Cinema coniugato al femminile. Ma qui il mito dell'eterno femminino viene brutalmente , e perversamente, stravolto. Siamo lontani dai languori tardo-vittoriani della Lillian Gish immolata sull'altare dell'eternità da Griffith. Ci troviamo a camminare su un terreno minato . E le donne, si sa, quando diventano bombe , sono terribili e pericolose, oserei dire letali. Perchè la donna, in sintesi, è un mistero, un teorema che è difficile dimostrare. La donna riunisce in sè gli estremi, tutto e il contrario di tutto. Il grande schermo l'ha esaltata, umiliata, demonizzata e santificata allo stesso tempo. Agli uomini questo non è mai successo : stare , contemporaneamente, nel fango e nell'empireo, avere dentro, nella lucentezza di uno sguardo, nella mobile fissità di un volto, tanto l'inferno quanto il paradiso. Sul corpo della donna sono state scritte, e tradotte, le cose più svariate : corpi che sono l'espressione dell'anima, e spesso la sua negazione. Il paradosso. L'eccesso. Tutto questo, anche se assurdo, ci appare comunque magnifico.
Il primo. L'originale. Simone Simon ha il viso e gli occhi di una gatta. Si muove come un felino, con grazia e sfrontata leggerezza. " Non è la sua mente ad essere malata, ma la sua anima." Terrori atavici che riemergono dal bianco e nero più onirico che il cinema abbia mai visto. Ma il momento migliore,forse, più che la tanto celebrata scena della piscina, è il sogno di Irena: una cupa e diabolica animazione, con gatti neri e stilizzati che vengono fuori ,e avanzano,con la forza morbosa del passato rimosso. Il peccato originale che se ne frega del realismo.
Con Deborah Kerr, David Farrar, Flora Robson, Jean Simmons
Solo un pazzo inglese e un pazzo ungherese, amici ed alleati, potevano tradurre in immagini, colori e suoni, una storia tanto inverosimile ed estrema creando un cult. . Persino l'Himalaya è finto, di cartapesta. Ma le passioni , gli odii e le paure sanno di pura autenticità. Sì: il terrore corre sull'abisso, sul baratro in cui precipita, alla fine, la folle Kathleen Byron , dopo il "duello al sorgere del sole" con la madre superiora Deborah Kerr. E come dimenticare la danza sexy della giovanissima -allora-Jean Simmons? Un film di sensi,e sul senso. Un titolo che profuma di proibito.
Impresa quasi azzardata: trasformare la stronzetta Scarlett O' Hara , tutta fuoco e smorfie, in una consunta e disperata farfalla dalle ali spezzate che ha imboccato il viale senza ritorno del tramonto. Kazan ci riesce, complice Tennessee Willimams. Parrucca bionda ed espressione persa, Vivien Leigh unisce il suo dolore-reale- a quello di Blanche. Brando passa alla storia, ma il film è suo, di Rossella che annienta se stessa. Sospesa, irrisolta, struggente. Con battute che ogni anima infranta ama pronunciare :" Mi sono sempre fidata della gentilezza degli estranei". Ma il domani non sarà un altro giorno.Ormai non più.
Quel geniaccio di Freda, primo vero terrorista dei generi , fa centro con una scommessa che, all'inizio sembrava persa per lui. Portare il cinema horror nell'Italia bacchettona di quegli anni. La follia dà buoni esiti, e nasce un filone. Gianna Maria Canale, musa e amante del regista, gli dice addio con un ruolo da far tremare i polsi: un'attempata contessa che , ossessionata dall'ideale dell'eterna giovinezza , si mantiene in forma bevendo ....sangue di povere vergini!!! La prima Signora Dracula del cinematografo. La versione vampiresca di Norma Desmond. La scena dell' invecchiamento improvviso, realizzata in economia di mezzi, fa ancora accapponare la pelle. Quanta tristezza però, davanti alla bellezza che si sgretola così, come una statua in rovina buttata giù dal vento!
Con Alida Valli, Farley Granger, Massimo Girotti, Heinz Moog
In streaming su Rai Play
"Ufficiale faccia il suo dovere!" Negli occhi verde smeraldo di Alida Valli/Livia Serpieri c'è il furore dell'amore tradito che si è mutato in odio inarrestabile, feroce, come un fiume in piena che travolge tutto e tutti, lei compresa . . L'ufficiale poco gentiluomo Farley Granger si lascia le penne! Il plotone di esecuzione lo attende. E Livia /Alida si aggira per le calli di una Venezia nera e spettrale. Non le rimane che un grido quasi animalesco per liberare il dolore che le avvelena il cuore. Il matrimonio perfetto tra Eros e Thanatos lo ha realizzato Visconti, con le musiche di Verdi e Bruckner , sullo sfondo di un'Italia risorgimentale molto umana e troppo poco patriottica.
Di nuovo Tennessee Williams come nume tutelare. Questa volta ci sono due donne, due nemiche. Una vorrebbe far passare per pazza l'altra -una lobotomia sarebbe la soluzione! -perchè nasconde, nel subconscio, un segreto che la riguarda. Taylor contro Hepburn. Elizabeth contro Katherine. E Monty Clift tra le due "titane". Un confronto a suo modo epico, che lascia il segno. Per Liz è il film che la consegna alla maturità fatta di ruoli forti, eccessivi,talvolta sopra le righe. Qui però segue , attentamente, le indicazioni di Mankiewicz e nella scena del drammatico "flashback" strappa l'applauso alla matura rivale. Ma la Hepburn/Miss Venable nel giardino con Clift, all'inizio, tra piante carnivore e alberi che hanno visto l'alba della creazione..... su, mai un monologo è stato recitato così bene , con tale devozione e rispetto per le parole dell'autore! Risultato dello scontro? Scegliete voi. Io non ho il coraggio.
Con Bette Davis, Olivia de Havilland, Joseph Cotten, Agnes Moorehead, Victor Buono
Sulle sue pazze sadiche e assassine Bette Davis ha costruito parte di una gloriosa carriera. Un incipit straordinario, immerso negli umori neri del vecchio Sud....e un morto, un braccio barbaramente reciso , un'ombra bianca macchiata di sangue. Aldrich gioca abilmente sull'ambiguità. La decaduta Carlotta /Davis potrebbe essere la carnefice, e così sembra ....poi, le carte vengono di nuovo mescolate. E una luce inquietante accarezza il volto della cugina Myriam/Olivia de Havilland, finta mammoletta che nasconde un animo perverso e cattivo.
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