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Speranza/ Hope/ Espoir/ Hoffnung/
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Speranza/ Hope/ Espoir/ Hoffnung/

Qualche mese fa avevo scritto due play “gemelle”, rispettivamente sull’ottimismo e il pessimismo al cinema: entrambe erano state apprezzate, ma quella sull’ottimismo aveva ricevuto un numero di commenti doppio rispetto all’altra. Così, considerati i tempi non troppo allegri in cui versiamo, ho deciso di tornare su una tematica affine, ma unicamente nella sua declinazione positiva, con il tema della Speranza al Cinema, e ho scelto alcuni film molto indicativi a tal proposito, con l’analisi dettagliata di alcune sequenze (quella su Tempi moderni di Chaplin è la rielaborazione di un Post che avevo pubblicato parecchio tempo fa su Cinerepublic, gli altri li ho scritti tutti ex-novo).
N.B.  LE ANALISI DI QUESTI FILM SPESSO VERTONO SULLA SEQUENZA FINALE IN CUI EMERGE IL TEMA DELLA SPERANZA, DUNQUE CHI NON DESIDERA SPOILER, NON LEGGA (MA SONO QUASI TUTTI FILM FAMOSISSIMI).

Playlist film

Tempi moderni

  • Commedia
  • USA
  • durata 83'

Titolo originale Modern Times

Regia di Charles Chaplin

Con Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Bergman

Tempi moderni

Dopo aver subito l'alienazione lavorativa alla catena di montaggio in una fabbrica, essere stato ricoverato in un ospedale ed essere finito in prigione come agitatore sociale per un equivoco, Charlot incontra una giovane orfana per la strada. Resta subito affascinato da lei, tanto che si offre di andare in prigione al posto suo, accusandosi di aver rubato il pezzo di pane che in realtà è stato preso dalla ragazza. Dopo diverse disavventure, Charlot ritrova la ragazza in un locale notturno dove lavora come ballerina, e dove lui viene assunto come cameriere, combinando diversi pasticci (ma il suo numero musicale sulle note di Io cerco la Titina resta memorabile). Sono costretti a fuggire anche da lì, perchè dei poliziotti vogliono arrestare la ragazza per vagabondaggio, e si ritrovano su una strada all'alba, da soli. I due stanno seduti su un muretto in un posto isolato, lei sta arrotolando il misero fagotto contenente i suoi pochi beni, lui si sventaglia con l'immancabile bombetta e si allaccia una scarpa. Improvvisamente, la ragazza scoppia a piangere, appoggiandosi a una pietra; Charlot nota con dispiacere questa sua reazione emotiva, le si avvicina, cerca di infonderle coraggio. Lo sguardo della ragazza è sconsolato. "A che serve andare avanti così?" Charlot però non ci sta: la sua volontà è inflessibile, i suoi gesti testimoniano di un'incrollabile fede nella Vita e nel suo valore, al di là di qualsiasi difficoltà provvisoria. "Non ti scoraggiare! Ce la faremo anche stavolta, mai arrendersi!" Pronunciando queste parole, Charlot stringe forte il pugno, invita la ragazza ad una riscossa personale, a recuperare la propria dignità, e la ragazza perde il suo sguardo rassegnato e ne acquista uno molto più deciso. Si avviano verso nuove avventure lungo una strada di cui non si conosce la destinazione, ma Charlot non è ancora contento. Si ferma un attimo, guarda negli occhi la ragazza e la invita a sorridere. "Smile!", come recita anche il titolo dello struggente e indimenticabile tema musicale che accompagna queste immagini. La ragazza è contagiata dal suo entusiasmo, finalmente riesce a sorridere, gli porge il braccio e si incammina con lui verso una strada che sembra non avere mai fine, verso un orizzonte lontano lontano... A mio parere, pur nella sua estrema semplicità, si tratta di uno dei finali più belli e poetici della storia del cinema e un invito accorato a non perdere mai la speranza: Chaplin affida la sua speranza a un sorriso che nasce dall'amore disinteressato del Vagabondo per la piccola orfana e, a conclusione di una satira pungente contro la meccanizzazione e la spersonalizzazione dell'individuo sul lavoro, celebra le virtù dell'individualismo contro l'anonimato e la crudeltà sociale. Poesia delle immagini e messaggio ancora attualissimo...

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Le notti di Cabiria

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 128'

Regia di Federico Fellini

Con Giulietta Masina, Franca Marzi, François Périer, Amedeo Nazzari

Le notti di Cabiria

Uno dei film più belli e sottovalutati di Fellini, un bellissimo ritratto di donna sconfitta dalla crudeltà della vita ma che riesce, nonostante tutto, ad andare avanti e a riconciliarsi col mondo che la circonda grazie alla forza di un sorriso. Cabiria è una prostituta romana dal cuore d’oro che deve subire le angherie di uomini malintenzionati; dopo varie disavventure, inizia ad essere corteggiata da Oscar, un distinto signore che dice di volerla sposare, ma che si rivela un “bidonista”, tentato per un attimo di ucciderla, e che le ruba i risparmi di una vita in una sequenza molto drammatica. Nella splendida sequenza finale Cabiria, dopo aver ripetuto “Non voglio più vivere” allo sfinimento, si ritrova sola lungo una via di campagna, ma è presto raggiunta da una chiassosa comitiva di ragazzi, il tutto commentato dalle struggenti musiche di Nino Rota, che ci fanno toccare una vera e propria apoteosi emotiva. Ecco il commento alla sequenza del grande critico francese André Bazin: “Cabiria, spogliata di tutto, del suo denaro, del suo amore, della sua fede, si ritrova, svuotata di se stessa, su una strada senza speranza. Appare un gruppo di ragazzi e ragazze che cantano e ballano camminando e Cabiria, dal fondo del suo nulla, risale dolcemente verso la vita; ricomincia a sorridere e dopo un po’ a ballare. E’ facile immaginare ciò che questo esito potrebbe avere di artificiale e di simbolico se, polverizzando le obiezioni della verosimiglianza, Fellini non sapesse, con un’idea di regia assolutamente geniale, far passare il suo film su un piano superiore, identificandoci d’un tratto con la sua eroina. La prima immagine non solo degna di Chaplin, ma uguale alle sue più belle trovate, è l’ultima delle Notti di Cabiria,  quando Giulietta Masina si gira verso la cinepresa e il suo sguardo incrocia il nostro. Unico, ritengo, nella storia del cinema, Chaplin ha saputofare un uso sistematico di questo gesto che tutte le grammatiche del cinema condannano. E senza dubbio sarebbe fuori posto se Cabiria, piantando i suoi occhi nei nostri, s'indirizzasse a noi come messaggera di una verità. Ma il fine ultimo di questo tocco di regia, e che mi fa gridare al genio, è che lo sguardo di Cabiria passa più volte sull'obiettivo della macchina da presa senza mai esattamente fermarvisi. La sala si riaccende su questa meravigliosa ambiguità. Cabiria è senza dubbio ancora l’eroina delle avventure che essa ha vissuto davanti a noi, dietro il mascherino dello schermo, ma è anche, adesso, colei che ci invita con lo sguardo a seguirla sulla strada che essa riprende. Invito pudico, discreto, sufficientemente incerto perché noi si possa fingere di credere che essa si diriga altrove; sufficientemente certo e diretto anche per strapparci alla nostra posizione di spettatori (André Bazin in "Che cosa è il cinema?", traduzione di Adriano Aprà, Garzanti 1999, pag. 333)

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Sacrificio

  • Drammatico
  • Svezia
  • durata 147'

Titolo originale Offret - Sacrificatio

Regia di Andrei Tarkovsky

Con Erland Josephson, Susan Fleetwood, Gudrún S. Gisladóttir, Allan Edwall, Sven Wollter

Sacrificio

In streaming su MUBI

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Film testamentario di Tarkovskij, realizzato nella consapevolezza di essere ormai vicino alla morte, è un accorato invito alla fede e alla speranza per un'umanità troppo schiava dei valori materiali e dimentica di quelli spirituali (il film è dedicato al figlio del regista “con speranza e fiducia”). Qui la speranza viene a coincidere, integralmente, con la preghiera. La trama riguarda un anziano intellettuale che festeggia con i familiari un compleanno su un’isola svedese, quando in televisione viene dato l’annuncio dello scoppio di una guerra atomica. Alexander, allora, si rivolge direttamente a Dio, offrendogli tutto quel che ha purchè le cose rimangano invariate. La scena della preghiera è probabilmente il momento più alto del film, e mi sembra importante trascrivere il testo del monologo di Alexander, interpretato magistralmente da Erland Josephson. “Signore, Signore, liberaci da questi tempi spaventosi… fa che non muoiano mia moglie, i miei figli, Viktor, tutti quelli che ti amano e credono in te… tutti quelli che non credono e non ti amano perché sono ciechi, e non si sono mai rivolti a te, perché ancora non sanno che cosa vuol dire essere davvero infelici, tutti quelli che in questo momento hanno perduto le loro speranze, il loro futuro, la loro vita, e anche la possibilità di arrendersi al tuo volere; tutti quelli che sono presi dal terrore, e che sentono avvicinarsi la fine, tutti quelli che temono non per se stessi, ma per quelli che amano, e ai quali nessuno come te può offrire protezione… perché questa guerra è definitiva, l’ultima che si combatterà, perché a questa guerra non sopravvivranno né vincitori né vinti… finiti le città, gli alberi, il verde, le sorgenti d’acqua fresca, gli uccelli dell’aria nel cielo… Io ti darò tutto quello che ho, rinuncerò alla mia famiglia che adoro, rinuncerò alla mia casa, anche al mio piccolo ometto… diventerò muto, non scambierò più parola con nessuno, sono pronto a rinunciare a tutto ciò che mi tiene legato alla vita, se soltanto tu farai tornare le cose com’erano prima, com’erano ieri, stamattina… Lascia che io mi liberi di questo insopportabile, disumano terrore che mi attanaglia… Rinuncio a tutto… Signore aiutami, ti prego, ti prego… cancellami se vuoi!”

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Qualcuno volò sul nido del cuculo

  • Drammatico
  • USA
  • durata 135'

Titolo originale One Flew Over the Cuckoo's Nest

Regia di Milos Forman

Con Jack Nicholson, Danny DeVito, Louise Fletcher, Will Sampson, Brad Dourif

Qualcuno volò sul nido del cuculo

In streaming su Amazon Video

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Il film più famoso di Milos Forman, accolto da un grande successo di pubblico e di critica e da numerosi Oscar, è una rappresentazione metaforica dei rapporti di potere all’interno di certi regimi dispotici e dittatoriali: al centro di tutto sta la lotta senza esclusione di colpi fra Randle McMurphy, un paziente inviato in manicomio dopo un periodo di degenza in carcere che cerca di risvegliare gli impulsi vitali degli altri internati, e la tirannica Miss Ratched, la “Grande Infermiera”, detentrice di un potere oppressivo e intimidatorio che mira fintamente alla guarigione dell’ammalato, ma in realtà ne esige quasi esclusivamente l’obbedienza e la sottomissione. Chi ha visto il film sa che la lotta termina a favore dell’infermiera, che farà lobotomizzare McMurphy e lo ridurrà ad un vegetale, riportando l’ordine nel reparto psichiatrico. Tuttavia, la suggestiva sequenza finale mi sembra un ottimo esemplare di quello che si intende comunemente per “Speranza”… “La manifestazione di un’inestinguibile sete della vita ha già toccato il culmine emotivo nell’epilogo di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Retorica traboccante? Forse, ma il gigantesco pellerossa che soffoca l’amico lobotomizzato per portarlo idealmente con sé, il suo sovrumano sforzo per sradicare il monolitico lavabo con cui abbattere la finestra per fuggire, l’acqua dilagante dalle tubazioni divelte, il battito cardiaco della musica ossessiva e crescente, l’urlo di gioia del pazzo che, dal fondo di una mente ottenebrata, capisce che qualcuno sta realizzando quanto a lui è negato, tutto ciò è qualcosa che entra nella mitologia del cinema, da accostare, come sua antimateria, al muto suicidio della Mouchette di Bresson (Giorgio Carlevero in “Milos Forman”- 100 registi- Il grande cinema di Ciak- volume 6, Gli autori).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il cacciatore

  • Drammatico
  • USA
  • durata 183'

Titolo originale The Deer Hunter

Regia di Michael Cimino

Con Robert De Niro, Christopher Walken, John Savage, Meryl Streep, John Cazale

Il cacciatore

In streaming su Now TV

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Il film di Michael Cimino è  un'opera di ambizioni smisurate che tenta una riflessione seria e approfondita sulle ferite e i traumi riportati dal popolo Americano durante il famigerato conflitto Vietnamita, un affresco di stampo epico che non trascura la dimensione privata ed intima dei protagonisti. “Tre giovani amici di origine ucraina, operai in un’acciaieria della Pennsylvania, partono per il Vietnam dopo aver festeggiato il matrimonio di uno di loro. Catturati dai Vietcong, subiscono la tortura della roulette russa, ma riescono a fuggire. Mike rimpatria, carico di medaglie; Steven perde le gambe e Nick trova a Saigon la morte che aveva cercato con accanimento. All’inferno e ritorno” (riassunto tratto dal Dizionario Morandini.) Nel finale, dopo i funerali di Nick i personaggi sopravvissuti, interpretati da Robert De Niro, John Savage, Meryl Streep, John Cazale e George Dzundza si ritrovano davanti a una tavola, tutti tristi e commossi. Uno di loro inizia cantare, quasi imbarazzato, “God bless America”, ma presto si uniscono anche gli altri “God bless America/ Land that I love/ Stand beside her/ And guide her/ Thru the night with a light from above/ God bless America/ My home sweet home” E’ il momento emotivamente più alto del film, “dove la commozione del lutto si trasfigura nel bisogno di speranza, perfetta e commovente rappresentazione del vitalismo assolutamente non ideologico di una nazione e di una cultura” (Il Mereghetti- Dizionario dei film).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il mondo di Apu

  • Drammatico
  • India
  • durata 106'

Titolo originale Apur Sansar

Regia di Satyajit Ray

Con Soumitra Chatterjee, Sharmila Tagore, Swapan Mukherjee, Alok Chakravarty

Il mondo di Apu

Per concludere, la straordinaria Trilogia di Apu del grande regista indiano Satyajit Ray: si tratta di una saga lirica della sofferenza e della frustrazione, un bellissimo esempio di cinema umanistico in cui il protagonista cresce nella miseria e attraverso continue prove, come la morte della sorella, del padre e della madre, gradualmente maturando e affrontando la vita con occhi diversi. Nel capitolo conclusivo, il protagonista ormai adulto deve affrontare la precarietà lavorativa, il matrimonio in povertà e in seguito la morte della moglie: dopo un periodo di crisi e di sbandamento, saprà riconciliarsi con la vita accettando di prendersi cura del figlio che in precedenza aveva abbandonato. Emozionante proprio il finale, in cui Apu si reca a prendere il figlio che si trova ospite dal nonno e non aveva mai visto in precedenza: il bambino all’inizio si rifiuta di vederlo e non accetta i suoi doni, capendo l’errore che aveva commesso in precedenza nei suoi confronti, ma, proprio quando Apu sta per rinunciare ed andarsene, il bambino accetta di perdonarlo e corre fra le sue braccia, sancendo la riconciliazione e la speranza di una nuova vita, che giunge dopo tante sofferenze ed amarezze che, tuttavia, non erano riuscite ad abbattere l’istinto vitale di Apu.

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