Questa è una cosa che mai avrei voluto scrivere...proprio mai. Oggi ho ricevuto la notizia che lunedì mattina Dedo ci ha lasciato. Mi ha chiamato sua moglie Cristina.
Dedo era ammalato, lo sapevamo, ma questa è una notizia che sicuramente lascerà tutti con un sapore amaro in bocca.
Per Dedo il sito era una finestra sul mondo, per lui che non poteva più uscire di casa da molto tempo, stare su Filmtv.it era più che un passatempo. Ho avuto la fortuna di averlo incontrato e conosciuto bene, e posso dire che mi ha avvolta immediatamente di un sincero affetto e porterò sempre con me il suo modo di fare schietto ma tanto tenero che ci portava a fare lunghe chicchierate...su tutto.
Ho pensato “era meglio se non l'avessi mai incontrato”... non volevo soffrire, se non l'avessi incontrato e conosciuto così bene mi sarei preservata dal soffrire così tanto oggi... ma non l'avrei conosciuto, e non c'è sofferenza che possa reggere al confronto di così tanta ricchezza. Dedo ci mancava già da molti mesi, lui che era solito sempre commentare play e opinioni in modo educato e gentile. Con la play di Spaggy //www.filmtv.it/playlist/48414/memories-look-at-us-dedo/ l'abbiamo conosciuto tutti un po' meglio. Feci in modo di spedirgliela per posta (perché non era più in grado di accendere il pc) e so che gli fece molto piacere leggere tutti i nostri commenti... ora non avrà più bisogno di connettersi per vederci, non dovrà più “smoccolare” con il pc, potrà leggerci e vederci quando vorrà, avrà una sala di proiezione tutta sua, personale, in prima fila... Voglio pensarla così.
Non ho altre parole, ho un magone immenso, questo sì... Le parole in questi casi risultano per me tutte fuori luogo, inutili. Oggi andrò a lavorare e mi sentirò strana; quelli accanto a me non ne capiranno il motivo. Voi che leggerete questa lettera sì. Questo era per Dedo “stare affacciati ad una finestra sul mondo”.
"La sera prima dell’imbarco andammo a vedere “La corona di ferro” (allora mi fece impressione. Rivisto oggi l’entusiasmo provato si è ridimenzionato). Ricordo ancora il viaggio: il traghetto era completamente oscurato e davanti navigava un cacciatorpediniere, grossa massa scura, con rotta a zig-zag."
Con Jean-Pierre Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier
"L’unica stoffa disponibile era lavorata a mano, di lana grezza, adatta per bisacce e per stendere sotto la sella degli asinelli. Mia madre mi ci fece un vestito per la cresima, che provocava un gran prurito, accoppiandolo ad un paio di zeppe femminili di sughero con laccetti di pelle di capra: come li odiavo, mi sentivo umiliato. Se vogliamo rimanere in campo cinematografico la mia infanzia ricorda molto quella di Antoine Doinel ne “I 400 colpi” ed in parte di Julien in “Gli anni in tasca”, film che adoro."
"Ho visto la Costa Smeralda, priva di costruzioni e con i prati che s’infilavano nell’acqua di mare. Un trenino (tratta Chilivani – Macomer, cittadine non in India come potrebbe far pensare il loro nome) che ricordava, in peggio, quello presente in “C’era una volta il West”, collegava il paese con il resto dell’isola. La locomotiva spesso si guastava durante il viaggio ed i vagoni, semplici, provvisti di panche di legno ed olezzanti di odori di sigaro e pecorino, erano molto caratteristici."
Con Dorothy McGuire, George Brent, Ethel Barrymore, Kent Smith
In streaming su Plex
"Il palazzo di mia nonna, vicino alla stazione, miracolosamente fu risparmiato dai bombardamenti: tre piani con scale ripide, buie (dopo aver visto “La scala a chiocciola” salivo “molto” guardingo) ed io stavo all’ultimo. Soffitta in comune con gli altri inquilini e mia nonna depositaria della chiave."
"E’ il periodo in cui mi faccio dei veri amici con i quali sono tuttora in rapporto. Il primo lo conobbi al Liceo e mi introdusse nel gruppo di coetanei che frequentava. Stavamo sempre insieme e ne combinavamo di tutti i colori, quasi come in “Amici miei”, zingarate comprese. Spesso con rocambolesche camminate lungo un muretto fuori vista, con un gradino scivoloso a pelo d’acqua e sempre a rischio di cadere in mare, entravamo a sbafo alle feste estive che si tenevano ai Bagni Pancaldi, descritti da Virzi in “La prima cosa bella” . "
"Assieme ad un amico e compagno di studi arrivavamo a Pisa presto ed avevamo il tempo di sederci qualche minuto sul marciapiede del ponte di Solferino. Preceduto da una discreta salita era uno dei punti di passaggio delle operaie della Marzotto che andavano al lavoro in bicicletta. Con la salita non potevano abbandonare il manubrio ed erano costrette a lasciare che le gonne risalissero. Era uno spettacolo vedere tante gambe femminili (tipo “L’uomo che amava le donne”) e si cominciava la pesante giornata di lezioni molto rilassati."
"Alla fine del ’62 ebbi la mia seconda grande paura: scoppiò la crisi dei missili a Cuba (“Thirteen days”) e la possibilità di essere spedito d’urgenza al fronte (ma quale sarebbe stato?), in quanto sottotenente medico, mi ossessionò per tredici giorni."
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