Con Andrej Tarkovskij si toccano le corde del trascendente. Il suo cinema tende a coniugare la riflessione filosofica con le istanze dello spirito muovendo dall’esigenza di mettere in relazione gli accadimenti che riguardano la storia degli uomini con i fatti più propriamente legati all’astrazione speculativa. Assoluta complementarità tra immagini e suoni, un ascetismo inteso come ricerca di un legame simbiotico tra l'uomo e la natura, un simbolismo di matrice naturalistica e un estetica espressa in forma pittorica, rappresentano i tratti peculiari e distintivi della poetica dell’autore russo. Certamente centrale è l’utilizzo in forma simbolica degli elementi della natura, la cui presenza, fondamentale e fondativa insieme, è tesa a sottintendere la differenza tra ciò che è transitorio perché caduco e ciò che rimane necessario in quanto eterno, tra la corruttibilità dei corpi e la perfettibilità dello spirito. Se si guarda all’intera filmografia di Tarkovskij si noterà che il loro utilizzo segue un invariabile caratterizzazione simbolica. L’acqua verso cui tutto torna, il fuoco da cui tutto si rigenera, il vento che rischiara la mente e la terra che tiene legato l’uomo alle sue solide radici, sono la chiave per penetrare nel profondo il ciclo il di vita dell’opera di Andrej Tarkovskij, per scorgerne appieno, sia il rapporto che lo lega intimamente alla storia del suo paese, che il carattere prescrittivo che lo permea. Una cifra stilistica dal fascino inequivocabile, che contempla profonda sensibilità analitica e sublime efficacia figurativa, con la pesantezza tipica dei contributi speculativi e l’eterea levità della poesia per immagini. Coma ha scritto dottamente un amico, “se un giorno il cinema sarà eletto a materia formativa d’eccellenza, la laica spiritualità di Tarkovskij, il suo doloroso e vano inseguimento di una totale armonia nelle aspirazioni dell’animo, la misurata coesistenza di multiformi linguaggi espressivi (cinema, poesia, letteratura, pittura, musica), rappresenterà un inestimabile patrimonio culturale ed educativo, ed Andrei Rublev, Solaris e Stalker in primis, saranno, auspicabilmente, dei “classici indispensabili”. (Inside man).Un cinema adulto che ricerca la congiunzione tra le finalità dello spirito e i moventi della ragione attraverso l'irripetibile unicità di un percorso artistico rivolto oltre la materia sensibile. Il suo, dove la nitidezza delle immagini e il rigore stilistico sono portati a un livello tale di compiutezza formale da arrivare a farsi etica dello sguardo.
Il piccolo Ivan è mezzo e fine per un'indagine sull'irrazionalità della storia. Tra onirismo e cronaca si riflette sul destino della Russia e sulla morte dell'innocenza.
Con Anatolij Solonicyn, Ivan Lapikov, Nikolaj Grinko, Nikolay Sergeev, Irina Tarkovskaya
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La fedele aderenza alla biografia di Rublev e il simbolismo naturalistico di Tarkovskij, si intrecciano magnificamente in questo sublime affresco medievale che fa da sfondo ad una riflessione che attraversa secoli e secoli di storia sul rapporto tra arte e potere, tra un mecenatismo funzionale ai gestori del potere e la libera espressione del proprio talento artistico.
Con Margarita Terechova, Jurij Nazarev, Ivan Danilcev
Tra realtà e sogno, accadimenti privati e fatti pubblici, immagini che si rincorrono ed eterna fissità della natura. Il film proietta su schermo le fantasie adulte di un poeta.
La spiritualità laica di un uomo che concepisce il ritorno alla primordiale bellezza della natura come l'elemento necessario per scongiurare l'inizio della fine.
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