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Each man kills the thing he loves- Ogni uomo uccide ciò che egli ama
di steno79 ultimo aggiornamento
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Each man kills the thing he loves- Ogni uomo uccide ciò che egli ama

Yet each man kills the thing he loves
By each let this be heard,
Some do it with a bitter look,
Some with a flattering word,
The coward does it with a kiss,
The brave man with a sword!
Some kill their love when they are young,
And some when they are old;
Some strangle with the hands of Lust,
Some with the hands of Gold:
The kindest use a knife, because
The dead so soon grow cold.
Some love too little, some too long,
Some sell, and others buy;
Some do the deed with many tears,
And some without a sigh:
For each man kills the thing he loves,
Yet each man does not die.

da The Ballad Of Reading Gaol
Oscar Wilde

Eppure ogni uomo uccide ciò che egli ama,
e tutti lo sappiamo:
gli uni uccidono con uno sguardo di odio,
gli altri con delle parole carezzevoli,
il vigliacco con un bacio,
l’eroe con una spada!

Gli uni uccidono il loro amore, quando sono ancora giovani,
gli altri quando sono gia vecchi,
certuni lo strangolano con le mani del desiderio,
certi altri con le mani dell’oro,
i migliori si servono d’un coltello, affinchè
i cadaveri più presto si gelino.

Si ama eccessivamente o troppo poco,
l’amore si vende o si compra,
talvolta si compie il delitto con infinite lacrime,
tal’altra senza un sospiro,
perchè ognuno di noi uccide ciò che ama
eppure non è costretto a morirne.


Questa poesia di Oscar Wilde è stata musicata ed inserita come una canzone, cantata da Jeanne Moreau, in “Querelle de Brest” di Rainer Werner Fassbinder. Vediamo adesso alcune declinazioni cinematografiche del concetto enunciato da Wilde, attraverso alcuni film che ci parlano di amori “distruttivi”. Ho scelto due film per ciascuno di tre grandi maestri del melodramma cinematografico, Luchino Visconti, il citato Fassbinder e François Truffaut, in cui l’amore diventa sinonimo di sofferenza, di possesso, di dominio psicologico e, quasi sempre, di morte, come sosteneva Wilde. Chi vuole aggiungere altri titoli è il benvenuto.

Playlist film

Senso

  • Mélo
  • Italia
  • durata 115'

Regia di Luchino Visconti

Con Alida Valli, Farley Granger, Massimo Girotti, Heinz Moog

Senso

In streaming su Rai Play

La contessa Livia Serpieri è una nobildonna veneziana che si trova a vivere gli avvenimenti cruciali per l’Italia del Risorgimento. Sposata ad un collaborazionista con gli austriaci, la contessa è di sentimenti liberali, ma una sera, durante una rappresentazione al teatro La Fenice, conosce un affascinante tenente austriaco, Franz Mahler, di cui si innamora subito e diviene l’amante. Dopo lo scoppio della guerra di indipendenza, Livia si trasferisce col marito in una villa di campagna, ma viene presto raggiunta da Franz, che continua ad essere il suo amante in incognito. Quando Franz le chiede di darle il denaro raccolto dai patrioti per l’insurrezione, per pagare un medico che possa riformarlo, Livia non ci pensa due volte, resa schiava dalla passione. Tuttavia, qualche tempo dopo, quando lo raggiunge a Verona per godersi il loro amore “proibito”, lo trova in compagnia di una prostituta, e Franz la accoglie gelidamente, con una scenata feroce in cui le confessa il suo disprezzo. Ormai annichilita, la donna si reca al comando austriaco per denunciarlo, causando la sua fucilazione, e poi vaga da sola per le strade di Verona invocando il nome di Franz.

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Rocco e i suoi fratelli

  • Drammatico
  • Italia, Francia
  • durata 180'

Regia di Luchino Visconti

Con Alain Delon, Renato Salvatori, Annie Girardot, Roger Hanin, Katina Paxinou

Rocco e i suoi fratelli

In streaming su Rai Play

vedi tutti

Rocco e Simone sono due fratelli lucani che emigrano a Milano assieme alla famiglia per trovare lavoro: Rocco lavora in una lavanderia, Simone si dà ad una carriera di pugile e conosce la prostituta Nadia, a cui si lega morbosamente. In realtà, Simone dimostra rapidamente la sua debolezza e la sua inaffidabilità e Nadia lo lascia, ormai stanca. Qualche tempo dopo, Nadia incontra casualmente Rocco e si innamora di lui, abbandonando il marciapiede e iniziando una vera storia d’amore con lui, ma la notizia giunge alle orecchie di Simone che, folle di gelosia, decide di vendicarsi assieme ai suoi amici, con una spedizione punitiva che causa il violento pestaggio di Rocco e lo stupro di Nadia. Tuttavia, Rocco tende sempre a perdonare Simone, e inizia una carriera di pugile per pagare i suoi debiti. Nadia torna brevemente con Simone, su richiesta di Rocco che pensa che potrebbe aiutarlo, ma solo per estorcergli dei soldi, e poi riprende la sua vita da prostituta. Una sera Simone la trova all’Idroscalo in cerca di clienti, la supplica di ricominciare con lui una nuova vita, ma Nadia lo respinge e gli grida in faccia tutto il suo disprezzo e l’amore per Rocco, cosicché uno sconvolto Simone estrae un coltello e la colpisce ripetutamente, uccidendola. In questa sequenza, una delle più belle di tutto il cinema di Visconti, Nadia sembra offrirsi come una vittima sacrificale al coltello di Simone e accettare in qualche modo il triste destino a lei riservato (notevoli le influenze de L’idiota di Dostojevskij).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Martha

  • Drammatico
  • Germania
  • durata 112'

Titolo originale Martha

Regia di Rainer Werner Fassbinder

Con Margit Carstensen, Karlheinz Böhm, Adrian Hoven, Ingrid Caven

Martha

In streaming su Netflix

vedi tutti

Martha, una donna non più giovane, bibliotecaria in una cittadina della Germania meridionale, si reca in vacanza in Italia col padre, figura dominante della sua esistenza. Sulla scalinata di Trinità dei Monti, improvvisamente, il padre si accascia e muore. Nel cortile dell’ambasciata tedesca, Martha incontra uno sconosciuto di circa 45 anni, che ritrova qualche tempo dopo a una festa di nozze di suoi conoscenti. L’uomo, di nome Helmut Salomon, un ingegnere dalle maniere nobili e dal fascino virile, la colpisce di nuovo. Poco dopo i due si sposano. Ma già durante la luna di miele cominciano i “provvedimenti educativi” di Helmut nei confronti di Martha. La iniziale felicità si trasforma in angoscia opprimente. Al ritorno, Helmut affitta una casa patrizia (in cui anni prima era stato commesso un omicidio) e vi confina Martha. Ogni contatto col mondo esterno è interrotto: Martha deve diventare la creatura di Helmut. Le tenerezze dell’uomo hanno l’aria di un corteggiamento sadico. Quando Helmut è assente, Martha si incontra in segreto con Kaiser, un giovane ex-collega. Alla fine Helmut le impone di non lasciare più la casa. Sentendosi minacciata di morte dal marito, prende un altro appuntamento con Kaiser. In auto, Martha crede di essere seguita; spinge Kaiser a sfuggire al presunto inseguitore, ma il giovane perde il controllo della vettura. Nell’incidente Kaiser muore e Martha rimane paralizzata. Helmut la porta fuori dell’ospedale su una sedia a rotelle. Ora è tutta sua. (tratto dalla monografia su Fassbinder di Davide Ferrario, ed. Il Castoro cinema, pag. 51-52).

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Il diritto del più forte

  • Drammatico
  • Germania
  • durata 123'

Titolo originale Faustrecht der Freiheit

Regia di Rainer Werner Fassbinder

Con Rainer Werner Fassbinder, Peter Chatel, Karl-Heinz Böhm, Harry Baer

Il diritto del più forte

Franz Bieberkopf, detto Fox, è un ragazzo omosessuale che lavora in un baraccone del luna park di Monaco di Baviera. Dopo l'arresto del proprietario per truffa perde la sua precaria occupazione. La fortuna gli si dimostra amica, e una vincita ad una lotteria, gli cambia improvvisamente la vita. Grazie alla sua mutata condizione sociale riesce ad accedere ad un giro d'alta borghesia omosessuale. Qui conosce Eugen, rampollo borghese di una nota famiglia bavarese. Il padre di Eugen, infatti, è proprietario di una nota Tipografia della città, attualmente in cattive acque. Eugen si mostra subito attratto dalla condizione sociale di Fox nonostante i suoi modi volgari e grossolani che non tardano a metterlo in imbarazzo davanti ai suoi amici e alla sua famiglia. I due vanno a vivere insieme ed Eugen convince Fox ad investire i suoi soldi nella tipografia di famiglia nonché nell'acquisto di un ricco appartamento e di quadri d'autore e mobilio sfarzoso.  Ben presto però la somma vinta alla lotteria comincia ad assottigliarsi e quando Fox capisce di essere rimasto al verde, Eugen lo lascia su due piedi, estromettendolo anche dall'appartamento che Fox aveva acquistato con i soldi della vincita.  Solo e senza soldi, Fox si suiciderà in una stazione della metropolitana tra l'indifferenza dei passanti. (tratto dalla scheda sul film di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Il_diritto_del_pi%C3%B9_forte)

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La signora della porta accanto

  • Mélo
  • Francia
  • durata 106'

Titolo originale La femme d'à côté

Regia di François Truffaut

Con Gérard Depardieu, Fanny Ardant, Henri Garcin

La signora della porta accanto

Bernard e Mathilde, sette anni fa, si sono amati furiosamente, e con rabbia si sono lasciati. Oggi, sposati ambedue, e Bernard padre di un bambino, casualmente si ritrovano, vicini di casa nei sobborghi di Grenoble, lui ingegnere lei disegnatrice di libri per ragazzi. Sulle prime, superato l'imbarazzo, sembra che basti continuare a salutarsi; ben presto, invece, sepolta sotto la cenere, la fiamma rinasce, e nei modi di allora: in un'altalena di vampe e ritrosie, per cui alle ore del desiderio si alternano quelle del rifiuto, con in più, questa volta, la vergogna di mentire ai coniugi rispettivi che sono all'oscuro dell'antico rapporto fra i due. Gli amanti riprendono a incontrarsi di nascosto, ma sono nel contempo impauriti ed attratti l'uno dall'altro: Mathilde soprattutto, che a suo tempo abortì e dopo la separazione tentò il suicidio, non può accettare il compromesso. All'indomani d'una scenata di Bernard, che ha reso pubblica la loro relazione, cade in un esaurimento nervoso dal quale si riprende a stento perché suo marito, geloso ma comprensivo, ha chiesto a Bernard di starle vicino. Quando pare che la bufera sia passata, perché l'uomo ha deciso di non rivederla mai più e la donna trasloca, la fiamma ha un ultimo, tragico guizzo: di notte, nella casa ormai vuota, ai gemiti d'amore fanno seguito due colpi di pistola... (“La signora della porta accanto”, recensione di Giovanni Grazzini, in “Cinema ’82, Biblioteca Universale Laterza).

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Jules e Jim

  • Mélo
  • Francia
  • durata 102'

Titolo originale Jules et Jim

Regia di François Truffaut

Con Jeanne Moreau, Oskar Werner, Henri Serre, Marie Dubois

Jules e Jim

A Parigi, due giovani di nazionalità diverse, il francese Jim e il tedesco Jules, stringono una profonda amicizia. Presto divengono inseparabili: insieme leggono poesie, fanno dello sport, vanno in cerca di ragazze. Insieme si innamorano del sorriso di una statua che un amico, Albert, ha loro mostrato in diapositiva. Un giorno, conoscono una giovane donna che ha il sorriso della statua: Catherine. Jules corteggia Catherine: durante una gita al mare, cui partecipa anche Jim, le chiede di sposarlo. Lei non risponde subito; poi, tornati a Parigi, accetta la proposta di Jules. Insieme partono per la Germania, dove si sposano. Improvvisamente scoppia la guerra, che divide i due amici. Una volta cessate le ostilità, la loro corrispondenza riprende normalmente. Jim è indeciso se sposarsi con Gilberte, da tempo sua amante, e chiede consiglio a Jules. In risposta, questi lo invita a fargli visita. Jim accetta, ma ritarda l’avvenimento; infine arriva allo chalet di Jules, in mezzo agli abeti, vicino ad un prato in declivio. Jules e Catherine hanno una bambina, Sabine. Dopo l’imbarazzo iniziale, i due vecchi amici riprendono le confidenze che la guerra aveva interrotto. Jules confessa a Jim il timore che Catherine lo lasci. Albert vuole sposare Catherine e prendere anche la bambina. Lei non lo ama, ma, nondimeno, ogni tanto sta con lui. E’ la volta di Jim ad innamorasi di Catherine: lei va e viene tra Jules e Jim, li ama entrambi. Infine, decide di vivere con Jim, di avere dei bambini da lui. Ma Catherine non resta incinta: il loro rapporto così si deteriora. Decidono di separarsi per tre mesi: non sanno che non si vedranno più per anni. Nell’ultima notte prima della partenza di Jim, concepiscono un figlio. Alle lettere esultanti di Catherine, segue un triste messaggio di Jules, annunciante che il bambino si è spento al terzo mese della sua vita pre-natale. Catherine desidera ora il silenzio fra loro; Jim comincia a pensare di sposare Gilberte per avere dei figli da lei. Poi, un giorno, i vecchi amici si incontrano nuovamente: Jules e Catherine sono venuti ad abitare in un vecchio mulino sulla Senna. In Germania si cominciano a bruciare i libri; Jim è felice di aver ritrovato Jules e di accorgersi che il suo cuore non batte più rivedendo Catherine. Lei, un giorno, propone una gita in auto. Arrivati ad un’osteria di campagna lungo il fiume, si fermano; poi, mentre Jules sta a guardare, Catherine conduce Jim sull’auto e, sorridendo con tenerezza, guida la vettura su di un ponte in rovina. La vettura precipita nel fiume. Jules assiste, solo, alla cremazione dei due corpi, rimpiangendo di non poter mischiare le ceneri per gettarle al vento dall’alto di una collina, come Catherine avrebbe desiderato. (tratto dalla monografia su Truffaut di Alberto Barbera, ed. Il Castoro cinema, pag. 43-44).

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. steno79
    di steno79

    @kotrab: avrei voluto mettere il segnale che indica lo spoiler, ma in questo caso non l'ho trovato... forse per le playlist non è attivo, a differenza delle opinioni... in ogni caso, non credo di aver fatto niente di particolare... l'idea della play era di vedere come il tema enunciato da Wilde dell'uomo che uccide ciò che ama funzionasse all'interno di alcuni film, il riassunto della trama mi sembrava importante a questo proposito e non aveva senso non riportare il finale, visto che quasi sempre è proprio nel finale che avviene un gesto estremo o rivelatore... comunque, si tratta di film vecchi, credo che almeno quelli di Truffaut e Visconti siano ampiamente conosciuti, non credo davvero di aver svelato misteri particolari...

  3. dollyfc
    di dollyfc

    Playlist interessante che scatena discussioni a non finire . Secondo me l'amore , quello vero, non è mai distruttivo ma sempre costruttivo come ha detto anche @lehava , tante situazioni trattate molto bene nei film citati , sono solo esempi di possesso che non ha niente a che spartire con l'amore , persone che non sapendo amare pensano di potere utilizzare il corpo di un altro per il propio scopo e naturalmente la preda deve essere debole e sottomessa con scarsa considerazione di sè, convinta di doversi accontentare per non riamanere sola, quindi non c'è amore nemmeno nella vittima . Serve complicità sia nell'amore sia nell'accettazione del possesso. Un saluto dalla Dolly

  4. steno79
    di steno79

    @dolly: ti ringrazio per il commento, quello che dici è tutto vero, senz'altro l'amore è costruzione di un rapporto, non distruzione, ci vuole affetto e considerazione per l'altra persona, oltre che, prima di tutto il resto, per se stessi. Gli esempi trattati nei film hanno più a vedere con una passione che talvolta sconfina nella patologia... ad esempio la Catherine di Jules e Jim è la classica donna fatale che non può accontentarsi di amori convenzionali, e infatti uccide l'oggetto della propria passione quando capisce che lui non la poteva più ricambiare. Questi, esempi, tuttavia, mi sembravano i più vicini alla tesi esposta, in maniera un pò provocatoria, da Oscar Wilde. un saluto e grazie

  5. Utente rimosso (panunzio) 172729
    di Utente rimosso (panunzio) 172729

    HAPPY TOGETHER "un film sulla rottura e sulla riunione

  6. Lehava
    di Lehava

    Ciao Steno! In questi giorni mi è ricapitata fra le mani, abbastanza per caso, la poesia di Oscar Wilde. E così mi sono riletta questa playlist e sinceramente anche dei miei commenti che, quasi me ne vergogno, mi paiono oggi "fuori dal bicchiere". Tratta in inganno dalla necessaria tua interpretazione "cinematografica" del testo: gli amori distruttivi. Il testo, oltre ad essere una accusa alla inutilità della pena di morte (ed una parabola sul perdono), ha però un significato ancor più universalmente pessimistico che non la semplice affermazione che, tanto più forte è l'affetto, tanto più terribile la delusione e quindi l'odio. Wilde accusa la natura intrinsecamente sterminatrice di tutto il genere umano verso il sentimento di bene assoluto, cioè l'amore. Come a dire: nessuno ne è all'altezza (non potrà mai esserlo! Tutti siamo corrotti e corruttibili) e quindi l'unica possibile "fine" è la morte stessa. L'insopportabilità della consapevolezza di essere inadeguati. E' la verità più dolorosa, ma vera, appunto. Si uccide con l' odio ma anche con la dolcezza, con l'avidità, con la lussuria, con il tradimento, con l'incostanza. Con determinazione e volontà o incoscientemente e con leggerezza. Ci si avvicina pertanto al topos letterario di Eros e Thanatos, caro a tutta la narrativa (e quindi anche all'arte in genere, ovviamente al cinema che sempre "racconta"). Rispetto a quest'ultimo c'è però, in Wilde, la sofferenza della ineluttabilità. L'amore può rimanere eternamente se stesso solo nella morte: se così non è si consumerà, si svilirà, si annoierà, si appannerà. Scomparirà. Perché noi, essere umani, questo siamo. L'assassinio è pertanto quasi un gesto eroico ("i migliori si servono d’un coltello"), il caricarsi sulle proprie spalle il peso tremendo della scelta messa in atto. In senso lato, da Caino e Abele, al sacrificio di Isacco, a Medea che uccide i figli, alla Gerusalemme Liberata ("Passa la bella donna, e par che dorma") a Romeo e Giulietta a Tristano ed Isotta. Ci vorrebbe uno spazio di una enciclopedia in multi volumi per sviscerare la tematica, naturalmente! Aggiungo una notazione mia personale: dal punto di vista narrativo in generale (cinematografico, ma anche letterario, non vedo differenza) le grandi storie d'amore non hanno quasi mai (o meglio mai) un "happy end". Perché l'amore deve congelarsi nell'istante immutabile in cui esso viene provato: ammettere un "futuro" lascia spazio a "se" e "ma": alla negazione stessa pertanto del sentimento assoluto. Dall'altro lato, la "creazione" artistica necessita di una sublimazione all'impossibile: per quanto riguarda il cinema esso compete soprattutto alla produzione (il cinema è l'unica arte che abbisogna di maestranze e che pertanto smentisce la "solitudine" dell'artista. Diciamo che è, per forza di cose, un lavoro "collettivo" la cui organizzazione non è individuale, come buttar giù una poesia o dipingere un quadro insomma) , per la letteratura spesso anche alla biografia (o più o meno tale) autoriale: chi si immagina Kafka se non divorato dalla passione per Milena, o Leopardi per Fanny, o Petrarca per Laura o Goethe per Charlotte. J. Keats e Fanny? E questo perché "L’amore più vero appartiene alla sfera dell’immaginazione, mira a ciò che non esiste, si realizza nella Bellezza e nella Verità assolute, prevarica i conflitti terreni di istinto e ragione per trionfare nell’Idea, non si consuma nella quotidianità dell’esistenza e per questo è destinato a non estinguersi. La Verità e il Bene risiedono dunque in un mondo ideale, che è sia quello dell’amore senza tempo .... sia quello in cui si proiettano le più sublimi creazioni filosofi che e letterarie" (Guglielmo Forni Rosa, L’amore impossibile. Filosofi a e letteratura da Rousseau a Lévi-Strauss). L'esito contemporaneo più raffinato di questo intendere il sentimento mi pare sia stato scritto da D. Grossman che non a caso richiama Kafka (e tutta una cultura, quella ebraica, dove la parola è significato e significante e pure altro). Perdona la divagazione, un saluto!

    1. steno79
      di steno79

      Grazie per il commento che arricchisce questa vecchia play a cui comunque sono rimasto affezionato... inevitabilmente si parlava di amori malati e distruttivi perché il cinema li ha spesso raccontati... con film molto prestigiosi come queli citati. Purtroppo in questo periodo mi fa stare un po' male questo tema perché si collega alla tragedia in atto del femminicidio che spesso nasce proprio da amori malati e dall'incapacità di rassegnarsi quando un amore finisce. Molto interessanti gli esempi che hai fatto presi dalla letteratura: il discorso naturalmente si espande e potrebbe riguardare anche altre arti, anche se il cinema ha avuto davvero un'attenzione speciale su queste tematiche. Per concludere posso dire di condividere il pessimismo di Wilde magari senza estremizzarlo... ma la creazione artistica talvolta ha bisogno di essere estrema. Ciao e ancora grazie

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