Secondo appuntamento con Fine del Mondo (o l'inizio di una nuova era migliore di questa?). Dopo la paura dell'uomo di rimanere solo, stavolta facciamoci un esame di coscienza sull'orrore provocato dalla Guerra. Nei film citati, le nazioni di produzione guardano allo specchio le proprie colpe. Nessuno è innocente!!!
Con Dominique Horwitz, Thomas Kretschmann, Jochen Nickel, Olivier Broumis
A dispetto di quello che titolo e nazionalità di produzione (Germania) potrebbero far pensare, la pellicola non è una retorica storia di glorificazione delle imprese dei soldati tedeschi nella Campagna di Russia ma una commovente analisi dell'inutilità della Guerra e di come questa abbia portato via l'innocenza a molti giovani. Il sottotenente Hans (l'ottimo Thomas Kretschmann pre-Dario Argento) è un giovane ufficiale di primo incarico dal carattere sensibile e umano. Oltre a trattare gentilmente i ragazzi del suo plotone, fraternizza insieme a loro con i civili sovietici, in particolare con un bambino catturato durante un errore militare (una tregua per raccogliere i feriti ma un soldato spara per equivoco) che li aiuta ad affrontare il gelo russo e viene da questi rilasciato in libertà poco dopo. Dopo cruenti conflitti (nel quale vediamo budella penzolanti, amputazioni di gambe, crani sfondati, persone bruciate vive, etc...) i nervi del gruppo sono già a dura prova. Peggiorerà il tutto l'ordine assurdo di un sadico capitano che li obbliga a fucilare alcuni civili, tra i quali il loro piccolo amichetto. A questo punto qualcuno decide di disertare, qualcun altro di ribellarsi all'orrore... Ideologicamente onesto, un film di rara bellezza che ci pone davanti ad una esplicita realtà: la guerra non si divide tra nazioni, ma tra vittime innocenti (i ragazzi, mandati al macello, della sola nazione realmente esistente, cioè il Pianeta Terra) e i sadici che muovono le pedine ma non si sporcano le mani (i luridi Potenti). Finale realistico (con tanto di didascalie sulle sorti della Battaglia di Stalingrado e la distruzione della 6° Armata Tedesca) ma allo stesso tempo metaforico sul destino dell'uomo. Capolavoro pacifista!!!
Con Oshri Cohen, Michael Moshonov, Reymond Amsalem, Itay Tiran, Yoav Donat, Dudua Tasas
Un campo di girasoli apre il film (cosa c'entra? E' una metafora della libertà? Comunque lo scopriremo!) dove i protagonisti sono un gruppo di soldati di leva israeliani nell'inferno della 1° Guerra del Libano nel 1982. La loro postazione è tutta all'interno di un carro armato, luogo lercio (di urina ed acqua) e puzzolente. Intorno a loro un ufficiale che per rispettare le convenzioni internazionali cambia nome alle armi proibite per utilizzarle lo stesso (sic!). Opera anti-israeliana? Direi di no! Gli arabi sono descritti anche peggio. I terroristi utilizzano pure i civili (tra i quali una donna incinta) come scudo pur di ottenere quello che vogliono (cosa sia me lo domando ancora adesso!). Poi entrano in scena i falangisti (arabi cristiani alleati di Israele) che più viscidi di così non li potevano mostrare...Tutto puzza in questo film: E' maleodorante il carro armato, sono acre le persone, è sporca la fotografia (cruda e bellissima! Sembra un documentario!). Non ci sono buoni nè cattivi! C'è solo la guerra in tutto il suo orrore e la voglia di libertà (rappresentata dal campo di girasoli?) che non appartiene ad Israele, non appartiene agli Arabi, neanche ai Palestinesi, ai Libanesi, alla Sinistra, alla Destra, ai Comunisti, etc...La libertà e la pace appartengono a tutto il genere umano, come questo film vuol farci capire attraverso i ricordi di un ragazzo che ha visto l'orrore e vuole continuare a sorridere facendo un esame di coscienza a se stesso e a tutta l'umanità. Qualcuno ha parlato di "lacrime di coccodrillo" per Israele. Gli Ebrei non sono coccodrilli, lo è il genere umano che da Caino in poi alimenta la guerra nascondendosi sotto una patina di ipocrisia. Stavolta sono trattati tutti, molto onestamente, sullo stesso piano!
Con Christopher Cazenove, Edita Brychta, Patrick Shai, Oliver Reed, Henry Cele
Buon film sulla decolonizzazione africana raccontata senza ipocrisie (come fa intuire l'ultima mezz'ora dove non ci sono brave persone nè da una parte -gli europei sfruttatori- nè dall'altra parte -gli africani in rivolta che obbligano con la prepotenza i loro fratelli, pena la vita, a fare attentati controvoglia uccidendo anche degli innocenti- della guerra e gli unici personaggi positivi del film sono un bianco e un nero che hanno scoperto il valore dell'amicizia!). Fotografia un pò turistica ma è normale...si tratta di un continente meraviglioso!!!
Brian De Palma ci racconta la vicenda di un gruppo di marines che in Vietnam stupra e uccide una ragazza, nativa del luogo, e dei sensi di colpa di un ragazzo che si è rifiutato di partecipare al crimine ma non è riuscito a trarla in salvo. Avrà il coraggio di denunciare i suoi compagni?
Brian De Palma aggiorna VITTIME DI GUERRA alla Guerra del Golfo e allo stile internet. Riporto la mia recensione (guardacaso dell'11/09/2010): " Sul film La pellicola fonde assieme 2 fatti di cronaca realmente avvenuti nella recente nuova Guerra del Golfo Post 11/9 (lo stupro e omicidio di una ragazza e della sua famiglia e la decapitazione di un soldato americano) e per farlo utilizza un pretesto narrativo simile a quello del suo precedente (d'una ventina d'anni!) VITTIME DI GUERRA e tecnicamente gira con lo stile reality di Deodatiano insegnamento fuso alla ricostruzione di canali tipo "Al Jajira" e siti internet come "Youtube" o "Dailymotion" (vi ricordate come all'epoca si parlò delle scene diffuse in rete della decapitazione?). Tutto molto toccante ma anche...già visto! Secondo me la parte più incisiva è quindi un altra. All'inizio quando i militari americani lavorano al posto di blocco sono tutti sotto tensione e trattano con prepotenza i nativi che passano di lì per chiedergli i documenti (si comportano così anche alcuni militari che poi dimostreranno umanità e bontà d'animo!). A quel punto mi è venuto in mente il G8 di Genova. Manifestazione che ha avuto 2 vittime in giornata (oltre a quelle notturne alla Diaz!): Carlo Giuliani (che comunque non era innocente perchè sfasciava vetrine e si è avvicinato minaccioso ai carabinieri con un estintore) e il ragazzo che lo ha ucciso (era un militare di leva e trovandosi davanti un tipo minaccioso con l'estintore e non sapendo come comportarsi ha agito per legittima difesa. Lo sbaglio lo hanno fatto quelli che organizzando i militari hanno messo lì dei novellini) ed ora ha la coscienza macchiata. Non ci sono aguzzini e buoni. Ogni guerra è una guerra civile dove si "gioca" (sic!) a "Caino e Abele". Tutti "vittime di guerra"..."
Con Tony Leung Chiu Wai, Jacky Cheung, Waise Lee, Simon Yam
Capolavoro noir con riferimenti alla politica e alla guerra. Alcuni amici nei guai fuggono a Saigon per lavorare nella malavita locale. Siamo alla fine degli anni '60, impazza la guerra. A Hong Kong, città dove vivono, assistiamo ad un corteo studentesco che viene soffocato nel sangue da militari e polizia (metafora-riferimento a quello recente, all'epoca nel quale viene girato il film, del 1989 di Piazza Tien An M.), appena arrivati a Saigon assistono a un attentato bombarolo che un generale Sud-Vietnamita pensa causato da un ragazzino al quale spara in testa (riferimento ad un episodio realmente accaduto riportato in una delle fotografie più famose del conflitto, mi pare opera del reporter italiano Moroldo), dopo aver vissuto lo squallore dello sfruttamento alla prostituzione (e aver salvato una ragazza da ciò) e il commercio della droga, ma aver trovato un amico sincero che si unisce al gruppo, fuggono nella giungla dove sono catturati dai Vietcong che li mettono in un campo di prigionia, dove assisteranno a ogni sorta di orrore. La mafia, la guerra, l'orrore ma in mezzo a tutto questo la vera amicizia in un film onesto e sincero, affresco di un paese che ha vissuto continui cambiamenti.
Chiudiamo la playlist con un bellissimo episodio realmente accaduto nella Prima Guerra Mondiale. Su di una trincea, la notte di Natale, i militari di alcuni paesi smettono di combattare per scambiarsi gli auguri. Finite le festività dovrebbero riprendere a combattere, ma non ne hanno il coraggio, sono diventati amici. Anzi si aiutano, offrendo ospitalità nelle proprie linee e rifugi, quando c'è un bombardamento aereo. I superiori, saputo l'accaduto, allontanano i reparti, per farli combattere altrove. Tra poco è Natale, tra una fetta di panettone e un regalo, dedichiamo una preghiera a queste persone, che ci hanno offerto un grande insegnamento di sincera umanità!!!
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