Pochi giorni fa, il 25 febbraio 2012, è scomparso all'età di 88 anni l'attore Erland Josephson, per complicazioni dovute al morbo di Parkinson. Chi ha amato il cinema di Ingmar Bergman non può non conoscerlo, perchè Josephson fu davvero uno dei volti più ricorrenti della filmografia del Maestro insieme a Gunnar Bjornstrand, Max von Sydow e alle muse bergmaniane, fra cui Liv Ullmann, Ingrid Thulin, Bibi e Harriet Andersson. In totale recitò in 15 film del maestro, di cui il primo fu "Piove sul nostro amore" del 1946 e l'ultimo "Sarabanda del 2003": l'interpretazione più memorabile sotto la guida di Ingmar fu probabilmente quella nel film televisivo "Scene da un matrimonio" del 1973 accanto a Liv Ullmann, dove i due attori riuscivano con le loro performance a trasmetterci il dolore di una separazione inevitabile e la fragilità di personaggi tormentati. Molto interessante fu il "seguito" che Bergman girò trent'anni dopo, "Sarabanda", dove ritrovavamo gli stessi personaggi ormai invecchiati, sempre alle prese con difficili dinamiche familiari di alcuni parenti. Josephson fu attivissimo anche nel teatro in Svezia e lavorò anche con molti altri grandi registi di cinema: fra gli altri Andrej Tarkovskij che lo diresse in "Nostalghia" e soprattutto in "Il sacrificio", dove l'attore potè fornire un'altra delle sue interpretazioni più alte e sconvolgenti nel ruolo di un uomo anziano che decide di sacrificare tutto quello che ha per evitare un olocausto nucleare. Fra gli altri suoi film, da ricordare "L'infedele" dell'amica Liv Ullmann, "Lo sguardo di Ulisse" di Anghelopulos, "Al di là del bene e del male" di Liliana Cavani, "Dimenticare Venezia" di Franco Brusati, "Io ho paura" di Damiano Damiani; diresse anche due film "Noi due, una coppia" del 1978 e "La rivoluzione della marmellata" del 1979.
Con Liv Ullmann, Erland Josephson, Börje Ahlstedt, Julia Dufvenius
E' il seguito ideale di "Scene da un matrimonio": anche se invecchiato, Josephson lascia sempre il segno con la sua presenza e la sua espressività fuori del comune
In questo film, come in altre occasioni, Bergman gli diede un ruolo da comprimario: interpreta il medico di famiglia che, dopo aver visitato la morente Agnese, svela il suo egoismo a Maria (ancora la Ullmann), con cui intrattiene una relazione
Interpreta Domenico, un "matto" ossessionato da un rituale di purificazione che prevede l'attraversamento di una piscina con una candela accesa in mano, e che alla fine si darà fuoco in Campidoglio per protestare contro l'aridità della società contemporanea
Altra interpretazione memorabile: commovente la sua preghiera a Dio per scongiurare il pericolo di una catastrofe imminente e per salvare la sua famiglia. Scandaloso il mancato riconoscimento come miglior attore al festival di Cannes.
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