Miti e leggende saccheggiati a piene mani. Arti figurative utilizzate con sputorata passione. Il tutto, a conti fatti, funziona benissimo. Con un incipit così, d'altronde....una battaglia ,di notte, con le armature che risplendono alla luce del fuoco, pronte a macchiarsi di sangue. E l'apparizione di Merlino, direttamente dalle tenebre di un racconto senza tempo. THE CHARM OF MAKING. Simboli e nudi, Wagner e Orff. Nicol Williamson ed Helen Mirren dominano il cast di notevoli attori. La scena in cui lei lo rinchiude in una prigione di vetro, nel sotterraneo più "New Wave" che sia mai apparso al cinema, è da antologia. UN SOGNO.
Un'opera mistica, a suo modo. Una Passione profana, fatta di muscoli , sperma e sangue. Il corpo di Brad Davis è qualcosa di sacro e pericoloso, che tutti vogliono possedere. Un film dove l'anima se ne sta, cautamente, in disparte. E Jeanne Moreau che canta EACH MAN KILLS THE THINGS HE LOVES, da Oscar Wilde. Il trionfo del desiderio, in un rosso caldo come l'orgasmo ....la piccola morte.
Le due maschere del nostro cinema nel loro unico film insieme. Due vite che il tempo si appresta a risucchiare, cancellandone persino il ricordo. Tra nostalgie e amara consapevolezza, l'immagine di un'Italia che sta cambiando , ma non in meglio. Il mondo vecchio che viene congedato in malo modo, per lasciare campo libero alla tanto sospirata "modernità". Si continuerà a ridere sì, ma non più come prima.
Il pensiero di Nietsche che mostra i bicipiti-quelli di Schwarzy-in una riflessione sull'eterna lotta dell'uomo per la sua sopravvivenza. E' un fantasy, d'accordo, ma con un cervello. .Max von Sydow è un re shakespeareano. James Earl Jones è una creatura per metà uomo e per metà rettile: mimetismo perfetto!
L'amicizia, il sentimento più puro. I ricordi. Una donna che ha già scelto e ne paga le conseguenze. Un'altra donna che intraprende un viaggio per salvarla e ritrova, alla fine, se stessa. La storia di una dolorosa crescita. Il rimpianto per ciò che abbiamo amato e, ahimè, perduto.
Le parole sono sprecate. Lynch condensa qui tutto il suo amore e la sua simpatia per i diversi, i reietti, e il suo atto d'accusa contro i cosiddetti"normali" non è mai stato così feroce. I mostri siamo noi. Il male, quello vero, è nei nostri occhi morbosi che giudicano in base all'apparenza e non vanno mai oltre. COMMOVENTE, mai patetico.
Due prove di recitazione tese e difficilissime: una scena senza dialogo, quasi una lotta tra la bambina e la sua educatrice,in un unico , concitato, piano sequenza. Non si fanno sconti per nessuno. Bando al pietismo e all'ipocrisia! Anne Bancroft e Patty Duke ci mostrano la cruda , inesorabile, struggente verità. Il cinema di Hollywood comincia a rigenerarsi. CATARTICO.
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