Con John Moulder-Brown, Jane Asher, Diana Dors, Erica Beer
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La periferia londinese è il teatro perfetto dove Skolimowski può snocciolare tutto il suo talento di cineasta rivoluzionario maturato in patria e sviluppato nei territori della nouvelle vogue prima e del free cinema poi, Deep End è una delle vette della sua arte in cui ci racconta la complicata formazione sentimentale dello scolaro drop out John Mulder Brown impiegato in un bagno pubblico fatiscente e popolare dove si scontra con la fauna di periferia ed incontra l'emancipata Jane Asher della quale si innamora nonostante la sua parvenza di ostilità ed i numerosi rivali che l'accompagnano con la loro viscida presenza. La pellicola è ricca di sequenze surreali prima fra tutte quella finale indimenticabile dove il maestro polacco riesce a darci attraverso i due insoliti innamorati il suo punto di vista su ciò che regola il corteggiamento e l'atteggiamento fra un ragazzo ed una ragazza ma ci da anche una visione pessimistica e drammatica del sentimento chiamato amore per il quale si può anche morire o uccidere. Londra non è ripresa nei luoghi tipici a parte la lunga e concitata sequenza a Soho nei locali notturni, è però sfruttata come un territorio arido e freddo pieno di malinconia e solitudine. Cat Stevens lega il tutto con la sua musica senza tempo.
Con Glenda Jackson, Peter Finch, Murray Head, Daniel Day-Lewis
Londra fortissimamente Londra in questo meraviglioso quadro sociale firmato con classe dirompente da John Schlesinger nel pieno delle sue facoltà artistiche. La domenica al parco, la city nell'ora di punta, la città illuminata dai fari nella notte popolata da fricchettoni sballati e marchette, tifosi dell'Arsenal e aristocratici è il palcoscenico dove si intrecciano i sentimenti del tenero dottor Daniel Hirsch e la disillusa Alex Graville che oltre a condividere il servizio telefonico e il week end sitting con i figli della famiglia Hudson hanno in comune la passione incontrollabile per il designer Bob Elkin simbolo della new generation dell'Inghilterra post sessantotto: bisex e ambizioso, risoluto e irriverente, Bob salta da un appartamento all'altro dei due partners con sfacciata disinvoltura tanto che entrambi sono al corrente della presenza incombente dell'altro nel triangolo ma non si azzardano a protestare perchè la prospettiva di trascorrere da soli quelle maledette domeniche con lo spettro della vecchiaia dietro l'angolo è un incubo ancor più agghiacciante tanto da accettare le oscillazioni umorali di Bob senza obiezioni, quell'unico incontro fra i due durante tutto l'arco della pellicola in quella domenica così malinconica è davvero toccante e iindimenticabile come le prove attoriali di un misuratissimo Peter Finch, di una intensa Glenda Jackson e un pontentissimo Murray Head nel ruolo di Bob in cui riversò un concentrato di emozioni ed espressioni culminate nel bacio epocale con Finch che fece così scalpore da condizionargli la carriera per i tre anni successivi all'uscita del film. "Sunday bloody sunday" rimane ancora oggi la massima espressione del cinema esistenzialista britannico degli anni settanta vera e propria gemma nella filmografia di uno Schlesinger mai così poliedrico fra flashback e dream sequence, montaggio analogico di alta scuola e regia leggerissima ancora oggi di un gusto inarrivabile. Amo questo film per il suo fascino magnetico espresso dalla quotidianità della storia e la sua unicità, per la prova del suo autore che ha tradotto in immagini il bel racconto di Penelope Gillat e per la prova memorabile di tre protagonisti in perfetta simbiosi fra loro ed i personaggi. Intoccabilissimissimissimo
Landis al massimo risultato del suo cinema acrobatico sfrutta Londra per rigenerare il mito dell'uomo lupo in un film in equilibrio costante sulla fune che separa la paura dalla farsa tanto che lo stacco fra i due umori è devastante per lo spettatore che si ritrova a chiudere gli occhi e rabbrividire dopo aver ascoltato una barzelleta. Il trucco di Rick Baker ha fatto scuola ed ancora oggi funziona come atto di eccitazione al pari di una erezione metafora di una trasformazione mosturosa. Londra è presente come un personaggio aggiunto e ci si avvicina a lei partendo dalla nebbiosa brughiera che la circonda fino a Trafalgar Square con i due protagonisti che litigano come sempre immersi in toni assurdi passando per la città con il lupo che si aggira nella metropolitana per poi generare il panico a Piccadilly in una delle scene più caotiche mai girate in quella mitica piazza, queste sono solo alcune delle finezze che impreziosiscono questo capolavoro del cinema moderno capace di raccontare una bellissima storia d'amore massacrandola con teste mozzate, corpi sventrati ed incubi dentro incubi. L'unica cosa che toccherei in questo film è Jenny Agutter semplicemente meravigliosa
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