Secondo recenti teorie sembra che il film agisca direttamente sul nostro corpo e sulla nostra mente . Nel 1990 alcuni scienziati hanno scoperto l’esistenza di neuroni specchio che giustificherebbero i comportamenti imitativi dell’uomo, aiutando l’individuo a specchiarsi negli altri individui con cui è a stretto contatto. Lo stesso meccanismo avviene nei confronti di un’esperienza audio-visiva, creando empatia e immedesimazione perciò secondo gli studi più recenti, noi non attiviamo solo cinque sensi, ma anche sensi come quello dell’equilibrio o dell’orientamento. La proiezione filmica, nel buio della sala, crea un disorientamento: nell’ immagine c’è un rispecchiamento di Sé nell’ Altro, tanto è grande l’identificazione che lo spettatore perde la cognizione dei confini del proprio corpo e del mondo esterno; lo schermo perde la sua opacità e acquista una trasparenza , diviene specchio della realtà. Nello schermo/ specchio riconosco me stesso in un altro e lo sguardo assume particolare rilievo: il nostro sguardo si riflette in quello dell’ Altro. Nello specchiarsi l’uomo si ritrova davanti il proprio volto e sono davvero molti gli sguardi allo specchio nel cinema, spesso a connotare la fragilità psichica del personaggio (M il mostro di Dusseldorf) fino alla messa in dubbio radicale dell’esistenza (Taxi Driver).
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