ovvero "i mezzi maestri" nella percezionale (inter)-e-nazionale, coloro della serie "genio o fetecchia", autori generalmente riconosciuti come talentuosi ma che dividono, su cui spesso si dibatte a favore o contro, personalità diverse i cui film non ottengono quasi mai l'unanimità di giudizio positivo di critica e pubblico nonostante premi, incassi, recensioni pressoché positive (il contrario di nomi come Kubrick, Leone, Tarantino, Lynch, Fellini e via dicendo...). Passo in rassegna i primi 7 nomi che mi sono venuti in mente, voi potete aggiungerne altri commentando sotto.
Dopo "Il sesto senso", film che ha messo d'accordo praticamente tutti, Shyamalan comincia a sfornare lavori che fanno storcere il naso sempre di più il suo pubblico e, soprattutto, la spietata critica americana, forse desiderosi tutti di rivedere il nostro ripetutamente all'azione nella riproposizione del suo film più famoso. Adesso è considerato uno zimbello più che un grande autore. Un misterioso enigma, che si guadagna dritto il primo posto della mia classifica.
Non so perché ma in quasi ogni mia playlist fa capolino Nanni Moretti, forse perché è un autore che mi piace e che divide tantissimo (non solo in Italia). Ogni qual volta esce un suo film, la solita tiritera, aspra divisione tra fautori e detrattori, tra chi ne incensa le lodi e chi lo bolla come incompetente sul versante tecnico e recitativo e incapace di costruire una storia "che fili dritto". Se metti poi che ha dichiarato apertamente il suo schieramento politico, allora la frittata è fatta.
Su 4 suoi film, 3 sono stati premiati a Cannes. E che premi! La Camera d'or nel 2002 con "Japon", il Premio della Giuria nel 2007 per "Luz Silenciosa"(inedito in Italia) e il Gran Prix della regia quest'anno per "Post Tenebras Lux", che vedremo a breve. Cio nonostante i suoi film sono considerati troppo eccessivi, pretenziosi, poco amati anche dai fedelissimi del "cinema difficile".
Qui è più una questione di 'parabola discendente'. Dopo i primi folgoranti lavori, Argento imbocca un'irreversibile discesa negli inferi che lo allontana sempre più dal suo pubblico e da chi ha amato i primi lavori. Eppure anche in quei primi film la sceneggiatura e la recitazione non erano certo il massimo, compensate però dalla capacità di creare un'atmosfera inconfondibile sfruttando appieno il mezzo tecnico della della m.d.p. Chi è dunque Dario Argento, il re dell'horror o dell'orrore e basta?
In Italia è sempre stato famosissimo. "La vita è bella" lo ha consacrato all'estero, ma i successivi "Pinocchio" e "La tigre e la neve" sono stati massacrati senza pietà. Dopo ha collezionato ,una dopo l'altra, decine di laurea a honorem per la sua lettura di Dante. Anche qui non si ci mette d'accordo sulla sua "reale" portata d'autore.
L'ho inserita perché all'epoca di "In the cut" ne scrivevano come di un film trash e il colpo di grazia definitivo alla sua carriera. Una delle poche registe donne in circolazione, secondo me un pò sottovalutata.
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