Tutta Parigi deve correre a vedere questo film: quelli che amano il cinema e quelli che se ne infischiano, quelli che s’interessano al Giappone e quelli che non se ne curano. Come tutte le grandi opere, fa saltare le barriere dei generi e le frontiere delle nazioni. Non si può immaginare migliore ambasciatrice della cultura nipponica di questa storia tratta da leggende medievali e di cui i sottotitoli ci permettono di apprezzare la straordinaria poesia. Avretela rivelazione di un mondo in apparenza molto diverso dal nostro ma, nel profondo, del tutto simile. Toccherete con mano quel fondo comune di umanità, quel crogiolo da cui sono usciti tanto l’Odissea quanto il ciclo della Tavola Rotonda, con cui I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D’AGOSTO presenta sconcertanti analogie.
Se amate i film giapponesi, andate a vedere questo: è il più bello. Se quelli finora giunti sui nostri schermi vi hanno deluso, ecco l’occasione di rifarvi. Senza dubbio Kenji Mizoguchi (...) è stato il più grande cineasta del suo Paese. Ha saputo praticare con rigore un’arte nata in altri luoghi e di cui i suoi compatrioti non sempre si erano serviti al meglio. E tuttavia non si trova in lui alcuna volontà servile di copiare l’Occidente. La sua concezione dell’inquadratura, della recitazione, del ritmo, della composizione, del tempo e dello spazio è del tutto nazionale, ma egli ci tocca allo stesso modo in cui hanno potuto toccarci Murnau, Ophüls e Rossellini.
Per il regista, come per il poeta, non c’è che un solo grande tema: l’idea dell’unità nascosta sotto la diversità delle apparenze, ovvero, in termini drammatici, la ricerca esaltante e ingannatrice di un paradiso in cui “tutto è lusso, calma e piacere”. E tale motivo è in questo film il cuore stesso della fabula, che ci mostra i miraggi di cui sono vittime due
contadini, tentati, l’uno, come Don Chisciotte, dal demone della guerra, l’altro, come Lancillotto, da quello dei sensi. Ma l’idea tradotta in immagini non ha nulla di astratto e, in questo caso, è evidente la superiorità del Giapponese su noi, uomini occidentali, incapaci di visualizzare sullo schermo il fantastico. I nostri film in costume puzzano di mascherata, i nostri film fantastici di trucco. Questo film, no.
L’eleganza di scrittura del film, la raffinatezza di tutti i suoi dettagli sono per noi ricche d’infiniti insegnamenti. Ma tranquillizzatevi, non pretendo di mandarvi a vederlo come se fossimo a scuola. I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D’AGOSTO ha, oltre a tutto il resto, una qualità di cui avreste potuto dubitare, leggendo il mio ditirambo. È un film vivo, appassionante, lieto, facile, di volta in volta emozionante e ricco di humour. Non c’è quel carattere solenne, astruso, tipico dei capolavori. Nessun accento ieratico, nessuna lentezza da Estremo Oriente. Sarete al contrario sorpresi, quasi delusi, di vedere apparire così in fretta sullo schermo la parola FINE.
Eric Rohmer
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