Nel corso della sua lunga vita il Cinema ha visto innovazioni vere, presunte o false. Qua ne esaminiamo qualcuna (ma gli esempi sono tantissimi!).
Per ovvi motivi non ho scelto neanche un documentario, genere che negli anni ha visto, forse, più innovazioni di altri tipi di film, e che quindi meriterebbe una playlist a sè.
Spero di suggerire costruttivi dibattiti, riflessioni, onesti e democratici scambi di opinioni in materia. Grazie!
Il dibattito è introdotto dalla recensione di LIBERTADIPAROLA75:
"Qualche anno prima di SCARY MOVIE, Quentin Tarantino inaugura la moda delle parodie/omaggio che nel titolo contengono la parola FICTION o MOVIE, e comincia parlando/parodiando/omaggiando la letteratura e il cinema "pulp" (tanto per capirci: Giorgio Scerbanenco, le Weird Tales, Fernando Di Leo, i massacre movie (che poi anni dopo sarebbero diventati i torture porn), etc...). Le ottime trovate sono parecchie, anche se non tutto quello che si vede è oro colato. Peccato per lo stile avanti/indietro come se fossimo in un videoregistratore invece che al cinema, innovativo sì, ma anche irritantissimo. La coppia di killer Travolta/Jackson è un sentito omaggio a quella del film LA MALA ORDINA di Fernando Di Leo. E' sicuramente un cult, ma è anche sopravvalutatissimo! Da qui comincerà l'ipocrita moda (tutta italiana!) di rivalutare quello che prima si disprezzava solo perchè ci viene imposto dalla critica (in)competente!!!"
A parte quanto detto nella recensione, mi sfugge cos’altro questo film abbia d’innovativo e lascio la parola a voi, esimi colleghi. Delucidatemi!
Di solito si dice che il film copia da Argento. In effetti, di già visto c’è la parapsicologia, ma era di De Palma! Poi ritroviamo il ralenty finale, visto in QUATTRO MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO e in qualche decina di film precedenti a quello (tanto per dire: è un effetto creato a disposizione di tutti e Dario non ne ha il copyright!). Infine, c’è l’ambiente della moda utilizzato da Mario Bava per SEI DONNE PER L’ASSASSINO. Peccato che sia, appunto, un ambiente professionale a disposizione di tutti e non un’invenzione del regista sanremese. Detto questo arriviamo a ciò che, al contrario, sembrerebbe essere un’invenzione degli sceneggiatori (e non dell’autore del bruttissimo romanzo omonimo che con il film ha in comune solo titolo e idea di partenza) di SOTTO IL VESTITO NIENTE, cioè la scena più copiata nei thriller negli ultimi 30nni. La cosa avviene quando una ragazza sta cercando un paio di lenti a contatto e intravede le (presunte) scarpe dell’assassino. Geniale, ma quasi parodistico del genere!!!
Quando si parla di Grandi Maestri è normale che venga in mente Kubrick, peccato che lui sia un grande solo perché particolarmente bravo nella messa in scena ma affatto innovatore. Vedere per esempio il capolavoro ARANCIA MECCANICA. L’ideologia potente della trama è una riflessione dell’autore del libro, dal quale il film è tratto. Pochi anni prima Andy Warhol ne aveva già realizzato un adattamento dal titolo VINYL. Se il lavoro di Kubrick è migliore e più potente a livello d’immagini, la pellicola dell’artista Pop con pochi mezzi ma innovativi rende meglio il senso del titolo, cioè la metafora che l’arancia è il pianeta Terra, che gira in senso orario creando una catena alimentare della violenza, dove tutte le azioni vengono compiute di nuovo per scopi differenti, è costruita in un unico set (che rappresenta il nostro pianeta) al quale vengono man mano cambiati gli arredi a ogni scena (la catena alimentare in senso orario). Uno è un kolossal visivamente splendido, l’altro un’opera trash-underground costata niente ma esteticamente innovativa e altamente riflessiva!
La trama non sarà il massimo dell’originalità (e il finale fa cadere il latte sulle ginocchia), però tecnicamente il film presenta innovazioni non da poco. Guardiamo, per esempio, la soggettiva dall’interno del corpo di una vittima. Clap clap clap…
Innovativo? Secondo me assolutamente sì! E per voi?
Con Lillian Gish, Henry B.Walthall, Mae Marsh, Miriam Cooper, Mary Alden
Sorvolando sulla becerissima ideologia, il film, all’epoca, era innovativo per le scenografie costruite con case di cartapesta simili a quelle che di solito vediamo nei carri di carnevale. E’ stato omaggiato, recentemente, da Dario Argento con la stazione fasulla (treno compreso) in DRACULA 3D.
Il Principe degli Imbonitori, Alfred Hitchcock, ha dedicato la sua lunga carriera alla ricerca di effetti tecnici che immedesimassero il suo pubblico nei suoi lavori del brivido (un Luna Park del Terrore? Può darsi!). Tra questi: un effetto stereoscopico visibile a occhio nudo sovrapponendo due fotogrammi (in stile View Master e anticipatore del Croma- Key), che ebbe la sua massima espressione visiva nella sequenza ambientata al Monte Rushmore di INTRIGO INTERNAZIONALE, un 3D autentico (DELITTO PERFETTO) e un effetto di doppia zoomata inversamente proporzionale, sovrapponendo nella stessa scena due sequenze zoomate (sempre in stile View Master), una che si avvicina, l’altra che si allontana, per creare il senso di vertigine. Quest’ultimo, realizzato per LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE, è forse il suo punto tecnico più innovativo e originale!
Innovativo? Assolutissimamente!!! (almeno questo è il mio parere, sentiamo il vostro...)
Con Alan Ladd, Audrey Dalton, Robert Keithk, Charles Bronson
LA MOGLIE INDIANA, SENTIERI SELVAGGI, INDIANS, IL GRANDE SENTIERO, IL PICCOLO GRANDE UOMO, SOLDATO BLU, UN UOMO CHIAMATO CAVALLO…tutti questi film filo-indiani di solito si spacciano come innovativi, nella posizione presa nei confronti dei nativi americani, e, in effetti, qualcosa l’un l’altro di nuovo l’offrono. Ma, quale scegliere come più innovativo sull’argomento indiano? Ho scelto questo RULLO DI TAMBURI, costruito con una sceneggiatura che non banalizza il discorso serio con soluzioni semplicistiche, ma offre ritratti psicologici di buoni e cattivi (in entrambe le popolazioni) e dialoghi filosofici sull’uguaglianza molto riflessivi. Altro preferisco non aggiungere ma sentire il parere di chi l’ha visto.
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