Asso
- Commedia
- Italia
- durata 95'
Titolo originale Asso
Regia di Castellano & Pipolo
Con Adriano Celentano, Edwige Fenech, Renato Salvatori, Sylva Koscina, Pippo Santonastaso

A seconda della nostra sensibilità, del nostro senso dell'umore, delle nostre posture mentali e così via, abbiamo infine gusti diversi. Nato sotto il segno di Celentano grazie a mio padre - di cui ho un simpatico aneddoto, che vi lascio al termine di questa presentazione - ho di lui un preciso ricordo cinematografico, diverso da quello di molti altri, di quello della critica piuttosto che di quello della massa. A ciascuno il suo, dopotutto.
Questa mia playlist mette in in fila i sette titoli di Celentano che, tra ricordi personali e oggettive analisi critiche, credo non solo rappresentino il suo contributo al mondo della settima arte, ma anche definiscano e sintetizzino il suo personalissimo stile, il linguaggio comico e drammatico che ha innervato tutta la sua produzione (musicale, televisiva e cinematografica).
Celentano, come Gaber, Jannacci, Fo, Pozzetto e pochi altri, ha saputo inventare un sistema di segni, di gesti, di pose che dal fisico e dal plastico passa(va)no direttamente al filosofico. Dal significante al significato. Come attore, showman, cantante e pontificatore discusso, Celentano trasmette la sua posizione verso il mondo e la società attraverso i suoi segnali fisici e le sue pose plastiche. I silenzi, l'andatura, la sua acrobazia folle, dinoccolata, le battute lapidarie, il non-sense che condivide con la vecchia milano che ride, sono tutti i codici di un linguaggio unico ed irripetibile che ci ha consegnato per più di 50 anni un personaggio complesso, discutibile, amatissimo, capace di ribaltare le coscienze e creare polemiche, sbarramenti, conflitti, tormentoni. Capace di far storcere il naso a chi sempre l'ha amato. Capace di sovvertire le aspettative, di sopravvivere a clamorosi flop convertendoli in successi di controcultura.
Al cinema Celentano ha fatto la sua parte, autorialmente, sia come maschera comica che come corpo attorico prestato a registi di ottima fama e ottimo mestiere. In tutti i suoi film anche i meno riusciti, abbiamo sempre costantemente il ritorno della sua poetica, del suo essere attore fisico con slanci poetici e affondi esistenziali. Padre e portatore sano e indiscusso dell'ignorantismo milanese, Celentano fa dello sbeffo, della posa ribelle, del finto afflato conservatore, della postura popolare e mai populista verso i dogmi e le icone di una società allo sbando, il suo atto ribelle silenzioso quanto efficace. Infine, epico.
Aneddoto:
Non so che anno fosse. Mio padre è di Gaggiano, paesino sul naviglio milanese, direzione sudovest. Celentano era già Celentano, e si incontra con mio padre lungo il naviglio. Gli si avvicina e gli chiede come raggiungere la chiesa del paese. E' nota la religiosità del molleggiato. Mio padre glielo dice, gli spiega come raggiungerla. Celentano poi si volta verso il camper su cui viaggiava, da cui sbucava, annoiata, una giovane Claudia Mori. Le dice di scendere, raggiungerlo, che la chiesa stava al di là del naviglio. Ma la bella rifiuta l'invito. Celentano si volta verso mio padre, smorfia, e poi battuta lapidaria: "è comunista".
Morale? E' solo un aneddoto, ma conferma la capacità di Celentano di sdrammatizzare, di saper giocare con le situazioni, di usare un linguaggio, sia verbale che fisico, di cui l'elemento più importante è lo spiazzamento continuo, senza un rigore idealista. Claudia Mori sarà stata comunista, lui cattolico, ma abbiamo davanti un uomo che sa essere coscienza critica di un intero paese, qualunque colore politico nasconda sotto la pelle. Dopotutto, si può dire lo stesso per Clint Eastwood. Accostamento che credo possa reggere, e che molti invece urleranno al vilipendio.
Titolo originale Asso
Regia di Castellano & Pipolo
Con Adriano Celentano, Edwige Fenech, Renato Salvatori, Sylva Koscina, Pippo Santonastaso
Regia di Enrico Oldoini
Con Adriano Celentano, Renato Pozzetto, Kelly Van der Velden, Sergio Renda, Daniel Stephen
Come in Ecco noi per esempio... la coppia Pozzetto-Celentano è la conferma dell'esistenza di un linguaggio surreale, giocoso, adolescenziale. Manifesto di un'intera poetica. Film anarchico.
Regia di Adriano Celentano
Con Adriano Celentano, Charlotte Rampling, Claudia Mori, Gino Santercole, Lino Toffolo
Insieme a Joan Lui, Celentano è regista, dio, demiurgo e distruttore di intrecci, forme, personaggi, attori. Un capolavoro. Due capolavori.
Regia di Pasquale Festa Campanile
Con Adriano Celentano, Carole Bouquet, Felice Andreasi, Enzo Robutti, Walter D'Amore
Personalissimo cult infantile, la scimmiesca figura celentaniana, oltre che a ricollegare l'attautore alle sue campagne ambientaliste, irrompe animalesca e sfilacciata nell'orizzonte della recitazione civilizzata. Ciao Andreasi!!
Regia di Castellano & Pipolo
Con Adriano Celentano, Ornella Muti, Edith Peters, Milly Carlucci, Pippo Santonastaso
Grandi battute, uno dei film più riusciti insieme a Segni Particolari: Bellissimo, Bluff, Mani di Velluto...
Regia di Pietro Germi
Con Adriano Celentano, Ottavia Piccolo, Saro Urzì, Francesca Romana Coluzzi
Giovane, bucolico, autoriale.
Regia di Dario Argento
Con Adriano Celentano, Enzo Cerusico, Marilù Tolo, Luisa De Santis
Argento è già un maestro. Film grottesco e imprevedibile, un circo di personaggi e situazioni in cui Celentano definisce sempre più il suo personaggio-mondo.
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L'importante è il rispetto ;) ...purtroppo, giusto per fare discussione, io sono un radicale di sinistra senza se e senza ma, da una vita e per una vita, ma purtroppo appunto le cose peggiori le ho viste a sinistra. Da un lato gli intellettuali incapaci di agire, ma solo di sentenziare, di non capire i problemi reali della gente, filosofeggiare senza concretezza, acculturati sì, ma distanti dal popolo, che si riempiono la bocca di alternative e che al cinema vedono quei noiosi e inutili film sofisticati d'autore. Da un altro lato invece gli attivisti avvelenati, sempre irosi, che condanno tutto quello che sta fuori dal loro recinto, che non vedono un film o non leggono un libro perché il "partito" non vuole, o perché è americano (vedi Eastwood), perché il loro cieco dio politico li proibisce di essere liberi quel che basta per capire le differenze, quegli stessi veterocomunisti che caricarono i gay al parco lambro nel 75, li stessi che si vestono come Bob Marley senza essere come lui dove davvero conta: dentro; li stessi che vivono i centri sociali e le loro piccole realtà ignorando tutto il resto, pregiudicando chi è diverso da loro, considerandosi gli unici depositari della verità politica e sociale, vestendosi, atteggiandosi da robbosi, alternativi, punkettari senza essere ribelli veramente, ma solo esteticamente.
Purtroppo, io comunistone, vedo queste persone a sinistra, a conferma della pessima sinistra che abbiamo in Italia. Inutile dire che preferisco chi, non totalmente allineato con me, sa invece mettere in discussione nella forma, nei contenuti e nel linguaggio la realtà che ci circonda. Con buona pace...
Purtroppo la sinistra italiana si è spesso avvitata su se stessa, compiacendosi di una presunta superiorità morale che poi nei fatti (ovvero là dove era chiamata ad agire concretamente) non si riscontrava.Hai fatto un'analisi assolutamente condivisibile ed onesta, aggiungo che se certi personaggi sono riusciti ad arrivare a governare questo paese è anche grazie alla mancanza di una opposizione che evitasse polemiche inutili e cercasse di proporsi come forza di governo con programma assolutamente alternativo. Ricordo ancora con orrore il povero Prodi incespicare di fronte all'avversario (inutile fare il nome, se ne è parlato anche troppo) che proclamava abbassamenti di tasse. Per farlo tacere bastava ricordargli che le tasse le devono pagare tutti (soprattutti chi più possiede) e che servono per garantire anche ai non abbienti l'accesso a servizi fondamentali come la sanità o l'istruzione. Un vero discorso di sinistra che la sinistra nostrana non sembra più in grado di fare. E il nuovo che avanza (il rottamatore) mi sembra un bel prodotto del berlusconismo (acc....alla fine l'ho detto)
Bravo Gianni... il berlusconisco hainoi s'è insidiato anche a sinistra, in una certa sinistra. Berlusconi - mai aver paura di fare il nome del diavolo, o esso ci perseguiterà la notte - prima ha dato una "casa agli italiani", la Standa, ha dato loro una televisione un mondo di scosciate, telepremi, soldi a valanga, tutto bello, simpatico, ludico, invece che il rigorismo della rai - che poi infatti ha iniziato inevitabilmente la sua deriva commericiale/berlusconiana). Poi il Cavaliere aveva una squadra, blasonata, piena di star, di glamour, di soldi e soprattutto di tifosi. Ha dato agli italiani, a certi italiani, impoveriti dalla morte di Pasolini e dei grandi di un tempo; impoveriti e abbruttiti dal boom, dal consumismo facile e dall'imperativo dell'etichetta, dell'immagine e dell'apparenza... A questi italiani Berlusconi ha dato una grande possibilità: non pensate più, ci penso io. Il risultato peggiore di questo processo di massificazione estetica è stata la priorità dell'immagine, la sua valuta, contro tutto il resto: la mercificazione della propria immagine e infine del corpo - per ricollegarmi al bell'articolo di Nazzaro su Nocturno riguardo Magic Mike.
Ecco orde di ragazzine che si prostituiscono per un posto in paradiso. Come loro conosco tanti ragazzi, gay o etero non conta più nulla, che si prostituiscono per soldi, per fare la bella vita. Sono belli, fighi e hanno i soldi. Dettano le loro mode e i loro status symbol, le loro abitudini e i loro vizi. Cosa può fare il figlio di un operai stanco di lottare davanti a tutto questo? Farsi i soldi in modo sporco per pareggiare i conti che i figli di papà. l'Italia s'è imborghesita. La borghesia non è solo una classe sociale precisa, ma è anche uno stato della mente, una posizione culturale. Questo è il dramma, l'impoverimento culturale dell'Italia affiancato alla sua iperbole estetica, lisergica, finta, dell'immagine serializzata e consumista.
Io mi occupo di critica letteraria e cinematografica, non sono un economo né un politico. Ecco perchè non ho le parole per risanare il nostro paese, ma solo quelle per raccontarlo. Eppure, nonostante questo so per certo che invece di titolare sui giornali "Il milionario Celentano ci dice che i soldi fanno schifo", bisognerebbe pesare ogni singola casistica, evitare il gioco di chi piscia più lontano e saper apprezzare la provocazione, che è infatti l'unica medicina e alternativa allo status quo delle cose.
Mi intrometto ancora per dirmi concorde. Non mi vesto colle frange ma sono celentano dentro. Perciò come lui indico e dico che il re è nudo = infatti dall'Arena ( della pedina mossa e lanciata in-contro al futuro Tosi ), perfetto simbolo di distinzione ed unione sociale catalogante ( dai posti fronte palco pieni di ricchi entrati gratis e classe media con mutuo sul biglietto, alle ultime fila composte da biglietti pagati un - 1 - € ( 6.000 pezzi a serata, per ''venire incontro alla crisi'' ed anche un po' nelle mutande per auto-beatificazione : prassi non nuova, certo ) ), Celentano ci ha spiegato che il mondo verrà salvato dai ricchi, BERLUSCONI ( il nostro Cavaliere Inverno, e interno ) in testa, prob. intendendo PIER SILVIO ( tranquillo, la sinistra - certa - sinistra, avrà sempre qualcuno con cui gareggiare a chi sputa più lontano...sugli italiani. Te lo dice uno più a sx di stalin nei giorni dell'assedio di leningrado : soprassediamo sui 60, c'è chi dice 20, c'è chi dice 80, milioni di morti stalinizzati prima durant'e dopo ), nei prossimi cent'anni. L'alternativa è non farcela. Intanto mi accontendo di alzare lo sguardo per i miei - e di celentano - campi dell'hinterland, dal ''parco'' sud alla brianza velenosa e notare che rispetto al 2008 le gru edilizie infestano meno l'orizzonte ed il paesaggio : tutto lavoro ( nero o da morti bianche ) in meno. Ma non riesco a dispiacermene ( ed il mio di lavoro è collegato anche a qualle gru ). Celentano è come Romanzo di una Strage : per apprezzarne lo scarto con la realtà ed il lavoro di ri/de-costruzione di un 'mito' che agisca sulla realtà ( ah-ah ) bisogna conoscere un minimo di storia e cronaca, altrimenti è 'solo' il Gesto, reiterato, del momento. Come sempre. Tranne quella volta coi referendum. E quall'altra : " Di Pietro, Parisi, Segni hanno raccolto un milione duecento mila firme [ abrogazione attuale ( attuale da mo' ! ) legge elettorale, 2011 ] che la Consulta ha buttato nel cestino. C’e’ qualcosa che non va: o e’ la Consulta che sbaglia o bisogna cambiare vocabolario ".
Ciao a tutti.
Fortuna che il messia è sceso tra noi miseri mortali. Ora lo aspettiamo a C'è posta per te.
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