Odio i Metallari. Umanoidi regrediti nella scala evolutiva, essi hanno teste basculanti, lingue di fuori e tre sole dita, maleodorano di birra e sudore e si eccitano nel sentire un rumore assordante pari a quello di un martello pneumatico associato ad urla isteriche. Li odio tutti tranne Rob Zombie.
E per capire il perchè basta inserire questo DVD nel lettore. Vi ricordate il film Detroit Rock City dove in una cittadina americana un gruppetto di metallari sbeffeggiava ferocemente dei fighetti in auto che ascoltavano la discomusic, ebbene il nostro Zombie, uno che fino a quel momento ha vissuto di heavy metal, che fà? mette una canzone dei Commodores come liet-motiv nei titoli del menù del dvd oltre che in una delle sequenze più belle e ironiche del film dove Baby fà la lap-dance mentre squartano uno dei malcapitati. Ma è tutto il film ad essere un riuscitissimo connubio di atmosfere anni '70 e post-moderno, steampunk prima del punk, citazionismo a go-go e rielaborazione personalissima, mai banale sempre divertente. Il miglior horror degli anni Zero. Con in più il Capitan Spaulding di diritto tra i best freaks di sempre.
Le estremità si toccano, il Bene e il Male si confondono e perdono di senso all'interno della stessa struttura molecolare: l'essere umano, mosso soltanto da una violenza repressa e insopprimibile cui le convenzioni sociali (legge, religione) non fanno altro che acuire. Niente di nuovo sotto il sole a spiombo? Sbagliato, perchè quì il tutto è declinato in forma originalissima dove il western si sposa con il torture-porn e le fughe da fermo dei protagonisti rimandano agli antieroi tragici di Peckinpah ed Eastwood, mentre lo stile tra split-screen, ralenty e musica come sonoro richiama da vicino quello di un Leone riaggiornato all'era di Youtube.
Non è un caso che al terzo film Zombie approdi a Carpenter, Halloween a tutt'oggi è il miglior remake assieme a La Cosa di Carpenter (appunto) mai fatto di un film horror. Anche perchè a una seconda parte più tradizionale che segue fedelmente, pur con qualche invenzione personale, il plot del capolavoro originale senza eguagliarlo, Zombie aggiunge tutta una prima parte disturbante che sprofonda lo spettatore alla radice stessa del male palesando quello che Carpenter aveva solo suggerito: Michael Myers, the Shape, è l'incarnazione bionda e paffutella, e per questo più straniante, del male inestirpabile che è dentro di noi che cerchiamo di coprire con una maschera di perbenismo, e che senza filtro ridicolizza le nostre sovrastrutture (famiglia, società, psicanalisi). Agghiacciante perchè ci costringe a guardare le nostre crepe come Dorian Gray con la sua tela.
Meno incisivo per l'assenza del piccolo Michael bambino, continua l'excursus carpenteriano di Zombie nei meandri del male partorito dalla cattiva coscienza umana: Michael Myers è cresciuto a dismisura fino ad assumere le sembianze di un semidio senza volto e allo stato brado che non più contenuto da imposizioni fisiche (detenzione) o sociali (famiglia) prosegue la sua parabola distruttiva fino alla catarsi finale dove il ricongiungimento con la madre assume valenze cristologiche. Cinema urticante senza neppure più l'ironia beffarda delle due Case zombiane a stemperarne il disagio.
Con Kirstie Alley, Henry Czerny, Gloria Reuben, Jay O. Sanders, Kristin Booth, Katie Boland
Il lato esoterico del Male. Dopo l'uomo e the shape, equivalente metafisico, ecco la sua connotazione religiosa e demoniaca che va a chiamare in causa direttamente il rapporto con il femminino in quanto indispensabile generatore senza il quale esso non potrebbe esistere; non è un caso che le sue adoratrici siano tutte donne e che solo le donne possano percepire il suo messaggio nascosto tra le note di un vinile. Oltre ad un richiamo a Lynch e all'Esorcista nella creazione di un'atmosfera cupa e di malessere viscerale che va ben oltre il citazionismo puro e semplice, questi Signori di Salem (a ribadire l'ambiguità e che la connotazione femminile sia un fatto meramente anatomico in quanto l'uomo non può partorire) trovano la loro attinenza più prossima nel ciclo delle Tre Madri (ancora figure femminili) argentiane, e paradossalmente più che di Suspiria che pur trattava di streghe, parlano la stessa lingua dell'alchemico Inferno con tutta la sua simbologia e quel senso di pericolo malefico incombente: il libro sulle Tre Madri di Varelli come quello sulla Stregoneria di Salem, la musica disturbante dei Signori come il Và Pensiero che genera altrettanto disagio fisico e vertigine, e una Casa governata dalle forze del male che soffoca nelle sue spira chiunque osa addentrarvisi. Zombie nella sua chiusura del cerchio si fà dannatamente serio perchè, al contrario di tutto l'ultimo horror hollywoodiano a base di teen-saghe e di remake anestetizzati e così depotenziati della loro carica eversiva, se vuoi mostrare il Male devi andare fino in fondo.
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