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Delusioni, rimpianti, promesse non (ancora) mantenute
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ed wood

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Delusioni, rimpianti, promesse non (ancora) mantenute

Probabilmente ci sono altre playlist sull’argomento, di cui una intitolata, se non sbaglio, “Promettevano bene” di LDP75…Tuttavia, intendo dire la mia su “ciò che non è stato, ma che avrebbe potuto essere” nel panorama cinematografico contemporaneo. Non si tratta, propriamente, di una rassegna di autori “over-rated”, quanto di registi che, per diversi motivi, si sono persi per strada. La casistica è variegata: c’è chi aveva già realizzato capolavori, ma poi si è bevuto il cervello. Chi è sempre lì sul punto di fare il salto di qualità, ma ancora non c’è arrivato (e chissà se ce la farà). Chi invece ha azzeccato una formula vincente, ma non ha saputo rinnovarla. Eccetera. Escludo dalla trattazione gli autori discontinui (quelli che azzeccano un film sì, due no, o viceversa) e quelli che, al di la dell’hype creato dai media, non hanno mai “promesso” nulla.

Playlist film

This Must Be the Place

  • Drammatico
  • Italia, Francia, Irlanda
  • durata 118'

Titolo originale This Must Be the Place

Regia di Paolo Sorrentino

Con Sean Penn, Eve Hewson, Frances McDormand, Judd Hirsch, Harry Dean Stanton, Heinz Lieven

This Must Be the Place

In streaming su Infinity Selection Amazon Channel

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Paolo Sorrentino 

Ebbene sì, partiamo subito da lui, così ci leviamo il dente e il dolore. Sorrentino era partito bene: “L’uomo in più” vantava soluzioni stilistiche e un piglio grottesco che costituivano, se non altro, una gradita novità rispetto alla sostanziale noncuranza estetica che aveva costituito la gran parte del cinema italiano nei precedenti 2 disgraziati decenni (80, 90). Poi venne “Le conseguenze dell’amore” e fu, appunto, amore a prima vista. Quei carrelli avvolgenti, quel montaggio cazzuto, quell’ironia nichilista: finalmente un autore! Finalmente, anche qui da noi, torna il cinema come arte di comunicare stati d’animo, umori, atmosfere attraverso la cura dell’immagine e della sequenza (lontani dal pauperismo sciatto e minimalista a cui si era abituati). Presto però si scoprì il trucco. “L’amico di famiglia” era un vacuo e pretenzioso tentativo di affrescare e deformare l’italietta di oggi. “Il Divo” risollevava un po’ le sorti del nostro, ma più che altro grazie ad un immenso Servillo (perché per il resto, nonostante non manchino le felici intuizioni, è il consueto show-down di eccessi, di virtuosismi tecnici spesso gratuiti). E poi il tracollo: “This must be the place”, campionario di scenette stilose ad uso e consumo di chi concepisce il cinema d’autore come un prodotto audio-visivo “fatto bene” e nient’altro. Scusate se ci vado giù pesante con questo regista, ma per chi come me ancora ama la vicenda esistenziale di Titta Di Girolamo, rendersi conto della brutta piega che preso il cine-percorso sorrentiniano non è proprio il massimo della soddisfazione. Ci si rende conto che, dietro alla fascinazione scaturita da inebrianti movimenti di macchina, sincopi di montaggio e battute stranianti, si cela una desolante assenza di pensiero. Adesso è uscito “La grande bellezza”: sostenitori e detrattori sono d’accordo nel definirlo un compendio del Sorrentino-style. Non ho il coraggio di vederlo (per ora).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Lei mi odia

  • Commedia
  • USA
  • durata 138'

Titolo originale She Hate Me

Regia di Spike Lee

Con Anthony Mackie, Kerry Washington, Monica Bellucci, Ellen Barkin, Woody Harrelson

Lei mi odia

Spike Lee

Ora, ditemi voi come può accadere che l’autore di un capolavoro assoluto come “La 25° ora” se ne esca fuori con film goffi e impresentabili come “Lei mi odia” e “Miracolo a Sant’Anna”. Dopo il furore hip-hop degli anni 90, Spike giunge alla maturità sulla scorta di opere mirabili come “SOS” e, appunto, l’imprescindibile “La 25° ora”, dove supera i manicheismi e i vittimismi giovanili e punta il dito contro la società americana tutta, bianchi, neri, ispanici, asiatici. E poi, che è successo? Quien sabe…Sta di fatto che avrebbe potuto essere il contraltare progressista (e nero) di Clint Eastwood come voce morale e politica degli USA post 11-9 e invece…Caro Spike, dedicati anima e corpo ai tuoi NY Knicks, appendi la mdp al chiodo e passa le tue serate al Madison Square Garden, prima che la reputazione della “25° ora” venga affossata da altri scivoloni.

Rilevanza: 1. Per te? No

Il profeta

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 155'

Titolo originale Un prophéte

Regia di Jacques Audiard

Con Tahar Rahim, Niels Arestrup, Adel Bencherif, Hichem Yacoubi, Reda Kateb

Il profeta

In streaming su Amazon Video

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Jacques Audiard

Il talento non manca. La personalità nemmeno. Si capiva subito, vedendo “Sulle mie labbra” e “Tutti i battiti del mio cuore”, che Audiard aveva “qualcosa da dire”. Con “Il profeta” doveva spaccare il mondo, arrivare al capolavoro definitivo. Per molti, lo è stato. Non per me. Tutta la grazia, la poesia, il ruvido istinto, gli sfregi che avevano increspato suggestivamente le trame noir delle precedenti opere, si ritrovano invece schiavizzate da un meticoloso e inutilmente complicato copione carcerario. Col recente “Un sapore di ruggine e ossa”, è tornato a quel cinema di gesti, sguardi, scatti, abbandoni che costituisce la sua cifra peculiare: ma ancora una volta, la sceneggiatura ingombra, invade, inibisce la vena registica. Io sono fiducioso: forse ci vorrà ancora qualche film, ma prima o poi Audiard mi regalerà il capolavoro. Deve solo trovare un copione essenziale, minimale, per poi lasciarsi andare al libero fluire di sensazioni, istinti ed immagini.

Rilevanza: 1. Per te? No

2046

  • Drammatico
  • Hong Kong
  • durata 120'

Titolo originale 2046

Regia di Wong Kar-wai

Con Tony Leung Chiu Wai, Gong Li, Faye Wong, Zhang Ziyi, Takuya Kimura

2046

In streaming su MUBI Amazon Channel

Wong Kar-Wai

Qui mi farò molto nemici, ne sono ben conscio. Ma anche il buon WKW mi ha abbandonato sul più bello. Avevo amato le sue opere degli anni 90, “HK Express” e soprattutto “Angeli Perduti”, empatici e umorali affreschi di solitudine metropolitana. Poi arriva “In the mood for love”, il grande salto verso la celebrità internazionale festivaliera. Per me, invece, un salto nel vuoto del formalismo più ammiccante. Tanto erano umili, istintive, intime le opere precedenti, tanto è pretenziosa e ampollosa questa. So che per molti di voi sto per dire una bestemmia, ma per me ITMFL è stato l’inizio della fine. I suoi difetti, la sua ricerca dell’immagine plastica per accattivarsi il pubblico occidentale, la sua irritante ricorsività nell’utilizzo della colonna sonora si sarebbero riproposti nell’indigeribile “2046”. Con “Un bacio romantico”, finalmente WKW getta la maschera e si presenta per quello che è: il vanitoso cantore di un romanticismo patinato, ripulito di tutte le sue componenti ispide, sporche, viscerali. Peccato.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

21 grammi

  • Drammatico
  • USA
  • durata 125'

Titolo originale 21 Grams

Regia di Alejandro González Iñárritu

Con Sean Penn, Benicio Del Toro, Naomi Watts, Charlotte Gainsbourg, Danny Huston, Clea DuVall

21 grammi

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

A.G. Inarritu

Ha trovato una formula. E ancora ci campa. Lui e il suo sceneggiatore di fiducia, tale Arriaga (autore del discreto Burning Plain). Con “Amores Perros”, prodotto nella madre patria messicana, Inarritu ci aveva regalato un’opera di rara intensità emotiva, appassionante, narrativamente ingegnosa, ricca di personaggi memorabili, vivissimi; il piacere del racconto (anzi, dei racconti), l’incrocio di più destini (come in un Kieslowski “di pancia”), la sinfonia di colpe, rimpianti e responsabilità. Tutto controllato, misurato, ma col cuore pronto ad esplodere. Poi lo sbarco ad Hollywood, e di lì la parabola discendente. Il giochino si fa stanco, sbiadito, prevedibile, fino alle secche delle prove più recenti. Questo sì, lo possiamo dire: over-rated. 

Rilevanza: 1. Per te? No

False verità

  • Drammatico
  • Canada, Gran Bretagna, USA
  • durata 108'

Titolo originale Where the Truth Lies

Regia di Atom Egoyan

Con Kevin Bacon, Colin Firth, Alison Lohman, Sonja Bennett, Rachel Blanchard

False verità

Atom Egoyan

Regista canadese, atipico, appartato. Cripto-alternativo, direi: negli anni 90 il suo era un cinema che riproponeva modi, tempi, luoghi e facce familiari allo spettatore occidentale. Ma dietro alle apparenze di un immaginario corrivo, si celavano perversioni sessuali e abissi morali, lutti da elaborare e traumi da superare. Era un cinema su una umanità, la cui anima più malata emergeva piano piano da sornione tessiture narrative e ambigue progressioni psicologiche. Cosa è rimasto, oggi, passati gli anni Zero, del valido autore di “Exotica”, “Il viaggio di Felicia”, “Il dolce domani”? Nulla. Praticamente l’Egoyan dell’ultimo decennio è un altro regista. E’ il “provocatore” conformista e morboso di “False verità” e “Chloe”, prevedibili cataloghi di luoghi comuni su erotismo e droga, dove le perversioni degli anni 90 hanno smesso di essere interessanti, spiattellate come sono, urlate ai quattro venti, laddove prima dovevano tutta la loro forza sconvolgente al fatto di essere sepolte da ellissi e reticenze. Da intimo indagatore degli anfratti più oscuri della coscienza umana a estroverso e borioso venditore di immaginari piccanti.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Princesas

  • Drammatico
  • Spagna
  • durata 109'

Titolo originale Princesas

Regia di Fernando León de Aranoa

Con Candela Peña, Micaela Nevárez, Mariana Cordero, Llum Barrera, Violeta Pérez

Princesas

F.L. De Aranoa

Chiudiamo con De Aranoa, che vince di misura il ballottaggio con lo slavo Tanovic (a proposito, ma davvero è stato lui a girare il bellissimo “No Man’s Land”?). Lo spagnolo aveva realizzato un film stupendo, “I lunedì al sole”, con un memorabile Javier Bardem, brillante e amaro spaccato sulla disoccupazione, forte di un tocco sdrammatizzante e cattivello, senza cadere nel cinismo più bieco, facendo passare invece un chiaro messaggio politico. Poi subito la caduta, con “Princesas”, sciatto, schematico, del tutto privo delle qualità del precedente. E poi? I database di internet riportano di un certo “Amador”, ma non credo si sia visto qui da noi. Chissà com’è…Sta di fatto, che da quei memorabili lunedì al sole sono passati 10 anni ormai…Missing…
 
Menzione di disonore, oltre che per Tanovic, per Payne, Henkel, Akin, Amenabar, Sofia Coppola, Ciprì e altri: gente con idee e capacità, ma smarriti, involuti, fraintesi, fortunati al loro debutto, naufragati per la loro presunzione. O sospesi in un limbo forse senza fine.
 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. mck
    di mck

    Ed, tranquillo, nessuna sterile provocazione, il senso della playlist è molto chiaro e lo si è capito. Su Sophia Coppola ( che considero magnificamente-spudoratamente-inutilmente irritante ) : è rimasta coerente con sé stessa, non ha mai cambiato la sua poetica universale, legata all'individuo inserito nelle varie convenzioni ( la tv e il cinema, la famiglia, l'alienazione del forestiero e quella della responsabilità privilegiata...). Su Egoyan e S.Lee : prova a guardare Ararat e When the Leeves Broke, due corpi estranei nella filmografia dei due registi, ma due corpi sostanzialmente Essenziali del loro essere umani : "nessuno" stile ( che non siano le carrellate ed i campi-contro campi Demmeiani nel film-fiume di Lee, ed il ''solito'' gioco di metacinema per Egoyan ( come per Adjuster, che però non ho visto ) ), tutti testa, cuore, pancia, occhi, fegato, cistifellea, milza, femore...

  3. dollyfc
    di dollyfc

    Una playlist interessante e importante in quanto stimola dibattiti a non finire che , se gestiti con intelligenza, dimostrano l'utilità di questa bella piazza di cinefili, da parte mia non posso obiettivamente intervenire con contributi utili in quanto non ho visto tutti i film in questione , ma proprio anche per questo leggendo oltre la play tutti i commenti , mi posso fare un'idea dei vari lavori per poi vederli e giudicare con più criterio. Grazie a tutti e saluti dalla dolly.

  4. Utente rimosso (panunzio) 172729
    di Utente rimosso (panunzio) 172729

    play utile ma che non posso condividere. o meglio so che c'è del vero nelle tue parole, al fondo devo riconoscerlo, ma quando si ama la razionalità va a farsi benedire. e allora ripenso al monologo finale di Pisapia o all'obelisco che troneggia sull'avenida 9 de julio di buenos aires attorno al quale sembrano girare anche le vite di due giovani amanti e ogni peccato viene cancellato. così mi riprometto sempre di smettere di andare al cinema a vedere l'ultimo ennesimo film di Allen poi torna alla mente Hannah...

  5. lorebalda
    di lorebalda

    Ciao @ed wood. La tua playlist è davvero interessante, densa di contenuti e spunti. Ti dico la mia sugli autori citati (eccetto l'ultimo, che non conosco), e poi propongo qualche altro nome. Sorrentino: del regista ho visto Le conseguenze dell'amore, Il Divo e This Must Be The Place. Pur mancandomi alcuni titoli, posso dire di avere abbastanza presente il percorso dell'autore. Sinceramente, non ho amato neanche Le conseguenze dell'amore: trovo, già in quel film, i difetti che mi rendono atroce TMBTP. Ovvero: una regia mai sottile, usata come un evidenziatore, enfatica e posticcia, pesantissima, pronta a sottolineare qualsiasi sentimento attraverso un movimento di macchina, una nota del soundtrack, negando allo spettatore qualsiasi libertà. Dicono che il cinema di Sorrentino sia tecnicamente maturo, formalmente bello: io direi il contrario, è proprio brutto da vedere! Tutti i suoi film mi hanno lasciato un fastidioso mal di testa a fine visione. Poco da aggiungere a quanto scrivi: un "campionario di scenette stilose ad uso e consumo di chi concepisce il cinema d’autore come un prodotto audio-visivo “fatto bene” e nient’altro". Lee: non dimentichiamoci che l'autore ha girato anche Inside Man, che non è proprio malaccio, come film. Certo, è un prodotto di genere, lontano dai più personali La 25a Ora e Fa la cosa giusta (mai amati...): e però è un film di qualità, una felice deviazione di percorso. Vediamo cosa farà col remake di Old Boy. Audiard: ho visto solo gli ultimi due film, quelli del successo internazionale. Neanche a me Il profeta ha convinto al 100%. La critica l'ha un po' sopravvalutato. Il successivo Un sapore di ruggine e ossa ha cose molto belle (l'interpretazione della Cotillard, le scene di sesso fisiche e brutali) ma anche alcune pesantezze, come hai notato le banalità di sceneggiatura, e un happy ending incommestibile. Un film pericolosamente compromesso, come ha notato Silvestri sul Manifesto: Audiard qui guarda spudorato al format emozionale hollywoodiano. Wong Kar-Wai: anche di questo regista ho visto solo gli ultimi film, che ho apprezzato senza amare particolarmente. Però capisco che l'appassionato che segue l'autore fin dai suoi esordi, e che di questi ha amato proprio la cifra ispida, sporca, viscerale, potrebbe rimanere sotto shock di fronte a In The Mood For Love, o 2046, tanto sono alla moda, patinati, belli da vedere, calligrafici. Però mi sembrano tutti film di sostanza, un po' compiacenti ma interessanti, di valore, nonostante la bella forma spudoratamente e furbescamente esibita. Inarritu: non ho amato Amores Perros, che invece è piaciuto più o meno a tutti. Mi sembrava già un film derivativo, pensato e costruito per una platea cinefila di bocca buona. 21 Grammi, invece, giocato con attori hollywoodiani, carica oltremodo la mise en scène, ed è il classico film da prendere o lasciare: io prendo, perché, pure se enfatico, eccessivo, lambiccato, anzi, forse proprio per questo, ha una forza emozionale eccezionale. Un pugno nello stomaco. Il successivo Babel è più levigato, e pertanto meno interessante. Biutiful, invece, non è male: aldilà di qualche ingenuità, è mosso da sentimenti autentici, non mi pare un lavoro furbo. Diciamo che il percorso di Inarritu mi sembra assolutamente coerente (nel bene e nel male)... Egoyan: anche di questo regista ho visto solo gli ultimi due film, che non mi sembravano disprezzabili... Dei pasticci, però godibili... Chloe soprattutto, grazie alla presenza fisica della Seyfreid, ha un qualcosa di diverso: una bellezza patinata ma respingente, inavvicinabile, non consumabile. Non direi un film conformista (e lo scarso successo che ha avuto ce lo dice chiaramente). Infatti, aldilà della storia, un po' ridicola, il film in certi momenti ha una tensione visiva ragguardevole, che usa la patina con intelligenza. Poi, sicuramente, sarà un passo indietro rispetto ai capolavori del regista, che non ho visto. S. Coppola: lei invece mi piace molto. Ho visto tutti i suoi film, e ho notato una crescita, culminata col Leone d'oro. Il suo Somewhere (magnifico) mi sembra un film che non liscia il pelo al pubblico, che ha il coraggio di estremizzare il minimalismo stilistico ed emotivo delle prove precedenti della regista: qui c'è uno sguardo d'autore leggero ma deciso, consapevolissimo. La sequenza del pianto di Stephen Dorff al telefono è straziante, come il film, geniale riflessione sulla noia di uno sguardo depresso e alienato. Altri registi che citerei come personali delusioni: Marina De Van: Dans Ma Peau è un film straordinario, un capolavoro assoluto, durissimo da vedere, quasi insostenibile, di una lucidità e maturità disarmanti, ma il successivo Ne te retourne pas è un pasticcio indigeribile; Christopher Nolan: perché The Prestige e Insomnia sono buoni film, ma gli altri...; Tim Burton: fino alla Fabbrica di cioccolato tutti film eccellenti: ma Alice in Wonderland e Sweeney Todd sono proprio brutti, una collezione di temi burtoniani mal assemblati, mentre la prima parte di Dark Shadow è gustosa, peccato che nella seconda il regista ceda nuovamente alle baracconesche logiche di mercato; Andrej Zvyagintsev: non ho amato Il ritorno, che mi è sembrato molto sopravvalutato, non ho visto The Banishment ma ho visto Elena, un buon film, ma non eccezionale: non sarà il nuovo Tarkovskij, come qualche incauto aveva detto nel lontano 2003. Come altro nome un po' deludente, metterei Michael Haneke, ma qui sarebbe soprattutto una provocazione e so che non saresti molto d'accordo...

  6. ed wood
    di ed wood

    oh finalmente è giunto il tanto agognato commento di lorebalda! :-P ti ringrazio davvero...tanti spunti interessanti...su Haneke non è il caso ovviamente di ricominciare la discussione (ricordo ancora l'ottima play Metodo Haneke, che fece partire un bello scambio di opinioni)...Burton l'ho mollato dopo Sleepy Hollow (stupendo!) e Big Fish (esageratamente felliniano)...Zvyagintsev è over-rated come pochi altri, un abbaglio della giuria di Venezia 2003 (a Tarkovskij può, forse, lustrargli le scarpe...con tutto il rispetto)...sul lieto fine dell'ultimo Audiard: vero...c'è il fantasma di Hollywood e dei suoi finali piagnoni dietro l'angolo, ma non credo (voglio sperare) che Audiard faccia quella fine lì...sarebbe un talento buttato via...ma la Venticinquesima Ora di Spike, cos'ha che non va? :-/

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