'interno di un contesto culturale che ancora offre tanto, e noi non ce ne accorgiamo, poiché viziati e disinteressati non cerchiamo ciò che è nascosto e sconosciuto. Il cinema francese, che resta uno dei miei preferiti, anche più di quello italiano in assoluto, ancora, come scrive Marcello del Campo, si riferisce a maestri del passato, una cosa corretta ma che limita l'autonomia di un cinema nuovo che se vuole raccontare la realtà deve invece cambiare, e certo il compito dello spettatore impegnato e serio è quello di sapere comprendere simili cambiamenti, mantenere criteri di giudizio con il passato, ma anche contestualizzare nel presente. Non bisogna essere tradizionalisti né puristi fini a sé stessi, perché è facile essere indignati del presente, oggi è ben più coraggioso cercare cosa c'è di buono, e non risolvere tutto con un "va male e basta". Un saluto!

  4. (spopola) 1726792
    di (spopola) 1726792

    Credo che i problemi del "male" che si annida nel cinema italiano sia da rintracciare nel fatto che è quasi impossibile produrre (e soprattutto distribuire) senza il supporto (quando non addirittura il finanziame primario) del "pernicioso" duopolio (Rai e Mediaset (che impone le proprie regole ed è sempre meno interessato a progetti più ambiziosi e controcorrrente preferendo le mode e la "maniera"). Così anche i nomi importanti e blasonati devono adattarsi a realizzare ciò che gli altri vogliono, non quelle che potrtebbero essere le loro idee più genuine e giuste.... Eppure (e su questo sono d'accordo con gli interventi in positivo che mi hanno preceduto (soprattutto con Sanaporaz) ogni tanto qualcosa sfugge alle maglie delle imposizioni e driblando i tanti ostacoli che trova sul suo cammino, si impone con prepotenza... poche cose imsomma (ma per fortuna in crescita) e soprattutto di "valore" (la conferma che sotto la cenere ci sono sufficienti tizzoni accesi). C'è poi tutta una piccola produzione (mi viene da definire artigianale) che spesso sa osare e "centrare" il bersaglio che magari non sforna capolavori assoluti, ma che è sorretta da nomi che andrebbero assolutamente "coltivati" che purtroppo peò rimane invisibile ai più (poco gradita dagli esercenti delle sale e soprattutto "impopolare" perchè anche quando riesce a raggiungere una sua pur minima distribuzione, viene poi clamorosamente snobbata dagli spettatori (i risibili incassi sono lì a confermarlo malinconicamente) perchè anche il potenziale pubblico pagante che potrebbe essere interessato a quel particolare e stimolante tipo di proposte finisce per "nicchiare" e lasciare semivuote le platee dei pochissimi schermi coinvolti a fatica. Un altro problema è poi quello che ormai da troppo tempo manca la "palestra formativa" dei "generi" ormai praticamente quasi tutti abbandonati e quindi molti sono "costretti a farsi le ossa con i prodotti per la televisione. Molto di quello che c'è stato di buono in questi ultimi anni (confermo: in crescita rispetto al passato) è già stato citato sopra e non è il caso di ripetermi: vorrei però citare altri tre titilo che a me hanno interessato e molto: Bella Mariposas di Salvatore Mereu, Su re di Giovanni Columbu e Et in terra pax di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini: piccoli talenti crescono si potrebbe sperare (e la cosa ovviamente riguarda molti altri dei nomi citati) semprechè qualcuno sia interessato a valorizzarlim il che però lascia davvero poco spazio alla speranza, perchè per esempio Columbu aveva già avuto occasione di dare un'ampia prova delle sue capacità con "Arcipelaghi" che è del 2001, ma non è bastato a garantirgli una carriera, tanto che per potersi permettere di realizzare Su re (e anche per questo si è dovuto arrampicare sugli specchi) è stato costretto a pazientare praticammente in stand by pere oltre un decennio. Per un qualcosa poi più strettamente legato all'avanguardia, non vorrei dimenticare nemmeno le "particolarissime" performances cinematografiche di Pippo Delbono. Insomma il malato è grave, ma non è morto e i "segnali di vita" sono abbastanza incoraggianti se ci sarà davvero la volontà di fornirgli le "medicine" giuste.

  5. maurri 63
    di maurri 63

    Mi sento chiamato in causa. come noto, sono strenuo difensore del cinema italiano. E, se da un lato plaudo all'intervento di Snaporaz, che sottolinea l'incitamento di EightAndHalf, mi vedo costretto ad appoggiare invece - per realismo - le posizioni di Marcello Del Campo, cui però va attaccato il discorso di spopola: è certamente vero che la cinematografia italiana, comunque la si voglia vedere, è superiore alle altre nel mondo. Gli autori nominati, con riferimento ai singoli paesi, sono grandi, senza dubbio, ma alla fine restano uno-due nomi di punta nel loro territorio. Per fare un esempio, gli stessi spagnoli dicono (parlo dei critici) : "Abbiamo Pedro, ma poi...?". In effetti, guardando poco più in là, altri Stati, meglio messi sul cinema (Germania, Inghilterra, Svezia), non hanno un fiorire di talenti, pur disponendo di mezzi migliori. La creatività italiana (MdC sottolinea come, in fondo, il cinema francese a grandi linee non sia un grande cinema) non è in dubbio: ma, allora, cosa ci deve necessariamente spingere al pessimismo? Parlando da addetto ai lavori, è interessante ciò che scrive spopola: il dupolio Rai-Mediaset condiziona l'operato filmico dei nostri talenti. Quando un regista italiano prova ad affermarsi, si presenta con opere interessanti, magari singolari (Frammartino, ad esempio), ma alla seconda prova, complici i mezzi fornitigli, finisce sulla buccia di banana. Tra i tanti nominati, infatti (cui taccio deontologicamente i cognomi), posso dire che almeno i 2/3 hanno finito la carriera, a meno di non farsi produrre dal duopolio. E qui sta il punto: Se Rosi, Vincenzo Marra, Giuseppe M. Gaudino, decidono di ricorrere a Rai-Mediaset, devono accettare l'imposizione del taglio dell'inquadratura, utilizzare gli attori a busta paga delle due emittenti, pensare che l'approdo (e il vero guadagno, complice il maledetto giro di diritti d'autore) sia la tv. Già Nanni Moretti è irriconoscibile: il suo percorso è altresì privo di coerenza, poiché per 20 anni buoni si è rifiutato di utilizzare volti noti, ed oggi ne fa un ricorso sistematico; ma finisce per essere emarginato se non accetta le regole di un sistema. D'altra parte, non si possono aspettare dieci-dodici anni per mettere insieme un finanziamento da indipendenti (e magari essere distribuiti in tre sale...),ma è anche vero che l'abitudine dello spettatore medio è verso un'immagine più universale (in tal senso, lo stile americano ha finito per rendere simili tutti i prodotti: oggi, dice MdC si nasce "imparati", ed è vero: ma come non osservare che siamo di fronte ad una necessità - ti adegui o te ne vai - che è fortemente condizionante ?), che dunque rifiuta (e, credetemi, sempre più rifiuterà: "l'immagine", per citare Hitchcock, "è la consuetudine a vedere ciò che vogliamo vedere") una ripresa anticonvenzionale, uno stile filmico difforme, un'innovazione interessante ? Tutte queste ragioni, inclusa la possibilità di non produrre generi - quale mélo, quale noir, quale giallo, quale horror, quale action, quale poliziesco, quale grottesco, quale avventura, quale film sentimentale o ad episodi , tanto per citare qualche genere, sono stati prodotti negli ultimi 5 anni ??- impediscono una ricerca: il regista, infatti (che fine ha fatto - o farà - l'ormai quasi 50enne Alessandro Piva, e suo fratello Andrea ?) è un'operatore da opera prima. Parlando di noi, i francesi dicono: non avete il cinema, perché non avete produttori. E se perfino De Laurentiis (!!!!), abbraccia la mia squadra e dimentica il grande schermo, forse, chissà, ci toccherà dar loro ragione.

  6. nandolustig
    di nandolustig

    Il problema grosso secondo me è che in Italia non esiste un vero pubblico serio per determinati film e registi.La verità nuda e cruda è che alla maggiorparte delle persone(il cosiddetto spettatore medio) dei film di Frammartino,Marcello,Di Costanzo,Comodin(i primi nomi a caso) non fotte assolutamente nulla,e non fotterà anche in futuro.Non cè assolutamente curiosità e interesse verso questi registi secondo me veramente notevoli che hanno fatto film pazzeschi.Secondo me è un problema di cultura nel senso che alla base non cè un interesse vero e motivato tra le persone soprattutto tra ragazzi molto giovani(15/25).Cercano solo tipologie di film di intrattenimento commerciale e basta,la qualità o comunque altri tipi di linguaggi cinematografici non vengono proprio calcolati.Poi un problema enorme in Italia è la distribuzione dei film che è veramente imbarazzante(per non dire altro).I registi fanno una fatica del cristo a fare uscire i propri film in sala(mi riferisco ai registi più indipendenti e ostici).Fare uscire un film in sala in 6/10 copie non serve a nulla,sarà un film destinato al dimenticatoio più totale.Film che poi vengono distribuiti in grossi centri e basta,in provincia non arrivano assolutamente(tranne in qualche caso).Anche i vari festival che ci sono secondo me non servono a nulla,a livello distributivo poi quando "escono" nelle sale è un delirio allucinante.I sono a favore dei festival alla grande proprio,più ce ne sono meglio è, il problema è che poi nei fatti determinati film di registi esordienti o meno non vengono per niente spinti a livello mediatico.Non viene data la possibilità agli appassionati che non possono andare nei festival(per svariati motivi) di vedere determinati film.Poi mi fanno ridere che dicono che questi film non li vede nessuno boooo pazzesca sta cosa.Poi certa critica comunque in Italia è snob al massimo,si lamentano che non ci sono registi e film che sanno osare che in Italia ci sono troppi film televisivi,poi cristo quando esce roba controcorrente e audace li stroncano al brucio deridendoli ecc....... Poi anche certo pubblico(non pochi) è snob alla grande,criticano il cinema commerciale italiano definendolo becero ecc...... poi gli capita di vedere "certi film" italiani e li stroncano dicendo che sono lenti ecc...... Secondo in Italia di registi con i coglioni ce ne sono,di film notevoli ne escono,basta non avere troppi paletti mentali e troppa puzza sotto il naso.Poi comunque secondo me bisognerebbe anche piantarla di fare sempre della dietrologia e fare confronti con i film e registi del passato,trovo questo atteggiamento veramente fastidioso e per niente costruttivo.Tanto determinati registi che sono esistiti in Italia, non ci saranno più secondo me,quindi è inutile stare li è dire sempre le stesse cose che il cinema italiano non è più come una volta ecc............... Meglio guardare al presente e intercettare nuovi registi potenzialmente interessanti avendo un minimo di curiosità e andando a vederli i film è poi giudicare,cosa che troppa gente non fà.@EightAndHalf La tua playlist è ottima,tutta roba notevole(il film di Bertolucci mi manca) di roba d'aggiungere ce ne sarebbe parecchia.Un film che secondo me è stato tra i migliori usciti in Italia da parecchi anni a sta parte è PIETRO di Daniele Gaglianone,film veramente magnifico che mi ha entusiasmato a livelli imbarazzanti che ovviamente hanno visto in 4.Film per niente patinato e conciliante che fà veramente vedere come stanno le cose,film veramente credibile e lucido.Film comunque parecchio ostacolato sia dai festival che dalla distribuzione,anche su questo sarebbe da aprire una parentesi non di poco conto ma lasciamo stare.Ciao a tutti e viva il cinema italiano ma quello serio.

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