Abbiamo una sorpresa bellissima per te. Anche quest'anno potrai andare al mare, sei felice? Ti abbiamo già iscritta, il tuo turno alla colonia comincia il 30 Giugno. Così stiamo insieme per il compleanno e poi parti. Non è fantastico?
Fantastico? Lo era. L'unica possibilità di vedere il mare, ed andava presa al volo. Non c'erano discussioni. Così mi veniva detto di fare, e così io facevo. Mi si chiedeva di essere felice? Lo ero. Di colonie ne frequentai più d'una. L'ultima, a 10 anni, a Pinarella di Cervia (e poi il blackout per tanti, troppi anni). Ma i ricordi più intensi, siano belli o brutti, restano legati alla prima. Le suore organizzavano campi estivi per bimbi anche molto piccoli in Liguria, vicino a Savona. Un edificio bianco e grigio, con un bel giardino ombreggiato dove nel tardo pomeriggio si giocava a cercare le lumachine sotto gli alberi. Al centro del cortile, una statua bianca della madonna, tutt'attorno una vasca d'acqua con i pesciolini rossi. Ogni mattina, prima di andare in spiaggia, una Avemaria. E poi la sabbia grossa e scura, la tettoia di vimini per proteggerci dal sole, la mia formina rosa a barchetta. I bagni, 15 minuti circa, mattino e pomeriggio. La domenica, la messa sotto il portico, io che cantavo convinta "Santa Maria del cammino". Ricordo bene il dormitorio, che per noi piccolissimi era misto, maschietti e femminucce. Una stanza che mi pareva immensa, i lettini uno vicino all'altro, in fondo i bagni, la cui luce rimaneva sempre accesa, anche di notte. La suora ci raccontava storie meravigliose, San Giorgio che sconfigge il drago, San Francesco che parla agli uccelli, San Martino che dona il suo mantello. Una sera alla settimana, poi, il cinema all'aperto. Si sistemavano le seggioline, in file ben ordinate, ed una volta accomodati tutti i bimbi cominciava la proiezione.
Lehava? Una bimba ubbidiente e fantasiosa. Già allora, tormentata da quella sorta di benedizione/maledizione che mi porto addosso ancora: il mio subconscio a briglie sciolte nei sogni! Questo è il primo film che io ricordi. Dopo la prima mezz'ora di visione, inquieta, mi accoccolai sulle ginocchia della suora. Dopo un'ora, ero spaventata e stanca. Me lo fecero vedere tutto questo maledetto film! Io piangevo, chiudevo gli occhi per non vedere i combattimenti fra cani, il sangue. Niente da fare, dovevo restare lì. Ho avuto gli incubi per anni! Evitato come la peste questa pellicola, e anche le trasposizioni successive del romanzo (quella con Ethan Hawke per intenderci). Il solo titolo "Zanna Bianca" ancora oggi mi fa venire i brividi.
Qui niente incubi, ma in compenso un fiume di lacrime. Io non capivo bene come una bimba potesse essere così buona. Io lo ero, tutti gli amici dei mie genitori mi adoravano, come un adulto può adorare un bimbo che molto semplicemente non dà noia: Lehava è così accomodante, dove la metti stà e non si lamenta mai. Ma quell'ottimismo estremo, beh, nella mia mente semplice mi pareva innaturale. Come si può essere felici paralizzati nel letto? E' impossibile, non è umano. Stupido. Anni dopo avrei fatto pace con la mia coscienza, scoprendo che non solo io l'avevo pensato! Ed infatti la psicologia parla di "sindrome di Pollyanna" o ottimismo idiota. Detto questo, detto tutto
Potrei cinicamente dire; la saga della lacrima prosegue. Perché qualche giorno fa elessi "Incompreso" di Comencini come il film che mi fece piangere di più ma pure "Marcellino Pane e Vino" non scherza! La verità è che questo è un bellissimo film, che mi toccò a quattro anni esattamente come mi commuove oggi. Certo da adulta potrei dire che la sceneggiatura è semplice e perfetta (le scene si susseguono con logicità e coerenza), la regia ben fatta, gli attori tutti molto bravi con il plus del protagonista. Bella la fotografia, un sempre intenso bianco e nero. Espressiva (indugio su primi piani ovviamente) e narrativa. Ambientazione confacente. Montaggio lineare. Ma da bambina, è ovvio, quello che mi colpì fu la "storia". Marcellino un bimbo come tanti: curioso, un po' ribelle, capriccioso e sensibile. Che un giorno incontra un amico speciale: Gesù. E decide di seguirlo, con la gioia nel cuore, nella certezza di rivedere mamma e papà. Ed il pianto finale, lungo e singhiozzante, è liberatorio e consolatorio
E che cavolo, insistevano! Questo me lo fecero vedere a 8 anni, in colonia a Igea Marina. Ma senza obblighi, ed infatti semplicemente quando capii l' "andazzo" e cioè che il cane era ammalato ed andava abbattuto, me ne andai in cortile (proiezione in refettorio, un pomeriggio di pioggia). Quindi, ad oggi mi manca mezzo film. E non ci tengo a vederlo, proprio no! Purtroppo, comunque, il fatto di sapere che il povero randagio Zanna Gialla se ne era andato all'altro mondo mi causò lo stesso gli incubi. Durata: solo qualche mese.
Mi sembra ieri e sono passati ben più di trent'anni. E' strano come si possa provare nostalgia anche del dolore, del vuoto, dei silenzi, del freddo pungente. Eppure è così, la nostalgia è una brutta bestia. Forse il tempo veramente guarisce tutto. O forse semplicemente, ti insegna che non esiste cura.
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