Questa play è dedicata a tutti i bimbi che nascono, che rendono felici le famiglie che li accolgono. Questa play è dedicata a Carolina (3 anni), che per avere Ciccio Bello Bua da Babbo Natale ha imparato a fare la pupù nel vasino. Questa play è dedicata a Iole (3 anni), che vuole sempre che le racconti la storia della Maghella tatuata sul mio cuore, e della stellina che porto al collo. Questa play è dedicata a Caterina (1 anno), che cerca la manina per mangiare. E' dedicata a Marco (7anni) e alle sue battaglie interminabili per casa, con tanto di sputacchiamenti. ...a Sofia, che già a 7 anni dimostra un fascino tutto personale che mi rapisce tutte le volte. ...a Elena (4 anni), maschiaccio di una bellezza incontenibile. ...a Matilde (6 anni) che da sempre mi chiama dal suo giardino: “signora maghellaaaaaaaa”. ...a Greta (3 anni) che sento un po' mia perché della mia amica carissima.
...a mio fratello, che anche se ha 27 anni, rimane il “mio bambino”. La sera che mia madre andò all'ospedale per partorire, non ero emozionata, né gelosa, ma solo sollevata perché finiva il calvario della gravidanza difficile per mia madre, che aveva quarant'anni quando partorì, e mi sembrava tanto vecchia (poverina, se sapesse che ora è quasi l'età media per le partorienti...quanto si vergognò all'epoca per il suo stato). Rimasi a casa, da sola, contenta di poter mangiare quello che mi pareva (avevo 14 anni, il mio massimo della vita erano patatine fritte, toast, pizza....e schifezze varie), mi dissero che mi avrebbero chiamata appena nato il bebè...ma non mi importava molto. Guardai la televisione fino a tardi, contenta che il giorno dopo avrei avuto la giustificazione per non andare a scuola. Non pensavo a mio fratello, data la differenza di età pensavo, anzi ero sicura, che le nostre vite non si sarebbero incrociate molto, ed ero quasi contenta delle attenzioni che avrebbe attirato su di sé, che mi avrebbero consentito maggiore libertà.
Nacque alle 2,20 di notte, mi chiamò il babbo, appresi la notizia senza alcuna emozione, mi rimisi subito a dormire. Il giorno seguente andai all'ospedale nel primo pomeriggio, senza fretta, nessuno si offrì di accompagnarmi. La mamma aveva sofferto tantissimo, il babbo era rimasto con lei, iniziai a sospettare che qualcosa non era andata benissimo.
Il bimbo era nell'incubatrice, con un braccino legato perché fratturato nel parto, e con la testa deformata per lo sforzo nell'uscire. Nel momento in cui i miei occhi si fissarono su quel piccolo cucciolo di ciccia, che aveva tanto sofferto per venire al mondo, che ora non ero nemmeno sicura che fosse del tutto normale dato i due ematomi che aveva sulla testa...un nodo si sciolse nel mio cuore, e cominciai ad amarlo più di qualsiasi altra cosa. Feci giurare e spergiurare al mio babbo che il bimbo stava bene, che fosse andato tutto bene, che fosse sano...in quel momento credo che fosse l'unica cosa che mi importasse, e questa sensazione ce l'ho tutt'ora nei confronti di mio fratello: la necessità di sapere che stia bene, che sia felice. Mio fratello è nato bello e sano, e gode tutt'ora di ottima salute, è un bellissimo ragazzo ed è stato un bravo e caro bambino, luce della sua sorella...l'unica cosa: quando uscì dalla pancia della mamma, prima di piangere starnutì, infatti è allergico, unico problema che gli ha condizionato in qualche modo le sue giornate da piccino e da grande...Da quando io e mio fratello non abitiamo insieme, non faccio più albero di Natale, presepe o cose del genere...queste cose avevano un senso con lui, senza di lui non sento la necessità di festeggiare questa ricorrenza.
Questa play è dedicata ad uno splendido bambino nato ieri di Kg 3,150, al suo giovanissimo zio che fa ammattire di nome e di fatto (che spettacolo).
Con Jean-Pierre Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier
Antoine Doinel è la copia di mio fratello da piccino...o almeno così mi è sempre apparso. Infatti non posso vedere quel film senza piangere copiose lacrime.
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