Tanti credono Israele speciale, da qualunque punto di vista lo si guardi. Per chi lo ama, è, a dirlo con le parole di Amos Oz “un Paese che nasce dai sogni e dalla speranza”. A chi lo odia, un tiranno invasore. E’ questa sua eccezionalità che ne decreta, quotidianamente, il destino tormentato. Forse bisognerebbe cominciare a considerarlo uno stato come tanti. Perché un’idea può essere perfetta ma la realtà, di per sé stessa, è sempre imperfetta . Non è questo il luogo delle disamine politiche, delle recriminazioni o degli irrigidimenti, giusti o sbagliati, ragionevoli o iniqui. La storia risponderà negli anni, al di là della propaganda. Israele oggi? E’ banale, litigioso, iniquo, corrotto. Tutto vero. Ma è soprattuttoEretz Israele, un’utopia realizzata , la vigilia di sabato 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948
Masada, miniserie tv (1981)
Come il carattere di un popolo possa sopravvivere ai millenni, alle contaminazioni, alle tribulazioni di una diaspora insanguinata. Purtroppo, però, anche l’inizio di quella “sindrone da assedio” ancora oggi così viva. Salvifica ed in qualche modo autodistruttiva nello stesso tempo
Il film sulla nascita di Israele, tratto dal testo di Leon Uris. Già il libro non è certo un capolavoro. La pellicola anche meno. Ari Ben Canaan impersonato da Paul Newman proprio non mi piace, e visto che è lui il protagonista assoluto non è certo un buon inizio. Regia e sceneggiatura sono altilenanti ed insicure. Un polpettone hollywodiano a cavallo fra una pallida propaganda ed un buonismo stucchevole
La guerra dei sei giorni
L’ho visto anni fa, lo ricordo poco. Certamente un film schierato, ma intellettualmente onesto nel non nasconderlo. La Guerra dei Sei Giorni non è solo storicamente e militarmente una tappa fondamentale della storia di Israele. E’ soprattutto, se non l’inizio, certamente la “codifica” precisa di quel mito militare, che, ancora oggi aleggia sulla nazione. E che, insieme alla “sindrome da assedio”, ha sì favorito la sopravvivenza, ma ha anche tolto spazio alla clemenza.
Da “Schidler’s List” in poi Spielberg non ha più avuto remore nel lasciar parlare la sua anima di ebreo. Americano però, profondamente americano. Terrorismo e vendetta. Una pellicola che non amo perché falsamente equilibrata e infarcita di superfiale buonismo (culminante nel dialogo notturno nella casa cipriota, per sbaglio condivisa tra commando israeliano e palestinese).Tecnicamente buono, interpretato molto bene, ma poco coraggioso.
Con Natalie Portman, Hana Laszlo, Carmen Maura, Uri Klauzner
Tutte le contraddizioni di una terra tormentata. Natalie Portman, veramente israelo-americana, che recita per Amos Gitai. Imperfetto, forse nemmeno del tutto sincero. Ma proprio per questo attuale e esemplificativo. Gitai a mio avviso sopravvalutato, da sempre
Israele, Germania, Francia, USA, Finlandia, Svizzera, Belgio, Australia
durata 90'
Titolo originale Waltz with Bashir
Regia di Ari Folman
Israele può essere condiviso e capito oppure attaccato o demonizzato. Ma mai ignorato. La sua forza non è solo e tanto militare e politica. E’ culturale. La forza di criticarsi aspramente, di mettersi in discussione ogni giorno. Eppure di amarsi. E la sua sopravvivenza, ieri come oggi, al di là di errori e ripensamenti, è una patrimonio per la democrazia mondiale.
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto il cielo e la terra.
Non lascerà vacillare il mio piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode di Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
ne la luna di notte.
Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te,
quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
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