Ho cercato di scegliere i 7 titoli più rappresentativi dell'attore che fossero, al contempo, anche le sue migliori interpretazioni. Naturalmente con un attore come Nicholson c'era l'imbarazzo della scelta, alcuni di questi film possono essere considerati dei veri capolavori della storia del cinema... comunque questi sono i miei sette preferiti.
Jack Nicholson interpreta Randle P. McMurphy, un paziente di un istituto psichiatrico dell'Oregon, inviato in manicomio dopo un periodo di degenza in carcere, che cerca di risvegliare gli impulsi vitali degli altri internati e porta avanti una lotta senza esclusione di colpi contro la tirannica Miss Ratched, la “Grande Infermiera”, detentrice di un potere oppressivo e intimidatorio che esige l’obbedienza e la sottomissione dell'ammalato. Forse la migliore interpretazione della sua lunga carriera: il duetto con Louise Fletcher rimane memorabile e l'Oscar conquistato fu meritatissimo. L'attore è straordinario nel comunicarci l'energia debordante del personaggio, il suo vitalismo che riesce perfino a simulare la pazzia e che diviene nella parte finale un simbolo di libertà: stavolta non eccede in istrionismi e risulta tecnicamente assai rigoroso, certamente aiutato da un'ottima sceneggiatura e dall'intelligente regia di Milos Forman.
Qui la follia del personaggio è autentica e non simulata come nel film precedente... "Shining" è un capolavoro dell'arte cinematografica diretto da un genio come Kubrick e si potrebbe non aggiungere altro. Nicholson è chiamato ad interpretare un ruolo molto difficile, quello di un custode d'albergo che impazzisce a causa dell'isolamento e delle presenze malefiche dell'hotel e vuole uccidere la moglie e il figlio. Kubrick spinge l'attore ad un istrionismo particolarmente sottolineato, ad un'interpretazione sopra le righe, eccessiva, truculenta ("over the top" in inglese). Devo ammettere di aver avuto alcune perplessità di fronte a questa scelta, soprattutto alle prime visioni, ma in realtà il rigore della composizione interpretativa rimane immutato per quasi tutto il film: solo in alcuni momenti Nicholson si lascia un pò andare (ad esempio nella celebre scena dello sfondamento della porta con la frase "Sono il lupo cattivo", che in originale era "Here's Johnny"), ma il suo overacting aggiunge tensione ed intensità visionaria al film, dunque non è nocivo alla sua credibilità, anche se l'attore in seguito riprenderà un pò troppe volte questo cliché.
Con Jack Nicholson, Maria Schneider, Jenny Runacre, Ian Hendry
Unico film dell'attore diretto dal grande maestro Antonioni, è in un certo senso l'antitesi del film di Kubrick, perchè si tratta di un'interpretazione che gioca sulla sottrazione, un personaggio laconico ed enigmatico, un uomo che decide di cambiare identità e che si illude di potersi costruire una nuova esistenze. Fra suggestioni pirandelliane e la tipica rarefazione del linguaggio e delle atmosfere dei film di Antonioni, Nicholson dimostra una finezza introspettiva davvero notevole e una capacità di scavo psicologico che attesta la sua maturità di attore, in misura certamente non inferiore rispetto al celebrato "Nido del cuculo", uscito nello stesso anno del film di Antonioni e che forse, almeno all'inizio, ne oscurò in parte i grandi meriti. Da notare che l'attore fu anche il produttore del film e che per molti anni ne detenni i diritti esclusivi.
Uno dei più bei film di Polanski, un ammirevole esempio di rivisitazione del cinema "noir" degli anni Quaranta e delle atmosfere del giallo alla Raymond Chandler. Nicholson interpreta l' investigatore privato J.J. Gittes che scopre un omicidio collegato a una torbida vicenda di corruzione pubblica e ad una oscura vicenda privata. Per buona parte del film l'attore recita col naso incerottato, perchè il suo personaggio viene sfregiato in una scena da un killer interpretato dallo stesso Polanski in un cameo. Secondo Giovanni Grazzini: "L'interpretazione è ad ogni livello di prima qualità. Jack Nicholson, il simpatico e bravo che conosciamo, è ormai ai primi posti nella classifica mondiale dei beniamini del pubblico, e quanto a buon diritto dicono la duttilità, l'eleganza, quasi la grazia con cui, sposando il sorriso alla grinta, qui egli aderisce al suo ficcanaso perdente". Ottimo il duetto recitativo con Faye Dunaway e con il grande John Huston.
Abbandonata la carriera di pianista e le origini borghesi, Robert Eroica Dupea lavora in un pozzo petrolifero in California. Quando apprende che il padre è gravemente ammalato, si licenzia e fa ritorno a casa. Qui seduce Catherine, la fidanzata del fratello, una donna raffinata che lo pone di fronte a una scelta fra due stili di vita opposti. Il tormentato Robert sarà così costretto ad affrontare una serie di situazioni che cambieranno per sempre la sua vita, arrivando ad un finale decisamente inaspettato. Secondo Morandini "uno dei migliori film americani degli anni '70. Racconto di scontento, non di contestazione. Analisi di un'inquietudine, non di un dubbio. Film della coscienza infelice, è ricco di finezze psicologiche e paesaggistiche". Interpretazione amara, sofferta dell'attore che anticipa già alcuni tratti tipici dei personaggi futuri, fu anche il primo film sotto la direzione di Rafelson, con cui girò molti film negli anni successivi fra cui Il postino suona sempre due volte con Jessica Lange.
Con Jack Nicholson, Bruce Dern, Ellen Burstyn, Julia Anne Robinson
Secondo dei cinque film girati con Rafelson, è uno dei più belli insieme a Cinque pezzi facili. Nicholson interpreta uno speaker radiofonico che si reca ad Atlantic City per aiutare il fratello invischiato in un losco affare riguardante una speculazione edilizia. Secondo Grazzini "Alzato fra quinte ferali, Il re dei giardini di Marvin (una stazione del gioco del monopoli) canta la fine del mito della ricchezza, della famiglia, dell'avventura; come sempre più spesso, il fallimento del sogno americano. E per suo tramite dice quanto la tragica mancanza di valori renda ormai comico l'esistere". Nicholson alle prese con un personaggio insolitamente passivo e insicuro è qui in gara di bravura con Bruce Dern. Ellen Burstyn e Julia Ann Robinson.
Tra i film più recenti dell'attore risalta questo "The pledge" diretto da Sean Penn, e ispirato da un romanzo di Friedrich Durrenmatt. Nicholson interpreta un detective del Nevada che, alla vigilia della pensione, promette alla madre di una bambina stuprata e uccisa di trovare l'assassino e si dedica attivamente alla ricerca del maniaco omicida. Un'interpretazione sobria, aliena da istrionismi, di grande forza drammatica. Tra le altre interpretazioni recenti di Nicholson, secondo me rimane di ottimo livello almeno quella del gangster Costello in "The departed" di Martin Scorsese.
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