Le classifiche sono mediamente inutili, parziali, limitative, però, in fondo, terribilmente divertenti – o, almeno, per il sottoscritto. Ispirato e mosso anche dalla recentissima classifica di BobTheHeat, che per primo (credo!) qui su FilmTv ha stilato la sua personale classifica del 2012, ho deciso di proporne una anche io. Prima però di addentrarmi nella mia, voglio fare una piccola digressione e condividere con gli altri utenti due classifiche – ben più autorevoli della mia – delle riviste storiche «Cahiers du Cinéma» e «Sight & Sound». Magari le avete già trovate in rete – è da un po’ che circolano sul web - , ma comunque ve le ripropongo anche qui.
Cahiers du Cinéma
1) Holy Motors
2) Cosmopolis
3) Twixt 4) 4:44 Last Day On Earth
5) In Another Country
6) Take Shelter
7) Go Go Tales
8) Tabu
9) Faust
10) Keep The Light On
Sight & Sound
1) The Master
2) Tabu
3) Amour
4) Holy Motors
5) Beasts Of The Southern Wild 6) Berberian Sound Studio
7) Moonrise Kingdom
8) Oltre le colline
9) Cosmopolis
10) C’era una volta in Anatolia
11) This Is Not a Film
C’è da notare che molti di questi film non corrispono, come data di uscita, al 2012. Penso che questo sia dovuto alle diverse uscite nei vari stati di ogni singolo film – che non sempre corrispondono all’anno di produzione… noi in Italia ne sappiamo qualcosa.
Per la mia classifica 2012 ho deciso di non pormi troppi limiti. Ovvero, ho scelto film che sono usciti in Italia quest’anno (anche se magari, altrove, erano già usciti – vedi Killer Joe), e film che ho avuto la fortuna di assistere in “anteprima” – e che tali forse resteranno, viste le distribuzioni -, al Festival di Venezia o al TFF. Facendo un riscontro, direi che questo è stato un anno cinematografico un po’ più debole rispetto allo strepitoso 2011, anche se, come si discuteva parlando con Lorebalda, molti dei film del 2012 li vedremo probabilmente nel 2013. Alcuni, per fortuna, sono già in arrivo (The Master, il nuovo Tarantino, probabilmente Malick); altri restano più delle incognite (Post Tenebras Lux, Paradies: Faith, Apres Mai, Sping Breakers… ). Nemmeno, a prima vista, ci sono stati quei fil rouge che aveva contraddistinto il cinema autoriale del 2011: su tutti, la fine del mondo, vero e proprio leitmotiv dell’anno scorso.
Quindi, aspettando con trapidazione di colmare quei buchi cinematografici che, per forza di cose, viziano la mia top, non perdo altro tempo, e compilo i fatidici (magnifici) sette.
Con Rachel McAdams, Noomi Rapace, Karoline Herfurth, Paul Anderson, Rainer Bock
Del cinema. Visto al Festival di Venezia. Deriso e schernito dal pubblico, è stato per me il film più avvincente dell’intero anno. De Palma torna al suo cinema più morboso e disturbante, quello che me lo ha fatto amare: a Le due sorelle e Vestito per uccidere, a Blow Out e Omicidio a luci rosse. Confrontandosi però con le proprie personali esperienze sviluppate con Redacted. Passion è un film sull’inganno e sull’illusione, sul cinema come macchina finzionale. Non sarà di certo una novità nella filmografia depalmiana, ma risultati così avvincenti, quest’anno, fatìco a ricordarmeli.
Del racconto. Visto al Torino Film Festival. Film controverso, inclassificabile, anarchico. Un dichiarato – e sofferto – omaggio alla capacità (e all’incapacità) dell’apparato cinematografico di raccontare storie. Denis Lavant si “frammenta” in una spirale di personaggi e maschere per raccontarci la fine del cinema. Un film che non assomiglia a nessun’altro nel suo essere specchio di tutti i racconti possibili. Un film-utopia per un regista che non smette di sognare e di voler far sognare. Forse, il vero film dell’anno 2012.
Dello spirito. Il nuovo, straziante capolavoro di Mungiu. Un film durissimo, cinico, disperato. L’impossibilità di amarsi che conduce gli uomini su strade pericolose e folli. Un film a tratti grottesco nella sua deformazione – e che lo allontana alle radici dardenniane a cui, spesso, si riconduce. Una sceneggiatura torrenziale e perfetta, che pur nella sua verbosità non cede mai, supportata da due protagoniste indimenticabili e bravissime.
Del cuore. Il melodramma secondo Jacques Audiard. Un film di corpi e di emozioni. Per chi scrive, il risultato più alto e coinvolgente del regista francese. L’unico film di quest’anno che mi ha commosso, e più di una volta: sua, infatti, la sequenza più emozionante di tutto il “mio” 2012: la rinascita della protagonista sotto le note (ahimè) di Katy Perry. Forse non perfetto, certamente un po’ forzato, ma poi perché ragionare e cavillarsi troppo su di un film che è pura e viscerale emotività?
Con Julia Volpato, Pablo Sigal, Macarena del Corro, Diego Vegezzi, Tomas Mackinlay
Dell’aldilà. Enigmatico e sfuggente film di una giovanissima videoartista argentina, Jazmin Lopez, questo Leones è stato presentato quest’anno sia a Venezia che a Torino. Un film i cui richiami cinematografici sono veramente numerosi, e che trovano una perfetta sintesi nel suo stile. Un film di sospensioni, di ellissi, di fratture. Un cinema figlio tanto di Béla Tarr quanto di Bill Viola; di Lisandro Alonso e di Michelangelo Antonioni. Un talento precoce che, si spera, avrà un prolifico avvenire.
Del nichilismo. William Friedkin finalmente distribuito nelle nostre sale dopo un ingiustificabile ritardo. Il suo Killer Joe è un noir eccessivo ed irriverente, molto più complesso di quanto le sue grottesche immagini potrebbero far pensare. Non un film “alla Tarantino” ma, piuttosto, un film “alla Friedkin”. Ma anche un film sulla fatalità, sul caso, come nella più genuina tradizione noir. Trame oscure ai personaggi, che si ritroveranno incredibilmente “riscritti”dai loro ruoli originari.
Della morte. Lo metto ultimo in classifica perché, nonostante sia indubbiamente uno dei film dell’anno – che lo si ami o meno -, ho sofferto troppo per la sua visione. È un film troppo terribile da poter accettare in pieno – un po’ come la vita stessa -, e che mi viene da rigettare in parte: accantonarlo, dunque, pur riconoscendone i pregi. Haneke, in questo film glaciale e mortuario, conferma la sua abilità di regista, continuando, con inquietante precisione, il suo percorso di indagine (anti)umana.
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