E' anche per quest'anno è terminata la mia "incursione" vacanziera nel lido veneziano,rimangono impressioni,passioni,visioni e delusioni di una kermesse povera di opere imponenti.Avara di grossi nomi e pagando lo scotto d'una concomitanza (sempre piu' importante) del festival di Toronto e Cannes,quest'anno il lido ha importato opere deludenti,altre discutibili,alcune pregevoli.Rimane l'amaro in bocca per film come "Locke",di ottima fattura, innovativo nel suo schema "teatrale",con una grande prova del sempre piu' istrione Tom Hardy,relegato nel margine di "fuori concorso". Si sono preferiti i "nomi" come Gitai,o gli "sconosciuti" al grande pubblico come Gianfranco Rosi.Autori di due documentari come "Ana Arabia" o "Sacro Gra",testimonianze d'un neocinema "avanguardista" d'un reale "preso dalla strada. Il "cinema" delle storie trasognate e irreali sta dunque cedendo il passo (come i festival) ad una seconda fase di "neorealismo globale",con gli occhi puntati su vicende incentrate sulla quotidianita' complementare alle difficolta' della crisi globale.Un aspetto fortemente sottolineato non solo dai documentari,ma anche dalle pellicole di "finzione".Mi ha colpito molto in questo contesto la figura paterna:ricalcata e riciclata in occasione di questo festival in diversi film.Amore omoerotico come in "Eastern Boys" o "Gerontophilia" che si tramuta in amore filiale.I padri di questo festival sono l'emblema di una difficile crisi globale,non a caso il bellissimo film greco "Miss Violence" è la catarsi di cio',d'una difficolta' d'identita' e relazionale che pervade un paese come la Grecia, devastato dalla crisi. La figura paterna rappresenta un po le fondamenta della famiglia e della societa',lo specchio difficile della crisi è quindi innestato in queste figure in crisi con sè e il mondo. La 70 edizione della mostra di Venezia rappresenta un po l'idillio d'un mondo in difficolta',di figli spaesati o di nessuno che cercano di aggrapparsi a fragili figure "paterne". I film presentavano molto di questa struttura,pregna di narrative a volte obsolete e a volte efficaci,nel mostrarci "storie" di uomini comuni alle prese con l'amara sopravvivenza. La perdita dei valori ci porta ad autoannientarci,ad autoesiliarci a non credere piu' in nulla,la speranza è lasciata al domani,ai figli di questi fragili uomini,o ad una "neo (ri)nascita come accade in Locke.Ho voluto compilare questa play "paterna" post-festivaliera,selezionando i film dove i "padri" non sono sempre tali,magari lo diventano col tempo,vivendo,errando e subendone il contraccolpo.Oppure spariscono e muoiono,come in alcuni film visti al Lido di cui non voglio anticiparvi le trame.I padri come le "fondamenta" di un cinema "nuovo",figlio dell'odiernita' edonista,globalizzata e di superficie che nonostante tutto vuole continuare a vivere.........
Lo specchio del male,d'una facciata di finto perbenismo borghese,una famiglia dove una bimba di 11 anni si suicida nel giorno del compleanno.Ed un padre: padrone,nonno e patriarca mefistofelico che pronuncia: "In questa casa non abbiamo segreti!",ma è li che si annida il male catartico,nell'ombra d'un paese in crisi economica come la Grecia.Il "Padre-nonno-padrone" s'inventa allora anche i metodi piu' osceni e turpi per sopravvivere.All'interno della rigida,asettica e quadrata famiglia il giovane regista Avranos dipinge un orrore contemporaneo senza confini,dove l'infanzia e l'adolescenza sono il confine per l'inferno.Il "Padre-nonno padrone" greco è la metafora d'un mondo sconfitto,senza riferimenti e alibi, ottuso da finti valori.......la violenza diviene allora un passepartout per una nuova "sopravvivenza".....
Con Lee Kang-sheng, Lee Yi-Cheng, Lee Yi-Chieh, Chen Shiang-chyi, Lu Yi-Ching, Chen Chao-rong
Periferia di Taiwan,un padre e due bimbi,abbandonati come cani randagi,alla ricerca d'un pezzo di vita anche estemporanea,frugale,da basso istinto animale. Il padre di Tsai Ming Liang è sinonimo d'una devastazione fisica e psichica,annientato da una cultura occidentale frenetica,che cannibalizza l'animo d'oriente."Stray dogs" è la metafora d'un campionario di vita abbandonato a se stesso e morta interiormente.Rimangono umidi e visicidi appartamenti brulicanti di dolore.Il ritmo è lento,il padre è un automa "costretto" a vivere,ma all'interno di se tutto è morto........
Sobborgo autostradale di Londra,un uomo in macchina,corre,si dibatte e parla al telefono.E' un padre,marito e neopadre che sta per perdere tutto.Ma è li ad accellerare e a ricordarsi d'un padre che lo ha abbandonato.Tom Hardy si abbandona ad un ipertrofia attoriale,magneticamente ed in modo teatrale incarna un uomo qualunque dei giorni nostri.Un padre in combutta col mondo intero,che nonostante tutto non rinuncia al proprio essere,stravolgendo tutto.Il caos che domina le relazioni di Locke vive d'una frenesia vitale,testimoniata da un vagito finale,dove anche quando "tutto è finito",ricomincia ad esistere.......
Stazione di Parigi,brulicante di "ragazzi di vita" odierni,disincantati e illusi dal benessere materialista,vite ai margini causate dai loro paesi devastati.Marek/Rouslan è uno di loro,ha perso tutto nella sua terra.Ora incontra Daniel:prima cliente,poi amante,amico e infine "padre". Eastern Boys di Rubin Campillo è la sintesi d'una contemporaneita' disgregata,d'una globalizzazione che invade la "terra straniera" senza confini.Ma è anche una struggente e romantica poesia di due solitudini:l'una povera e l'altra ricca.S'incontrano e si miscelano,prima di unirsi definitivamente come un vero padre con il figlio......
Kim Ki Duk e la famiglia,senza censure e sconti,il rapporto filiale è uno scambio di dolori,autolacerazioni e piaceri fittizzi.Una poesia amara e truculenta dove il rapporto padre/figlio è una chiave di volta infernale,uno "scambio" organico destinato a morire in un orgia di sesso e sangue........
La Milano di oggi non è piu' quella da bere,è una citta' in crisi,di lavoro,economia ed identita'.Antonio Pane è uno dei "pezzi" d'una catena umana che sopravvive,anche nei lavori piu' umili,facendone il "rimpiazzo".E' la figura dell'uomo italiano in crisi,ma sopratutto è anche un padre:dolce,paternale e buono,quello che regala la speranza del domani ad un figlio fragile e in crisi col mondo.........
Nella "valle dei Mocheni" nell'alto Trentino vive un pezzo d'Africa martoriata,dove l'immigrato Dani è un togolese che lavora come falegname.Dani ha perso la moglie ma ha una piccola figlia,in lui vive il dolore per la vita in "terra straniera" e l'insostenibilita' di non essere un "buon padre".Andrea Segre,regista/documentarista ne "La prima neve" racconta con delicatezza il dramma dell'immigrazione e una crisi di "vocazione" paterna.Dani uscira' dalla crisi grazie all'amicizia con un vivace ragazzino orfano di padre,scatenando in lui sentimenti che sembravano sepolti.......
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta