Nicolas Winding Refn, classe 1970, è uno dei registi più promettenti della nostra epoca. Fin dal 1996, anno del suo debutto al cinema, ha saputo proporre un proprio personalissimo stile che prende influenze di altri maestri del cinema e da alcune ossessioni personali; da un mostro sacro come Martin Scorsese (citato più volte da Refn stesso) ha ereditato una visione cupa e disincantata del mondo, un'ossessione per gli scoppi di violenza improvvisi e un sottile black humour. Refn estremizza tutte queste caratteristiche, la vita dei suoi personaggi in giro per un mondo senza speranze è quasi sempre minata dalla sconfitta, tutti, anche i più cattivi, hanno nel profondo una caratteristica che li nobilita facendoci capire il loro punto di vista e inevitabilmente ci cattura una grande empatia, questi personaggi, quasi sempre portatori di un sogno, di una voglia di cambiare, molte volte vivono nel degrado, circondati da persone losche, ma in un modo o nell'altro vogliono fuggire, vogliono inseguire i propri desideri, ed è proprio per un soffio di vento o per un secondo di ritardo che tutti i loro sogni finiscono in fumo da un momentro all'altro, come tante parole al vento. E' come sbattere le mani contro uno spesso muro, si può perdere tutto il sangue del mondo ma si rimane sempre ingabbiati, senza una possibilità di fuggire, il sogno è rotto e non c'è più niente che si può fare; l'happy ending non è di casa Refn, e una visione così oscura del mondo è riscontrabile nel cinema di un maestro come Takeshi Kitano oppure in film come "Il cattivo tenente" di Abel Ferrara. Le mani sono un altro elemento onnipresente in ogni film del regista, come di sua ammissione sono una parte del corpo che l'ha da sempre ossessionato, le mani viste come catalizzatori della violenza, senza di esse la natura selvaggia dell'uomo viene neutralizzata, diviene innoquo e inoffensivo; le mani, la rabbia, la violenza, sono il marchio di fabbrica di Refn. Un mondo spesso accentuato nelle luci, nei colori, distorto con vari espedienti tecnici, così iperrealistico che diventa paradossalmente più realistico della realtà; come dice Alex Delarge "E' buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo". Nel cinema di Refn non conta quanti soldi hai, la tua età e qual'è il sogno nella tua vita: il mondo riuscirà sempre a tenderti un agguato e ad imprigionarti in una gabbia, la più stretta disponibile. (Che felicità!) Lo sguardo radicale di un grande autore che ha un grandissimo futuro davanti.
http://www.change.org/it/petizioni/distribuzione-in-dvd-del-film-bleeder-del-regista-nicolas-winding-refn Qui una petizione che ho aperto per l'uscita in DVD di "Bleeder" suo unico (e bellissimo) film a non essere ancora uscito sul suolo italiano. Grazie a chiunque vorrà firmare!
Di seguito la mia classifica coi sette film che preferisco di questo grandissimo regista.
"Questo è il mio film più estremo, o con me o contro di me." Queste le parole di Refn, forse arroganti, ma dannatamente vere, questo è il film più radicale e deciso del regista. Si trova 100% Refn al suo interno, il suo stile, le sue ossessioni, dal ritmo lento e morboso, è una discesa agli inferi in una Bangkok cupa e mistica. Abbiamo un Ryan Gosling che lavora per sottrazione (Distrutta l'immagine di anti-eroe figo che si era fatto con Drive) interpretando un personaggio per niente facile, guarda da dietro uno specchio il mondo, costantemente intimorito e pieno di dubbi, il padrone della scena e "giustiziere" della città è Chang (Un grandissimo Vithaya Pansringarm), il Dio del titolo, che ha appunto il potere di perdonare e di privare l'uomo della fonte da cui è scaturita tutta la sua violenza e forza distruttiva. Regia, fotografia e colonna sonora al top. Un'apoteosi di stile e di teoria. Il capolavoro del regista.
Film su commissione di Refn e successone mondiale che l'ha lanciato fra i registi indipendenti più quotati prima di "sucidarsi" economicamente con l'anticommerciale Only God Forgives. Refn non rinucia a portare avanti le proprie idee anche in un contesto più mainstream e pop, realizzando un film che è già un cultone al passo dal capolavoro.
Tenuto per metà in piedi da una mostruosa interpretazione di Tom Hardy è il film più Kubrickiano del regista: lente carellate, uso sottolineatore e ironico della colonna sonora, fotografia asettica e un susseguirsi di violenza fredda, distaccata. Biopic pieno di idee, geniale, ironico sul criminale più famoso d'inghilterra. Anche lui infarcito come si deve di ossessioni "Refniane". Cultone.
Con Kim Bodnia, Zlatko Buric, Laura Drasbaek, Slavko Labovic, Mads Mikkelsen
In streaming su Timvision
Esordio del regista che già dimostra una grande padronanza dietro la cinepresa, girato tutto con telecamera a mano annuncia lo stile predominante di tutta la trilogia, dinamico, veloce, un'immersione nel mondo della droga di una Copenhagen cinica e oscura; entrano in scena due degli attori con cui Refn tornerà più volte a lavorare in futuro: Mads Mikkelsen e il sornione e gigantesco Zlatko Buric (1 metro e 97!).
Con Kim Bodnia, Mads Mikkelsen, Zlatko Buric, Liv Corfixen, Levino Jensen
Innanzitutto un atto d'amore verso il cinema da parte di Refn che apre il film con una sequenza indimenticabile (La presentazione dei protagonisti ognuno con il proprio score musicale, e poi il velocissimo movimento con la steadycam che passa sopra ogni VHS per poi mostrarci il negozio, il tutto su St Matthew Passion in sottofondo, usata 4 anni prima da Scorsese per Casinò, omaggiato più volte in questo film). Dall'altro lato è la solita "Refnata", un protagonista che alla prospettiva di un futuro roseo sprofonda in seguito a veloci e irrimediabili azioni in un vortice senza speranze, con attorno altri personaggi memorabili come quello di Lenny: un Mads Mikkelsen che si rifugia nel mondo del cinema per fuggire alla realtà. Grande cinema, una perla da riscoprire.
Con Zlatko Buric, Marinela Dekic, Ilyas Agac, Vanja Bajicic, Gitte Dan, Dan Dommer
Padrone della scena è il gigantesco Zlatko Buric, spacciatore sul viale del tramonto che vede il mondo attorno a sè cambiare, alle prese con una giornata da infarto, con il compleanno dell'ambiziosa e cinica figlia da organizzare, preparando una cena che riesce a mandare all'ospedale solo con lo sguardo, ragazzini gangster che vogliono i loro soldi e uno scambio di roba finito male; la fine si fa strada alleggiando sinuosa in ogni scena e sembra avvicinarsi sempre di più, i buoni propositi del "buon padre di famiglia" sfociano nella disperazione ed ecco che la droga torna a scorrere nelle vene di Milo. Un grande connubio fra il dinamismo del primo capitolo e l'introspezione del secondo. Bellissimo.
Con Mads Mikkelsen, Jesper Salomonsen, Leif Sylvester, Anne Sørensen, Øyvind Hagen-Traberg
In streaming su Timvision
Padrone della scena è questa volta il bravissimo Mads Mikkelsen, più tormentato e impaurito che mai. Il personaggio di Tonny non è quello del classico gangster figo pieno di topa, anzi, si ritrova con un figlio da mantenere e ogni cosa sembra andargli male: il padre alla sua vista per un pelo non l'ammazza, viene pestato da perfetti sconosciuti, deve reinserirsi nel giro ed è un debole di carattere; tutti sembrano odiarlo e ogni notte la sua mente è sempre più in subbuglio, la sua vita diventa come un infinito trip d'acido e non sa più cosa fare, sarà solo l'istinto a salvarlo. Il piatto più autoriale della trilogia, un altro grande film firmato dall'inconfondibile mano di Refn.
Valhalla Rising (2009) e Fear X (2003) ? Il primo oggettivamente un grandissimo film ma che non mi ha fatto impazzire come questi sette, il secondo un bel film, incompleto ma comunque pieno di fascino e che merita più d'una visione. Refn non ne sbaglia una. Vai avanti così mito!
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