- "Stavamo sotto. Quattro a zero. Ma uno l'abbiamo fatto" - "Bè, adesso, lasciamo perdere. Dobbiamo andarcene" - "Io non me ne voglio andare" - "Ma sei pazzo? Dobbiamo scappare" - "Colby, io voglio finire la partita" - "Ma cosa dici?" - "Ha ragione lui, capo" - "Siete folli" - "No, davvero" - "Possiamo vincere" - "Pure tu, Fernandez ?" - "Se non vuoi farlo, fallo almeno per me. Hatch, se scappiamo ora, perdiamo più di una partita" - "Ok ragazzi. Si torna in campo. " Non so voi. Ero un bambino. E magari avrò pianto. Avevo un'altra play: la farò tra poco. Scusa, Maghella. So che adesso un amico ha bisogno di voi. Magari anche di me. E una play si fa anche per gli amici, no? Perciò, velocemente, torno in campo. Il mio primo intervento è stato tredici anni fa. Non pensavo che quella cosa si riformasse. L'altro, più duro, solo cinque anni orsono. Prima ancora, due asportazioni, taccio sul decorso. Ci sono abituato. Sono nato che ero solo 800 grammi: da una vita convivo con l'ansia. Eppure, chissà, sin da bambino volevo vivere. Mi bastava il cinema, per questo. Spero che basti anche a te, panflo. Rimetto il preludio di Tristano e Isotta, da Wagner. Lo bevo, mentre lacrime copiose segnano il mio viso. - "Poichè senza l'amaro, amico mio, il dolce non è più dolce" Prima di fare l'arbitro di calcio, in gioventù, feci il calciatore. Ma non ero dotato. Non molto. Mi mettevano davanti, a me che ero un "libero" perfetto. Forse, è stata quella paura di non essere a farmi giocare. O forse, quell'amico che mi disse: "Vai tranquillo, Maurri. Segna. Che dietro ci sono io". Segnai, ma perdemmo, quel giorno: era il mio esordio in serie C. Ma il mio amico disse di non poreoccuparmi: un gol era la nostra vittoria. Da tre anni, lì non segnavamo mai. Il preludio è finito. - "Possiamo vincere, Colby" Possiamo vicere, panflo.
Magari non l'hanno giocata mai davvero, quella partita. O se ne sono davvero perse le tracce. Il nostro amico la sta giocando. Ci prova. E se sarà un pareggio, pazienza. E' solo colpa dell'arbitro
Voi che noi amiamo, voi non ci sentite, ci credete così lontani eppure siamo così vicini. Noi siamo i messaggeri, non il messaggio. Il messaggio è l'amore. Noi non siamo niente, voi siete il nostro tutto. Lasciateci vivere nei vostri occhi, guardate il vostro mondo attraverso noi, riconquistatelo attraverso noi, allora saremo vicini a voi e voi a Lui!
"Ma cosa fai?" "Scappa, esci dall'angolo" "Lascia stare, si sta incazzando" "Fammi vedere, forza: mia madre me le dava più forti" Eh, sì, panflo: mia madre ce le suonava. Perciò, su quel ring io ne davo: non mi buttarono mai a terra. Era karate, certo, non boxe: al Vomero, dalle mie parti, il pugilato è un pò meno frequentato. Ma cintura marrone ero. E resto. A te, ne sono certo, la cintura che vorrò darti sarà nera. "Vieni più vicino, Rocky. Più vicino. Vai. E vinci"
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