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Lea,soffio di donna al cinema
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Lea,soffio di donna al cinema

“Io mi chiamo Anna Maria,Anna Maria Massatani coniugata Bianchini,e sul mio passaporto c’è scritto Anna Maria Massatani professione casalinga perché io mi vergogno a fare l’attrice,anzi l’attrice di cinema,perché mi  sono sempre vergognata  profondamente a fare il cinema,perché nel cinema io ci sono per caso,per sbaglio,e ogni tanto (…) Che vuoi che ti dica? Io manco di etica cinematografica ,quella cosa per cui una persona intelligente finge di essere allocca,cretina,finché lo diventa davvero e allora non le propongono più i flim storici,i, film in costume,i film a esperimento  e i ruoli di Tina Pica perché Tina Pica è ammalata:le propongono bellissimi ruoli e paghe enormi.L’etica cinematografica è quella cosa per cui una persona che ha dignità accetta di farci avvilire,demoralizzare,insultare : e una volta avvilita,demoralizzata,insultata,non ha più la nomea di rompiscatole ma tutti me parlano come di una donna dolce,carina,e meritevole del successo che ha.”
Potrà sembrare che queste parole siano state dette in tempi recenti,visto il tono e la foga con cui è possibile immaginare siano state pronunciate;e invece no,queste parole sono state pronunciate durante un’intervista rilasciata a Oriana Fallaci da Lea Massari nel 1964 a Belgrado durante la lavorazione de “Le soldatesse” di Valerio Zurlini (chiunque volesse  potrebbe rileggere l’intera intervista contenuta nel volume “intervista col mito” ripubblicato da Rizzoli alla fine del 2010,non fosse altro per constatare  come Lea Massari sia stata una delle pochissime protagoniste del mondo dello spettacolo che la “simpaticissima” fiorentina  non prendeva sanamente per i fondelli.)
Riportare oggi questa trepida testimonianza di insofferenza rilasciata in un momento storico che viene citato come l’età  dell’oro del cinema nostrano serve oggi per suggerire quanto  difficile debba essere stato per una donna così muoversi nell’ambiente cinematografico italiano,e soprattutto offre il pretesto per un augurio sinceramente sentito : oggi ,30 giugno,Lea Massari,presenza ormai introvabile del cinema e del teatro italiano,compie 80 anni, di cui 23 ormai trascorsi lontana dallo spettacolo.
Una carriera,la sua,costruita nell’arco di 35 anni di lavoro,dall’esordio nel 1954 in “Proibito” di Mario Monicelli,di cui lei è stata una delle poche a parlare in termini poco lusinghieri,fino all’ultimo film passato inosservato,”Viaggio d’amore “ di Ottavio Fabbri con Omar Sharif,e che si è articolata lungo una serie di occasioni  di particolare qualità ed altre decisamente mancate.
Il suo carattere per nulla remissivo,allergico al compromesso,distante da qualsiasi tentazione di mettersi in luce che non fosse motivata dalla possibilità concreta di essere impiegata degnamente nella recitazione ne hanno fatto l’attrice più anticonvenzionale della sua epoca,quella cui i manierismi e i folklorismi  tipici della recitazione delle sue coetanee sono del tutto sconosciuti,e al tempo stesso l’attrice meno citata e meno omaggiata della sua generazione,in tempi in cui la santificazione  viene offerta praticamente a chiunque,accolta da molte sue colleghe con una sicurezza,un’altezzosità  strettamente imparentate con un’inqualificabile faccia tosta.
Come lei stessa ha dichiarato nelle sue rare interviste,l’ultima delle quali rilasciata 5 anni fa a Pino Strabioli in “Cominciamo bene – Prima”,una delle lodevoli trasmissioni televisive che il servizio pubblico si è affrettato a cancellare,la difficoltà di quel carattere nasceva da una serie profondi dolori privati che hanno acuito gli spigoli di una personalità imprendibile come la sua,cui non sarebbe giusto parlare in questa sede,ma che rinsalderanno  il legame madre-figlia già di per sé fortissimo,inducendola a rinunciare ad alcuni progetti  cinematografici pur di non allontanarsi per troppo tempo dalla madre (“Volevo chiudere gli occhi a mia madre e per fortuna ci sono riuscita”,dirà più tardi).
Intenzionata in un primo a lavorare dietro le quinte,studentessa di architettura in Svizzera,si vede offrire dal maestro Piero Gherardi l’occasione di fargli da assistente per i costumi e le scenografie di “Proibito”,cosa che la porterà ad essere scelta da Monicelli per il ruolo di Agnese (anche se lo stesso Monicelli,mentitore di professione,racconterà un’altra versione dei fatti,con grande disappunto di Massari);si allontana dal cinema per oltre due anni,fino a quando Renato Castellani le impone quasi di interpretare “I sogni nel cassetto”(1957).
Se si potesse si dovrebbe ringraziare di cuore Castellani per averle regalato il personaggio apparentemente lieve di Lucia che Lea Massari rende senza alcuna svenevolezza e che la induce,pur attraverso mille dubbi,a continuare nella carriera recitativa.
Da allora  si succedono titoli di rilievo ed altri  che raramente sono alla sua altezza e che lei interpreta sempre con professionalità anche quando la convinzione comincia a  latitare.
“L’avventura”(’60) di Antonioni le assegna poco meno di mezz’ora in un film che supera le due ore ma in cui lei si distingue per la modernità della recitazione.Gianni Amelio tempo fa riportò in un articolo dedicatole una frase di Giuseppe Marotta,ammiratore dell’attrice,contenuta in una recensione al film di Antonioni :”Hanno fatto fuori  Lea Massari per evitare che Lea Massari facesse fuori tutti gli altri.”Non è affatto difficile credergli,soprattutto pensando alla recitazione drammatica “insoddisfacente” di Monica Vitti.
”Una vita difficile”(’61) è il fiore all’occhiello di tutta una carriera,in cui Sordi e Massari ,romani de Roma,si lasciano e si riprendono con sullo sfondo la povera Italia che si risolleva dalla Seconda Guerra Mondiale,nel quale la sua presenza tempera l’innata misoginia di Dino Risi,ruolo per il quale ricevette in David di Donatello speciale ma non il Nastro d’Argento,per il quale vige la regola seconda la quale gli attori doppiati non possono essere candidati.
E poi “Le 4 giornate di Napoli”(’62),affresco di possente personalità diretto da Nanni Loy,”La giornata balorda” (’61)di Bolognini,titolo irreperibile tratto dai “Racconti romani” di Moravia,”I sogni muoiono all’alba” (’61)sull’Ungheria devastata del  ’56 ,unica ingessata regia di Indro Montanelli,”Il colosso di Rodi”(‘61),sandalone del Sergio Leone prima maniera,”Le soldatesse”(’66) di Zurlini,regista che non deve affatto averla amata visto che il suo personaggio è ridotto a poco più di una comparsa in sede di edizione
Comincia parallelamente una carriera internazionale che le darà forse più soddisfazioni di  quella italiana,almeno da un punto di vista quantitativo.
Se il primo titolo è una trascurabile trasposizione di “Resurrezione”(’58) di Tolstoj,i successivi sono il sottile noir “ Le monte-charge”(’62)di  Marce Bluwal (“La morte sale in ascensore” in italiano,che vale non solo come conferma delle sue doti di interprete ma anche come espressione della sua tangibile femminilità) e “Il ribelle d’Algeri” (’63)di Alain Cavalier in cui incontra per la prima volta l’amico Alain Delon che poi reincontrerà sul turbolento set de “La prima notte di quiete”(’72),film di tristezza e finezza assolute; e “I cavalieri della vendetta” (’64)di Carlos Saura.
Spiace solo che successivamente  i registi di valore da cui è stata diretta non abbiano dato il meglio di sé stessi producendo dei titoli sicuramente persuasivi  ma non all’altezza dei loro migliori.
Si vedano esempi come “L’amante”(’70) del sempre delicato Sautet che qui dirige con la mano sinistra ma raggruppa un terzetto d’attori  che da solo merita la visione(Massari,Schneider e Piccoli,partner di entrambe in diverse occasioni);”Le femme en bleu” del troppo sottostimato Michel Deville,dramma  ingentilito da toni da commedia,molto inusuale anche se non perfettamente centrato;e  l’immancabile “Soffio al cuore”,il suo titolo straniero più famoso diretto da Louis Malle,che ebbe l’ardire di rifiutare seccamente le imposizioni  di tutti i produttori che tentavano di imporre le loro signore perché voleva soltanto Lea la quale,a sua volta,accettò un modestissimo ingaggio di 5 milioni di lire in tempi in cui le dame del cinema che non vogliamo citare ne guadagnavano un centinaio a film.
Accanto a svariate altre pellicole girate all’estero(“La corsa della lepre attraverso i campi “ di Clément con Trintignant,altro impeccabile partner con cui lavorerà ancora in “Caccia al montone” di Pirés e “Répérages “ di Soutter;”Un battito d’ali dopo la strage” di Granier-Deferre con Montand;”L’uomo che non seppe tacere” di Pinoteau con Lino Ventura) e in un panorama cinematografico come quello italiano che le offre non occasioni ma solo incursioni,è la televisione a darle la possibilità di splendere davvero.
Soprattutto perché ,a differenza del cinema che spesso ne ha sfregiato le interpretazioni con il doppiaggio,la presa diretta ci ha dato la possibilità di “sentire” in tutti i sensi la sua bellissima voce.
Si comincia nel ’58 con “Capitan Fracassa” di Majano tratto da Gautier,con Arnoldo Foà,Ubaldo Lay e Leonardo Cortese,e si prosegue con “I promessi sposi “ (’67)di Bolchi in cui raccoglie consensi dappertutto nei panni della Monaca di Monza.
Verranno poi “I fratelli Karamazov”(’69) in cui è una Grushenka anche troppo affascinante e una sofferta ”Anna Karenina” (’74)entrambi dell’amico Bolchi che,come si può constatare andando a spulciare nell’archivio del quotidiano “La Stampa”,ci metteva sempre un bel  po’ per convincerla (“Sembra che Greta Garbo fosse una gran rompicoglioni.Mai quanto te…Allora,la vuoi fare quest’Anna Karenina?” “Si”).
E poi,a distanza di anni,si sono succeduti diversi ritratti di signore che hanno valorizzato la struggente maturità d’attrice mai svincolata dagli affanni e dalle gioie del suo essere donna : “Quaderno proibito”(’80) da Alba de Céspedes e “Una donna spezzata”(’88) da Simone de Beavoir,entrambi diretti da Marco Leto;e “La vigna di uve nere”(’84) e “Una donna Venezia”(’86) ancora di Bolchi.
Ma in televisione non si dedicata solo alla serialità degli sceneggiati,lasciandosi coinvolgere anche in occasioni uniche oggi del tutto dimenticate come “Marianna Sirca”(1965) in cui ritorna la Sardegna di Grazia Deledda già alla base di “Proibito” di Monicelli;”Il misantropo”(’67) da Moliére in cui si muove divertita tra   Giancarlo Sbragia e un giovanissimo Proietti;”La morsa” (’70) di Pirandello con Sergio Fantoni diretto da Bettetini ;e “Radici”(’71) tratto da “Roots”  di Arnold Wesker diretto da Maurizio Scaparro.
Non si nega nemmeno alla tragedia classica intepretando Giocasta nell’“Edipo re” (’77) di e con Vittorio Gassman e un cast di sole eccellenze:Tino Buazzelli,Adolfo Celi,Luigi Proietti.
Anche la sua attività teatrale si distingue per il suo prestigio.
Esordisce ne “I due sull’altalena” di Gibson accanto ad Arnoldo Foà nel ’59,e questa prova sul palcoscenico indusse Giancarlo Sbragia a correre da lei per scusarsi di averle detto ad un provino cui la sottopose durante la lavorazione dell”Avventura” di dover cominciare a studiare seriamente recitazione,cosa che Lea Massari non ha fatto mai.
Viene poi  la prima edizione della commedia musicale per eccellenza,quel “Rugantino” messo in scena nel dicembre del 1962 in cui lei,accanto a Nino Manfredi,Bice Valori e Aldo Fabrizi, si può dire che torni a casa,alla sua città  e al suo romanesco per dipingere la popolana Rosetta “bona de core e bona de tutto”,dimostrando anche uno spiccato talento musicale ( è notissima la sua passione per la musica brasiliana e la sua capacità di suonare la chitarra,imparando tutto da autodidatta) per cui nel 1964 venne incautamente sostituita da Ornella Vanoni,che Massari mai apprezzò nel ruolo  perché,come disse più tardi,”la Vanoni la buttò tutta sul sesso”.
Ancora oggi si dice che “Roma non fa’ la stupida stasera” sia stata scritta pensando a lei.
Seguono nel 1966 “Emmetì” di Squarzina ,anche autore del testo, che la dirigerà anche nel 1973 ne “Il cerchio  di gesso del Caucaso” di Brecht, e “Sarah Barnum” tratto da “Memorie” di John Murrel incentrato sul personaggio di Sarah Bernhardt in cui viene affiancata da Gastone Moschin nel 1981.
La sua avara permanenza sui palcoscenici era motivata dall’essere incompatibile con i ritmi del teatro :” Bisogna capire –ha affermato in diverse occasioni – che si nasce con dei bioritmi che non si possono modificare.Quando mi trovavo su palcoscenico mi divertivo anche,ma alle 9 di sera crepavo dal sonno.
Mi svegliavo la mattina presto e sentivo tutto quello che miei colleghi facevano,perché si svegliavano a mezzogiorno.Dopo due settimane ero stremata,i miei ritmi erano quelli del cinema:io sono nata contadina e alle 6 devo stare in piedi.”
Gli anni ’80 sono anni in cui le delusioni  maturate in trent’anni  di attività fortificano la scelta di abbandonare il mestiere per la crescente difficoltà di dire ciò che si vuol dire come lo si vuol dire,e con le persone giuste accanto :” Avevo la sensazione,e alla fine l’ho provato a me stessa,che l’interesse,l’attenzione verso ciò che facevo fosse  indirettamente proporzionale alla qualità,e così ho detto basta.”
Il colpo d’ala dei suoi ultimi anni è la prova offerta nell’ultimo dei suoi grandi film :”Segreti segreti” di Giuseppe Bertolucci dove,in un cast tutto al femminile che in Italia si vede solo per miracolo,distanzia di molto tutte le altre signore coinvolte,e parliamo di Valli Melato Sandrelli Sastri,con una prova di tenera commozione nel ruolo della madre della terrorista Laura,generosa,umanissima ma inaspettatamente fragile davanti alla scoperta della doppia vita della figlia.
Nella sua carriera c’è anche un’occasione mancata che ha del clamoroso : 8 ½  di Fellini.
Il  maestro riminese la convocò per un provino per il ruolo di Luisa,ma Gherardi la conciò in maniera tale (“Un aspetto da Sofonisba”) da lasciare Fellini molto perplesso,inducendolo a richiamare Anouk Aimée per il ruolo.
Non si capisce il motivo per cui Gherardi lo fece,ma oggi fa davvero rabbia pensare a quale effetto avrebbero suscitato negli spettatori di tutto il mondo le bellissime parole che Guido rivolge alla moglie quasi alla fine del film e che quelle parole non siano indelebilmente associate al volto di Lea Massari.
Quando decide di ritirarsi Lea Massari ha soltanto 57 anni,un’età in cui un’attrice,almeno un’attrice come lei,non deve nemmeno corteggiare l’idea di ritirarsi:provate a immaginare Laura Morante,che oggi ha quell’età,che annuncia il suo ritiro.
Persino Beniamino Placido,sempre poco tenero nelle sue critiche,scrisse allora :”Lea,ripensaci!”
In un Paese come questo in cui tutti millantano di aver avuto un grande passato,tutti si attribuiscono,quasi sempre per ragioni anagrafiche,un talento che non hanno mai avuto e una moralità che non hanno mai incarnato neanche per sbaglio,Lea Massari si è sottratta alla nostra più sciagurata e praticata abitudine:quella di presentarsi,di eleggersi depositari  attendibili e intoccabili di un periodo storico e artistico in cui sembra siano nati soli i vincenti,solo i capaci e i virtuosi,e che così non deve essere stato se si tiene conto delle sue parole con cui questo incompleto omaggio è stato aperto.
In un Paese in cui tutti sono testimoni di qualcosa e pensano di rivelare un verità mai sentita prima era chiaro che una donna come lei fosse una mina vagante,e quando sei così il talento,anche se superiore a quello di molte coetanee coinvolte nelle pubblicità di pellicce e prosciutti  e in immonde fiction,diventa quasi un aggravante perché non hai in sé nessun servilismo.Anche le sue battaglie in difesa degli animali (“Il cane è un uomo divinizzato”)sono state sempre mirate allo scuotimento della coscienza sociale e sempre anni luce lontane dall’esibizionismo del noto risibile personaggio d’Oltralpe.
Ma ciò che più interessa oggi è davvero constatare e sorprendersi di che attrice fuori del comune sia sempre stata : capace di tenere testa a tutti i mattatori con cui ha lavorato senza mai essere invadente e ricca di una capacità di attrarre che non si prestava all’usura e all’autoparodia dei cosiddetti sex symbol .
A confronto con il ribellismo degli attori, e soprattutto delle attrici,che è sempre stato più formale che sostanziale,la sua personalità e la sua recitazione asserivano con circospetta concentrazione il rifiuto di  lasciarsi passivamente guardare,poiché tutto nelle sue interpretazioni respingeva l’obiettivo sempre perseguito ma raramente dichiarato da chi recita di prestarsi a diventare un’icona.
In questo era aiutata da una presenza scenica che rinnovava il significato di “bellezza” essendo,il suo,un aspetto fisico  e soprattutto un volto sul quale un costante,malinconico risentimento  dava l’impressione che la giovinezza e la condizione di “ragazza” fossero transitate su di esso solo accidentalmente,per lasciarvi entrare una maturità troppo precoce ;infatti,di sé diceva,sempre ad Oriana Fallaci :” Sono come certe chiese che stanno bene senza fiori e senza ceri; io più mi addobbo più divento brutta.”
Oggi che è arrivata a questa memorabile età senza che un giornale ne abbia parlato,che una rete abbia deciso di trasmetterne un film,sarebbe bello le arrivassero gli auguri di tutti quelli che,come chi scrive,rimpiangono di essere arrivati troppo tardi per averne un ricordo pieno,a meno che non si risalga a incerti ricordi d’infanzia,e di non poterne sentire parlare più spesso e più approfonditamente.
Auguri di cuore,Sig.ra Massari,da tutti quelli che rivedono un suo film con piacere e con cocciutaggine ne cercano altri; le sue parole suonino come la migliore conclusione di questo articolo:”Il mio bilancio di attrice è fatto più di dolori che di gioie: è solo colpa mia, sono io che sono inadatta alla perseveranza, alle ambizioni, all' essere accomodante. Io ho vissuto l' eterno equivoco di quella che fa questo mestiere con la puzza sotto al naso. Non è così: io volevo solo essere rispettata, non sopportavo e non sopporto di essere trattata male.:Credo che la vera controindicazione che io ho in me rispetto all' essere attrice è nel mio senso molto spiccato della dignità.Io sarò fatta male come attrice. Ma come persona, sono fatta benissimo".

Playlist film

L'avventura

  • Drammatico
  • Italia, Francia
  • durata 140'

Regia di Michelangelo Antonioni

Con Gabriele Ferzetti, Monica Vitti, Lea Massari, Dominique Blanchar, Esmeralda Ruspoli

L'avventura

In streaming su Raro Video Amazon Channel

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